Dopo la presentazione del Rapporto sulla ricostruzione il commissario Castelli celebra il presunto cambio di passo. Ma confrontando i dati attuali con quelli del precedente commissario Legnini emerge come in realtà la ricostruzione abbia subito un brusco rallentamento…
Qualche volta può capitare che l’eccessiva e incessante propaganda, se non supportata dai fatti concreti, può diventare un clamoroso boomerang. E’ quello che è accaduto al commissario straordinario per la ricostruzione Guido Castelli che, praticamente da poco dopo aver assunto il ruolo di commissario, ha iniziato a celebrare il presunto “cambio passo” nel lungo e comunque lentissimo processo di ricostruzione. Qualche settimana fa, poi, la consueta presentazione del “Rapporto sulla ricostruzione” si è trasformata in un’autocelebrazione con toni trionfalistici. “Questi sono i dati del cambio di passo che abbiamo impresso e che prosegue, a ritmo sostenuto, mentre è in corso anche l’attività di rilancio economica e sociale grazie a NextAppennino” ha dichiarato Castelli, consapevole che tanto la quasi totalità dei giornalisti italiani sono ormai abituati a riportare le cosiddette “veline” senza mai perdere tempo a verificare (e figuriamoci se possono farlo con un rapporto di ben 134 pagine).
“I numeri non mentono, ricostruzione e riparazione socioeconomica fanno segnare il cambio di passo del centro Italia, stretto tra crisi demografica e climatica. Anche il tg1 Rai parla del nostro impegno e dei nostri risultati” ha poi aggiunto sui social il commissario straordinario, dopo il servizio celebrativo andato in onda nel tg di “TeleMeloni”. Ed in effetti su una cosa ha perfettamente ragione Castelli, i numeri non mentono e, come avevamo evidenziato qualche giorno fa (vedi articolo “Altro che cambio di passo, la ricostruzione post terremoto procede al rallentatore”), quelli contenuti nel Rapporto (e riferiti a fine maggio 2024) evidenziando inequivocabilmente una situazione di cui c’è ben poco di cui vantarsi, anzi. Perché se, come certificano inequivocabilmente i numeri contenuti in quel Rapporto, dopo 8 anni sono stati eseguiti poco più di un terzo degli interventi di ricostruzione privata ed appena il 12% di quella pubblica (con il 72% dei 3.509 interventi che vedono ancora lontana la gara per l’assegnazione dei lavori…) c’è davvero poco di cui rallegrarsi e autocelebrarsi.
Quello che, però, nessuno immaginava è che in realtà, confrontando i dati attuali con quelli del predecessore di Castelli, Legnini, emerge clamorosamente che il cambio di passo effettivamente c’è stato ma in negativo, nel senso che si registra un evidente e imbarazzante rallentamento. Infatti, come certificato dal consigliere regionale Carancini che ha confrontato i dati ufficiali dei due commissari straordinari, i numeri dimostrano inequivocabilmente che si è verificato un evidente rallentamento. Sulla base di quanto contenuto nel Rapporto di fine maggio 2024, nei primi 17 mesi di Castelli commissario sono state approvate 2.521 richieste di contributi pari a 1.413.290.510 euro, per una media di 4,94 pratiche al giorno e l’erogazione di 83.134.735 euro al mese. Sotto la gestione Legnini nel 2022 la media era di 5,43 pratiche al giorno e di 87.016.949 euro erogati al mese, mentre nel 2021 la media giornaliera di pratiche evase era addirittura di 7,81 con 121.912.395 euro al mese erogati.
