Reparti chiusi per covid, l’Usb rilancia le accuse


Dopo che il direttore dell’Area Vasta 5, Milani, aveva smentito la chiusura del Murg, sostenendo che era solamente stata spostata al terzo piano, puntuale la replica dell’Unione sindacale di base, con tanto di foto per confermare quanto denunciato

E’ durissima questa volta la replica dell’Unione sindacale di base (Usb) nei confronti del diretto dell’Area Vasta 5 Milani che aveva accusato la stessa Usb di fare allarmismo. Al centro dello scontro la chiusura (o presunta tale, almeno secondo Milani) di alcuni reparti dell’ospedale “Mazzoni” in seguito al contagio del personale sanitario e anche di alcuni pazienti. Lo scontro è iniziato la scorsa settimana, con l’Usb e le Rsu dell’Area Vasta 5 che avevano denunciato la chiusura per i contagi del reparto di Medicina d’urgenza (Murg), dopo quella di Cardiologia e Medicina ovest (vedi articolo “Ospedale da incubo, chiuso per covid l’ennesimo reparto”). Sotto accusa, in particolare, la scelta della Regione, incomprensibile, di non ripetere la separazione “covid” e “no covid” degli ospedali.

Nei giorni successivi, però, è arrivata la replica del direttore dell’Area Vasta 5, Cesare Milani, che ha smentito la chiusura del Murg (ma anche degli altri reparti), sostenendo che era stata semplicemente spostata al terzo piano per consentire l’effettuazione dei lavori di adeguamento dei locali. Detto che saremmo curiosi di sapere chi è l’autentico “genio” che avrebbe deciso di effettuare quei lavori proprio ora, nel momento di massima pressione per l’ospedale, non si è fatta attendere la replica dell’Usb che, con tanto di foto che non lasciano spazio a molti dubbi, ha smentito Milani, rilanciano le accuse.

La questione è che in questi casi si genera allarmismo – aveva affermato il direttore generale – si crea un procurato allarme che non deve essere fatto in questo momento in cui è da mesi che la sanità è stata posta sotto pressione per questo covid. Stiamo lavorando con tutti gli operatori e poi queste notizie mettono in difficoltà tutto il territorio. Non è stato chiuso niente, stiamo adeguando tutti i locali per essere a norma ma non è che per fare questo chiudiamo qualcosa. Abbiamo spostato il Murg al terzo piano, facendo prima i lavori in tutta sicurezza. Come tutti abbiamo avuto personale con il covid però non abbiamo chiuso niente, anche il reparto di Medicina è stato momentaneamente accorpato e ora stiamo predisponendo tutto per riaprire l’ala ovest.

Anche nel momento in cui c’è stato un piccolo cluster in Cardiologia non è che abbiamo chiuso, l’abbiamo spostata al quinto piano. Stiamo facendo i salti mortali per non far chiudere niente perché non c’è solo il covid, ci sono altre morbosità e dobbiamo pensare anche alle altre malattie”. Come detto, questa volta l’Usb per smentire le dichiarazioni del direttore Milani non si è limitata ad un comunicato ma ha anche mostrato foto, scattate martedì 15 dicembre, che non lasciano spazio ad interpretazioni.

Il reparto della Murg Covid (inidoneo ad assistere pazienti positivi covid) è chiuso! – si legge nella nota dell’Usb – L’altro al terzo piano mentre scriviamo è chiuso! Sicuramente non in grado di ricevere pazienti. Una Medicina chiusa anch’essa per un cluster a tutt’oggi ancora è chiusa! La Cardiologia chiusa per operatori sanitari contagiati e riaperta dopo diversi giorni in altra ala…dove c’era il reparto di Urologia chiuso anch’esso da inizio Pandemia! Tantissime/i troppe/i lavoratrici e lavoratori, attualmente oltre 50, contagiati!  Fino a ieri erano presenti in Pronto soccorso Ascoli Piceno sette pazienti positivi al covid che hanno sostato anche per 48 ore nella tenda nella camera calda del Pronto soccorso.

L’ USB nel periodo di relativa calma, tra la prima e la seconda ondata pandemica, aveva denunciato che c’era un reparto (la Pneumo covid) che rimaneva colpevolmente inutilizzato, salvo poi aprirlo in fretta e in furia causa forza maggiore, così come da subito abbiamo sottolineato che in Murg non potevano essere assistiti pazienti covid con caschi di ventilazione e intubati, dato che la struttura non era idonea non avendo camere a pressione negativa, che mancava la dovuta sicurezza per PZ e lavoratori. Abbiamo poi denunciato il tentativo della direzione sanitaria di ricoverare un paziente positivo in un reparto pulito (Ortopedia) costringendo i lavoratori a barricarsi all’interno a tutela degli altri pazienti ricoverati.

Abbiamo chiesto per tempo, ma inutilmente, di ristrutturare il Pronto Soccorso per fare percorsi separati e distinti ma ancora oggi non è così, purtroppo non ci sono ancora percorsi distinti e separati, e la necessità stringente di assunzioni stabili. Nulla è successo e i lavori nei reparti sono iniziati durante la seconda ondata, tutto questo non è accettabile. Come Usb continueremo a informare l’opinione pubblica lottando per tutelare i lavoratori e la sanità pubblica, cercando di migliorare i servizi ai cittadini e le condizioni di lavoro del personale. Se questo qualcuno lo chiama procurato allarme ebbene continueremo a farlo, certi che questo sia un dovere per chi come l’Usb ha a cuore la sanità pubblica e la sicurezza e la salute di cittadini e lavoratori.

Per questo chiediamo con convinzione che si attui il Piano Pandemico che recita di dividere i due ospedali in covid e no covid! E di evitare di fare blitz notturni per cercare colpe nei lavoratori che con abnegazione e professionalità da 10 mesi lavorano in condizioni estreme. L’Usb pubblico impiego Ascoli Piceno continuerà a lottare per i diritti, la dignità e il salario dei lavoratori e per una migliore Sanità Pubblica nella Regione Marche, consapevoli che dire la verità non può mai essere un procurato allarme! Chi non è in grado di affrontare la realtà pur essendo in una posizione di responsabilità forse sarebbe il caso che si dimettesse!”.

Al di là di tutto, è evidente che all’ospedale “Mazzoni” la situazione sia assolutamente precaria, che il personale sanitario è costretto a lavorare in condizioni al limite dell’accettabile (e forse anche oltre) e che determinate scelte stanno provocando grossi problemi, al personale stesso ma anche ai pazienti e agli utenti. E quel che è certo è che a mettere in difficoltà il territorio non sono certo determinate notizie ma piuttosto le evidenti disfunzioni e criticità dell’ospedale stesso. Certo, poi, che se per davvero quei reparti sono stati chiusi (o comunque spostati e accorpati con altri, creando comunque una situazione di evidente disagio…) non per i contagi ma, come dice Milani, per effettuare determinati lavori, allora siamo davvero alla follia.

Perché non troviamo altro termine per definire una simile scelta, cioè quella di effettuare determinati lavori nel pieno della seconda ondata e non, come logica avrebbe voluto, nel periodo di “tregua” dal covid (da maggio a settembre). In un caso o nell’altro è davvero sconfortante assistere a questo penoso teatrino…

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