Città più povera e più vecchia, crollo dei residenti e giovani in fuga: c’era una volta Ascoli capoluogo di provincia


Il report sulla povertà della Caritas, le indagini di Openpolis e del centro studi Cgia e, soprattutto, i dati contenuti nel Dup 2024-2026 approvato dal Comune certificano il consistente e inequivocabile peggioramento di tutti i parametri del capoluogo piceno negli ultimi 5 anni

Una città più povera, con sempre meno residenti, con l’indice di natalità più basso del centro Italia e quello di vecchiaia costantemente in crescita, mentre l’indice di ricambio della popolazione attiva è in progressivo e clamoroso peggioramento. Per non parlare dei giovani che fuggono da quello che, di anno in anno, è sempre più difficile considerare il vero capoluogo di provincia, superato da San Benedetto anche per quanto riguarda il numero di universitari (per altro in un contesto di crollo complessivo e di profonda crisi dell’università nel Piceno) e sempre inesorabilmente fanalino di coda della regione per quanto riguarda il turismo.

Lo abbiamo sottolineato più di una volta, c’è la città virtuale e fiabesca raccontata dall’incessante propaganda dell’amministrazione comunale (e dai suoi fedeli “cantori”) che miete successi ovunque e dove tutto procede per il meglio. Poi, però, c’è la città reale, quella narrata dai fatti di ogni giorno e , soprattutto, dai dati inconfutabili che descrivono un capoluogo di provincia che si fatica sempre più a considerare tale, in grandissima crisi, con tutti i parametri negativi che peggiorano di anno in anno, che negli ultimi 4 anni (dal 2019 in poi, da quando si è insediata l’amministrazione guidata dal sindaco Fioravanti) ha avuto un evidente e consistente crollo praticamente in ogni settore, facendo ulteriormente sprofondare una città che già era quasi allo stremo.

Gli ultimi (in ordine cronologico) dati in questione, quelli che emergono dal rapporto Caritas sulla povertà nel territorio di Ascoli, sono al tempo stesso sconcertanti, allarmanti e, purtroppo, inequivocabili. Ma dati e numeri non migliori (e altrettanto inequivocabili) arrivano anche da atti ufficiali del Comune stesso. Come, ad esempio, il Documento unico di programmazione (Dup) 2024-2026 , approvato con delibera di giunta comunale n.429 del 28 novembre scorso, che nella prima parte del documento di 247 pagine (dal titolo “Il contesto esterno”), fotografa l’evoluzione del capoluogo piceno negli ultimi 20 anni, evidenziando come tutti i parametri presi a riferimento presentano dati in progressivo e sensibile peggioramento dal 2018 ad oggi.

A partire da quelli relativi ai residenti (nel 2010 erano ancora sopra quota 51 mila) che passano dai 48.041 di fine 2018 agli attuali 45.383. Il sorpasso da parte di San Benedetto c’è stato da ormai un anno e mezzo ma pian piano il divario si amplia perché la città rivierasca (come altri comuni marchigiani, come Ancona e Macerata, ad esempio) dopo anni di flessione sta pian piano recuperando e a fine agosto ha nuovamente superato quota 47 mila (47.027). Per altro quel documento conferma anche il crollo delle nascite nel capoluogo piceno, con una media annua di 296,8 nuovi nati nel periodo che va dal 2014 al 2018 che precipita a 239,7 nel periodo che va dal 2019 al 2022, cioè da quando si è insediata questa amministrazione comunale guidata dal sindaco Fioravanti.

In realtà non sarebbe neppure un dato troppo sorprendente, visto che qualche settimana fa l’indagine dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini, pubblicata da Openpolis, aveva evidenziato come Ascoli fosse di gran lunga il capoluogo di provincia delle Marche e dell’intero centro Italia con il tasso di natalità più basso, molto al di sotto della media nazionale e regionale. Solo che misteriosamente (e inspiegabilmente) dall’estate scorsa parte della stampa locale celebra la ricetta del sindaco Fioravanti contro il crollo delle nascite, il “bonus nuove nascite” esaltato come l’improbabile panacea di tutti i mali. Peccato, però, che poi i dati ufficiali confermano che nel capoluogo piceno, a differenza di quanto invece avviene in altri comuni importanti delle Marche, nel 2023 continuano a diminuire i nuovi nati, mentre la determina n.4389 del 28 novembre scorso svela che complessivamente non più di una cinquantina di famiglie hanno usufruito del bonus, per l’irrisoria spesa a carico del Comune di 11.500 euro.

