Terremoto dimenticato, il disperato grido di allarme di comitati e associazioni


Al grido “Su la testa non abbiamo governi amici” il Coordinamento Terremoto Centro Italia organizza il 18 maggio una mobilitazione a Roma. Ed il 1 giugno in programma 4 sit-in nei luoghi del cratere, poi una grande manifestazione di protesta sul raccordo anulare

La solita storia della trave e della pagliuzza. In questi giorni si sono moltiplicati i post molto critici nei confronti delle varie associazioni dei territori del centro Italia colpiti dal terremoto che hanno organizzato due differenti manifestazioni di protesta a Roma, la prima in programma sabato 18 maggio, la seconda sabato 1 giugno. Per carità, si può legittimamente sottolineare che forse sarebbe più opportuna e più efficace una grande manifestazione unitaria. E si può anche discutere sulle ragioni per cui ci si divide in una situazione di tale emergenza.

Ma non può certo essere questo il vero problema, il nocciolo della vicenda. Dovrebbe essere sin troppo chiaro, se dopo quasi 3 anni siamo ancora a questi livelli, se c’è la necessità di tornare a manifestare con forza a Roma significa che la situazione resta tragica, che siamo ancora al punto di partenza, che siamo fermi praticamente a 3 anni fa. E, allora, che sia una sola grande o che siano due le manifestazioni conta poco.

Ciò che è davvero importante e che dovrebbe far discutere e riflettere è che passano i commissari, cambiano i governi ma la situazione nel centro Italia colpito dall’agosto 2016 dal terremoto resta sempre la stessa. Il commissario per la ricostruzione Farabollini si fino ad ora rivelato una clamorosa delusione al punto che rischia addirittura di far rimpiangere i suoi successori (che di certo non erano amati…).

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla ricostruzione, Vito Crimi, nelle settimane scorse un po’ ovunque ha promesso di tutto ma, poi, senza mai far seguire fatti concreti. Il nuovo governo (ormai in carica da quasi un anno), accolto con tanta speranza dai terremotati, sta pesantemente deludendo le aspettative, oltre ogni più pessimistica previsione.

Per quanto riguarda le Marche, la Regione è da sempre nel mirino per inefficienze e scelte incomprensibili, mentre i parlamentari marchigiani (così assiduamente presenti nelle zone del cratere prima delle elezioni) puntualmente dopo essere arrivati in Parlamento praticamente non si sono più visti (e, soprattutto, non hanno certo dato un particolare contributo alla causa).

C’è una parte dell’Italia dove il tempo si è fermato – si legge in un post del Coordinamento Terremoto Centro Italia –  nel cuore dell’Appenino la ferita del sisma è ancora aperta. Noi non abbiamo governi amici. Siamo scesi in strada nei nostri territori, siamo scesi in piazza a Roma, abbiamo protestato ma abbiamo anche proposto. Abbiamo scritto emendamenti alle leggi, partecipato ad infinite riunioni, i governi si sono alternati ma la risposta è stata sempre la stessa: una ricostruzione inesistente, un modello di ricostruzione che è imploso su se stesso e che andrebbe cambiato radicalmente perchè inadatto, la mancanza di visione e programmazione a medio termine.

Insomma l’assenza del Governo, quelli di prima e quelli in carica che solo un anno fa avevano promesso cose che poi non hanno mantenuto. Ed intanto il centro Italia colpito dal terremoto continua a morire lentamente giorno dopo giorno da ben 2 anni e mezzo. Perchè chi aveva un lavoro non lo ha più. Migliaia di posti di lavoro, aziende artigiane, agricole, commercianti, costretti a chiudere con pochissime possibilità di riaprire. Perchè chi lo ha ancora, inizia a perdere la speranza in un futuro di queste terre, soprattutto i giovani.

Ad oggi nessuno, tranne la solidarietà degli Italiani, si è preoccupato di ripristinare la situazione, di riportare le condizioni migliori affinché le persone potessero ricominciare a vivere, lavorare, ed avere una speranza di vita dignitosa per se e per la propria famiglia, nei territori che amano senza dover pensare di abbandonarli. Resistiamo immersi nella natura che amiamo come il gamberetto del lago di Pilato. Non abbiamo bisogno di grandi opere inutili ma di un aiuto concreto a ricostruire e rigenerare la bellezza dei nostri luoghi e la ricchezza che ne deriva per l’italia intera.

