Ricostruzione post terremoto: i mondi paralleli del commissario e dei residenti nel cratere


Nelle stesse ore in cui il commissario straordinario Guido Castelli in un video esalta i risultati ottenuti e l’intesa perfetta e il clima di squadra in Cabina di Coordinamento un lungo post sui social del gruppo “Arquata e le altre” fotografa una situazione decisamente differente…

C’è un abisso profondo e incolmabile che separa l’affermazione alla Tonino Guerra  (quello che nello spot dell’Uniero ripeteva che “l’ottimismo è il profumo della vita”)la ricostruzione ha fatto registrare finalmente quel cambio di passo che tutti attendevano” dalla domanda intrisa di rassegnazione, delusione e sarcasmo “la ricostruzione dov’è? Ce lo dicessero per favore. Magari siamo noi, ingrati e stolti, che non l’abbiamo vista”. Soprattutto sono due mondi paralleli, che purtroppo non sono mai destinati ad incontrarsi, anche nel futuro, quelli descritti nello spazio di poche ore dal commissario straordinario sisma, il senatore ascolano di Fratelli d’Italia Guido Castelli, e da chi, come il gruppo “Arquata e le altre”, nelle zone colpite dal terremoto del 2016 (sono passati quasi 8 anni…) da allora continua a viverci quotidianamente e non vede neanche lontanamente quel cambio di passo.

Nulla di nuovo, in realtà, anzi è la storia di questi anni del post terremoto e della ricostruzione che secondo le istituzioni (governo, Regione) e la politica procede “a vele spiegate”, secondo chi coraggiosamente è rimasto a vivere nei territori del cratere, invece, continua impietosamente a segnare il passo. L’esempio, potremmo dire l’emblema, è quanto accaduto mercoledì scorso. Mentre in un video sui post Castelli esaltava i risultati ottenuti e l’intesa perfetta tra cabina di coordinamento sisma e Regioni, il gruppo “Arquata e le altre” in un lungo post sui social descriveva una realtà completamente differente.

La ricostruzione ha fatto registrare finalmente quel cambio di passo che tutti attendevamo – afferma il commissario straordinario nel video – è il momento di serrare le fila, di mantenere alta l’attenzione e la concentrazione, tutte quelle cose che possono essere utili per far si che i risultati raggiunti non possano essere rallentati e soprattutto per garantire, se possibile, anche un ulteriore slancio alla ricostruzione. Cabina di coordinamento sisma intesa perfetta con le 4 Regioni del cratere, con finanziamenti ulteriori di 107 milioni di euro e soprattutto tante ulteriori norme di semplificazione della complessità burocratica che non deve più costituire un problema. Clima di squadra, voglia di fare, sguardo verso le prospettive come dimostra il fatto di aver messo in campo anche quasi 50 milioni per il cosiddetto turismo lento. Riparazione e ricostruzione, questa è la ricetta vincente, questa è la proposta che la struttura commissariale fa a tutto il popolo del cratere”.

Con il trascorrere del tempo le notizie sulla ricostruzione post sisma 2016 diventano, con qualche importante eccezione (un esempio su tutti la recente ordinanza per Arquata), sempre più labili, evanescenti – scrive invece, nelle stesse ore, il gruppo “Arquata e le altre” – Una labilità che, da quando nell’aria c’è profumo di PNRR, si è fatta quasi dolorosa. Ci sono paesi, e non solo i più tragicamente colpiti, in cui quasi tutti quelli che dal 2017 stanno nelle SAE ancora ci restano, senza sapere quando ne usciranno. Dove la ricostruzione pubblica non arriva nemmeno al 5% di ciò che da anni è finanziato. Eppure anche e soprattutto da quei paesi partono proclami per opere spacciate come risolutive: campeggi o anche (come si usa dire oggigiorno, se il campeggio è di fatto un villaggio, e poco importa se in montagna è un pugno in un occhio) glamping; parcheggi che duplicano quelli già esistenti; invasi artificiali in aree a marcato rischio idrogeologico, perfetti anche per farci affogare la fauna selvatica e non; sorgenti succhiate allo stremo per dirottare acqua altrove, anziché cercare quella che è andata sottoterra nel 2016 …

