Marche penalizzate dal governo e dal silenzio di Acquaroli, mozione in Parlamento per chiedere la Zes


Come promesso l’ha presentata il deputato ascolano Augusto Curti che sottolinea come “le Marche attraversano una difficilissima fase economica aggravata dai 4 stati di emergenza” e per questo c’è la necessità “di costituire una nuova Zes per l’intero territorio regionale”

E’ stato di parola l’on. Augusto Curti. Aveva promesso che avrebbe presentato una mozione sulla Zona Economica Speciale (Zes) nelle ore immediatamente successive all’ennesima “mazzata” inferta dal governo Meloni alla nostra regione, esclusa dalla Zes istituita per decreto dall’esecutivo. E nelle ore scorse il deputato ascolano del Pd, insieme alla collega maceratese Irene Manzi e ad altri deputati, ha presentato una mozione che si propone di impegnare il governo “ad avviare con urgenza ogni iniziativa utile alla costituzione di una nuova Zes per l’intero territorio della regione Marche. Ciò al fine di sostenere il rilancio economico, tutelare i livelli occupazionali e contrastare le minacce attuali ed urgenti”.

Le Marche attraversano una difficilissima fase economica, aggravata dai 4 stati di emergenza” sottolinea il deputato ascolano che, a supporto della sua richiesta, fornisce una serie di dati, analisi, studi che confermano in maniera inequivocabile lo stato di crisi in cui versa la nostra regione e le prospettive future se possibile ancora più grigie. Partendo dal fatto, già sottolineato nelle settimane scorse, che la Programmazione strategica del ciclo 2021-2027 per le politiche di coesione economica e sociale e territoriale dell’Unione europea ha declassato le Marche da regione “più sviluppata” a regione “in transizione”, motivando la decisione con l’impoverimento del pil pro capite che in 20 anni ha visto un -16% di perdita di valore aggiunto dell’economia regionale.

Ma, pur rappresentando un parametro oggettivo importante su cui si basa la collocazione di una regione rispetto alle categorie di classificazione individuale, il pil pro capite non è esaustivo dei vari fattori che sono alla base del regresso economico. Il Rapporto “La Strategia di Specializzazione Intelligente 2021-2027” dell’Istituto Adriano Olivetti di studi per la gestione dell’economia e delle aziende (Istao) evidenzia che le Marche, come l’Italia in generale, sono state fortemente colpite dalla crisi finanziaria iniziata nel 2008 in termini di calo di pil e di competitività internazionale.

La nostra regione ha visto peggiorare la propria posizione e soprattutto la propria capacità di generare crescita e occupazione in modo stabile e continuativo, con la crisi di due settori importanti dell’economia regionale (elettrodomestici e sistema moda) che ha portato ad una perdita rilevante di quote di mercato sull’export nazionale del sistema produttivo marchigiano. Non sono stati più raggiunti i livelli di esportazione precedenti al 2008 e, a fronte della ripresa di altre regioni italiane, il peso delle Marche è sceso dal 3,4 al 2,4%. E queste due crisi industriali hanno determinato anche situazioni di crisi territoriali a livello sociale e occupazionale nelle rispettive aree geografiche. Nel marzo scorso, poi, l’Ufficio Studi della Cgia di Mestre ha tracciato un quadro molto allarmante della situazione del comparto artigiano che ha subito in un decennio la cessazione di oltre 13 mila attività, con un decremento del 18,6% (terzo dato peggiore dopo Abruzzo e Piemonte).

L’indagine trimestrale di Confindustria Marche, invece, evidenzia come l’industria manifatturiera abbia chiuso il secondo trimestre 2023 con attività produttiva e commerciale in calo del 2,7% rispetto allo stesso periodo del 2022, mentre dall’elaborazione dei dati Inps a cura dell’Ires Cgil Marche emerge come dal periodo gennaio-giugno 2023 sono state richieste e autorizzate complessivamente 6,8 milioni di ore di cassa integrazione, fondi di integrazioni salariali e altri fondi di solidarietà. In particolare si sono verificati incrementi significativi nei settori carta stampata ed editoria (+683%), nel legno (+166%), nella chimica gomma-plastica (+146%) e anche nell’edilizia (+62%).

