Ascoli patrimonio Unesco, prove di ripartenza


Finita nel dimenticatoio dopo la “bufala” della lettera del sindaco  nel luglio 2019, la candidatura del capoluogo piceno a patrimonio dell’Unesco torna al centro dell’attenzione grazie all’iniziativa di Paolo Pellei, da anni nel turismo e nella promozione del territorio

Si torna finalmente a parlare di una possibile candidatura come patrimonio Unesco del capoluogo piceno e del suo territorio. Dopo la “bufala” circa l’inesistente lettera che il sindaco Fioravanti aveva annunciato di aver inviato a Roma, sulla vicenda Unesco era sceso il silenzio. In realtà in alcuni atti ufficiali del Comune il riferimento alla ripartenza dell’iter compare, ma in concreto non c’è più stata alcuna iniziativa. Così la candidatura a patrimonio dell’Unesco per il capoluogo piceno è colpevolmente finita nel dimenticatoio nell’indifferenza generale, in particolare dell’amministrazione comunale.

A riportarla al centro dell’attenzione ci sta ora provando Paolo Pellei che, dopo aver vissuto e insegnato l’italiano in Finlandia (a scuola e all’università), è tornato nel Piceno e si occupa di turismo, promuovendo inizialmente il territorio marchigiano, poi dell’intero paese, in Finlandia e nei paesi europei del nord. E proprio accompagnando i turisti finlandesi in giro per il Piceno e per l’Italia e conoscendo più a fondo le località italiane che hanno ottenuto il riconoscimento Unesco, ha maturato la convinzione che Ascoli e il Piceno hanno tutte le potenzialità per ambire a questo prestigioso riconoscimento.

E lo studio e l’analisi della Convenzione sulla Protezione del Patrimonio mondiale culturale e naturale adottata dall’Unesco nel 1972, con le linee guide operative che fissano i 10 criteri previsti per poter presentare la candidatura come patrimonio culturale o patrimonio naturale (per essere inseriti nella tentative list Unesco i siti devono rispondere ad almeno uno dei 10 criteri previsti nelle Linee guida operative), hanno ulteriormente rafforzato la sua convinzione. D’altra parte quando nel 1982 l’allora ministro per i beni culturali Biasini indicò i luoghi italiani che potevano aspirare al riconoscimento, nella sua lista c’erano solo due citta marchigiane: Urbino e, appunto, Ascoli Piceno.

Purtroppo, però, mentre la città pesarese si è subito mobilitata, ottenendo il riconoscimento nel 1998 (l’iter per ottenerlo è lunghissimo dal momento in cui si viene inseriti nella tentative list), Ascoli non ha sfruttato l’occasione, snobbando quella che invece era una grandissima opportunità per il capoluogo piceno. E per certi versi la storia del progetto Unesco è una sorta di emblema di quello che è questa città e, in particolare, i suoi politici e amministratori. Passeranno 18 anni dall’indicazione del ministro prima che qualcuno ad Ascoli comprenda l’importanza di un simile riconoscimento.

Ma da quel momento per 20 anni andrà in scena il solito insulso e imbarazzante teatrino fatto di annunci, proclami e promesse mai mantenute, con tanto di sconcertanti e ripetute “bufale”. A proporre per la prima volta di presentare la candidatura saranno, nel dicembre 2000, alcune associazioni culturali cittadine. Che poi, nell’ottobre 2001, presentano la proposta ufficiale al sindaco Celani che promette di attivarsi immediatamente. Invece 2 anni dopo (gennaio 2003), dopo l’ennesimo appello di quelle associazioni, sarà il Consiglio comunale ad approvare una mozione che impegna il sindaco ad avviare la procedura, a costituire il Comitato tecnico-scientifico e a riferire entro 6 mesi sullo stato di attuazione della pratica. In realtà per quasi 2 anni non si saprà più nulla, poi nel novembre 2004 Celani, rispondendo ad una delle tante interrogazioni sull’argomento presentate dalle opposizioni, afferma di aver inoltrato richiesta al ministero e di essere in attesa di una risposta.

Otto mesi dopo (luglio 2005), il sindaco e l’assessora comunale alla cultura Cameli incontrano a Roma il sottosegretario alla cultura Bono che ribadisce la necessità di dar vita a quel Comitato tecnico-scientifico che doveva essere costituito 2 anni e mezzo prima. E che finalmente vedrà la luce nel febbraio 2006, incredibilmente senza alcun rappresentante delle associazioni culturali. Ancora una volta, però, sul progetto Unesco scende il silenzio fino all’agosto 2007 quando il prof. Papetti, in un’intervista ad un quotidiano locale, annuncia che “il Comune è sul punto di completare la sua relazione per la richiesta Unesco”. Un anno dopo (luglio 2008), quando Mantova e San Marino ottengono il riconoscimento, l’amministrazione comunale annuncia che “nel 2009 contiamo di entrare nella tentative list”.

