Strage in mare per decreto


Nuova tragedia nel Mediterraneo, 61 morti dopo il rovesciamento di un gommone, in difficoltà da 2 giorni. Le autorità italiane lo avevano avvistato ma hanno imposto alla nave Ong Ocean Viking, che era in zona, di non intervenire perché aveva già effettuato un altro salvataggio

E’ passata quasi sotto silenzio l’ennesima drammatica strage nel Mediterraneo, tra la Sicilia e la Libia, con un gommone con 86 persone che si è rovesciato e solamente 25 persone si sono salvate (per altro per essere riportate in Libia…). La notizia è stata quasi completamente ignorata o, al massimo, relegata in secondo piano dai media, tutti concentrati sul vergognoso show messo in piedi dalla presidente del Consiglio Giorgio Meloni in quel vero e proprio festival dell’incoerenza che è diventato Atreju (basterebbe pensare che il partito, FdI, che ha tra i suoi principi fondanti la difesa della famiglia tradizionale e che sta portando avanti da tempo la battaglia per far dichiarare la maternità surrogata “reato universale” ha invitato come ospite d’onore e accolto trionfalmente Elon Musk che ha al suo attivo 2 mogli, altrettante compagne e 11 figli, alcuni dei quali nati proprio grazie all’utero in affitto…).

D’altra parte è triste da ammettere ma ormai sembra davvero che certi drammi lascino praticamente indifferente gran parte dell’opinione pubblica del nostro paese ( e non solo italiana), come dimostra il fatto che non c’è quella sollevazione generale, che invece ci sarebbe stata in passato, di fronte al cruento genocidio che sta portando avanti Israele a Gaza dove il conto dei morti tra i civili ha ampiamente superato quota 20 mila, con oltre 10 mila bambini. Nel caso in questione, però, il silenzio e l’indifferenza dei media nasce anche dalla necessità di nascondere il fatto che nella nuova strage nel Mediterraneo è consistente la responsabilità del governo Meloni. Piero Sansonetti l’ha definita “strage di Stato” e non si può certo dire che non ci siano motivazioni concrete per definirla tale.

Quello che è innegabile è che l’ennesima strage di mare di questo infausto 2023 si poteva e si doveva evitare. Perché il gommone, partito dalla città libica di Zwara, si trovava alla trovava alla deriva almeno da giovedì 14 dicembre e si è ribaltato, a causa delle onde alte, sabato 16 dicembre. E, come conferma il giornalista di Radio Radicale Sergio Scandura, da giovedì stesso l’area in cui si trovava il gommone era stata sorvolata da diversi aerei di Frontex (l’agenzia di frontiera dell’Unione europea), con la guardia costiera italiana che aveva subito diramato l’allerta segnalando la presenza del gommone in difficoltà. In zona c’era una nave delle Ong, la Ocean Viking, che aveva appena effettuato un salvataggio, soccorrendo 27 persone. Poteva andare in soccorso anche di quel gommone e salvare la vita a quegli 86 disperati ma non ha potuto farlo a causa del criminale decreto anti-ong voluto dal governo Meloni che vieta alle Ong di effettuare più di un salvataggio in mare.

Non si scopre certo ora con questa tragedia che si tratta di un decreto che di fatto provoca morti, già nei mesi passati si erano verificate circostanze simili, tanto che l’Europa e anche papa Francesco avevano chiesto al governo italiano di cancellarlo, almeno nella parte che vieta salvataggi plurimi. Per altro è indiscutibile che quel decreto ha completamente fallito in quello che secondo la presidente del Consiglio era il suo obiettivo principale, scongiurare e diminuire le partenze, e che, di fatto, è solo l’ennesimo provvedimento di facciata, propagandistico, ad uso e consumo di quelli che fino a qualche mese fa credevano ancora che il governo Meloni avrebbe realmente attuato il blocco navale. I numeri e i fatti dimostrano senza possibilità di smentita quanto quel decreto sia del tutto inefficace, visto che le partenze non sono certo diminuite, e che l’unico effetto concreto che ha prodotto è invece l’aumento delle stragi e dei morti in mare. E la tragedia di sabato scorso ne è la più evidente e sconcertante conferma.

