Rammarico e rabbia per l’ennesima “svolta” mancata dall’Ascoli
Vincere in rimonta una partita del genere, in un ambiente che definire ostile è un eufemismo, probabilmente sarebbe stata l’attesa svolta per i bianconeri. Che invece si vedono sfuggire una meritatissima vittoria per l’ennesima “dormita” difensiva e la scarsa precisione sotto porta
E’ sicuramente la rabbia il sentimento prevalente che lascia in eredità il pareggio casalingo (1-1) contro il Pontedera. Rabbia innanzitutto per il risultato che non è quello che si sperava ma anche e soprattutto perché questa volta davvero l’Ascoli avrebbe strameritato la vittoria, per il gioco mostrato, per le occasioni create, per il carattere e la determinazione mostrate, soprattutto nel secondo tempo.
Dopo l’immeritato svantaggio del primo tempo, purtroppo per l’ennesima disattenzione difensiva, dopo la feroce contestazione che si è scatenata subito dopo il gol del Pontedera (comprensibile l’amarezza dei tifosi ma di certo così non si aiuta una squadra in difficoltà), in un Del Duca che definire “gelido” è un eufemismo, che non ha aiutato e sostenuto la squadra neppure dopo il pareggio di Corazza (spiace dirlo ma si è avuta quasi la sensazione che si sperava in una disfatta…), non era per niente facile disputare una ripresa così arrembante, mettendo in quel modo alle corde l’avversario, costruendo, gol a parte, altre 5 nitide occasioni da gol.
Ma rabbia anche e soprattutto che fa malissimo, almeno a chi ha a cuore i colori bianconeri e ricorda bene cosa è stato purtroppo in un sempre più lontano tempo il Del Duca, vedere tifosi ospiti che neppure si sarebbero sognati di poter venire in uno stadio che ha fatto la storia del calcio italiano e giocatori avversari di bassissima caratura tecnica permettersi di sbeffeggiare così spudoratamente e prendersi così pesantemente gioco della maglia e dei tifosi bianconeri. Un tempo quei tifosi e quei giocatori “se la sarebbero fatta sotto” solo all’idea di scendere in campo nella “bolgia” del Del Duca. Lo ricordava qualche tempo fa quanto fosse difficile giocare nel nostro stadio un certo Franco Baresi, un giocatore che ha calcato e vinto negli stadi più importanti del mondo e che di certo non difettava di personalità.
Ora, invece, quello che ormai è diventata un’orribile caricatura di uno stadio di calcio è il posto migliore possibile per giocare in trasferta, per trasformare in “cuor di leoni” giocatori che definire di bassa lega è un complimento sin troppo eccessivo. C’è un limite a tutto e vedere Italeng durante la partita e, soprattutto, Tantalocchi al termine della stessa sbeffeggiare in quel modo i colori e i tifosi bianconeri è qualcosa di molto più che insopportabile, un’offesa inaccettabile per la storia dell’Ascoli contro la quale ha reagito da vero bianconero, nel cuore e nell’anima combattiva, chi veste questi colori da qualche mese, Varone, e che purtroppo è tra i pochi in questo momento (tra giocatori e tifosi, non parliamo neppure della società) ad aver compreso cosa significa indossare questa maglia.
Infine rabbia di fronte ad un ennesimo arbitraggio penalizzante, quasi irridente, con il signor Pizzi che ha arbitrato a senso unico, applicando due differenti metri di giudizio, per l’Ascoli e per il Pontedera. Inaccettabile la mancata ammonizione ad Italeng che, solo nella prima mezzora, si è reso protagonista di almeno 5 falli (li abbiamo contati) da regolamento da cartellino giallo. E i centravanti toscani ha proseguito così per tutta la partita, tanto che alla fine abbiamo perso il conto dei falli che ha commesso. Con la beffa finale dell’ammonizione al 92°. Per non parlare di capitan Espeche che ha continuato a randellare come un fabbro anche dopo aver subito il giallo, senza un minimo di preoccupazione, di attenzione, come se avesse la certezza di poter fare quello che voleva, tanto non sarebbe mai arrivato il giallo.
Discorso a parte, poi, merita l’intervento subito in area ad inizio ripresa da Caccavo, si può discutere a lungo sul fatto che fosse da rigore o meno, quel che è certo e indiscutibile, però, è che quel genere di contatti su Italeng e Corazza il signor Pizzi li ha fischiati tutti. Per carità, se l’Ascoli è in questa situazione non è certo colpa degli arbitraggi. Però di fronte a questi scempi servirebbe che qualcuno si facesse sentire. I tifosi ormai neppure più se la prendono, troppo impegnati e preoccupati di contestare Pulcinelli e i giocatori. Quanto alla società meglio stendere un velo pietoso, ora si è trincerata dietro questa “pagliacciata” del silenzio stampa, con il solo Pulcinelli che ogni tanto continua ad esternare sui social (e sarebbe arrivato il momento che qualcuno gli consigliasse di farla finita).