A giugno 2009 cambia il sindaco, arriva Castelli che a dicembre 2010 annuncia: “stiamo scrivendo la domanda che presenteremo all’Unesco il prossimo anno”. A marzo 2011 il Comune annuncia che nei giorni successivi una delegazione comunale incontrerà a Roma il responsabile dell’Ufficio italiano Unesco per presentare la documentazione. Il traguardo sembra ancora una volta vicinissimo ma, a sorpresa, 6 mesi dopo si riparte da zero. Con delibera n. 190 del 27 settembre 2011 viene approvato l’atto di indirizzo per la presentazione della candidatura di Ascoli come patrimonio dell’Unesco, con l’incarico alla dirigente della segreteria del sindaco di costituire il gruppo di lavoro per formulare la candidatura stessa. Il successivo ottobre il Comune incarica l’arch. Paola Eugenia Fialini di redigere, entro 6 mesi, il dossier. Un anno dopo l’assessora Cameli annuncia che la pratica Unesco è in dirittura d’arrivo e che verrà presentata nella primavera 2013.

Ancora una volta speranza delusa, poi a febbraio 2014 è il sindaco di Assisi Ricci ad annunciare che entro pochi giorni il capoluogo piceno presenterà la domanda. Il successivo 14 marzo arriva anche la delibera, con il sindaco Castelli che annuncia con enfasi che “è partita ieri la proposta di candidatura del capoluogo piceno, dal travertino alla Salaria”. Peccato, però, che il termine per la presentazione delle domande per l’inserimento nella tentative list scadeva il 28 febbraio. Così a fine novembre 2014, nel silenzio del sindaco Castelli (che, però, sapeva da settembre), dai quotidiani locali si apprende che la candidatura del capoluogo piceno è stata respinta perché presentata in ritardo. Da quel momento, nonostante il costante impegno e pungolo di alcune associazioni culturali, trascorreranno 4 anni prima di tornare a parlare della candidatura Unesco.

E’ il 25 luglio 2019 quando l’appena eletto sindaco Fioravanti annuncia sui quotidiani locali (e poi anche davanti alle telecamere di una tv locale) di aver inviato una lettera a Roma “per sollecitare la candidatura ascolana alla commissione italiana dell’Unesco con due punti di forza: piazza del Popolo e la nostra oliva ripiena Dop. Un discorso che dobbiamo portare avanti 365 giorni l’anno, con un percorso che arrivi pure nelle scuole”. Due mesi dopo, però, rispondendo ad un’interrogazione del consigliere comunale Ameli, il segretario comunale svela che quella lettera non esiste, non è mai stata scritta né tanto meno inviata a Roma dal sindaco Fioravanti.

E’ l’ultimo atto di un’imbarazzante “manfrina” che si trascina da 20 anni. Da quel momento della candidatura di Ascoli a patrimonio dell’Unesco non se ne è più parlato. Fino alla settimana scorsa quando Paolo Pellei ha rilanciato l’iniziativa, con un incontro presso la Bottega del terzo settore (al quale hanno partecipato numerose persone, tra cui rappresentanti di associazioni, esperti e anche consiglieri comunali) con l’obiettivo di dare nuovamente impulso e far ripartire l’iter per arrivare alla candidatura. Partendo da alcuni punti fermi, come il fatto che nonostante l’indicazione del ministro nel 1982, Ascoli non è mai arrivata ad essere inserita nella tentative list.

Ma anche con la consapevolezza che una città come il capoluogo piceno e il suo territorio hanno tutte le potenzialità. E, soprattutto, che i 10 criteri previsti dalle Linee guida operative lasciano ampio margine di manovra. Sono state formulate anche ipotesi, come il travertino o il paesaggio mezzadrile del nostro territorio, che sono però semplicemente delle idee da cui partire per rilanciare l’iniziativa. A settembre, poi, è in programma un nuovo incontro che dovrebbe rappresentare il vero nuovo punto di partenza. Con l’ambizioso obiettivo che la candidatura Unesco diventi un progetto condiviso da tutte le forze politiche, sociali e culturali del capoluogo piceno e di tutto il territorio, quindi non un motivo di propaganda elettorale, anche perché l’iter per arrivare ad ottenere il riconoscimento, una volta inseriti nella tentative list, è comunque lunghissimo, bisognerà attendere diversi anni.

Superfluo ribadire l’importanza, cosa potrebbe rappresentare per Ascoli e per il territorio il riconoscimento Unesco. Le esperienze del passato e l’atavica incapacità di questa città e, soprattutto, dei suoi amministratori di pensare ad un vero salto di qualità non fa certo essere ottimisti. Sarebbe bello se per una volta il nostro pessimismo si rivelasse del tutto infondato…

bookmark icon