Record di sbarchi e richiesta di salvataggi multipli alle Ong, cronaca di un fallimento annunciato


 “La pacchia è finita” promettevano Meloni e Salvini. Invece con la destra al governo gli sbarchi sono più che raddoppiati, con tanto di record a luglio. E le autorità italiane allo sbando chiedono alle Ong di violare le norme sui salvataggi volute dal governo Meloni…

Quello siglato oggi è un accordo di partenariato strategico di fondamentale importanza che produrrà effetti immediati e limiterà l’immigrazione clandestina e gli sbarchi”. Era inizio luglio quando, con la solita stucchevole enfasi, la presidente del Consiglio Giorgio Meloni commentava così il memorandum d’intesa siglato, insieme alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e al primo ministro olandese Mark Rutte, con il presidente tunisino Kais Saied.

Ed effettivamente, dopo appena un mese, i risultati si sono già visti, solo che sono stati esattamente l’opposto (sai che novità…) di quelli annunciati dalla Meloni. Perché proprio a luglio si è stabilito un vero e proprio record di sbarchi. Secondo i dati ufficiali forniti dal ministero dell’interno in tutto il mese di luglio sono sbarcati sulle coste italiane 23.639 migranti, un numero mai neppure sfiorato negli ultimi 5 anni quando, al massimo, in un solo mese si erano superati i 16 mila sbarchi. E, a giudicare dai primi giorni (quasi 3 mila sbarchi in 4 giorni), il record di luglio rischia di essere subito battuto ad agosto, segno evidente che quel memorandum d’intesa non ha sortito e non sortisce alcun effetto sul complicato e delicatissimo tema dei migranti.

D’altra parte poteva crederlo solo chi ancora continua a dar credito alla stucchevole e demagogica propaganda della presidente del Consiglio che, invece, sta disperatamente cercando di nascondere quello che, almeno fino ad ora, è indiscutibilmente il più grande e clamoroso fallimento del suo governo. Che, per altro, è da considerare tale solo perché la destra nel corso della campagna elettorale si era lasciata andare sul tema a promesse mirabolanti che chiunque ha un minimo di sale in zucca sapeva perfettamente che non potevano in alcun modo essere mantenute.

La pacchia è finita” ripetevano allora, in maniera ossessiva, Meloni e Salvini, assicurando agli italiani che con loro al governo gli sbarchi, se non completamente azzerati, si sarebbero comunque drasticamente ridotti, grazie anche al fantomatico (ed irrealizzabile) “blocco navale” e alla guerra alle Ong. Bieca propaganda fatta di slogan e promesse che loro stessi sapevano perfettamente di non poter mantenere che, però, hanno fatto colpo sulla parte più rozza, ingenua e “boccalona”, oltre che su quella più retrograda e razzista, del paese. Oggi i fatti concreti e i numeri incontestabili inchiodano in maniera imbarazzante il governo Meloni. Che, naturalmente, non ha neppure provato ad istituire qualche misura che, in qualche modo, anche solo si avvicinasse al “blocco navale” (d’altra parte sapeva perfettamente non di poterlo neanche pensare…), mentre ha pagato e fatto pagare a caro prezzo la guerra contro le Ong al punto da dover ora non solo fare una penosa retromarcia ma, addirittura, implorare aiuto alle stesse Ong, contraddicendo e violando le norme contenute nel proprio “sciagurato” decreto.

Partiamo dai numeri, impietosi e sin troppo eloquenti. Detto già del clamoroso record di luglio, complessivamente nei primi 7 mesi del 2023 si è superata quota 90 mila sbarchi e probabilmente già a fine agosto (o al massimo ad inizio settembre) si supererà il numero degli sbarchi che si sono verificati lo scorso anno (105.131). Rispetto ai primi 7 mesi del 2022 gli sbarchi sono più che raddoppiati (91.964 rispetto a 42.640), addirittura triplicati si si prende a riferimento lo stesso periodo del 2021 (30.332). 