Le autorità italiane sapevano che, vicino alla zona in cui era la Ocean Viking che aveva effettuato il salvataggio di 27 persone, c’era quel gommone in difficoltà. Però, proprio in virtù di quanto stabilisce quel decreto, hanno vietato alla nave dell’Ong di effettuare il secondo salvataggio, ordinandogli di dirigersi a Livorno, a mille chilometri di distanza dal luogo del salvataggio. Come scriveva Manzoni a proposito di Don Abbondio, “il coraggio uno se non ce l’ha mica se lo può dare”, quindi non si poteva certo pretendere un gesto di coraggio da parte di qualche funzionario italiano. Quel che è certo ed indiscutibile è che si potevano salvare quelle 61 vite che, invece, sono state sacrificate nel nome del rispetto di un decreto folle, per certi versi omicida. Dopo Cutro la presidente del Consiglio e i ministri hanno sempre manifestato il proprio sdegno di fronte a chi in qualche modo ipotizzava responsabilità italiane in quella terribile strage. In questo caso, però, non ci sono dubbi, questa ennesima strage di mare è anche e soprattutto figlia di quel decreto che, i numeri lo dimostrano, non funziona affatto come deterrente e che, invece, inevitabilmente rischia di provocare quello che poi è accaduto sabato scorso.

D’altra parte che la Meloni e il suo governo siano in grandissima difficoltà sul tema dei migranti e degli sbarchi è sotto gli occhi di tutti, una difficoltà che deriva non tanto da una situazione oggettivamente complessa e non facile da affrontare, ma soprattutto dalle tante promesse elettorali fatte che, come ampiamente previsto, il governo non è in alcun modo in grado di mantenere. E, non avendo il coraggio e l’onestà intellettuale per ammetterlo, allora cerca di confondere le acque con provvedimenti spot, meramente propagandistici, che nella migliore delle ipotesi non servono a nulla (come la farsa del patetico accordo con l’Albania che di fatto è completamente inutile, oltre ad essere stato bocciato addirittura dalla Corte albanese). Nella peggiore, invece, si rivelano drammaticamente dannosi, come appunto il decreto contro le Ong.

Dopo la tragedia di Cutro la Meloni aveva rivendicato il fatto che con la destra al governo erano comunque diminuite le morti in mare. Nei giorni scorsi il portavoce italiano dello Iom (l’Organizzazione internazionale per le migrazioni), Flavio Di Giacomo, ha ricordato come nel 2023 nel Mediterraneo sino morte oltre 2.200 persone. Dato confermato dal rapporto “Nessuno ci ha soccorso” di Medici senza frontiere che evidenzia come il 2023 è stato anno peggiore da questo punto di vista dal 2017. I numeri ufficiali, quindi, smentiscono clamorosamente la presidente del Consiglio su questo drammatico aspetto, allo stesso modo di come i numeri ufficiali non lasciano spazio a dubbi e certificano come con il governo Meloni si è registrato un vero e proprio record di arrivi.

I dati del ministero dell’interno, riferiti al 14 dicembre, parlano di 153.407 arrivi nel corso del 2023, quasi il doppio rispetto all’anno precedente (e quasi il triplo rispetto al 2021), quando per altro il boom di arrivi (quasi 40 mila) si era verificato da ottobre in poi, con la Meloni già governo. Sono, quindi, i numeri ufficiali a testimoniare il totale fallimento della politica del governo di destra in tema di migranti: ne arrivano molto più di prima, ne muoiono di più in mare. Per il primo caso c’è poco da fare, la situazione è estremamente complessa e l’unica cosa seria che potrebbe fare il governo è ammettere che tutti i proclami fatti negli anni passati erano semplicemente propaganda.

Nel secondo caso, per le morti in mare, però, qualcosa di concreto il governo Meloni può e deve farlo, deve cancellare quel vergognoso decreto che ha come unico effetto facilitare le stragi come quella di sabato scorso.

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