“Schiaffo” del governo Meloni alle Marche, niente Zona economica speciale


Sono 8 le regioni inserite nella Zes, c’è l’Abruzzo ma non le Marche nonostante i 4 stati di emergenza, il sisma e un’economia da sostenere. Sconcertante il silenzio di Acquaroli che ancora una volta sceglie gli interessi di partito piuttosto che dei marchigiani

Era il marzo 2022 quando la Regione Marche convocò il primo tavolo con Camere di Commercio, categorie e sindacati per parlare di tutti i vantaggi che sarebbero derivati dalla Zona economica speciale (Zes). A presiederlo c’era l’allora assessore regionale Castelli, alla presenza dell’assessore regionale Aguzzi e dei consiglieri regionali della maggioranza di destra Ciccioli, Marcozzi, Marinelli e Putzu. “Prerequisito per la Zes è l’inquadramento delle Marche tra le regioni in transizione contenuta nella proposta di Accordo di Partenariato inviato alla Commissione europea e che verrà approvato entro maggio. Una volta sancito lo status della nostra regione si potrà procedere all’avvio del percorso di riconoscimento di una Zes” spiegava Castelli.

Che, qualche settimana dopo, come racconta un comunicato stampa della Regione stile Istituto Luce, volava a Bruxelles anche per parlare della Zes. In quegli stessi giorni il gruppo regionale di Forza Italia, insieme al senatore forzista Cangini, organizzava un incontro ad Ancona con i vertici di Camera di Commercio, Confindustria, Confartigianato e Cna per spiegare tutti i vantaggi che avrebbe ottenuto la nostra regione con la Zes.  “L’istituzione di una Zes apre importanti prospettive di sviluppo, spetta alla Regione proporne l’istituzione ma ribadisco la mia più assoluta disponibilità ad accompagnare le Marche nel percorso che porterà alla Zes” affermava qualche settimana dopo la ministra Carfagna, collegata in video conferenza ad un incontro organizzato dalla Camera di Commercio di Fermo sul tema della Zes al quale erano presenti anche i vertici regionali, con in testa il presidente Acquaroli che assicurava tutti che sulla Zes per le Marche.

Nel Consiglio dei ministri di giovedì 7 settembre finalmente il governo Meloni ha istituito la Zes, ci sono 8 regioni ma, incredibilmente (ma neppure troppo…), non ci sono le Marche. “Si prevede l’istituzione, a decorrere dal 1 gennaio 2024, della nuova Zona Economica Speciale per il Mezzogiorno, “Zes unica”, comprendente i territori delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna che sostituirà le attuali otto zone economiche speciali istituite nei territori del Mezzogiorno” si legge nel comunicato stampa di Palazzo Chigi.

Una dura “mazzata” per la nostra regione che più di ogni altri ne avrebbe avuto bisogno, anche in considerazione di tutto quello che le Marche hanno dovuto subire negli ultimi anni, tra terremoti e alluvioni che l’hanno messa quasi in ginocchio. Quanto importante possa essere la Zona economica speciale (che è un importante punto di partenza che, però, senza gli investimenti del Pnrr non produrrà reale sviluppo) si comprende dalla stessa nota del ministero che spiega che “all’interno dell’area Zes, le aziende già operative e quelle che si insedieranno potranno beneficiare di diverse tipologie di vantaggi (speciali condizioni), quali la previsione di un’autorizzazione unica per l’avvio delle attività produttive e il riconoscimento, fino al 2026, di un credito d’imposta nella misura massima consentita dalla Carta degli aiuti a finalità regionale 2022-2027 per l’acquisizione dei beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive”.

L’ennesima penalizzazione per la nostra regione da parte di un governo che dovrebbe essere amico perché dello stesso “colore” politico. L’ennesima presa in giro per i cittadini marchigiani a cui negli ultimi mesi, ad ogni elezione, è stata raccontata la favoletta della “filiera politica”, di quanto importante sia avere governo, Regione e Comune della stessa parte politica. In realtà ad Ascoli abbiamo già ampiamente sperimentato quanto improponibile sia questi teoria. Perché da quando alla guida della Regione c’è la destra, con il governatore Acquaroli che è dello stesso partito del sindaco Fioravanti (FdI), il divario tra il Piceno e il resto delle Marche (nella sanità ma non solo) si è notevolmente allargato, con la Regione che ha penalizzato e sta penalizzando il nostro territorio in maniera semplicemente inaccettabile, tanto Fioravanti e la sua giunta subiscono in silenzio, da bravi soldatini ubbidiscono e, fedeli fino all’estremo al partito e alla propria parte politica, accettano ogni umiliazione guardandosi bene dal provare a tutelare i cittadini ascolani.

