Farsa scuola Don Bosco: il risparmio più importante della sicurezza, dopo 6 anni si riparte da zero


Per le verifiche di vulnerabilità sismica del 2021 la Don Bosco era nella fascia peggiore, quello di massimo rischio. Per questo era previsto un intervento di demolizione e ricostruzione ma il ritardo ha fatto lievitare i costi ed ora il Comune, per risparmiare, riparte da zero

A pochi giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico, mentre sindaco e assessori continuano nel loro imbarazzato silenzio, ancora una volta sono gli atti ufficiali del Comune a regalarci l’ennesima surreale pagina nell’interminabile telenovela della messa in sicurezza delle scuole cittadine. E mentre continuano ad essere avvolti nel mistero il destino della scuola media Don Giussani di Monticelli (da cronoprogramma del sindaco i lavori sarebbero dovuti terminare entro giugno) e quello delle scuole Malaspina, Cagnucci e Tofare (da cronoprogramma del sindaco entro luglio-agosto dovevano aprire i cantieri, in realtà non sono stati ancora approvati neppure i relativi progetti esecutivi), la determina n. 3063 del 6 settembre scorso testimonia ancora una volta come la confusioni regni sovrana in Comune, dove da anni è stato bandito il termine “programmazione”.

Perché questa volta si è davvero toccato il fondo, si è ampiamente superato ogni limite del ridicolo, a 7 anni dal terremoto e a 6 dall’ordinanza che ha individuato (e poi finanziato) le scuole cittadine su cui dover intervenire, come in surreale gioco dell’oca si decide di ritornare alla casella di partenza, di ripartire dall’inizio, almeno per quanto riguarda la scuola Don Bosco di via Kennedy. E se già l’oggetto di quella determina, “Presa d’atto di nuovi indirizzi relativi alla tipologia di intervento post sisma dell’edificio scolastico Don Bosco”, suscita notevoli perplessità, il contenuto di quell’atto lascia poi senza parole, si fa fatica a credere a ciò che è scritto e si ha la sensazione di essere capitati su “Scherzi a parte”. Purtroppo, però, è tutto incredibilmente vero, dopo che da 2 anni e mezzo è partito l’iter per la progettazione, dopo che da quasi un anno e mezzo è stato affidato l’incarico di predisporre il progetto definitivo con motivazioni ridicole, imbarazzanti e contradditorie si decide di ripartire da zero.

Anzi, da meno ancora zero perché addirittura si ricomincia dalla verifica sismica “spinta” della struttura scolastica. Con l’inevitabile conseguenza che si dilatano ulteriormente, e senza la possibilità di fare al momento previsioni, i tempi giù esageratamente lunghi dell’intervento. Come spesso avviene in questo genere di atti, anche la determina n. 3063 ripercorre l’iter dell’intervento di miglioramento/adeguamento sismico (in realtà sarebbe di demolizione e ricostruzione) della scuola Don Bosco, partendo dall’ordinanza del Commissario straordinario sisma del 10 maggio 2018 che ha confermato il finanziamento di 4,1 milioni di euro per la scuola di via Kennedy.

Bisognerà, però, attendere quasi 3 anni per vedere partire l’iter procedurale, con la determina n. 612 del 5 marzo 2021 con la quale è stata indetta la procedura telematica per l’affidamento della progettazione definitiva dell’intervento di demolizione e ricostruzione degli edifici scolastici D’Azeglio e Don Bosco. Come tradizione (esclusiva del Comune di Ascoli) per gli interventi nelle scuole, anche in questo caso la procedura telematica si protrae per tanto, troppo tempo al punto che solo dopo oltre un anno, con determina n. 957 del 1 aprile 2022, avviene l’assegnazione dell’incarico di progettazione dell’intervento presso la scuola Don Bosco alla Exup srl di Umbertide (Pg). Tutto sembra procedere da copione, con i soliti tempi lunghissimi per la progettazione, ma quasi 6 mesi dopo una comunicazione dell’aggiudicataria dell’incarico di progettazione rimette tutto in gioco e dà inizio ad un folle teatro dell’assurdo.

Nella nota inviata il 16 settembre 2022 al Comune l’Exup srl richiede “un’approfondita campagna di indagini geologiche allo scopo di effettuare una progettazione più circostanziata che permetta la minimizzazione di eventuali varianti future, stante la natura dell’intervento di demolizione e ricostruzione”. Come direbbe Lubrano, a questo punto la domanda sorge spontanea (anzi, le domande): come è possibile che quelle indagini geologiche non siano state effettuate insieme alla verifica di vulnerabilità sismica? E per quale motivo l’aggiudicataria dell’incarico ha impiegato 6 mesi per rendersi conto che erano necessarie quelle indagini, posto che sapeva sin dall’inizio che si stava progettando un intervento di demolizione e ricostruzione? Misteri destinati a rimanere senza risposta, come tanti altri in questa surreale vicenda.

