Prove tecniche di regime


Senza alcuna spiegazione, nel corso di un’assemblea studentesca regolarmente autorizzata dalla preside dell’istituto sono intervenuti agenti del commissariato che hanno identificato i rappresentanti di istituto. E’ la prima volta che accade una cosa del genere in una scuola…

Magari sarà eccessivo parlare di preoccupanti “prove di regime”. Di sicuro, però, non tira una bell’aria. Prima l’irruzione delle forze dell’ordine, con tanto di cariche e manganellate nei confronti degli studenti che stavano semplicemente manifestando, alla Sapienza di Roma. Poi l’indecente silenzio del governo sul vigliacco pestaggio fascista davanti ad una scuola a Firenze, con le successive minacce del ministro Valditara contro la dirigente che, in una splendida lettera, ricordava i valori dell’antifascismo.

Nei giorni scorsi l’abuso dei carabinieri nei confronti di un minorenne accusato di essere in possesso di droga e perquisito senza la presenza dei genitori, infine nelle ore scorse la sconcertante irruzione della polizia ad un’assemblea studentesca regolarmente autorizzata. Di fronte al ripetersi e all’intensificarsi di certi episodi viene inevitabile iniziare a pensar male. E come ricordava sempre Andreotti “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”. In questo caso, poi, è davvero grave quanto accaduto in un istituto scolastico siciliano. Per la precisione all’Istituto Majorana Cascino di Enna. Dove mercoledì 1 marzo era in corso un’assemblea studentesca che, all’ordine del giorno, aveva la discussione sul tema della legalizzazione della cannabis.

Un appuntamento organizzato con la collaborazione dell’associazione “Meglio legale” e regolarmente sottoposto all’attenzione e all’approvazione della preside dell’istituto, Lidia Di Ganci, come momento di informazione e di confronto per i ragazzi. Vale la pena di ricordare come l’associazione “Meglio legale” comprende parlamentari, medici, avvocati, psicologi, giornalisti, oltre naturalmente a semplici cittadini, ed è quindi in grado di affrontare la questione a 360 gradi, scandagliando e stimolando il dibattito su tutti gli aspetti. E nel bel mezzo dell’assemblea, mentre uno dei collaboratori di “Meglio legale” stava dibattendo con i ragazzi con il supporto di alcune slide, sono intervenuti alcuni agenti del locale commissariato, su richiesta della Questura di Enna, che hanno interrotto l’assemblea che hanno provveduto ad identificare i rappresentanti di istituto che avevano organizzato l’assemblea, come se fossero responsabili di chissà quale cosa.

Ancora più inaccettabile è l’atteggiamento che, secondo quanto riportato da tutti i presenti, hanno avuto quegli agenti che, di fronte alle comprensibili richieste di chiarimento da parte degli studenti, dei collaboratori dell’associazione e anche di alcuni docenti hanno risposto sprezzanti “le domande le facciamo noi”. “E’ un fatto gravissimo e inaccettabile – insorge l’associazione – non vogliamo creare alcun allarmismo ma ciò che è avvenuto nella scuola di piazza Armerina ha dell’incredibile. Non è mai successo prima che nelle altre scuole italiane la polizia intervenisse nel corso di una normale assemblea di istituto”.

A memoria non si ricorda qualcosa del genere da quando si effettuano le assemblee studentesche, non è in alcun modo accettabile che le forze dell’ordine intervengano in questo modo in una scuola, nel corso di un’assemblea regolarmente autorizzata. “Siamo convinti che la polizia non debba entrare nelle scuole – afferma la coordinatrice di “Meglio legale” Antonella Sodo – sono luoghi dove i ragazzi devono imparare ma anche esercitare i loro diritti come, ad esempio, svolgere liberamente un’assemblea per approfondire temi socialmente rilevanti.

Noi non promuoviamo in alcun modo il consumo delle droghe né istighiamo la gente a delinquere. Il tema della legalizzazione della cannabis è all’ordine del giorno nel dibattito politico e istituzionale, se n’è discusso anche nelle aule parlamentari. Le assemblee di istituto sono un diritto garantito degli studenti, offrono la possibilità di approfondire temi di interesse generale. L’irruzione di oggi si configura come un pericoloso atto intimidatorio nei confronti di ragazzi, molti dei quali minori, che nella serenità delle aule scolastiche si sono visti arrivare gli agenti di polizia. Credo che si sia trattato di una vera e propria intimidazione, non si capisce quale possa essere la motivazione che ha spinto la Questura di Enna a mandare il controllo”.

E proprio questo rifiutare ogni spiegazione (probabilmente perché spiegazione credibile non esiste…), più che doverosa, contribuisce a rendere inaccettabile la vicenda che, inevitabilmente è finita all’attenzione della politica nazionale. Il deputato di Azione-Italia Viva, Davide Faraone, ha presentato subito un’interrogazione ai ministri dell’istruzione e dell’interno su quanto accaduto. “L’irruzione degli agenti in borghese – afferma – pone degli interrogativi su come si intende la democrazia nel nostro Paese. Ritengo il fatto molto grave perché, indipendentemente da come la si pensi nel merito, azioni come queste mettono in discussione il diritto alla manifestazione del pensiero, pietra angolare della nostra Costituzione e base della formazione degli studenti tra i banchi di scuola. È inammissibile che durante una assemblea di istituto, peraltro autorizzata, gli studenti ricevano la visita della Polizia. Ancora più impensabile è che alla domanda degli studenti perché fossero lì la risposta degli agenti sia stata “Le domande le facciamo noi”, chiedendo le generalità a tutti gli studenti“.

Anche la capogruppo del Pd al Senato, Simona Malpezzi, ha annunciato la presentazione di un’interrogazione al ministro dell’istruzione Valditara. “Chiederemo a Valditara se non ritenga grave l’irruzione della polizia in una scuola di Enna in cui si discuteva di cannabis – afferma – hanno violato il diritto di assemblea e di espressione. Il governo considera legittime queste iniziative? Chiariscano“.

Sperando vivamente di sbagliare, non è poi così difficile immaginare la risposta del ministro e del governo…

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