Ricostruzione post terremoto, facciamo finta che tutto va bene…


La Regione Marche e la stampa locale con ottimismo celebrano la presunta accelerazione, parlando addirittura di “ricostruzione che procede spedita”. Ma l’informazione nazionale e, soprattutto, la relazione del commissario straordinario raccontano tutt’altra storia

A quasi 7 anni dal sisma, come procede la ricostruzione? A fare il punto della situazione ci pensa una relazione del commissario del sisma Guido Castelli, presentata martedì 20 giugno a Roma. E, secondo il conseguente entusiastico comunicato stampa della Regione Marche, sta procedendo bene, tanto per cambiare (è una costante delle amministrazioni marchigiane di destra) sta accelerando. Naturalmente, in un quadro dipinto così positivamente, la situazione nella nostra regione se possibile è ancora più idilliaca.

Le Marche stanno facendo la propria parte nella ricostruzione, consapevoli del fatto che le difficoltà incontrate sono state superate e che l’andamento degli interventi ora segnala numeri oltre la media. Di questo va dato atto al commissario straordinario e al Governo tutto perché la filiera istituzionale ha lavorato bene e i risultati stanno arrivando” afferma il presidente della Regione Acquaroli, secondo quanto riportato nel comunicato stesso. E se da Ancona è questo il messaggio che viene lanciato, la stampa locale senza batter ciglio subito si adegua e, nelle edizioni locali, esalta il cambio di passo, parla di “ricostruzione che è partita”, qualcuno addirittura va oltre e sostiene che ora “la ricostruzione procede spedita”, con solamente poche eccezioni che, con un po’ più di prudenza, sottolineano che restano alcuni ostacoli e qualche problema.

L’aspetto più paradossale è che basta passare dall’edizione locale (delle Marche e di Ascoli) a quella nazionale di quegli stessi giornali per scoprire un quadro completamente differente, praticamente opposto, con titoli e articoli decisamente ben più pessimisti. Si sottolinea, infatti, che la ricostruzione va decisamente a rilento, che a 7 anni dal sisma la ricostruzione privata è ancora in forte ritardo e, se possibile, quella pubblica è ancora peggio, si evidenzia come circa 30 mila persone sono ancora in attesa di riavere la casa e si tentano analisi per comprendere le ragioni di un simile ritardo.

D’altra parte, però, basta leggere le prime righe della relazione “Riparazione e ricostruzione dell’Appennino centrale” per rendersi conto che, purtroppo, effettivamente la situazione è tutt’altro che idilliaca, come invece vogliono far credere il presidente Acquaroli e la Regione, e che, a differenza di slogan e proclami, negli ultimi mesi non si è verificata alcuna accelerazione. “Siamo consapevoli del fatto che deve essere ancora avviata una quota rilevante delle progettazioni, specie le più complesse” scrive nella premessa, a proposito della ricostruzione privata, il commissario Castelli, sottolineando come, su circa 50 mila interventi da effettuare, dopo 7 anni sono poco più della metà i progetti fino ad ora depositati.

Come anticipato di certo non migliore la situazione per quanto riguarda la ricostruzione pubblica che “secondo il censimento Sose necessità ancora di finanziamenti per circa 3,8 miliardi” con anche “la necessità di rivedere al rialzo gli importi degli interventi già programmati”. Andando, poi, nel dettaglio e analizzando numeri e dati contenuti nella relazione stessa, il quadro che emerge è inequivocabile e conferma come non ci sia alcuna accelerazione, anzi. Partendo dalla ricostruzione privata, la relazione evidenza come “per la ricostruzione delle aree del centro Italia interessate dal sisma nel complesso sono 50 mila le potenziali richieste di contributo attese, per un valore stimato di 20 miliardi di euro”.

In concreto al 30 aprile 2023 “le richieste di contributo per la ricostruzione presentate da soggetti privati per gli immobili residenziali o produttivi danneggiati dal sisma 2016 ammontano a 28.315” per un importo complessivo di poco meno di 10,5 miliardi. Di quelle 28.315 richieste al 30 aprile 2023 ne sono state concesse 16.680, con 8.922 interventi conclusi, mentre per quanto riguarda gli importi dei 10,5 miliardi richiesti (10.477.719.260,79 per la precisione), poco più di 6 (6.037.510.419) ne sono stati concessi e poco più di 2 miliardi (2.037.663.575,78) concretamente liquidati. In altre parole in concreto è stato fino ad ora realizzato poco meno di un terzo degli interventi richiesti (il 31,5%), con circa un quarto dei fondi richiesti concretamente speso.