Nascono sempre meno bambini e i giovani continuano a fuggire da Ascoli, come aveva già evidenziato l’indagine del Centro studi Cgia, secondo cui Ascoli in termini di fuga dei giovani ha percentuali simili al sud dell’Italia, confermata ora da tutti i dati e i parametri riportati nel Dup. D’altra parte, però, che prospettive può dare ai giovani un capoluogo di provincia chiuso, ingessato, immobile, allergico ad ogni minimo cambiamento, che non ha prospettive di crescita. Dove, per giunta, è miseramente naufragato anche il sogno universitario, sempre rivendicato negli slogan e nei proclami dell’amministrazione comunale ma mai concretamente alimentato da interventi reali e tangibili. Anche in questo caso i numeri parlano chiaro, complessivamente sono scesi a poco più di 2 mila (2.164) gli iscritti ai corsi universitari nel Piceno, un numero di per sé irrisorio che diventa oltre modo imbarazzante per Ascoli, anche in questo campo superata da San Benedetto che ha 1.150 iscritti contro i 1.014 del capoluogo di provincia.

I giovani fuggono dalla nostra città che inesorabilmente vede peggiorare sensibilmente tutti i relativi parametri, dall’indice di vecchiaia (che rappresenta il grado di invecchiamento di una popolazione ed è il rapporto percentuale tra il numero degli ultra 65enni ed il numero di giovani) all’indice di dipendenza strutturale (il carico sociale della popolazione non attiva su quella attiva), dall’indice di ricambio della popolazione attiva (il rapporto tra la fascia di popolazione che sta per andare in pensione e quella dei giovani che stanno per entrare nel mondo del lavoro) all’indice di struttura della popolazione attiva (il grado di invecchiamento della popolazione in età lavorativa).

I dati riportati sul Dup sono inequivocabili e certificano come Ascoli sia sempre più una città per anziani, con sempre meno giovani. Partendo dall’indice di vecchiaia che passa da 257,6 del 2018 a 285,2 del 2022 (che significa che ci sono quasi 300 anziani ogni 100 giovani), passando per l’indice di dipendenza strutturale che cresce dal 61,7 del 2018 all’attuale 64,6 (quindi ci sono più di 64 individui a carico di ogni 100 che lavorano). E, poi, ancora, l’indice di ricambio della popolazione attiva passa da 147,7 del 2018 a 179,6 del 2022, mentre l’indice di struttura della popolazione attiva passa da 144,6 a 152,3 (e questi due dati certificano che la popolazione in età lavorativa nel capoluogo piceno è sempre più anziana).

Senza dilungarci ulteriormente, i dati riportati nel Dup e certificati dalla stessa amministrazione comunale, sindaco Fioravanti in testa, mostrano una fotografia desolante del capoluogo piceno. Resa ancora ancora più disarmante da quanto emerge dal report 2022 sulla “Povertà ed esclusione nel territorio di Ascoli”, l’annuale rapporto della Caritas presentato la settimana scorsa, che evidenzia un preoccupante e consistente aumento della povertà nel capoluogo e nel territorio piceno,  peggiorata la qualità della vita ad Ascoli. Proprio nei giorni scorsi è stata pubblicata l’edizione 2023 di Ecosistema Urbano, di Legambiente in collaborazione con “Il Sole 24 Ore”, che misura la qualità della vita nei capoluoghi di provincia italiani. Ed il capoluogo piceno si colloca al 61° posto, confermandosi il peggiore delle Marche. Nel 2018, l’anno precedente all’elezione a sindaco di Marco Fioravanti, Ascoli aveva ottenuto un lusinghiero 15° posto, dietro solo a Macerata per quanto riguarda la nostra regione. Un consistente crollo, con la perdita di ben 46 posizioni, che si aggiunge ai tanti record negativi stabiliti in questi ultimi anni.

Da tenere bene in mente soprattutto nei prossimi mesi quando, in vista delle elezioni comunali, si intensificherà la campagna propagandistica dell’amministrazione comunale per raccontare una città che non c’è…

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