In ogni caso il 1 ottobre 2022, con determina n. 3214, viene affidato alla dott. geol. Valeria Mari l’incarico per la redazione della relazione geologica. Cinque giorni dopo, il 6 ottobre 2022, con determina n. 3278, viene invece affidato alla ditta Opere Speciali srl l’incarico per le indagini geognostiche, geotecniche e geofisiche “propedeutiche alla progettazione dell’intervento”. Siamo oltre il paradossale, parlare di indagini “propedeutiche alla progettazione” ad oltre un anno mezzo dall’inizio dell’iter di progettazione stessa è molto più che ridicolo. In ogni caso il 25 novembre 2022 la dott.ssa Mari segnala al Comune la regolare esecuzione dei lavori da parte della ditta Opere Speciali e di aver ricevuto i report relativi alle indagini svolte.

Solo 6 mesi dopo, però, esattamente il 23 maggio 2023 trasmette al Comune stesso la relazione geologica con relativa analisi della risposta sismica locale, il cui contenuto però resta top secret. Intanto, però, l’estremo ritardo con cui si è proceduto e tutti gli anni persi senza alcuna ragione plausibile inevitabilmente hanno fatto lievitare il costo dell’intervento stesso. Così, mentre vendono eseguiti quegli studi, si susseguono “interlocuzioni e sopralluoghi da parte della struttura sub commissariale sisma al fine di valutare la convenienza economica di procedere con una demolizione e ricostruzione dell’edificio”, anche perché nella determina si sottolinea che “nell’ultimo biennio si è verificato un consistente aumento del costo dei materiali da costruzione e soprattutto degli oneri di demolizione e smaltimento”.

Siamo davvero alla follia, da una parte si ammette candidamente che l’aumento del costo dell’intervento è causato dal clamoroso e inaccettabile ritardo da parte del Comune (che avrebbe potuto e dovuto avviare l’intervento di demolizione e ricostruzione in tempi più rapidi, non dopo 6 anni…). Dall’altra, ancora più incredibilmente, non ci si vergogna di sacrificare la sicurezza sull’altare della convenienza economica. D’altra parte nella stessa determina 3063 si ricorda come la scelta della demolizione e ricostruzione era stata “inizialmente considerata vantaggiosa, anche se più onerosa, in quanto avrebbe prodotto un nuovo edificio adeguato sia dal punto di vista sismico che dal punto di vista funzionale”.

Una scelta ribadita e consolidata dopo che l’esito delle verifiche di vulnerabilità sismica di inizio 2021 aveva certificato che proprio la scuola Don Bosco era una di quelle con la situazione peggiore, insieme ad altre 4 scuole cittadine (primaria di via Napoli, Tofare, Poggio di Bretta, infanzia-primaria Don Giussani) nella fascia più critica, di massimo rischio (classe G). D’altra parte, però, chi se ne frega della sicurezza, è molto più importante risparmiare qualche euro… E per non lasciare dubbi in proposito, come fosse un motivo di vanto sacrificare la sicurezza sull’altare della convenienza economica, nella determina si sottolinea che “da una recente analisi della frequentazione del plesso scolastico è emerso che le attuali superfici di aule e spazi didattici rispettano gli indici standard tanto da non necessitare un intervento da un punto di vista funzionale”.

Verrebbe, quindi, a cadere una delle due motivazioni per cui si è scelto di demolire e ricostruire la struttura, quella funzionale, anche se resta lo scoglio della sicurezza sismica, con quella verifica di vulnerabilità sismica e quella classe G che sarebbero ovunque un ostacolo insormontabile. Non per il Comune di Ascoli che, come se nulla fosse, come se quella verifica non fosse mai stata effettuata, con la determina 3063 decide di effettuare una nuova verifica sismica della struttura esistente (da affidare con successivo atto, non c’’è alcuna fretta…) “per acquisire un quadro conoscitivo completo dell’immobile”.

Anche considerando le stime economiche inerenti i lavori di demolizione e successiva ricostruzione – spiega la determina – è stata manifestata da parte della struttura sub commissariale sisma la volontà di eseguire una verifica sismica spinta della struttura esistente con individuazione delle carenze strutturali al fine di procedere ad un eventuale rettifica della tipologia di intervento post sisma”. Come cantava qualche anno fa Vasco Rossi, “stupendo, mi viene il vomito…”

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