Una settimana di ordinaria follia: l’incoerenza e la “doppia morale” dell’Armata Brancaleone al governo del paese


Nella settimana caratterizzata dall’incredibile serie di “figuracce” collezionate da vari ministri, è passata in secondo piano la notizia che il governo ha invocato l’aiuto di quelle Ong a cui aveva dichiarato guerra, chiedendogli di violare il decreto approvato mesi fa…

Nella surreale settimana di ordinaria follia di quella sorta di Armata Brancaleone che ha dimostrato di essere il governo Meloni, l’incredibile serie di “figuracce” collezionate dagli esponenti del governo (dalla ministra Santanchè al presidente del Senato La Russa, dalla ministra Roccella al ministro-cognato Lollobrigida, dal ministro Abodi fino alla presidente del Consiglio Meloni) hanno fatto passare in secondo piano quello che invece sarebbe dovuto il vero “caso” della settimana, la più palese dimostrazione dell’incapacità di questo governo di destra che non si vergogna neppure di sconfessare clamorosamente… se stesso! Per altro su quello che da anni è stato il suo cavallo di battaglia, al centro anche della sua campagna elettorale nelle elezioni politiche del settembre scorso.

La pacchia è finita” ripetevano in maniera ossessiva Meloni e Salvini, assicurando agli italiani che con loro al governo gli sbarchi, se non completamente azzerati, si sarebbero comunque drasticamente ridotti, promettendo addirittura il “blocco navale” e dichiarando guerra alle Ong. Bieca propaganda fatta di slogan e promesse che tutti sapevano perfettamente di non poter mantenere che, però, sono serviti per guadagnare i voti della parte più retrograda e razzista del paese. E’, però, innegabile che quella della presidente del Consiglio e del suo governo nei confronti delle Ong era una vera e propria ossessione, quelle organizzazioni no profit che con il loro impegno e le loro navi soccorrono e salvano migliaia e migliaia di migranti, sono state accusate di costituire un incentivo per i migranti che vogliono partire (anche se i dati ufficiali e tutte le analisi internazionali hanno inequivocabilmente smentito questa tesi) e anche di fare accordi con gli scafisti (anche in questo caso tutte le indagini e i procedimenti aperti hanno categoricamente smentito e dimostrato del tutto infondata questa accusa).

Così, una volta al governo, non potendo neanche lontanamente mantenere le promesse fatte in campagna elettorale, Giorgia Meloni e il suo sconclusionato esecutivo non hanno trovato di meglio da fare in tema di migranti che approvare un decreto che limita notevolmente l’attività di salvataggio in mare delle Ong, con la “cervellotica” norma che impone di effettuare solamente un salvataggio per volta alle navi delle Ong. I devastanti effetti di quel decreto purtroppo si sono ampiamente visti, basterebbe ricordare che la notte della tragedia di Cutro c’erano due navi delle Ong (la Geo Barents e la Sea Watch) bloccate nei porti italiani in virtù del decreto Meloni. O, ancora, la surreale e sconcertante vicenda di qualche mese fa della nave Louise Michel (finanziata anche da Bansky) che, dopo aver salvato una settantina di persone in area Sar libica, non ha rispettato la norma dell’unico salvataggio (e non si è subito diretta verso il porto assegnato, quello di Trapani) ma ha effettuato altri 3 differenti interventi in area Sar maltese, salvando complessivamente 187 persone, poi sbarcate nel porto più vicino di Lampedusa.

Ma, quando era pronta a salpare nuovamente perché aveva verificato che c’erano altri gommoni ed imbarcazioni di fortuna piene di migranti in situazione di grave difficoltà è stata bloccata dalle autorità italiane per aver violato le norme del decreto approvato dal governo Meloni. Senza considerare che se la Luoise Michel avesse rispettato quel decreto di fatto avrebbe lasciato morire in mare un centinaio di migranti! Cosa ancora più grave, però, che nelle stesse ore in cui quella nave era in stato di fermo nel porto di Lampedusa nella zona di mare dove era diretta sono morti una cinquantina di migranti, mentre più di un centinaio sono scomparsi.

