Un 2023 da “Pinocchio” per Giorgia Meloni


Secondo il fact checking effettuato da “Pagella Politica” nel 2023 su 182 dichiarazioni di Giorgia Meloni quasi il 70% sono risultate inattendibili. Su prezzi, economia, risultati raggiunti dal governo e, soprattutto, migranti la percentuale più alta di dichiarazioni inattendibili

Un anno da “Pinocchio”. Va in archivio così il 2023 della presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, secondo il fact checking di “Pagella Politica”, negli ultimi 12 mesi ha notevolmente accentuato la sua predisposizione a raccontare “balle” rispetto all’anno precedente. Quando già oltre il 50% delle sue dichiarazioni erano risultate inattendibili. Nel 2023 quella percentuale è notevolmente cresciuta, fino a sfiorare il 70%. Nel dettaglio, nel corso dell’anno che si appresta a terminare “Pagella Politica” ha sottoposto a fact checking 182 dichiarazioni della leader di Fratelli d’Italia e presidente del Consiglio, con solamente 59 (32,4%) che sono risultate attendibili, anche se in alcuni casi solo parzialmente.

Come, ad esempio, i record rivendicati più volte nel corso dell’anno dalla Meloni sul mercato del lavoro. In effetti secondo i dati più aggiornati dell’Istat ad ottobre in Italia il tasso di occupazione nella fascia tra i 15 e i 64 anni era pari al 61,8%, la percentuale più alta da quando ci sono le serie storiche mensile. Ma, al di là del fatto che la crescita dell’occupazione è in atto dall’inizio del 2021 ed è proseguita con costanza per tutto il periodo in cui era in carica il governo Draghi, la presidente del Consiglio ovviamente si guarda bene dal sottolineare che in quella percentuale sono conteggiati anche i lavoratori occasionali, chi ha lavorato anche un solo giorno nel corso del mese (e la percentuale è piuttosto elevata).

Tornando al fact checking di “Pagella Politica” il dato per certi versi clamoroso che emerge è che ben 123 dichiarazioni (67,6%) della presidente del Consiglio sono risultate inattendibili, un vero e proprio record senza precedenti, neppure quando a guidare il governo c’erano Berlusconi e Renzi che, pure, avevano una percentuale elevata di dichiarazioni risultate inattendibili. Piuttosto significativo anche il fatto che la Meloni ha una percentuale un po’ più elevata di dichiarazioni attendibili nei discorsi ufficiali, in particolare negli interventi in Parlamento, mentre è abituata a raccontare “balle” in grande quantità quando pubblica la sua rubrica “Appunti di Giorgia” sui social network.

Come, ad esempio, in occasione dell’ultima puntata di quella rubrica, pubblicata a fine novembre, nella quale la presidente del Consiglio ha affermato che la riforma costituzionale che sta portando avanti la destra non tocca e non modifica in alcun modo i poteri e le prerogative del presidente della Repubblica. In realtà, però, il disegno di legge di riforma costituzionale approvato dal governo Meloni modifica quattro articoli della Costituzione, alcuni dei quali regolano proprio i poteri del presidente della Repubblica. E’ del tutto evidente, quindi, che è una clamorosa “bufala” quella raccontata dalla presidente del Consiglio. Infatti se passasse la riforma il capo dello Stato non avrà più il potere di nominare il presidente del Consiglio, né la possibilità di sciogliere una sola delle Camere e non potrà nominare i senatori a vita.

Naturalmente si può essere d’accordo o meno sulle novità previste dalla riforma costituzionale ma di certo non si può sostenere che non tocchi in alcun modo i poteri del presidente della Repubblica. Altro dato molto significativo che emerge è che la Meloni è particolarmente imprecisa e inattendibile quando parla di migranti, con oltre il 70% di dichiarazioni risultate inattendibili. Come l’ultima di poco prima di Natale quando esaltava il nuovo accordo sulla redistribuzione dei migranti tra i paesi dell’Unione, sostenendo che erano state accolte praticamente tutte le richieste dell’Italia, che invece si è rivelato l’ennesima “mazzata” per il nostro paese, con la possibilità per gli altri paesi di rifiutarsi di prendere migranti, pagando una semplice e non carissima sanzione.

D’altra parte bisogna capirla, dopo tutto quello che aveva promesso in campagna elettorale (da “è finita la pacchia” al blocco navale) ora deve fare i conti con una realtà catastrofica (sempre in relazione alle promesse fatte), con il vero e proprio record di sbarchi da quando è al governo, con in più le “figuracce” dell’ignobile decreto anti Ong (che produce effetti drammatici e di fatto non serve a nulla) e dell’imbarazzante e ridicolo accordo con l’Albania. La presidente del Consiglio, poi, è molto portata a raccontare “balle” in particolare quando si parla di economia e quando deve fare un bilancio sull’efficacia o meno di determinate misure adottate dal suo governo.

Nel primo caso, soprattutto quando si parla di prezzi e inflazione, la presidente del Consiglio ha un validissimo supporto nella pletora di giornalisti (o presunti tali) di destra, sempre pronti a rilanciare e far passare come improbabili verità le “bufale” della Meloni. Basterebbe pensare a ciò che accaduto nella settimana che ci ha accompagnato a Natale, con gli interventi di Italo Bocchino (direttore de “Il Secolo d’Italia”) e Mario Sechi (direttore di “Libero”) ad “Otto e mezzo” per rilanciare l’ipotetico (e inesistente) calo dell’inflazione, con tanto di presunta diminuzione dei prezzi rispetto al Natale scorso. Peccato, però, che proprio negli stessi giorni è stato pubblicato il report con i dati 2023 dell’Ismea (Istituto Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) secondo i quali i prezzi sono considerevolmente aumentati, con una crescita del 20% per i prodotti di base ed un aumento medio di quasi il 10% del costo del carrello della spesa, a fronte di un carrello stesso sempre più ridotto. E, naturalmente, l’inflazione non è affatto diminuita.

Quanto all’esaltazione, contro ogni evidenza, dei provvedimenti del proprio governo l’ultimo e più eclatante esempio è quello relativo all’inutile decreto che introduceva un nuovo reato per punire chi organizza rave party, il primo adottato dal governo di destra dopo il suo insediamento. “Grazie al decreto approvato dal mio governo nell’ultimo anno non c’è stato neanche un rave party illegale in Italia” ha affermato la Meloni dal palco di Atreju. La realtà, invece, racconta che nel 2023 in Italia c’è stato un vero proprio boom senza precedenti di rave party (stando solo a quelli scoperti dalla stampa o dalle forze dell’ordine). Solo a Roma (per altro denunciati anche da alcuni consiglieri municipali di Fratelli d’Italia) almeno 5, altri 3 a Monza e provincia, nel corso dell’estate almeno un paio in Emilia Romagna e altrettanti in Lombardia, Veneto e Campania, di cui uno ad Avellino dove sono stati investiti due agenti di polizia.

Un vero e proprio record, esattamente il contrario di quanto affermato dalla Meloni. Che, dopo poco più di un anno di governo, può quindi già vantare un primato, quello della presidente del Consiglio più inattendibile della Seconda Repubblica. Un titolo di cui non dovrebbe andare troppo fiera…

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