Altro che taglio delle tasse, con Giorgia Meloni pressione fiscale alle stelle


In campagna elettorale la presidente del Consiglio e la destra avevano promesso di tagliare le tasse ma da quando sono al governo la pressione fiscale è cresciuta, nel 2024 addirittura dell’1,2%, fino a toccare quota 42,6%. Un disastro, tra rincari iva e beffa cuneo fiscale

Quando si dice la coerenza. Sembra una barzelletta o il più surreale dei paradossi, ma secondo la Giorgia Meloni che fino a due anni e mezzo fa era all’opposizione l’attuale governo Meloni dovrebbe essere dichiarato fuorilegge e immediatamente dimissionato perché contrario agli interessi dei cittadini. Perché, sono parole della Meloni all’opposizione, “è inaccettabile che la pressione fiscale sia superiore al 40% del Pil”. Peccato, però, che ora che al governo non solo quel limite è ampiamente stato superato ma, addirittura, in perfetto e totale contrasto delle promesse fatte in campagna elettorale, le tasse continuano ad aumentare e nel 2024 la pressione fiscale è notevolmente cresciuta, passando dal 41,4% al 42,6%.

Era il 2013 quando la stessa Meloni presentò alla Camera una proposta di legge per modificare l’articolo 53 della Costituzione, con la semplice aggiunta di un comma che introducesse un limite invalicabile alla pressione fiscale oltre il quale il governo stesso sarebbe fuorilegge. “La legge regola i rapporti tra i contribuenti e il sistema tributario secondo principi di chiarezza, semplicità, equità e non retroattività delle norme. La legge determina il prelievo fiscale nel rispetto del principio che la pressione fiscale non deve superare il 40% del prodotto interno lordo (pil) nazionale” recitava il nuovo comma dell’articolo 53 presentato in quella proposta di legge. Definita “geniale” dalla Meloni stessa, in un video di fuoco nel quale la leader di FdI chiamava a raccolta tutti i partiti e tutto il popolo della destra.

Chi supera quel limite del 40% dovrebbe andare a casa autonomamente ma, visto l’attaccamento alle poltrone della sinistra, dobbiamo prevederlo per legge” sosteneva all’epoca. Serietà e coerenza vorrebbero che, ora che quel limite è stato ampiamente superato, Giorgia Meloni chiedesse scusa agli italiani e si facesse da parte per “manifesta inadeguatezza” e per la sua totale inaffidabilità. Ma non scopriamo certo oggi che “serietà” e “coerenza” sono termini da tempo banditi dal vocabolario di questo governo. Come sempre accade, anche in questo caso la presidente del Consiglio ha provato a mistificare la realtà, cercando di far credere che, per magia, la pressione fiscale è si aumentata ma non perché sono aumentate le tasse. “MI trovo un po’ in imbarazzo a dover spiegare a dei parlamentari della Repubblica una cosa del genere ma questo forse ci aiuta con i cittadini.

Quando aumenta la pressione fiscale non è necessariamente perché aumentano le tasse” ha affermato ospite in uno dei programmi di “TeleMeloni” (Rai 1), ovviamente senza alcun contraddittorio e, ancor più ovviamente, senza che nessuno provasse anche solo ad obiettare qualcosa. In realtà in astratto quanto affermato dalla Meloni, che in sostanza ha provato a far credere che l’aumento della pressione fiscale è dovuto soprattutto dal fatto che è cresciuta l’occupazione (e quindi, in sostanza, ci sarebbero più persone che pagano le tasse), non è del tutto privo di senso ma, come sempre, sono poi i numeri che possono certificare se davvero è così. Per comprendere meglio, la pressione fiscale è il rapporto tra l’intero ammontare delle imposte e dei contributi versati allo Stato da cittadini e imprese e il pil.

Un aumento della pressione fiscale vuol dire che è aumentato il peso delle tasse e dei contributi versati dai contribuenti sul reddito nazionale. Per sintetizzare, se la giustificazione addotta da Giorgia avesse un qualche fondamento i dati dovrebbero evidenziare un aumento del pil dello stesso livello della pressione fiscale. Che, invece, è aumentata praticamente del doppio rispetto alla crescita economica, a dimostrazione di come il racconto della Meloni sia, tanto per cambiare, del tutto infondato e non aderente alla realtà. Per altro ci sarebbe anche da sottolineare come, quando era all’opposizione, proprio Giorgia Meloni non accettava questo genere di giustificazioni e accusava con veemenza i vari governo sostenendo che, a suo dire, prendevano in giro gli italiani con certe storielle.

Ma ormai tutti hanno capito che la Meloni che era all’opposizione e quella che ora governa il paese non hanno nulla in comune, sono praticamente l’opposto. Tornando al consistente aumento della pressione fiscale, che con il 42,6% tocca livelli mai raggiunti da anni, in realtà al netto della propaganda non è certo una sorpresa, i provvedimenti adottati dal governo non potevano che determinare questa consistente crescita della pressione fiscale. In estrema sintesi, il tanto annunciato taglio dell’irpef praticamente non si è visto e, anzi, sono state tagliate alcune agevolazioni irpef.

Così come sono state eliminate diverse agevolazioni fiscali sulla casa, per non parlare poi dell’aumento dell’iva sui beni di prima necessità, come ad esempio pannolini, seggiolini, latte in polvere, assorbenti. A tal proposito non ci sono parole sul fatto che, mentre si è aumentata l’iva su quei beni di prima necessità senza alcun dubbio o discussione, da settimane il governo si sta battendo per abbassarla sulle ostriche… “Vivono completamente scollegati dalla realtà del paese” si legge in una nota del Movimento 5 Stelle, alla luce di quanto sta accadendo difficile da non condividere. Ci sarebbe, poi, da parlare del taglio del cuneo fiscale, il provvedimento “forte” del governo in tema di politica fiscale, quello che doveva servire a mettere più soldi nelle tasche dei lavoratori ma che, per la più profonda incapacità del governo stesso, si è trasformato in un bluff e in una vera e propria beffa.

Infatti se per chi ha un reddito tra i 35 e i 44 mila euro c’è effettivamente un guadagno annuo di qualche centinaio di euro, secondo quanto certificato dallo stesso Ufficio parlamentare di bilancio, oltre 12 milioni di lavoratori non solo non avranno in busta paga alcun beneficio ma, addirittura, perderanno alcune decine di euro. E, come denunciato dalla Cgil e mestamente confermato dalla sottosegretaria all’economia Lucia Albano, per i lavoratori che guadagnano tra 8.500 e 9 mila euro la perdita è superiore ai mille euro.

Un vero e proprio “capolavoro” a cui il governo ha assicurato che porrà rimedio. Vedremo in che termini e, soprattutto, in che tempi, quel che è certo è il tanto decantato cuneo fiscale è l’ennesimo bluff di un governo la cui unica abilità è quella di rendere disastrosi anche provvedimenti che potenzialmente potrebbero essere positivi. Così come è altrettanto certo e indiscutibile che questa presidente del Consiglio e questo governo proprio non riescono non solo a non mantenere le promesse fatte in campagna elettorale ma, addirittura, fanno esattamente l’opposto.

Avevano promesso di tagliare le tasse, la pressione fiscale negli ultimi due anni è sempre cresciuta, al punto da toccare ora quota 42,6%. Grazie a quella Giorgia Meloni che qualche anno fa voleva mettere per legge il limite invalicabile del 40%…

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