Boom di malattie professionali tra le donne


Nel 2024 sono state 23.122 le denunce di patologie professionali delle donne, ben il 20,76% in più rispetto all’anno precedente. Solo Toscana ed Emilia Romagna hanno una quota più alta di denunce al femminile rispetto alle Marche, i dati delle province marchigiane

Precarietà e ritmi intensi del lavoro, ma anche e soprattutto la difficoltà di conciliare la vita lavorativa con quella privata. Sono queste le principali ragioni alla base del clamoroso aumento delle malattie professionali tra le donne, con solamente Toscana ed Emilia Romagna che hanno una percentuale di denunce al femminile maggiore delle Marche. La festa della domma dell’8 marzo come sempre è anche un momento di riflessione su tematiche importanti che riguardano l’universo femminile, in particolare nell’ambito del mondo del lavoro. In questo caso l’attenzione è stata puntata sulle malattie professionali che colpiscono le donne lavoratrici.

Partendo dal presupposto che complessivamente le malattie professionali sono in costante aumento in generale, anche comprendendo gli uomini, per quanto concerne le donne lavoratrici il dato è per certi versi clamoroso, siamo arrivati ad una media di quasi 2 mila denunce al mese e poco più di 63 al giorno. Secondo i dati dell’Inail, le denunce di patologie professionali delle donne, nel 2024, sono state 23.122, con aumento del 20,76% rispetto all’anno precedente. I settori dove si registrano più denunce di malattie professionali sono la sanità, l’assistenza sociale, la pubblica amministrazione, l’istruzione e il settore manifatturiero (in particolare nella produzione di abbigliamento e calzature, nonché agroalimentare giacché esposte a rischi ergonomici e chimici). Ad esempio, nel settore della sanità e dell’assistenza sociale, il 70% delle denunce riguarda le donne.

La Toscana è la regione che presenta la quota più alta di denunce al femminile (16%), seguita dall’Emilia Romagna (13%); le Marche sono al terzo posto (2.130 notifiche, il 9% del totale nazionale – e al quattordicesimo posto come incremento: 13.66%). Le difficoltà di conciliazione tra vita lavorativa e privata rappresentano una fonte di rischio significativa per la maggioranza delle lavoratrici con ripercussioni sulla salute mentale, causando stress e aumentando le probabilità di subire un infortunio. Secondo i dati INAIL, del 2024, nelle Marche, le patologie professionali sono cresciute del 13,66% (da 1.874 del 2023 a 2.130 del 2024). Le malattie più comuni riguardano il sistema osteomuscolare, le malattie dell’orecchio e i tumori.

Circa i valori registrati nei settori: nell’Industria e servizi si passa dalle 1.699 denunce del 2023 alle 1.910 del 2024 (+12.4%); in Agricoltura dalle 148 del 2023 alle 177 del 2024 (+19.6%); quelle per Conto dello Stato passano da 27 a 43 (+59.3%). Il numero maggiore di denunce ma anche l’aumento più consistente, rispetto al 2023, si registra nella provincia di Macerata con 572 rispetto alle 461 dell’anno precedente (+24,08%), seguita dalla provincia di Pesaro Urbino che passa da 491 a 524 (+6,72), da quella di Ancona da 423 a 501 (+18,44%), Fermo da 277 a 290 (+4,69%) e Ascoli Piceno da 222 a 243

Secondo il membro nazionale Uil Cocopro, Guido Bianchini,“l’incremento è attribuito a vari fattori, tra cui l’alto tasso di precarietà e i ritmi intensi di lavoro, inoltre c’è una maggiore consapevolezza dei lavoratori sul proprio stato di salute”. L’aspetto più allarmante del report e che si evidenzia come ancora oggi lavorando ci si ammala esattamente come 50 anni fa, se non addirittura in misura maggiore. Evidente, quindi, che le cause strutturali di questo fenomeno ancora non sono state rimosse, anzi sono peggiorate. Circa la nazionalità, l’incremento registrato riguarda anche le lavoratrici straniere che di sovente svolgono lavori poco qualificati e con salari medi più bassi rispetto ai colleghi italiani, spesso utilizzate in attività particolarmente pesanti, manuali e ripetitive, che le espongono a rischi maggiori per la salute e la sicurezza. Ad esempio, il 38,2% delle donne straniere lavora nei servizi domestici e di cura.

Nella provincia di Ascoli Piceno, nel 2024, come detto, i casi di malattie professionali sono aumentati del 9.46% rispetto all’anno precedente. Anche qui l’incremento è attribuito a vari fattori, tra cui l’alto tasso di precarietà e i ritmi intensi di lavoro. Le “malattie” più comuni includono patologie muscolo-scheletriche, disturbi psicologici legati allo stress lavorativo e malattie respiratorie. Per quanto riguarda l’analisi dei settori più colpiti nella provincia picenaIndustria e servizi: le denunce presentate all’Istituto passano da 161 del 2023 alle 189 dello scorso anno (+17.39%); in calo quelle dell’Agricoltura del 12.28% (da 57 a 50); mentre per quelle del Conto dello Stato restano immutate con 4 denunce in ciascun anno. Le attività più colpite sono la sanità e l’assistenza sociale, l’istruzione e i servizi domestici e familiari.

L’analisi presentata – commenta Guido Bianchini – conferma che le patologie professionali restano un punto debole nel sistema delle tutele nella Regione Marche, con maggiore concentrazione nelle lavoratrici. Le ragioni? Si può ipotizzare che la popolazione lavorativa femminile ha spesso assunzioni in età avanzata, rapporti di lavoro meno consolidati (es. part-time involontari) e mansioni poco professionali che influiscono fortemente. Se è positivo registrare l’emersione delle malattie professionali di contro, numeri così rilevanti sono preoccupanti poichè fanno ipotizzare forti carenze di tutele preventive e una persistente esposizione dei lavoratori (ancor più donne) a quei rischi che, come risulta, portano a contrarre le tecnopatie. Quindi è importante implementare la consapevolezza su queste problematiche e promuovere misure di prevenzione nei luoghi di lavoro con un ruolo proattivo del medico competente. La salute e il benessere delle donne lavoratrici devono essere prioritari, con politiche adeguate, formazione continua e un ambiente di lavoro sicuro”.

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