Provando a mettere da parte la rabbia, la partita con il Pontedera in assoluto avrebbe anche fornito indicazioni positive. Ma in questo momento più che le indicazioni servono i punti, le vittorie, e alla fine resta la sensazione dell’ennesima occasione sciupata per dare finalmente la svolta. Perché vincere, come l’Ascoli avrebbe meritato, una partita del genere, in rimonta e in quelle condizioni ambientali, sicuramente avrebbe dato un’enorme spinta alla squadra. Che, invece, esce dalla sfida con i toscani ancora con rimpianti e rammarico. Sicuramente c’è anche un pizzico di malasorte (il clamoroso palo colpito da Silipo su punizione nel primo tempo sullo 0-0, il miracoloso salvataggio sulla linea degli ospiti nella ripresa sull’1-1) ma alla fine se la vittoria non è arrivata essenzialmente è dipeso da una clamorosa e inaccettabile disattenzione difensiva e dalla scarsa precisione sotto porta, con il problema che se non segna Corazza non segna nessun altro.
Ad Arezzo, al di là dell’ingenuità di Adjapong sul discutibile rigore, la difesa si era comportata bene, così come con il Campobasso. Ieri, invece, la retroguardia si è fatta sorprendere in tre occasioni in maniera davvero banale. Nel primo caso è stato bravo Livieri a respingere su Italeng, nel secondo su calcio piazzato dalla fascia laterale gli ospiti non ne hanno approfittato, nel terzo è invece arrivato il gol di Martinelli. Ed è doppiamente grave perché il Pontedera ha riproposto esattamente lo stesso schema che aveva sorpreso la retroguardia bianconera poco prima ma anche perché è evidente e inequivocabile la complicità nell’occasione anche di Livieri, fermo sulla linea di porta.
Un vero peccato anche perché, dopo i primi minuti complicati, l’Ascoli aveva preso il comando della gara, mettendo in mostra anche buone giocate negli ultimi 20 metri. Come l’azione in velocità che ha poi portato alla punizione dal limite che Silipo ha battuto quasi alla perfezione, colpendo il palo a portiere battuto. O anche come una buona azione in velocità conclusa con un cross per Varone che, da buona posizione, ha messo di poco a lato di testa. C’era la sensazione che i bianconeri potessero trovare il vantaggio, invece è arrivato il gol del Pontedera che ha mandato in crisi l’Ascoli, che per la parte restante del primo tempo non è stato in grado di reagire, in un Del Duca che definire ostile è un eufemismo.
Dopo l’intervallo, però, i bianconeri sono tornati in campo con un altro spirito, con una feroce determinazione e sicuramente anche i cambi di Di Carlo hanno funzionato. Perché Bertini a centrocampo ha fatto sentire il suo apporto (arrivando anche in un paio di circostanze al tiro), mentre Caccavo ha lottato e aiutato Corazza, anche se continua ad avere un conto aperto con il gol (che per un attaccante non è un particolare di poco conto). L’Ascoli ha chiuso il Pontedera negli ultimi 30 metri, collezionando occasioni. Prima il presunto fallo in area di Caccavo, poi l’uscita disperata di pugno di Tantalocchi per anticipare Corazza, con lo stesso portiere toscano che poco dopo ha respinto una conclusione dal limite di Bertini, con Caccavo che sulla ribattuta, di testa, non ha trovato la porta. Alla fine è arrivato il sospirato pareggio, ancora con Corazza dopo un cross di Marsura dalla sinistra.
Poco dopo è stato Bertini a sprecare una ghiotta opportunità, mandando alto da dentro l’area, imitato dallo stesso Corazza che, un bello spunto e cross di Caccavo, è stato come al solito bravissimo ad anticipare il difensore avversario ma, da due passi, ha messo di poco a lato. L’occasione migliore, però, è arrivata nel finale con un’azione in velocità che ha liberato al tiro Corazza dentro l’area. Tantalocchi in tuffo è riuscito miracolosamente a respingere ma sui piedi di Caccavo che, però, non è riuscito a ribadire in porta, ciabattando la conclusione e permettendo così ad un difensore toscano di salvare sulla linea. Ancora un grandissimo intervento nel recupero del portiere ospite, che ha tolto dall’incrocio la perfetta punizione di Achik (davvero ottimo il suo ingresso) ha chiuso la partita della rabbia e dei rimpianti.