Ascoli a due facce, ora la classifica fa paura


Primo tempo da film dell’orrore dei bianconeri  che nella ripresa sfiorano la rimonta ma alla fine si inchinano alla capolista. Sorpassato dal Lecco e avvicinato dalla Ternana terz’ultima l’Ascoli ora è spalle al muro e non può fallire lo scontro diretto al Del Duca con lo Spezia

Il “miracolo” non c’è stato anche se, dopo aver rischiato una storica imbarcata nel primo tempo, l’Ascoli nella ripresa ha addirittura avuto anche l’opportunità di pareggiare. Alla fine, come da pronostico, ha vinto con merito il Venezia, mentre in casa bianconera crescono paure e preoccupazioni. Non solo per la classifica sempre più allarmante e per l’ennesima conferma degli enormi limiti di questa rosa, ma anche per la scarsa lucidità mostrata da Castori nelle scelte iniziali, di uomini e nel modo di mettere in campo la squadra, e nell’analisi della gara a tratti imbarazzante. Naturalmente ci sta che l’allenatore bianconero, per non deprimere ulteriormente l’ambiente e cercare di tenere alto il morale dei suoi, si sia soprattutto soffermato sul discreto secondo tempo dell’Ascoli e molto meno sull’imbarazzante prima frazione.

Ma sostenere che la sua squadra è partita bene, che fino al gol del vantaggio stava tenendo bene il campo e che c’è voluta una gran giocata dei veneti per sbloccare la gara significa aver visto completamente un’altra partita. Perché prima del gol di Gytkjaer (giunto al 25°) la formazione di Vanoli aveva già creato tre nitide occasioni da gol, sempre con Pierini, oltre ad un altro paio di situazioni potenzialmente pericolose. E, soprattutto, perché al netto delle “giocate” dei giocatori veneti e degli errori individuali dei bianconeri, il primo gol è frutto proprio dell’atteggiamento tattico suicida e della scriteriata disposizione in campo dell’Ascoli che ha concesso un gol che sarebbe imbarazzante da subire anche per una squadra di dilettanti.

C’è da sperare che, al di là di ciò che ha dichiarato “a caldo”, Castori abbia fatto una seria autocritica e abbia riflettuto sull’indecente primo tempo dell’Ascoli, un vero e proprio film dell’orrore di cui l’allenatore è pienamente responsabile al pari degli undici bianconeri scesi in campo. Le responsabilità di Castori nell’imbarazzante primo tempo dell’Ascoli sono evidenti ed inequivocabili, sia per quanto riguarda la scelta degli uomini da mandare in campo, sia per lo sciagurato modo con cui la squadra ha affrontato la partita. Partendo da quest’ultimo aspetto, probabilmente neppure il tecnico neroverde Vanoli, se avesse potuto scegliere come impostare la partita degli avversari, sarebbe stato in grado di favorire e facilitare così palesemente il Venezia. Che, non è certo un mistero, diventa devastante se ha la possibilità di giocare negli spazi, con i suoi tanti giocatori rapidi, estrosi e molto tecnici.

E la più eloquente ed inequivocabile dimostrazione si era avuta la settimana scorsa a Bari, con i padroni di casa che si erano gettati coraggiosamente in avanti e i veneti che avevano “banchettato” negli spazi, segnando 3 gol e sfiorandone almeno altrettanti. Per questo era logico attendersi un Ascoli più guardingo e accorto, un po’ più basso per non lasciare campo agli avversari e attentissimo a non concedere spazio alle devastanti accelerazioni dei padroni di casa. Invece i bianconeri sono partiti molto aggressivi, andando a pressare altissimi, lasciando però ampi spazi al Venezia. Un atteggiamento magari anche coraggioso ma che, come era sin troppo facile prevedere, si è rivelato terribilmente autolesionistico, con i veneti che, dopo aver impiegato qualche minuto per prendere le misure, sono andati a nozze ed hanno dato il via ad una serie impressionante di rapidissime azioni in verticale che hanno mandato in tilt l’Ascoli, in grandissima difficoltà su entrambe le fasce (con Pierini a destra e Johnsen a sinistra imprendibili per Falasco e Bayeye) e travolto in mezzo al campo, con Di Tacchio e il lentissimo Gnahorè in balia degli avversari.

Se il gol del vantaggio è arrivato “solamente” al 25° è stato solo per errori di mira sotto porta dell’incontenibile Pierini (in due circostanze, la seconda dal limite dell’area piccola) e per l’indecisione di Johnsen, giunto con un attimo di ritardo su un cross radente del solito Pierini che doveva solo essere spinto in porta. Poi è arrivato l’1-0 e siamo sicuri che, quando lo rivedrà, anche Castori inorridirà per la scriteriata disposizione in campo della sua squadra, con un semplicissimo lancio dalla difesa che, al netto degli errori individuali, ha agevolmente scavalcato e tagliato fuori il centrocampo che pressava alto e ha trovato completamente fuori posizione la difesa bianconera.