Da quando è al governo la destra (10 mesi) si sono verificati 125.305 sbarchi, un vero e proprio record che testimonia in maniera inequivocabile il clamoroso fallimento della Meloni e del suo sgangherato esecutivo in questo settore. Frutto anche di scelte e decisioni cervellotiche, prive di senso e, addirittura, controproducenti e pericolose, come il vergognoso decreto approvato prima della tragedia di Cutro e poi convertito nella legge 15 del 24 febbraio 2023. Ispirato e basato sulla vera e propria ossessione che la presidente del Consiglio e il suo sconclusionato governo nutrono da sempre nei confronti delle Ong, quelle organizzazioni no profit che con il loro impegno e le loro navi soccorrono e salvano migliaia e migliaia di migranti. Accusate, però, dalla Meloni e dalla destra italiana di costituire un incentivo per i migranti che vogliono partire (nonostante tutti gli approfondimenti, i dati e le analisi internazionali abbiano ampiamente e inequivocabilmente demolito questa improbabile tesi) e, addirittura, di fare accordi con gli scafisti (anche in questo caso tutte le indagini e procedimenti aperti hanno categoricamente smentito e dimostrato infondata questa accusa).

Partendo da questa base, in pratica per cercare di arginare in qualche modo gli sbarchi, il governo Meloni non ha trovato di meglio che limitare notevolmente l’attività di salvataggio in mare delle Ong, con la vera e propria “chicca” della norma che imponeva di effettuare un unico salvataggio per volta alle navi delle Ong. Per dirla alla Fantozzi, “una cagata pazzesca” che, inevitabilmente, ha prodotto effetti devastanti. Basterebbe ricordare, ad esempio, che la notte della tragedia di Cutro c’erano due navi Ong, la Geo Barents e la Sea Watch, bloccate nei porti italiani in virtù del decreto Meloni. O anche la surreale vicenda della Louise Michel (la barca finanziata anche da Bansky) che, per non aver rispettato la norma dell’unico salvataggio (ha effettuato 4 salvataggi, salvando 187 migranti altrimenti destinati ad una drammatica fine) è stata bloccata a Lampedusa, proprio in virtù delle norme della legge 15/2023, mentre in mare c’erano altri gommoni ed imbarcazioni di fortuna piene di migranti in situazione di grave difficoltà (e purtroppo in quelle ore in cui la Louise Michel era ferma a Lampedusa nella zona di mare dove era diretta sono morti e dispersi circa 150 migranti).

Eppure nonostante i disastri provocati e l’evidente inutilità, ai fini di un’ipotetica diminuzione degli sbarchi, il governo e la destra italiana hanno sempre difeso quelle norme e preteso la massima intransigenza, anche a costo di provocare conseguenze drammatiche. Almeno fino ad inizio luglio quando, di fronte al boom di partenze, di fatto è arrivato l’incredibile marcia indietro, con addirittura la richiesta di non rispettare le norme della legge 15/2023. Così, improvvisamente, per il governo e le autorità italiane le Ong da ossessione da combattere si sono trasformate in preziose e affidabili alleate a cui chiedere aiuto, addirittura implorandole di violare quelle norme adottate dal governo stesso.

Come è accaduto il 6 luglio scorso con l’Open Arms (la nave che ha fatto finire sotto processo a Palermo il ministro Salvini…) a cui è stato chiesto di effettuare ben 6 salvataggi in poche ore, in palese contrasto con la disposizione che impone l’obbligo di effettuare un unico salvataggio in mare. Analoga richiesta, sempre all’Open Arms, è stata effettuata dalle autorità italiane mentre l’Ong spagnola si stava dirigendo verso il porto di Civitavecchia, dopo aver salvato 24 migranti. Sempre in barba alle norme della 15/2023, all’Open Arms è stato chiesto di effettuare addirittura altri 10 salvataggi (per circa 300 migranti).

Nelle stesse ore analoga richiesta è stata avanzata a Lampedusa ad altre Ong, con una motivazione surreale: il gasolio praticamente finito che impediva alle imbarcazioni della guardia costiera di intervenire. Praticamente siamo alla farsa, con in aggiunta anche il surreale paradosso che, mentre governo e autorità italiane chiedono aiuto alle Ong, al tempo stesso si costituiscono contro il reclamo presentato alla Commissione europea dall’Associazione per gli Studi giuridici sull’Immigrazione (che racchiude diverse Ong) che chiede un esame della legge italiana 15/2023 sulla gestione dei flussi migratori, in particolare per quanto riguarda i limiti posti ai salvataggi ad opera delle Ong stesse. Davvero superfluo aggiungere altro…

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