I soliti limiti ed errori frenano un Ascoli “allergico” ai secondi tempi


In 5 partite su 9 l’Ascoli nella ripresa si è fatto rimontare o ha perso punti. Come contro una Sampdoria disarmante, salvata dalla solita mancanza di cattiveria, dai limiti in fase di costruzione e dall’immancabile ingenuità in fase difensiva dei bianconeri

Terzo posto in classifica con 18 punti, a -2 dal Parma capolista. Questa sarebbe la posizione in classifica dell’Ascoli alla sosta se le partite durassero 45 minuti. Nei secondi tempi i bianconeri si fanno rimontare e perdono punti, è accaduto contro la Sampdoria e complessivamente in 5 delle 9 partite giocate, troppe per essere solamente un caso. A Modena il primo tempo si era chiuso 0-0, poi nella ripresa i padroni di casa hanno trovato il gol vittoria. A Bolzano addirittura l’Ascoli aveva chiuso i primi 45 minuti in vantaggio ma, poi, nel secondo tempo il Sudtirol ha ribaltato la situazione, vincendo 3-1. Con il Palermo il gol subito al 93° ha tolto un punto che sembrava ormai al sicuro, mentre nelle ultime 2 partite a Brescia e con i doriani al Del Duca la formazione di Viali ha sprecato nella ripresa il vantaggio costruito meritatamente nel primo tempo.

E quest’ultima partita, oltre a confermare i limiti di mentalità e tecnici di questa squadra, è quella che lascia i rimpianti maggiori. Innanzitutto perché i bianconeri si sono trovati di fronte una Samp in evidente e profonda crisi, a tratti imbarazzante, sicuramente tra quelle fin qui affrontate la squadra più in difficoltà. Poi perché i doriani non hanno fatto nulla per pareggiare (il Brescia almeno nella ripresa, complice l’atteggiamento dell’Ascoli, aveva pressato e spinto), si sono visti regalare da una colossale sciocchezza di Caligara il rigore del pareggio e ne hanno approfittato. Addirittura per poco non ci scappava la beffa al 90°, evitata da un miracoloso intervento di Viviano su De Luca.

Anche per questo si può dire che alla fine il pareggio è il risultato più giusto, giunto al termine di una partita oggettivamente brutta tra due squadre poco brillanti, piena di errori tecnici e in certe fasi più simile ad un incontro di lotta (alla fine sono stati ben 35 i falli fischiati, quasi un record di questi tempi),con nessuna delle due che avrebbe meritato di vincere. Non lo meritava certo la formazione di Pirlo, fino al rigore apparsa una squadra allo sbando (non che poi abbia fatto chissà cosa…), con un centrocampo che palleggiava in maniera decente (cosa che manca completamente all’Ascoli), un attacco che definire evanescente è un eufemismo ed una difesa a tratti imbarazzanti, che sui calci piazzati difendeva in maniera ridicola.

Ma non lo meritava neppure l’Ascoli perché quando hai la fortuna di trovarti di fronte una squadra in quelle condizioni devi spingere con decisione e “cattiveria”, dominare e chiudere la gara senza esitazioni. Cosa che i bianconeri, per difetto di mentalità e per i soliti limiti tecnici nella fase di costruzione, non hanno fatto. Eppure, pur senza esprimere un gioco offensivo particolarmente brillante, nei primi 45 minuti l’Ascoli di occasioni per segnare ne ha avute parecchie, tutte nate da calci da fermo (punizioni o calci d’angolo), ad eccezione della rapida ripartenza (probabilmente viziata da fuorigioco) che ha portato Rodriguez davanti a Ravaglia, bravo a deviare in angolo.

Dopo il miracoloso salvataggio sulla linea di Borini sul calcio d’angolo calciato direttamente in porta da Falasco, la palla buona è capitata almeno un paio di volte a Botteghin ed in altrettante circostanze a Nestoroski. Che poi, proprio negli ultimi secondi di recupero, con un gran colpo di testa su una punizione dalla tre quarti, ha siglato il vantaggio bianconero. Praticamente inesistente a livello offensivo per tutto il primo tempo (ad eccezione di una conclusione debole e centrale di Borini), la Sampdoria ha decisamente accusato il colpo e in avvio di ripresa i bianconeri sono subito andati ad un passo dal raddoppio, sempre su calcio d’angolo, con Rodriguez che non è arrivato per un soffio sulla sponda di Pedro Mendes.

