Disastro sanità, sempre più marchigiani rinunciano alle cure


Secondo il Rapporto Bes dell’Istat quasi il 10% (circa 150 mila…) dei marchigiani nel 2023 ha rinunciato a prestazioni sanitarie di cui avevano bisogno per problemi economici o legati alle caratteristiche dell’offerta (liste di attesa). Solo Lazio e Sardegna hanno fatto peggio…

Non che ci fosse bisogno di numeri e dati ufficiali, perché chiunque sia in qualche modo costretto ad avere a che fare con la sanità marchigiana purtroppo lo verifica sulla propria pelle. Ma nelle ore scorse è arrivata l’ennesima conferma che gli effetti delle discutibili (per usare un eufemismo) scelte fatte in campo sanitario dall’accoppiata Acquaroli-Saltamartini (per chi non lo sapesse rispettivamente governatore e assessore alla sanità della Regione Marche) si stanno facendo sentire in maniera devastante sulla nostra regione e, soprattutto, sui cittadini marchigiani. Tantissimi dei quali nel corso dell’ultimo anno sono stati costretti a rinunciare a prestazioni sanitarie di cui avevano bisogno per problemi di carattere economico o legati alle caratteristiche dell’offerta (lunghe liste di attesa o difficoltà a raggiungere i luoghi di erogazione del servizio).

In altre parole, circa 150 mila marchigiani nel 2023 hanno rinunciato a curarsi a causa della “folle” politica sanitaria di questa sconclusionata amministrazione di destra. E’ quanto emerge dall’annuale Rapporto Bes (Benessere equo e sostenibile) dell’Istat relativo allo scorso anno e reso noto mercoledì 17 aprile. Quello dell’Istat è un rapporto annuale che offre un quadro integrato dei principali fenomeni economici, sociali e ambientali che caratterizzano il nostro Paese e le nostre regioni, attraverso l’analisi approfondita in 12 diversi settori; istruzione e formazione, lavoro, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, innovazione, qualità dei servizi e salute.

Detto che in realtà quanto emerge da quel rapporto purtroppo non è affatto sorprendente, quei dati sono a dir poco allarmanti perché certificano il clamoroso e evidente fallimento della destra che amministra la Regione Marche, almeno per quanto riguarda la sanità. E non consola certo, anzi preoccupa ancora di più, il fatto che il quadro generale della sanità nel nostro paese è semplicemente desolante come denuncia anche il Gimbe che, anche sulla base delle cifre e delle stime riportate nel Def (che certifica che nel 2023 il rapporto spesa sanitaria/Pil è sceso al 6,3%, con una diminuzione di oltre 3,5 miliardi di euro rispetto a quanto previsto nelle note di aggiornamento del documento di economia e finanza 2023), denuncia la mancanza del necessario cambio di rotta e il pessimo stato di salute del Servizio sanitario nazionale “i cui principi di universalità, equità e giustizia sono stati traditi, con conseguenze sulla vita delle persone, soprattutto nelle fasce socio economiche più deboli e delle popolazioni del Mezzogiorno”.

Meridione del paese di cui, almeno in campo sanitario, a tutti gli effetti fanno parte anche le Marche che, secondo i dati del Rapporto Bes, è la terza peggiore regione in Italia, dopo Lazio e Sardegna, con quasi il 10% (il 9,7%) di marchigiani che ha rinunciato a visite mediche o accertamenti diagnostici che pure erano necessari. Una percentuale decisamente superiore alla media italiana (7,6%) ed in clamorosa e preoccupante crescita rispetto agli anni precedenti quando si attestava intorno al 7%, esattamente in linea con quella del resto del paese. In altre parole quel rapporto testimonia inequivocabilmente quello che avevamo previsto e denunciato nell’estate 2022, cioè che quella “pasticciata” riforma sanitaria varata da Acquaroli e Saltamartini (approvata nell’agosto 2022) avrebbe provocato “disastri”.

Ed è impossibile non considerare come tale il fatto che, in appena un anno, sono aumentati in maniera così consistente (quasi 50 mila in più) i marchigiani che sono stati costretti a rinunciare a curarsi. Tra l’altro quel dato conferma anche come quelle scelte e la politica sanitaria regionale, consapevolmente o inconsapevolmente, di fatto stiano pian piano demolendo la sanità pubblica marchigiana in favore di quella privata. Con l’inevitabile conseguenza che le fasce economicamente più deboli della nostra regione in pratica si vedono negare quel diritto alla salute e alla sanità pubblica che pure dovrebbe essere costituzionalmente tutelato. In quel rapporto vengono infatti indicate come cause che spingono a rinunciare i problemi economici, le lunghe liste di attesa e la difficoltà a raggiungere i luoghi di erogazione del servizio, con quindi la conferma che nelle Marche di fatto si stanno creando cittadini di serie A, che possono permettersi di curarsi in maniera adeguata ricorrendo anche ai privati, e cittadini di serie B che questa possibilità non ce l’hanno e, di conseguenza, di fronte a certi impedimenti di fatto non hanno alternativa alla rinuncia.

La salute non può essere un privilegio riservato a pochi ma un diritto garantito a tutti – accusa in una nota il Pd marchigiano – condanniamo fermamente l’operato di questa giunta regionale e chiediamo interventi immediati per risolvere questa indegna situazione. E’ fondamentale investire in una sanità efficiente, capace di rispondere alle esigenze dei cittadini senza discriminazioni o ritardi. Continueremo a monitorare da vicino la situazione e a lottare per un sistema sanitario equo e accessibile per tutti i marchigiani. La salute dei cittadini non può aspettare e noi faremo tutto il possibile perché nessuno debba rinunciare alle cure di cui ha bisogno”.

Naturalmente, poi, in quadro regionale così preoccupante si inserisce poi la situazione sempre più disarmante e allarmante della sanità picena, sempre più penalizzata dalla Regione e completamente abbandonata al suo destino da chi aveva promesso e avrebbe anche il compito di difenderla e tutelarla. Ma di questo ce ne occuperemo nello specifico nei prossimi giorni…

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