Con il passare dei mesi, poi, si è visto che quel decreto non ha sortito (e non poteva sortire) alcun effetto, gli sbarchi non solo sono continuati, ma sono più che raddoppiati. E in questi giorni di luglio si sta verificando un vero e proprio boom, con il governo e le autorità italiane in palese e imbarazzante difficoltà. Così nei giorni scorsi, senza alcun senso di vergogna, lo stesso governo che aveva dichiarato guerra alle Ong, non sapendo più che cosa fare ha incredibilmente chiesto aiuto alle Ong stesse. E, come se non bastasse, ha chiesto alle organizzazioni no profit di violare le norme del suo decreto, effettuando più salvataggi.

Addirittura il 6 luglio scorso le autorità e il governo italiano hanno chiesto (e ovviamente ottenuto) alla Open Arms di effettuare ben 6 salvataggi in poche ore, in palese contrasto con la norma che impone l’obbligo di effettuare un unico salvataggio. Per altro, per rendere ancora più surreale tutta la situazione, l’Open Arms è la nave contro cui ha scatenato una furiosa “guerra” il ministro Salvini, finito addirittura sotto processo a Palermo. Un vero e proprio smacco, di fatto un’ammissione di quanto sballato e insensato sia quel decreto che, a questo punto, un governo a cui è rimasto un briciolo di dignità e coerenza non dovrebbe esitare a cancellare.

Va anche sottolineato che fortunatamente per le Ong, a differenza di questo governo, il salvataggio di vite umane è al primo posto e, di fronte alla possibilità di salvare anche solo una vita in più, tutto il resto finisce in secondo piano. Perché altrimenti, in questo caso, prima di muoversi e correre in soccorso del governo italiano, quanto meno avrebbero dovuto pretendere le scuse ufficiali e formali del governo stesso. La cui imbarazzante e clamorosa “figuraccia” è stata solo parzialmente attenuata dal fatto che gran parte dell’informazione italiana ha disperatamente cercato di tenere nascosto quanto accaduto. Che, però, al netto dei patetici tentativi di oscuramente, è l’emblematica dimostrazione dell’incoerenza di questa destra che è al governo. D’altra parte confermata anche dalla vicenda che coinvolge il figlio del presidente del Senato La Russa, accusato di stupro.

Sorvolando per decenza sulle incaute affermazioni della seconda carica dello Stato (l’ennesima conferma di quanto inadeguato sia La Russa a rivestire quell’importante carica istituzionale), chi ha un pizzico di memoria ricorda bene i toni usati in passato da Fratelli d’Italia e Lega quando le notizie di cronaca riguardavano presunti molestatori stranieri, pur con indagini ancora in corso e con reati tutti da dimostrare, esattamente come in questo caso. Era un tripudio di insulti ed epiteti di ogni genere, i sospettati venivano accusati di essere dei vermi, delle bestie, per loro si chiedeva la castrazione chimica.

Per non parlare, poi, della durissima reazione della Meloni stessa e di FdI al video con il quale Beppe Grillo provava a difendere il figlio, a sua volta accusato di stupro, sicuramente censurabile, ma con la differenza, non da poco, che il comico genovese all’epoca non era la seconda carica dello Stato. “Bisogna prendere le distanze dalle gravissime dichiarazioni di Beppe Grillo, chiediamo che venga convocata una conferenza di capigruppo per esprimere vicinanza a una giovane donna vittime dell’arroganza e del sessismo verbale di un leader politico” affermava all’epoca alla Camera la deputata di FdI Ylenja Lucaselli.

Che, guarda il caso, ora tace, pur avendone la concreta possibilità (visto che la destra ha la maggioranza in Parlamento) non è più interessata a convocare alcuna conferenza di capigruppo, né tanto meno ad esprimere vicinanza alla ragazza vittima forse di stupro (saranno i magistrati ad accertarlo), di sicuro del sessismo di rappresentanti istituzionali, esponenti politici e anche della stampa che sostiene la destra al governo.

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