Ha, invece, ragione l’allenatore bianconero quando sostiene che dopo l’1-0 l’Ascoli si è ulteriormente disunito, concedendo subito il raddoppio (sull’ennesima colossale “dormita” collettiva della retroguardia, questa volta su calcio d’angolo) e altre opportunità ai padroni di casa. Che hanno sprecato con Johnsen e Gytkjaer l’ennesima grande azione, poi si sono visti negare da un miracoloso intervento di piede di Viviano, su conclusione ravvicinata di Candela, il 3-0 che sembrava fatto. In pratica nel primo tempo il Venezia, oltre ai 2 gol, ha costruito almeno altre 5 nitide occasioni da gol (senza contare alcune pericolose mischie in area), mentre l’Ascoli non si è mai fatto vedere in maniera minacciosa dalle parti di Bertinato.

I numeri di quel primo tempo, che avrebbe potuto chiudersi anche con un passivo di 4-5 gol per i bianconeri, evidenziano meglio di tante parole quanto autolesionistica sia stata la tattica di gioco adottata in quella prima frazione da parte di Castori. Che non ha per nulla convinto neppure nelle scelte per l’undici titolare. E se per il disastroso Adjapong come terzo centrale a destra l’allenatore bianconero quanto meno ha l’attenuante di non avere a disposizione alternative, stessa cosa non si può dire per la scelta di confermare Masini trequartista e per la conferma di Gnahorè in mezzo al campo a fianco di Di Tacchio. E se è vero che l’ex Genoa nel secondo tempo ha trovato il gol, è altrettanto innegabile che nei primi 45 minuti nessuno si è accorto della sua presenza.

Sarebbe stato più opportuno magari irrobustire il centrocampo, rinunciando nel primo tempo ad un trequartista assolutamente inutile nel contesto di gara. Poi nella ripresa, sotto di 2 gol, poteva avere senso rischiare di più, anche sbilanciando la squadra. Quanto a Gnahorè in una partita tatticamente accorta, con l’Ascoli chiuso e basso per non concedere spazio al Venezia, sicuramente avrebbe potuto rendersi utile schierato a fianco a Di Tacchio (che non sta certo attraversando un gran momento di forma). Ma con la squadra che pressava così alta, lasciando alle spalle autentiche praterie, non poteva che andare in grandissima difficoltà non avendo la gamba per andar dietro alle folate offensive dei veneti.

Ovviamente le discutibili scelte, tattiche e di uomini, di Castori nel primo tempo non possono e non devono far passare in secondo piano le responsabilità dei giocatori, autori in quella prima frazione di una prestazione complessiva per certi versi irritante ed infarcita di errori. A partire dalla difesa a tre, con Adjapong in comprensibile difficoltà (ma che non può farsi beffare da “pivello” come in occasione del primo gol del Venezia), proseguendo per Botteghin protagonista probabilmente del peggior primo tempo da quando è in bianconero, fuori posizione e attratto dalla palla (invece di preoccuparsi dell’inserimento di Gytkjaer) in occasione del primo gol e a passeggio in area di rigore sul calcio d’angolo che ha portato al 2-0.

Semplicemente irritante, invece, il primo tempo di Falasco, “asfaltato” da Pierini (come Bayeye dall’altra parte) e troppo superficiale e disattento in diversi interventi, con quel tentativo di colpo di tacco sul primo palo, in occasione del raddoppio del Venezia, che grida ancora vendetta. Detto del centrocampo, le due punte (Pedro Mendes e Rodriguez) per tutto il primo tempo non hanno avuto un solo pallone giocabile ma non hanno neppure cercato di andarsene a procurare qualcuno, sempre anticipati dai difensori veneti.

Nella ripresa, poi, la clamorosa “papera” in apertura di Bertinato ha incredibilmente riaperto una partita che doveva essere chiusa dopo i primi 45 minuti. Inevitabilmente il Venezia si è messo paura e ha perso brillantezza, mentre l’Ascoli si è rianimato ed è andato a caccia di quello che sarebbe stato un incredibile pareggio, ovviamente esponendosi (in questo caso comprensibilmente) alle ripartenze del Venezia. Un doppio miracolo di Viviano e di Quaranta ha evitato, dopo un quarto d’ora, il 3-1 poi i bianconeri hanno avuto anche un paio di buone opportunità (con Botteghin e con il subentrato Manzari) per il 2-2.

Alla fine ancora Gytkjaer ha siglato il 3-1 finale che lancia i veneti e fa sprofondare l’Ascoli, ora al quart’ultimo posto in classifica. Con la sfida di sabato prossimo con lo Spezia che diventa uno snodo cruciale, una partita assolutamente da vincere per non precipitare ulteriormente. Ripartendo sicuramente da quanto di buono fatto nel secondo tempo a Venezia ma ricordando bene, per non ripeterlo mai più, quel primo tempo da film dell’orrore.

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