Ricordando che circa 22 mila richieste ancora non sono state neppure presentate (e che l’importo necessario nel complesso supera i 20 miliardi), non siamo neppure al 20% degli interventi necessari completati.  Complessivamente il 54% delle richieste di contributo presentate fa riferimento ad edifici con danni lievi anche se, naturalmente, da un punto di vista di impegno economico più di 8 miliardi di euro riguardano la ricostruzione per danni gravi. Che, inevitabilmente, procede molto più a rilento, con appena 1.033 interventi conclusi sui 6.275 autorizzati, pari al 16,4% che scende al 7,8% se si fa riferimento alle richieste presentate (13.117). Per quanto riguarda le Marche, che è di gran lunga la regione con il maggior numero di richieste e, di conseguenza, con gli importi di spesa maggiori, complessivamente sono 15.930 le richieste presentate, di cui 10.067 autorizzate e 5.509 gli interventi conclusi.

Quanto all’aspetto economico ammontano a poco più di 7 miliardi di euro i contributi richiesti, di cui 4,1 concessi e poco più di 2 miliardi concretamente erogati. Rispetto alle altre regioni, nelle Marche le richieste per danni gravi superano quelle per danni lievi (8.328 contro 7.602). In concreto, però, al momento sono appena 784 gli interventi per danni gravi conclusi, circa il 9% delle richieste presentate. Ancora più complessa la situazione per quanto riguarda la ricostruzione pubblica.

Secondo la più aggiornata stima sono circa 6 mila gli interventi da effettuare per oltre 7,5 miliardi di euro, mentre le somme al momento a disposizione ammontano a 6,7 miliardi. Gli interventi già finanziati sono 3.215 per un importo di 3,9 miliardi, con 2.778 interventi ancora da validare da parte degli Usr, per un importo di 3,8 miliardi di euro. Per quanto concerne lo stato di attuazione degli interventi, 1.445 sono ancora fermi al palo, 1.537 sono in corso e appena 233 sono quelli conclusi, pari al 7,7% degli interventi già finanziati (se si fa riferimento al numero complessivo di interventi di ricostruzione pubblica, compresi quelli ancora da validare, siamo appena al 3,8%).

Per altro vale la pena di sottolineare come sono considerati in corso anche tutti gli interventi per i quali è stata anche solo avviato l’iter per l’assegnazione e la realizzazione della progettazione, ben 1.005 dei 1.537 catalogati come “in corso”. Se si pensa che per altri 126 è stata invece indetta la gara per l’assegnazione dei lavori, in concreto sono appena 306 gli interventi che hanno già visto l’avvio dei lavori. Per quanto riguarda le Marche, gli interventi già validati e finanziati sono 1.824 (per 2,1 miliardi), mentre altri 1.644 (2,5 miliardi) sono ancora da validare e finanziare.

Di quei 1.824 interventi già finanziati, ben 933 sono ancora fermi al palo, 733 sono in corso (169 con i lavori già realmente avviati) e 161 conclusi, pari a circa l’8% (il 4% se si considerano tutti gli interventi da effettuare). Un discorso a parte, infine, va fatto per chi ancora, dopo quasi 7 anni, è ancora in attesa di rientrare a casa.

Secondo i dati ufficiali riportati nella relazioni, sono 14.211 i nuclei familiari (pari a circa 30 mila cittadini) che usufruiscono di una forma di assistenza abitativa. La maggior parte (10.287 nuclei) beneficiano del Cas, 3.408 di una Soluzione abitativa di emergenza (Sae), mentre 516 nuclei usufruiscono di altre forme si assistenza. Per quanto concerne le Marche sono 8.702 i nuclei familiari di 140 comuni che ricevono misure di assistenza abitativa, 6.600 attraverso il Cas, 1.776 con le Sae e 326 con altre forme di assistenza

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