Non bisogna, poi dimenticare, che in un contesto già di crisi a dare un ulteriore colpo di grazia all’economia marchigiana ci hanno pensato le emergenze che ha dovuto affrontare la nostra regione, a partire da quella mondiale del covid, passando per quella del sisma 2016 che ha colpito soprattutto il sud delle Marche (le province di Macerata, Fermo, Ascoli), che ha causato la chiusura e la delocalizzazione di molte aziende del territorio marchigiano, fino all’alluvione del 2022 che ha colpito il nord della regione, provocando ulteriori danni ed aggravando la situazione. Se la situazione attuale è tutt’altro che rosea, per certi versi ancora più preoccupanti sono le previsioni e gli scenari futuri. Il 15 giugno scorso il Centro Studi Economia Reale, in collaborazione con l’Istao e con l’Università Politecnica delle Marche, ha presentato un previsionale basato sul “modello Oxford Ecomics” che delinea per le Marche una tendenza preoccupante in termini di pil pro capite che nel 2019 era parti a 27.100 euro per abitante, inferiore di 1.900 euro alla media nazionale.

Una forbice che secondo le previsioni è destinata ad accentuarsi notevolmente entro il 2027, portandosi a 2.700 euro. Lo stesso studio evidenzia come l’economia marchigiana è preda di “un fenomeno lento di bradisismo che le fa perdere qualche punto all’anno rispetto al resto del paese. Come noto il bradisismo non viene percepito pienamente nel breve periodo perché il terreno economico si abbassa di pochi centimetri all’anno”. Una dinamica che inevitabilmente si ripercuote anche sul piano sociale della distribuzione del reddito, con un progressivo e generale impoverimento. Non bisogna poi dimenticare che tutte le stime relative all’economia italiana non autorizzano certo a previsioni ottimistiche in termini di ripresa nel breve e medio periodo, con l’Istat che conferma la flessione nel secondo trimestre dell’anno pari allo 0,4% “lievemente più accentuata rispetto alla stima iniziale”.

Di fronte ad un simile quadro è davvero inaccettabile e incomprensibile l’esclusione della nostra regione dalla Zes e ancora più inaccettabile è il silenzio del governatore marchigiano Acquaroli e della sua giunta di fronte ad una decisione del governo guidato dalla leader del suo stesso partito che penalizza fortemente le Marche e, ancora più, il territorio piceno (in considerazione del fatto che invece l’Abruzzo è stato inserito nella Zes). Ancora una volta Acquaroli e questa destra stanno dimostrando come per loro gli interessi di partito, della propria parte politica abbiano la priorità rispetto agli interessi dei marchigiani.

Quindi si accetta supinamente e in silenzio anche la più evidente e pesante penalizzazione inferta dal governo (come in questo caso), anche perché sostenere le profonde ragioni che ci sono dietro la richiesta di Zes anche per le Marche vorrebbe dire ammettere che la situazione è concretamente preoccupante e che il quadro idilliaco che continua a proporci la destra al governo della Regione è quanto di più lontano dalla realtà.

Le Zes – sottolinea l’on. Curti – hanno come obiettivo l’attrazione di investimenti, lo sviluppo delle infrastrutture, la creazione di nuovi posti di lavoro e la promozione della crescita delle esportazioni e delle attività industriali. In particolare le misure di sostegno all’economia si sostanziano in crediti di imposta, detassazioni, riduzioni/esenzioni/differimenti dei dazi doganali, esenzioni iva su alcune categorie di esportazioni, riduzione dell’imposta sui redditi, aiuti per ricerca e sviluppo, aiuti per la formazione di dipendenti, incentivi all’occupazione, procedure semplificate individuate mediante amministrazioni locali e statali, ecc.”.

E’ del tutto evidente, quindi, che se già è evidente e pesante la penalizzazione per tutta la regione, per il territorio piceno la “mazzata” è ben più consistente, visto che a pochi chilometri di distanza sono previsti aiuti e agevolazioni che nel Piceno non ci sono. E non bisogna certo essere dei fini analisti per comprendere ciò che questa situazione può determinare per il nostro territorio. Per questo non solo, come chiede Curti, “il tema della Zes va messo al centro dell’agenda politica del governo come dell’esecutivo regionale”, ma tutti i parlamentari marchigiani, politici e amministratori del territorio, a prescindere dal colore politico, dovrebbe sottoscrivere e sostenere con forza la mozione del deputato ascolano. Almeno quelli che hanno davvero a cuore le sorti del proprio territorio, dei propri concittadini.

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