Governo senza vergogna, oltraggio alla memora delle vittime della strage di Sant’Anna di Stazzema


Ignorate dal governo le celebrazioni in occasione del 79° anniversario dell’eccidio nazi-fascista di Sant’Anna di Stazzema nel quale, secondo le cifre ufficiali, furono uccisi con infame crudeltà 560 civili tra cui 130 bambini, compresa una neonata di appena 20 giorni

E’ un dovere della nostra comunità ricordare quanto avvenne 79 anni or sono a Sant’Anna e nelle altre frazioni di Stazzena quando militari nazisti delle SS sostenuti da fascisti locali misero in atto una delle stragi più efferate del conflitto”. Chissà se saranno fischiate le orecchie alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al suo impresentabile governo nell’ascoltare il messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione dell’anniversario della strage di Sant’Anna di Stazzema. Perché lei e i membri del suo esecutivo hanno vergognosamente ignorato le annuali celebrazioni dell’eccidio nazi-fascista: nessun ministro o sottosegretario si è presentato alla cerimonia che ogni anno ricorda il massacro di 560 civili, né si è sentito in dovere anche solo di ricordare con un messaggio le barbarie dei nazisti e dei fascisti.

C’è bisogno delle istituzioni” ha affermato con evidente rammarico il presidente dell’Associazione Martiri di Sant’Anna Umberto Mancini. Ci sarebbe bisogno di chi ha rispetto e il più profondo senso delle istituzioni, ma in questi 10 mesi abbiamo già ampiamente verificato che questa destra non ha né l’uno né l’altra. Da anni si definiscono enfaticamente “patrioti” ma in realtà le uniche cose a cui tengono concretamente sono il potere, l’occupazione ossessiva delle poltrone e, soprattutto, la propria parte politica. Se ne fregano altamente della nostra nazione, dei suoi cittadini e non si fanno alcuno scrupolo di offendere e umiliare la storia stessa del nostro paese, come nel caso del ricordo dell’ignobile massacro di Sant’Anna di Stazzema.

Come ripeteva sempre Andreotti “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca” .E in questo caso è praticamente inevitabile “pensar male”, ancora una volta quando si tratta di fare i conti, di ricordare ciò che è stato e che ha prodotto il fascismo nel nostro paese non hanno il coraggio e la dignità di farlo in maniera adeguata, come si richiede a chi riveste le più alte cariche istituzionali. D’altra parte, però, non ci si poteva attendere nulla di diversi da chi ha avuto l’impudenza di eleggere come seconda carica dello Stato chi rivendica con orgoglio e malcelato senso di appartenenza il fatto di avere in casa il busto di Mussolini. Per altro lo sfregio alla memoria del massacro nazi-fascista di Sant’Anna di Stazzema è giunto quando ancora non è spento l’eco della vergogna del tentativo negazionista in merito alla strage, di matrice fascista, alla stazione di Bologna.

Ma in questo caso siamo di fronte ad uno sfregio, ad una vergogna che non ha e non può avere alcun tipo di giustificazione. Perché Sant’Anna di Stazzema è una della pagine più drammatiche e più ignobili della seconda guerra mondiale, che ha segnato il nostro paese e ha mostrato al mondo intero, se mai ce ne fosse ancora bisogno, cosa fossero il nazismo e il fascismo. Tutte le guerre ci hanno lasciato in eredità storie di incredibile e sconvolgente drammaticità, ma quella di Sant’Anna di Stazzema è qualcosa che va oltre la più terrificante disumanità.

