Telenovela tribuna est, era già tutto previsto…


Già nel 2014 il gruppo di architetti ascolani che aveva presentato l’innovativo progetto di rigenerazione dello stadio Del Duca, ignorato dall’amministrazione comunale, aveva sollevato dubbi sul reale costo per la demolizione e la ricostruzione della tribuna est

Sulla sconcertante telenovela della nuova tribuna est è molto interessante ascoltare l’opinione del gruppo di architetti che, sotto la sigla “Save play Del Duca” nel 2014 aveva presentato un innovativo progetto per la “Rigenerazione dello stadio Del Duca”.

Un intervento di totale ristrutturazione molto innovativo, al punto da essere citato come esempio da siti del settore come “Sport Business Management” e “Calcio e finanza”, ma che ovviamente praticamente neppure è stato preso in considerazione dall’amministrazione comunale. E’ interessante il loro intervento anche e soprattutto perché già allora, nel 2014, avevano sollevato non pochi dubbi sul fatto che fossero sufficienti 2,5 milioni di euro per la demolizione e la ricostruzione della tribuna est. Avevano pienamente ragione e, nell’attesa vana che prima o poi il sindaco o qualcuno dell’amministrazione comunale si degnino di spiegare seriamente come si è potuti arrivare a questo, ci sembra opportuno proporre le loro considerazioni, contenute in un lungo intervento postato nei giorni scorsi, che prendono spunto da quanto riportato nel nostro articolo “La storia infinita: nuovi lavori e nuova spesa per la tribuna est”.

L’immagine che presentiamo in questo post rappresenta, come forse ricorderete, la distribuzione dei settori di SAVEPLAYDELDUCA, il progetto che è stato da noi presentato il 16 Giugno 2014 al comune di Ascoli Piceno in risposta all’Avviso Pubblico – Proposta ai sensi della legge 147/2013 per la RIGENERAZIONE DELLO STADIO DEL DUCA. In tale immagine, come nella tabella che segue che riporta i costi che avevamo prospettato per l’impianto completo di opere di urbanizzazione (viabilità) e di parcheggi interrati, è evidenziato quanto riguarda il settore TRIBUNA EST per cui avevamo previsto una spesa complessiva di 5.541.538,24 Euro.

Si può vedere che per noi tale settore aveva uno sviluppo in lunghezza maggiore rispetto a quello che è in realizzazione ora (area in rosso chiaro) perché erano considerate anche le due parti in rosso scuso.  Dai nostri calcoli, effettuati mediando attentamente quanto realizzato allo stadio Friuli di Udine alla realtà ascolana, la parte centrale avrebbe dovuto avere un costo di 4.424.278,14 Euro.  Ora se ci pensate bene, se sommate tutto quanto stanziato dal Comune di Ascoli Piceno per la realizzazione dello stesso settore e che viene riassunto in tale articolo http://www.francescodisilvestre.it/…/la-storia-infinita-nu…/, potete notare che le cifre sono del tutto paragonabili. 

Il bello è che noi lo abbiamo detto fin dal 2014 (bastava leggere…), quando la riqualificazione del Del Duca era un sogno in cui credevamo solo noi e pochi altri, al contrario di qualcuno che voleva far credere di riuscire a far tutto con soli 2.500.000 Euro, comprendendo anche la demolizione, e che le nostre previsioni e i nostri studi oltre che la nostra idea progettuale erano troppo complesse. Una complessità che però al di fuori dei confini nazionali aveva accesso più di un interesse.

Ora nostra intenzione non è cavalcare la polemica politica di questi giorni, perché quando era il momento di sostenerci in questa impresa né l’attuale maggioranza né l’attuale opposizione si sono degnate di darci realmente una mano, e tranne un effimero interesse da parte di qualche esponente politico, la sensazione è stata quella di sopportazione, quasi di costituire un elemento di disturbo in un percorso già prestabilito, che noi in qualche modo avevamo rischiato di complicare soprattutto col seguito tra i tifosi che avevamo ottenuto.

Una delle cose su cui non siamo mai scesi a patti, anche nei colloqui avuti con personalità politiche della città, è che tale rigenerazione doveva essere totalmente ad investimento privato, e l’Amministrazione doveva contribuire solamente gettando le basi per una cessione pluriennale del diritto di superficie sull’area a quel soggetto privato che intendesse farsene carico.  Uno schema procedurale che è stato alla base sia dello Juventus Stadium, sia del Friuli di Udine, dello Stirpe di Frosinone (sicuramente la realtà più vicina alla nostra) e del futuro stadio di Cagliari. 

Perché questo schema non poteva essere ripetuto anche qui? Siamo veramente sicuri che la colpa sia stata solo dell’investitore privato che non c’era? Siamo veramente sicuri che l’Amministrazione Comunale abbia fatto del tutto per attrarlo questo investitore?  I dubbi sulla scelta di andare convinti sul puro investimento pubblico rimangono, perché per noi non doveva essere che l’estrema ratio, ma quello che ci lascia più perplessi, non è il fatto che non sia stato scelto il nostro progetto perché nessuno di noi pretendeva che esso fosse il migliore di tutti, ma di come nessuno abbia neanche lontanamente capito quanto potessero essere importanti concetti su cui noi avevamo investito fin dall’inizio per promuovere la nostra idea e cioè l’#opensourcearchitecturel’#autocostruzione e il #crowdfunding, 3 concetti che mettevano al centro del progetto il TIFOSO e la CITTADINANZA. 

Tre concetti che potevano essere un apripista o un supporto ad un investimento PRIVATO nell’area DEL DUCA come stà succedendo ora a Frosinone e come è successo a Torino con lo Stadio Filadelfia con il Crowdfunding. Un segno insomma che la città era partecipe, che voleva rendersi parte attiva in un progetto che non doveva essere solo un mero traghettatore di consensi, ma una “ri” – cucitura di un tessuto urbano che il degrado dell’area Carbon e dello stesso Del Duca avevano reso avulso da uno dei centri storici più belli d’italia. Si è persa di conseguenza un’occasione storica per fare di Ascoli un laboratorio nell’innovazione applicata all’impiantistica sportiva, un punto di riferimento come lo sono oggi Frosinone o Udine, quando ne aveva tutti i numeri.

La speranza è che non si sia arrivati a tale situazione di stallo attuale, con la spesa pubblica raddoppiata rispetto alle stime iniziali, solo perché qualcuno non voleva accettare di condividere con TUTTA LA CITTA’ il possibile successo/consenso che un’opera del genere poteva creare, piuttosto che concentrarlo su una sola/poche persone, le solite. La sensazione per la città è sempre la stessa in questi casi, e cioè di decisioni prese ad un piano più alto su cui nessuno dei cittadini può neanche lontanamente mettere bocca. L’importante è che chi ha preso tali decisioni fosse consapevole che la zappa sarebbe caduta sul piede di tutta la cittadinanza e non solo su chi ha deciso di attuare questo percorso di cui è difficile intravedere la fine”.

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