Poi il pasticcio di Caligara, per altro su un’azione che non era neppure pericolosa. L’errore del centrocampista bianconero è evidente e ingiustificabile, certe leggerezze non si possono commettere in area di rigore. Però non si può non evidenziare che comunque Caligara, schierato a destra da Viali anche se mancino, nell’occasione ha provato a portarsi il pallone sul sinistro per poter rinviare. Un particolare che dovrebbe far riflettere mister Viali perché nel calcio a volte anche i minimi particolari possono fare la differenza. Il pareggio così casualmente trovato non ha cambiato più di tanto la partita della Sampdoria, che non è cresciuta o migliorata, ma ha completamente trasformato l’Ascoli che, di fatto, come già è accaduto troppe volte si è completamente spento.

La partita, già fino a quel momento brutta, è diventata inguardabile. I cambi operati da Viali ancora una volta non hanno certo migliorato la situazione e i bianconeri in pratica non hanno più spaventato Ravaglia, neppure sui calci piazzati. Così nel finale, con l’Ascoli messo malissimo in campo, nell’unico contropiede ben impostato la Sampdoria ha incredibilmente avuto il match ball sui piedi di De Luca, con il miracoloso intervento di piede di Viviano che almeno ha evitato la beffa. E solo il grandissimo rischio corso nel finale può in qualche modo addolcire l’amarezza per l’ennesima grande occasione mancata, per la vittoria gettata al vento dai bianconeri per i soliti limiti e per i soliti errori.

Su cui bisogna riflettere attentamente perché, se si ripetono con puntualità, non possono certo essere considerati un caso. Al di là della mancanza di cattiveria, il problema principale e più evidente di questa squadra è nel centrocampo, con Viali che proprio non riesce a trovare la giusta formula per farlo funzionare al meglio. Perché, se non ci sono dubbi sul fatto che Di Tacchio è il punto fermo, a fianco lui l’allenatore bianconero continua ad alternare giocatori, senza però trovare mai la cosiddetta “quadra”. L’ex Salernitana e Ternana è un gran recuperatore di palloni, un ottimo baluardo davanti alla difesa e garantisce fisicità, pressing e dinamismo ma ha degli evidenti limiti in fase di costruzione.

Il problema è che nessuno degli altri centrocampisti a disposizione di Viali ha determinate caratteristiche, ha nelle sue corde la capacità di cucire il gioco, verticalizzare rapidamente e servire in maniera adeguata gli attaccanti (praticamente sempre costretti a giocare spalle alla porta). Gnahorè un po’ più degli altri ha nelle corde la capacità di verticalizzare (e con Di Tacchio costituisce una diga non facile da superare a centrocampo) ma è ancora molto lento e fatica terribilmente quando si alza il ritmo. Milanese troppo spesso gioca da solo, abituato a partire palla al piede e testa bassa (non proprio il massimo per un centrocampista), Caligara è più incursore, mentre Falzerano (che rispetto alla scorsa stagione è un altro giocatore) è evidente che non è un centrocampista, anche se si applica e si impegna al massimo. Krajia e Masini, invece, sono praticamente scomparsi (il primo ha giocato qualche minuto a Brescia) ma, quando sono stati impiegati, hanno dimostrato di non avere le qualità per migliorare il centrocampo bianconero.

Oggettivamente per Viali non è semplice trovare la giusta soluzione, magari potrebbe aiutare schierare i giocatori nel loro ruolo naturale e fare delle scelte, puntare su un determinato schieramento in mezzo al campo per provare a farlo crescere e migliorare. Per altro gli evidenti limiti in fase di costruzione del centrocampo finiscono per penalizzare quello che potrebbe essere il punto di forza dell’Ascoli, il reparto offensivo che può contare su tre giocatori del calibro di Nestoroski, Pedro Mendes e Rodriguez. Che, però, devono essere messi nelle condizioni migliori di esprimersi, cosa che non avviene non solo per i limiti del centrocampo. Infatti con Nestoroski (in costante crescita) al centro dell’attacco, Viali sceglie di dirottare Pedro Mendes e Rodriguez più esterni in una posizione che, però, nessuno dei due sembra gradire in maniera particolare.

Entrambi, in maniera molto disciplinata, si applicano ma chiaramente sono molto meno incisivi, poi, in fase offensiva. In crescita nelle ultime partite è invece il reparto difensivo, con Falasco e Bayeye molto convincenti sugli esterni e la coppia Botteghin- Bellusci che sembra aver ritrovato solidità. Piuttosto a preoccupare doppiamente sono le condizioni fisiche del brasiliano, innanzitutto perché il capitano è indiscutibilmente il perno della difesa, poi perché in caso di assenza di fatto Viali non avrebbe alternative a Bellusci e Quaranta (con Bogdan disperso…).

Dopo la sosta i bianconeri ripartiranno da Lecco, una partita comunque insidiosa ma che bisogna provare a vincere, anche perché poi inizierà un ciclo molto impegnativo, a partire dalla successiva partita casalinga con il Parma.

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