Siamo stanchi di un Governo assente che promette e non mantiene e lascia al proprio destino un territorio cosi vasto dell’Italia centrale tra Marche-Umbria-Lazio-Abruzzo. Siamo stanchi di chi usa i soldi destinati ai terremotati ( SMS solidali-Fondi Europei) come bancomat per altri fini. Siamo stanchi di passerelle e selfie”.

E proprio con questo slogan (“stop selfie e passerelle”) il Coordinamento lancia la mobilitazione in programma sabato 18 maggio a Roma, con raduno in piazza del Popolo e poi manifestazione in piazza Montecitorio. “Ora o mai più – si legge nei manifesti – su la testa, non abbiamo governo amici. Per una ricostruzione veloce, democratica partecipata. Per il lavoro, il reddito e la dignità dei terremotati. Per la trasparenza nella gestione dei fondi pubblici

Per tutti questi motivi – conclude l’appello del Coordinamento – abbiamo deciso di scendere in piazza e manifestare a Roma il prossimo 18 maggio. Invitiamo tutto coloro che condividono le nostre ragioni a sostenerci. Non lasciateci soli”. Contemporaneamente sabato scorso (4 maggio) a Campi di Norcia si sono incontrati altri gruppi di terremotati provenienti da dalle diverse zone del cratere e nominatosi Comitato Spontaneo Organizzatore 1 giugno per promuovere ed organizzare la manifestazione di protesta in programma sabato 1 giugno. “Tutti i terremotati, i comitati, le associazioni stanchi e delusi dalle istituzioni tutte sono invitati a partecipare” si leggeva nell’invito all’incontro.

Al termine del quale è stata decisa la manifestazione di protesta con la parola d’ordine “basta, vogliamo la ricostruzione”. Un urlo di dolore e di protesta che si vuole portare fino ai palazzi romani. La manifestazione partirà la mattina di sabato 1 giugno con 4 sit-in di protesta in altrettanti luoghi del cratere: Grisciano di Accumoli, Norcia, Maddalena di Muccia e Preci. Poi i 4 gruppi di incontreranno alle 14:30 presso l’area di servizio Roma Nord per proseguire fino al Raccordo Anulare. Come se non bastasse, ad ulteriore dimostrazione della difficoltà della situazione, a Norcia da giorni è avviata e pian piano sta coinvolgendo sempre più la popolazione la protesta dei “lenzuoli bianchi”.

Segnale che il malcontento e la rabbia è più diffusa che mai” sottolinea il Comitato Rinascita Norcia che, poi, sferra un duro attacco al sindaco Alemanno (un nome, un programma). Abbiamo avuto modo di conoscerlo e sentirlo un paio di anni fa in occasione di un incontro in Senato per la presentazione di una legge per la prevenzione sismica (che poi, come sempre, non si sa più che fine ha fatto…) e quel poco tempo ci era bastato per comprendere in che guaio si erano cacciati i cittadini di Norcia.

In uno dei suoi tanti viaggi internazionali – prosegue il Comitato – a Bruxelles il sindaco ha tenuto una relazione nella quale ha sostenuto che la gente di Norcia sta tornando alla normalità. Dopo queste affermazioni siamo un po’ preoccupati, perché non ci siamo accorti di questo ritorno alla normalità. Non ci si può ammalare perché non abbiamo un ospedale, non si può morire perché molti cimiteri sono ancora zona rossa. I nursini non possono svolgere nessuna attività sportiva d’inverno o riunirsi anche per una semplice assemblea condominiale per mancanza di strutture. L’ economia locale é allo stremo, la popolazione vive continue situazioni di disagio, per non parlare della ricostruzione. Ritorno alla normalità?? Forse ci siamo distratti noi, staremo più attenti”.

Al Comitato Rinascita Norcia prontamente è arrivata la solidarietà del Coordinamento Terremoto Centro Italia e di tante altre associazioni del cratere. Chi vive in quelle zone sa perfettamente come parlare di “ritorno alla normalità” è semplicemente offensivo per chi dopo quasi 3 anni è ancora al punto di partenza. A cui, per disperazione, non resta che scendere nuovamente in piazza per protestare. Senza illudersi troppo, però, che stavolta i risultati saranno molto diversi rispetto al passato…

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