Per­ché quel­lo com­piu­to il 12 ago­sto del 1944 fu un ec­ci­dio in­fa­me, che col­pì la po­po­la­zio­ne iner­me, so­prat­tut­to don­ne, an­zia­ni e bam­bi­ni, per­pe­tra­to sen­za al­cu­na mo­ti­va­zio­ne, nep­pu­re (come è ac­ca­du­to per al­tri epi­so­di si­mi­li) quel­la del­la rap­pre­sa­glia o del­la pu­ni­zio­ne nei con­fron­ti di chi ave­va in qual­che modo aiu­ta­to e co­per­to i par­ti­gia­ni. Che, per al­tro, già di­ver­se set­ti­ma­ne pri­ma del dram­ma­ti­co ec­ci­dio ave­va­no la­scia­to la zona. Alla base c’e­ra sem­pli­ce­men­te la vo­lon­tà dei na­zi­sti di ven­di­car­si, di la­scia­re una scia di mor­te e de­va­sta­zio­ne men­tre, sot­to l’a­van­za­ta del­le trup­pe al­lea­te, pian pia­no si ri­ti­ra­va­no dal no­stro pae­se, di ter­ro­riz­za­re e col­pi­re la po­po­la­zio­ne iner­me. A ren­de­re an­co­ra più atro­ce e spa­ven­to­so quel­l’ec­ci­dio fu, però, il fat­to che fu com­piu­to dai na­zi­sti con la fat­ti­va e fon­da­men­ta­le col­la­bo­ra­zio­ne dei fa­sci­sti. Un’in­fa­mia che re­ste­rà in­de­le­bi­le su chi per anni ha par­la­to di pa­tria e, poi, sen­za al­cu­na mo­ti­va­zio­ne le­ga­ta al con­flit­to in cor­so, ha col­la­bo­ra­to e aiu­ta­to i na­zi­sti nel loro san­gui­na­rio e igno­bi­le di­se­gno nei con­fron­ti del­l’i­ner­me po­po­la­zio­ne ci­vi­le.

Per altro la strage di Sant’Anna di Stazzema, come altre che ne seguirono, fu pianificata e rientrava nei piani tedeschi e nella logica della direttiva emanata nel giugno del 1944 dal capo supremo dell’esercito germanico in Italia, Albert Kesslrign, per terrorizzare la popolazione civile. Tanto che, per mettere in atto quella direttiva, fu chiamato in Italia il generale Max Simon che aveva compiuto operazioni simili sul fronte orientale. In quell’ agosto del 1944, nel paesino che si trova sulle Alpi Apuane, oltre ai circa 400 abitanti c’erano un centinaio di sfollati. Al­l’al­ba di quel dram­ma­ti­co 12 ago­sto  tre re­par­ti del­la 16. SS Pan­zer­gre­na­dier Di­vi­sio­ne “Rei­ch­sfuh­rer SS”, ac­com­pa­gna­ti e spal­leg­gia­ti da una ven­ti­na di fa­sci­sti del­la 36^ bri­ga­ta “Mus­so­li­ni” tra­ve­sti­ti con di­vi­se te­de­sche, sa­li­ro­no a San­t’An­na, men­tre un quar­to re­par­to chiu­de­va ogni via di fuga a val­le so­pra il pae­se di Val­di­ca­stel­lo.

I po­chi uo­mi­ni abi­li e in età ar­ruo­la­bi­le, sen­ten­do ar­ri­va­re i te­de­schi, era­no fug­gi­ti nei bo­schi cir­co­stan­ti per evi­ta­re di es­se­re ar­ruo­la­ti come for­za la­vo­ro ed es­se­re de­por­ta­ti dai na­zi­sti e dai fa­sci­sti. In­ge­nua­men­te nes­su­no pen­sa­va che se la sa­reb­be­ro pre­sa in quel modo con don­ne, vec­chi e bam­bi­ni ri­ma­sti a dor­mi­re nel­le case e nel­le ca­sci­ne. Il ruo­lo dei fa­sci­sti del­la 36^ bri­ga­ta Mus­so­li­ni fu fon­da­men­ta­le e de­ci­si­vo, fu­ro­no loro di not­te a gui­da­re le di­vi­sio­ni na­zi­ste ver­so gli im­per­vi e dif­fi­ci­li sen­tie­ri e mu­lat­tie­re che por­ta­va­no a San­t’An­na di Staz­ze­ma (i re­par­ti na­zi­sti si mos­se­ro alle 3 not­te, lun­go 4 di­ret­tri­ci dif­fe­ren­ti, dal­la zona di Pie­tra­san­ta e alle 6 ave­va­no già cir­con­da­to San­t’An­na). E sem­pre loro gui­da­ro­no i na­zi­sti nel ra­strel­la­men­to casa per casa, tra le va­rie abi­ta­zio­ni spar­se nel­le al­tu­re e dif­fi­ci­li da sco­pri­re.

