Zona economica speciale e ricostruzione post terremoto, oltre al danno la beffa…


Il commissario Castelli parla della necessità di “un sistema di incentivi”. Come, ad esempio, la Zes dalla quale, per decisione del governo, sono state escluse le aree marchigiane del cratere. Penalizzate anche dalle decisioni della Regione e dello stesso governo Meloni

In un momento di pausa tra i suoi infiniti viaggi-passerella nel territorio marchigiano, il commissario straordinario alla ricostruzione Guido Castelli è stato colto da un’improvvisa illuminazione: serve la Zona economica speciale (Zes) o qualcosa di simile per le aree marchigiane del cratere. “A 7 anni e mezzo dal terremoto le aree del cratere sismico godono di strumenti agevolativi connessi allo stato di emergenza. Ma è evidente che lo stato di emergenza non potrà proseguire all’infinito. Ci sarà bisogno di un sistema di incentivi coerente con le direttive europee. Attualmente l’Abruzzo gode di incentivi come la Zona economica speciale (Zes), noi e l’Umbria invece siamo in regime di transizione. Ma tutto l’Appennino centrale, e non solo una parte, necessita di sostegni” ha dichiarato ad un giornale locale il commissario straordinario in versione “Alice nel paese delle meraviglie”, come se fosse capitato da queste parti solo ora per la prima volta.

Bisognerebbe chiedergli (ma non possiamo certo aspettarci che lo faccia qualche quotidiano locale, come diceva Manzoni “il coraggio uno se non ce l’ha mica se lo può dare…”) dov’era 6 mesi fa, se per caso non era già allora il commissario straordinario per la ricostruzione (e, ovviamente, per chi non lo sapesse all’epoca lo era già). Perché se queste cose le avesse dette allora, se in coerenza con queste affermazioni si fosse battuto allora, magari insieme agli altri parlamentari marchigiani, al governatore delle Marche e a tutti gli amministratori del territorio, forse avrebbe potuto evitate la clamorosa e inaccettabile penalizzazione inflitta dal governo Meloni alle Marche e, ancora di più, al territorio piceno. Già allora, infatti, era chiarissimo a tutti che la Zes sarebbe servita come il pane alla nostra regione, in particolare ai territori del cratere sismico.

Invece, inspiegabilmente, il governo Meloni ha escluso proprio le Marche dalla Zes riservata invece alle regioni del meridione fino all’Abruzzo compreso. Una pesantissima e inaccettabile “mazzata”, ancor più proprio per il Piceno che confina con l’Abruzzo stesso, cioè con un territorio che gode ora di una serie importantissima di agevolazioni e benefici per le aziende, con l’inevitabile rischio di una vera e propria fuga di attività (a maggior ragione chi deve aprire una nuova azienda) dove sono previste condizioni decisamente più favorevoli. Allora, quando il governo ha predisposto il decreto per l’istituzione della Zes, era necessario far sentire la voce del territorio. E chi meglio del governatore Acquaroli e del commissario straordinario Castelli, entrambi dello stesso partito della presidente del Consiglio avrebbero potuto far cambiare idea al governo (quanto meno provarci), tutelando i legittimi interessi del territorio marchigiano e, in particolare di quello piceno e del cratere sismico.

Per altro entrambi erano pienamente consapevoli dell’importanza della Zes per la nostra regione, visto che lo stesso Castelli nel marzo 2022 (quando era assessore regionale) aveva partecipato ad un incontro organizzato dalla Camera di commercio esaltando tutti i vantaggi che sarebbero derivati per le Marche dalla Zes, mentre qualche settimana dopo un comunicato stampa stile Istituto Luce della Regione raccontava dello straordinario successo del governatore Acquaroli e dei vertici regionali a Bruxelles in funzione della futura Zes. Illusioni o, più correttamente, la solita propaganda sulla pelle dei marchigiani.

