Nuovi tagli e soliti bluff: per la sanità picena oltre il danno, la beffa…


Mentre i sindacati protestano per l’annunciato taglio di 8 posti letto nel reparto di Nefrologia di Ascoli, la consigliera regionale Anna Casini smaschera il bluff del governatore Acquaroli e dell’assessore Baldelli su privati e nuove strutture sanitarie

Chiediamo ai sindaci di prendere provvedimenti per impedire questa ulteriore riduzione dei servizi sanitari pubblici la quale è assolutamente inaccettabile”. Si chiude così la nota con la quale l’Usb Ascoli e il Nursind denunciano l’ennesimo taglio che colpisce la sanità picena. Questa volta la mannaia di quella che i due sindacati definiscono ironicamente (ironia molto amara…) “mani di forbice”, cioè la dirigenza dell’Ast di Ascoli, si è abbattuta sul Reparto di Nefrologia dell’ospedale di Ascoli, un taglio del 50% che in concreto significa la perdita di 8 posti letto.

Un duro colpo per un reparto che è stato fino ad ora un’eccellenza regionale – si legge nella nota – la riduzione  segue una serie di tagli preoccupanti, incluso quello di un tecnico di radiologia durante il turno notturno e il personale OSS nei reparti di Murg, Cardiologia e Rianimazione a San Benedetto del Tronto con il 2 x 3, così come la riduzione di culle da 5 a 3 in patologia neonatale e la riduzione di 1 infermiere a turno come pure per la Murg di San Benedetto del Tronto. Queste misure sono indicative di una gestione che privilegia il “taglio” di posti letto e di personale a discapito della qualità dell’assistenza sanitaria e del benessere dei pazienti. Esprimiamo profonda preoccupazione per l’impatto che tali decisioni avranno sulla comunità e sul personale. È evidente che la Direzione AST sta perseguendo una politica di riduzione del personale e dei servizi che non può essere tollerata. Siamo profondamente esasperati da questi continui tagli di personale e posti letto che stanno erodendo la qualità dell’assistenza sanitaria provinciale.

Queste decisioni non solo influenzano negativamente il morale del personale, ma compromettono anche la capacità del nostro sistema sanitario di fornire cure di alta qualità ai pazienti. Come organizzazioni, riteniamo che sia fondamentale mantenere a 16 il numero di posti letto nel reparto di Nefrologia. Questo reparto ha dimostrato di essere un pilastro della nostra comunità sanitaria, fornendo cure specialistiche a pazienti provenienti da tutto il centro Italia. Qualsiasi riduzione del numero di posti letto avrebbe un impatto diretto e negativo sulla capacità dello stesso di servire efficacemente la nostra comunità”.

Chiediamo un immediato ripensamento – prosegue il comunicato di Usb e Nursind – e invitiamo la Direzione a un dialogo costruttivo per trovare soluzioni che non portino allo smantellamento del reparto di Nefrologia a causa della carenza di medici. È nostro dovere tutelare i diritti dei lavoratori e garantire che la salute dei cittadini non sia messa a rischio da decisioni puramente economiche. Chiediamo con urgenza una convocazione, poiché non ci è stata comunicata tale ulteriore proposta inappropriata, ma ne siamo venuti a conoscenza solo grazie alle numerose segnalazioni dei lavoratori. La Dirigenza AST di Ascoli, che ormai possiamo definire “mani di forbice”, è tenuta a garantire i posti letto autorizzati dalla Regione Marche per questo territorio, i quali sono già stati ridotti. Ricordiamo la chiusura dell’urologia e del secondo piano della RSA di Offida. In caso contrario, risulta evidente che si sta violando il diritto alla salute sancito dalla nostra Costituzione”.