E poi alberghi diffusi da far gestire ad agenzie o cooperative: che anche quella modesta, tradizionale fonte di sostentamento per chi abita i paesi venga meno, insomma…. E rotatorie, belvedere dove c’è già tanto di piazza con balaustra affacciata sulla valle o sulla montagna, piattaforme da far galleggiare sui laghi (le sponde non bastano più, evidentemente).  Piovono “riqualificazioni urbane” che già stanno dando esiti agghiaccianti, del genere colate di cemento addirittura sul sagrato delle chiese medievali. Pensate, si “riqualifica” persino prima di ricostruire, persino dove l’“urbe” dal 2016 non c’è più… Senza dimenticare, ovviamente, il potenziamento di impianti sciistici dove neve ne fa sempre meno; a costo di ricorrere all’idrovoro innevamento artificiale, che in tempi di siccità e alte temperature è il classico fallimento annunciato. Milioni di qua, milioni di là… Roba che ballava da anni e che il terremoto dovrebbe ora sdoganare, anziché relegare in ultima fila. Opere accessorie, a volte nocive, vengono spacciate come panacea di tutti i mali, dallo spopolamento alla prostrazione economica di paesi che già scolorivano prima del sisma, benché ricchi di potenzialità e di bellezza.  

Le notizie sul Centro Italia sono evanescenti, sì, e sempre più rare. In compenso dettagliate e abbondanti sono le interviste sulle sagre, che danno occasione agli amministratori locali di usare termini come “normalità” e “rinascita”. Insomma, sono la loro “operazione simpatia”. Peccato che in certe immobili situazioni di non-ricostruzione di simpatico ci sia ben poco. E in tutto questo bailamme di CIS, PNRR, “riqualificazione urbana”, “rigenerazione turistica”, la ricostruzione dov’è? Ce lo dicessero, per favore. Magari siamo noi, ingrati e stolti, che non l’abbiamo vista”.

Come anticipato due mondi paralleli destinati a non incontrarsi mai, due visioni assolutamente antitetiche, una delle quali evidentemente non è per nulla reale. E, non ce ne voglia il commissario straordinario Castelli, per ovvie ed evidenti ragioni siamo più portati a credere che quella più verosimile sia quella raccontata da chi in quelle zone continua a vivere e deve fare drammaticamente i conti con tutti i disagi provocati dai ritardi e dalla lentezza con sui si procede. Anche perché ascoltando le parole di Castelli è forte la sensazione che il commissario straordinario, con le sue continue affermazioni alla Tonino Guerra (era così anche nell’immediato post terremoto quando era sindaco di Ascoli, nel capoluogo piceno andava tutto bene, non c’erano problemi, ora sappiamo invece benissimo che non era affatto così…), abbia perso completamente il contatto con la realtà.

Perché, al di là del fatto che in questi anni sarà almeno la centesima volta che dalle istituzioni sentiamo parlare di accelerazione (e se anche solamente una minima parte di quelle annunciate fossero state reali ora la situazione nel cratere sarebbe completamente differente), c’è poco di che vantarsi per l’eventuale (ipotetico) cambio di passo dopo quasi 8 anni. Per altro lo stesso Castelli è commissario sisma da ormai un anno e mezzo, avrebbe avuto qualche ragione di farlo (con moderazione) se il cambio di passo fosse avvenuto allora, non ora. Oltretutto non si può fare a meno di sottolineare come, nella smania di dipingere un quadro totalmente roseo, lo stesso commissario finisca di cadere in una palese contraddizione quando parla di “semplificazione della complessità burocratica”. Perché approvare “tante ulteriori norme” va esattamente nella direzione contraria, complica e di sicuro non semplifica il lavoro di tutti. Un consiglio, sicuramente non richiesto e altrettanto sicuramente non ascoltato, ci sentiamo comunque di darlo al commissario straordinario: dovrebbe fare meno video e post “celebrativi” ed ascoltare di più il grido di lamento, sempre più rassegnato, di chi vive sulla propria pelle una realtà completamente differente da quella raccontata negli annunci.

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