Perché poi quando è arrivato il momento di far valere e di difendere concretamente i diritti del nostro territorio Acquaroli, Castelli e tutti i parlamentari  marchigiani della destra al governo sono rimasti muti (sorvoliamo per decenza sul comportamento del sindaco Fioravanti, stiamo ancora aspettando che venga costituita la commissione consiliare permanente che il primo cittadino aveva promesso qualche mese fa rispondendo ad una mozione sull’istituzione della Zes nelle Marche presentata dal consigliere leghista Rosa…), non hanno neppure provato a sostenere le ragioni di un territorio in grave difficoltà e, come sottolineato in un’interrogazione parlamentare presentata dall’onorevole ascolano Curti (naturalmente caduta nel vuoto…), colpito negli ultimi anni da 4 devastanti emergenze.

Da bravi e fedeli soldatini, preoccupati esclusivamente degli interessi del proprio partito, non certo di quelli dei cittadini marchigiani, sono rimasti in silenzio, hanno accettato e di fatto condiviso la decisione del governo Meloni, rendendosi di fatto complici della pesantissima penalizzazione imposta alla nostra regione. E dimostrando come la tanto decantata “filiera politica” si stia rivelando per le Marche (così come per Ascoli e per il territorio piceno) una vera e propria iattura perché, invece di portare qualche beneficio, di fatto fa si che i nostri amministratori, per non creare problemi al loro partito e alla propria parte politica, accettano senza fare nulla qualsiasi penalizzazione.

Un meccanismo che conosciamo bene nel capoluogo piceno, letteralmente “massacrato” dalla Regione a guida Acquaroli (in particolare per la sanità) con il silenzio complice del sindaco Fioravanti, e che si è ora riproposto a livello regionale con il governo. Per questo le parole pronunciate ora dal commissario straordinario, mentre i sindaci dei comuni più colpiti dal terremoto continuano ad invocare quella Zes che il governo Meloni ha inspiegabilmente negato, provocano un forte senso di irritazione. Anche perché, Zes a parte, lo stesso commissario Castelli, come anche la Regione di Acquaroli, dopo le tante promesse fatte in concreto non solo stanno facendo poco o nulla per l’area del cratere ma, addirittura, per certi versi stanno ulteriormente penalizzando quei territori.

Il commissario Castelli fa tagli del nastro ogni giorno per opere che si avviano con fondi sisma stanziati dai precedenti governi, non dal suo suo. Anzi il governo Meloni e la stessa Regione Marche stanno mettendo i bastoni tra le ruote a cittadini e imprese dell’area del cratere” accusano la consigliera regionale Anna Casini, il deputato Augusto Curti e il segretario provinciale del Pd Francesco Ameli.  “La legge urbanistica regionale – accusa poi la Casini – ha tagliato le norme previste nel Piano Casa che sanavano alcuni piccoli abusi edilizi nelle zone colpite dal sisma, per velocizzare le pratiche e accedere ai finanziamenti. sta creando grandi problemi non solo ai residenti in quelle aree ma anche ai tecnici e ad Comuni che non sanno come interpretare ora le norme di settore. E le Province hanno anche avanzato richieste di chiarimenti per poter intervenire”.

Con l’ultimo decreto il governo Meloni ha respinto la nostra proposta di prorogare i termini per la chiusura dei lavori nel cratere al 2029, lasciando la scadenza al 2025. Una scelta che metterà in crisi moltissime realtà, perchè molti progetti di riqualificazione che sono stati approvati di recente o lo saranno nel 2024, non potranno consentire la conclusione delle opere entro due anni o meno ancora. Con la conseguenza che molti proprietari dovranno accollarsi pure un debito per le spese rimanenti, con mutui che forse non potranno neppure ottenere” afferma l’on Curti che poi aggiunge che “l’esecutivo Meloni non ha stanziato alcuna risorsa in più per le aree terremotate. Ed ha lasciato anche le Marche fuori dalla Zes, respingendo tutte le proposte del Pd e frenando una ripresa del tessuto economico-sociale fondamentale quanto la ricostruzione degli edifici e delle strutture”.

E la Regione davanti a questa situazione è completamente assente” conclude Anna Casini. E per fortuna che dalla cosiddetta “filiera politica” dovevano arrivare solo grandi benefici per il nostro territorio…

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