In realtà il diritto alla salute nel nostro territorio ormai da troppo tempo se non completamento violato, è quanto meno messo seriamente a rischio anche e soprattutto dalle scelte operate in questi anni dalla Regione, nel silenzio e, di conseguenza, con la complicità delle istituzioni locali, sindaco di Ascoli e di San Benedetto su tutti, che non hanno fatto nulla per tutelare i cittadini piceni dalle continue penalizzazioni che, di fatto, hanno ridotto in condizioni imbarazzanti la sanità locale. A rendere la situazione ancora più sconcertante è, poi, il fatto che al danno si unisce anche la beffa, anzi, una doppia beffa. Perché mentre nel Piceno si continua a tagliare nelle altre zone marchigiane si investono decine di milioni per nuove strutture. Ed il governatore Acquaroli non si vergogna di scendere nella nostra provincia e rivendicare presunti e inesistenti risultati. E’ accaduto nei giorni scorsi, ironia della sorte proprio mentre l’assessore regionale Baldelli rivendicava il fatto che partono i cantieri delle strutture sanitarie in tutte le Marche: Cagli, Pergola, Senigallia, Civitanova, Fano, Urbino.

Questi magnifici 6 – afferma l’assessore – infoltiscono la schiera degli ospedali già in fase avanzata di realizzazione come Fermo, Amandola, Inrca Ancona, oltre al nuovo Salesi, a Torrette ed alle strutture in area sisma di Fabriano, Tolentino e San Ginesio”. Complessivamente, tra lavori in corso di realizzazione (in realtà da tantissimo tempo) e cantieri prossimi a partire sono 14 nuove strutture sanitarie di cui 5 in provincia di Ancona, 4 in quella Pesaro, 3 in provincia di Macerata e 2 in quella di Fermo. Tutto sin troppo chiaro, anche il tentativo dell’assessore di gettare fumo negli occhi quando, alla fine del suo intervento, cita la fantomatica nuova struttura di San Benedetto.

L’assessore Baldelli se ne vanta sui social ma nel bilancio della Regione non c’è traccia dell’ospedale di San Benedetto e non è neppure mai stato redatto uno studio di fattibilità” accusa la consigliera regionale Anna Casini, smascherando il patetico bluff dell’assessore. La stessa Casini, poi, attacca duramente il governatore Acquaroli, nei giorni scorsi a San Benedetto. “Ci vuole una bella faccia tosta  a presentarsi nel Piceno per parlare di sanità e per rivendicare, con orgoglio, la scellerata decisione di revocare tutte le delibere della giunta Ceriscioli con cui si iniziava l’iter per il nuovo ospedale di primo livello – accusa Anna Casini –  Ogni cittadino e ogni operatore sanitario può verificare come le prestazioni sociosanitarie sono peggiorate negli ultimi 3 anni e questo non è certo a causa delle maggiori richieste dei pazienti, come asserisce l’assessore, ma per l’incapacità ormai palese di erogare i livelli assistenziali obbligatori. Ci vuole un bel coraggio per dire a San Benedetto che la riforma di Acquaroli ha migliorato l’organizzazione sanitaria pubblica e ha ridotto il ricorso privati”.

La realtà e i numeri, inequivocabili, dimostrano esattamente il contrario. Basterebbe, ad esempio, ricordare come il 41% dei fondi stanziati per il recupero dei tempi di attesa è andato ai privati, un dato sin troppo significativo (ma di certo l’unico in tal senso) che smonta l’improbabile rivendicazione del governatore marchigiano. “Perché Acquaroli non prova a prenotare una Tac o una radiografia? – aggiunge la consigliera regionale ascolana – Perché non prova a prenotare un intervento chirurgico che non sia in urgenza? Lo sa il Presidente che medici, infermieri e oss scappano dal Piceno perché sono sotto pagati e perché devono sopperire a una carenza di organico ogni giorno più grave?  Acquaroli poteva andare al Pronto Soccorso del Madonna del Soccorso a chiedere se la qualità delle prestazioni e la qualità del lavoro dei dipendenti sono migliorate. Il tempo è galantuomo e non mi consola affatto poter dire che avevamo ragione, anzi mi preoccupa che i cittadini malati debbano rivolgersi altrove: ad altre province o regioni e a strutture private”.

In tal senso nelle prossime ore verranno resi noti i dati del report dell’Adoc e dell’Eures sulla mobilità sanitaria che, dalle anticipazioni, per le Marche e per il Piceno non sono affatto positivi. Nulla di sorprendente, purtroppo…

 

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