Non solo, i numeri smentiscono inesorabilmente anche la maggiore collaborazione con gli enti pubblici tanto sbandierata dallo stesso Castelli, visto che nei suoi 17 mesi sono state avanzate 1.936 pratiche, con una media di 3,79 pratiche al giorno, contro le 3.505 del 2022 (commissario Legnini), con una media di 9,6 pratiche al giorno. “Il Rapporto è anche immotivatamente omissivo, visto che mancano sia i dati relativi alle risorse erogate per la ricostruzione pubblica per il Centro Italia sia quelli riguardanti il tempo medio trascorso dalla presentazione delle domande al decreto di liquidazione (con Legnini si passò dalla media di 583 giorni fatta registrare dal commissario Farabollini a 130 giorni)” aggiunge Carancini. Che poi attacca duramente l’attuale commissario alla ricostruzione.
“Il re è nudo – accusa – per smascherare l’ossessiva auto celebrazione di Castelli sui suoi risultati della ricostruzione post sisma è stato sufficiente avere la curiosità di andare a guardare i numeri e non cedere a quella narrazione che l’ex assessore regionale, a suon di comunicati stampa (ben 310 da gennaio 2024 a oggi), è riuscito a far diventare patrimonio comune anche tra tanti amministratori locali delle zone del cratere sismico. In altri termini, è bastato fare un’analisi comparata tra i dati relativi alla ricostruzione privata contenuti nel report fatto pubblicare a maggio da Castelli con quelli dell’ultimo elaborato dall’ex commissario Legnini a fine 2022. I risultati non solo dimostrano come la ricostruzione post sisma nel corso del mandato di Castelli si sia oggettivamente rallentata, ma addirittura certifica come la vera svolta sia stata impressa durante la gestione di Legnini”.
D’altra parte chi ha un pizzico di memoria ricorda come quando si insediò il governo di destra la maggior parte di amministratori del territorio del cratere ma anche esponenti politici della stessa destra e i cittadini scongiurarono la presidente del Consiglio di confermare come commissario straordinario per il sisma chi, come appunto Legnini, stava facendo così bene. Ma la voracità della destra al potere anche in questo caso ha fatto passare in secondo piano la logica (perché non si sostituisce chi sta facendo così bene) e le legittime richieste del territorio. Ora, a dispetto dell’incessante propaganda, i numeri, inequivocabili, certificano quello che purtroppo si temeva. “Non voglio fare alcuna speculazione politica perché non si può giocare con i drammi e le difficoltà delle persone che hanno vissuto la dura esperienza del terremoto, ma i fatti sono fatti e i numeri non mentono” conclude Carancini.
“Oltre le apparenze contano i numeri – aggiunge la consigliera regionale ascolana Anna Casini – e quelli snocciolati dal Partito Democratico evidenziano il freno a mano tirato sulla ricostruzione post sisma nell’epoca post Legnini. Non mi meraviglio di nulla: il governo Meloni è stato il primo a creare il caos con la cessione dei crediti nel cratere e la giunta Acquaroli, con la legge urbanistica, ha generato non pochi problemi agli uffici e ai cittadini che invece necessitavano una velocizzazione delle pratiche. Da un anno a questa parte non ci sono nuove risorse per il sisma anzi sono state tagliate, e senza una proroga del superbonus cratere fino almeno al 2029 con la riattivazione della cessione dei crediti e la loro compensazione, rischiamo il pantano a causa degli accolli che dovranno subire le famiglie. Se in alternativa dovessero rivedere i costi parametrici della ricostruzione, sarà necessario comunque immettere nuove risorse, che però ad oggi non si vedono. Tutte le parti politiche concordano sulla necessità di un grande ripensamento dello sviluppo economico, sociale ed infrastrutturale del centro Italia, ma senza la restituzione delle case ai cittadini che le abitavano, qualsiasi iniziativa resterà vana”.
A tal proposito occorre ricordare che al momento, dopo 8 anni, sono ancora più di 11 mila i nuclei familiari fuori casa che ricevono il contributo dallo Stato. Numeri impietosi che certificano e disegnano una realtà completamente differente da quella raccontata dall’attuale commissario straordinario Castelli. Con l’unico “cambio di passo” che si è effettivamente verificato nella propaganda, come testimonia il record di comunicati stampa diffusi da inizio 2024 ad oggi…