Ci sono, tra l’al­tro, le ine­qui­vo­ca­bi­li te­sti­mo­nian­ze di al­cu­ni so­prav­vis­su­ti sul ruo­lo non solo di col­la­bo­ra­zio­ne svol­to da que­sto grup­po di ita­lia­ni “rin­ne­ga­ti”. Che par­te­ci­pa­ro­no fat­ti­va­men­te al­l’ec­ci­dio, alle ese­cu­zio­ni casa per casa, spes­so ac­com­pa­gnan­do la stra­ge con in­sul­ti di ogni tipo nei con­fron­ti del­le vit­ti­me iner­mi (rag­ge­lan­te è la te­sti­mo­nian­za di una su­per­sti­te che ha rac­con­ta­to come uno dei fa­sci­sti, ad un’an­zia­na don­na tra­sci­na­ta fuo­ri casa che chie­de­va di tor­na­re a pren­de­re al­me­no gli zoc­co­li, ha ur­la­to “brut­ta vec­chiac­cia di ben al­tro ti devi pre­oc­cu­pa­re, muo­vi­ti ca­gna” pren­den­do­la per i ca­pel­li pri­ma di uc­ci­der­la a col­pi di pi­sto­la). I na­zi­sti­fa­sci­sti ra­strel­la­ro­no i ci­vi­li, li chiu­se­ro nel­le stal­le o nel­le cu­ci­ne del­le case, li uc­ci­se­ro con col­pi di mi­tra, bom­be a mano, col­pi di ri­vol­tel­la e al­tre mo­da­li­tà di stam­po ter­ro­ri­sti­co.

Più di un cen­ti­na­io di per­so­ne (cir­ca 150) fu­ro­no strap­pa­ti a for­za dal­le pro­prie case e con­dot­ti sul­la piaz­za del­la chie­sa. Era­no an­co­ra in­tor­pi­di­ti dal son­no, mol­ti di loro mez­zi ve­sti­ti e non op­po­se­ro al­cu­na re­si­sten­za, con­vin­ti che il loro de­sti­no era quel­lo di es­se­re por­ta­ti via da quei luo­ghi, non cer­to bar­ba­ra­men­te uc­ci­si. Li am­mas­sa­ro­no pri­ma con­tro la fac­cia­ta del­la chie­sa, poi li spin­se­ro in mez­zo alla piaz­za dove poi fu­ro­no tru­ci­da­ti dal­le mi­tra­glia­tri­ci piaz­za­te in­tor­no alla piaz­za. Dopo aver se­mi­na­to mor­te e ter­ro­re, i na­zi­fa­sci­sti pri­ma di an­dar­se­ne die­de­ro fuo­co pra­ti­ca­men­te a tut­te le case del luo­go e, non pa­ghi, in­fie­ri­ro­no an­che su al­cu­ni ca­da­ve­ri, in par­ti­co­la­re di bam­bi­ni. Set­te di loro fu­ro­no ri­tro­va­ti bru­cia­ti, dopo es­se­re sta­ti uc­ci­si a col­pi di ri­vol­tel­la, nel for­no che era sta­to pre­pa­ra­to quel­la mat­ti­na per cuo­ce­re il pane. Al­tri bam­bi­ni fu­ro­no ri­tro­va­ti ap­pic­ca­ti, con un ba­sto­ne, sui muri di casa.

Alla fine, in ap­pe­na mez­za gior­na­ta, se­con­do le ci­fre uf­fi­cia­li fu­ro­no uc­ci­si 560 ci­vi­li (ma il nu­me­ro po­treb­be es­se­re più alto), di cui 130 bam­bi­ni. La più giovane vittima dell’eccidio, Anna Pardini, aveva appena 20 giorni. Era tra le braccia della mamma quando i soldati della sedicesima Pan­zer­gr­na­dier-Di­vi­sion “Rei­ch­sfuh­rer” pre­se­ro le don­ne e le mi­se­ro al muro in­sie­me ad al­tre 20 per­so­ne poi apri­ro­no il fuo­co. La madre della neonata cercò in ogni modo di proteggerla e le sue sorelline Adele e Cesira che erano riuscite a fuggire, nelle ore successive al massacro, cercando tra i cadaveri trovarono la sorellina ferita ma ancora in vita. La portarono all’ospedale più vicino dove, però, qualche giorno dopo Anna Pardini morì.

Sant’Anna di Stazzema – ha affermato il presidente Mattarella – è uno dei luoghi simbolo della tragedia della Seconda Guerra Mondiale in cui affondano le radici più profonde dei valori della Costituzione repubblicana”. Valori che, evidentemente, Giorgia Meloni e il suo sconclusionato governo non sono in grado di rappresentare…

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