Probabilmente visto proprio questo esempio, la Meloni e il suo governo stanno facendo esattamente la stessa cosa con le Marche, con Acquaroli e la sua sgangherata giunta che subiscono in silenzio. Eppure in questo caso la “mazzata” è di quelle che fanno male perché, come sottolinea Anna Casini, “la Zes è un’area geografica nella quale le imprese che vi stabiliscono la propria sede godono di un pacchetto di incentivi, agevolazioni e semplificazioni amministrative importanti che sarebbero stati utili a far ripartire le Marche dopo la crisi del bianco, del calzaturiero e quella legata al sisma”.

La precedente amministrazione regionale di centrosinistra – prosegue la consigliera regionale – aveva avviato un dialogo con il governo per far ottenere alle Marche questo importante risultato, impegno che, a parole, anche la giunta Acquaroli disse di voler sostenere con tanto di proclami e convegni. Oggi la beffa: le Marche tagliate fuori dalla Zes. Il presidente Acquaroli, pur di non contrariare la sua capa rimane muto davanti ad uno dei più gravi colpi all’economia e alle imprese marchigiane”. Come abbiamo già sottolineato, purtroppo non è affatto una sorpresa né una novità. Come per lo scorpione nella favola di Esopo, “è la loro natura”, la fedeltà al proprio partito (Fratelli d’Italia) è l’unica cosa che conta per Acquaroli, così come per Fioravanti, anche a costo di dimostrare in maniera clamorosa la propria incoerenza (come per il sindaco Fioravanti per quanto riguarda la sanità) o di danneggiare pesantemente il proprio territorio, i propri cittadini.

Per altro per la provincia di Ascoli il danno è doppio perché, con l’Abruzzo inserito nella Zes, è del tutto evidente che a chi vuole aprire nuove attività in questa zona basterà spostarsi di pochi chilometri per ottenere quelle agevolazioni. “Per il Piceno sarà un disastro – conferma Anna Casini – perché in Abruzzo, a soli pochi chilometri, le imprese avranno agevolazioni importanti per investire, mentre nelle Marche no, e inevitabilmente assisteremo all’ennesimo esodo. C’è bisogno di muoversi immediatamente, insieme al gruppo Pd Marche e ai nostri parlamentari stiamo redigendo atti necessari per provare a cambiare questo scellerato decreto”.

Oltre a regolamentare una Zes inconcludente e farraginosa – accusa il deputato ascolano Augusto Curti – il governo completa l’opera dimenticando la regione che ha subito più calamità nell’ultimo decennio. Ed in questo senso è ormai dimostrato che giunta regionale di destra non è in grado di incidere sulle scelte del governo, anch’esso di destra. Le Marche, nonostante i 4 stati di emergenza ad oggi vigenti e un’economia da sostenere, è stata esclusa pur possedendo tutti i requisiti necessari per farne parte. Assolutamente incomprensibile la posizione di vassallaggio assunta dalla giunta regionale di destra, così come il silenzio e l’accondiscendenza dei rappresentanti territoriali di maggioranza. Il decreto va ritirato, occorre ripensarlo in maniera funzionale per il Mezzogiorno e necessariamente inclusivo per le Marche”.

Visto che ormai è chiaro che i marchigiani non posso certo contare su Acquaroli e sulla sua sgangherata giunta per vedere tutelati i propri diritti, servirebbe almeno una presa di coscienza dei deputati e dei senatori di questa destra che sono stati eletti dai marchigiani stessi e che per una volta dovrebbero avere il coraggio di anteporre gli interessi di quei cittadini a quelli della propria parte politica. Parliamo dei deputati Stefano Maria Gostoli, Antonio Baldelli, Lucia Albano di Fratelli d’Italia, Mirco Carloni, Augusto Marchetti e Giorgia Latini della Lega, di Francesco Battistoni di Forza Italia e dei senatori Guido Castelli (FdI), Antonio De Poli (Udc) ed Elena Lombardi (FdI).

Per una volta dovrebbero trovare il coraggio e la coscienza di pensare a quei cittadini che li hanno mandati in Parlamento per essere la loro voce, non certo gli zerbini dei rispettivi partiti. Ma, come scriveva Manzoni, “il coraggio (così come la coscienza) se uno non ce l’ha mica se lo può dare”…

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