Facciamo finta che tutto va ben…


Naufraga “Ascoli città universitaria”, con San Benedetto che vanta più iscritti. Crollano i residenti, e fuggono i giovani, non decolla il turismo, mentre fioccano le bocciature per i progetti culturali. Ma nel racconto incantato del sindaco va tutto bene e Ascoli eccelle in tutto…

Fac­cia­mo fin­ta che… tut­to va ben, tut­to va ben, fac­cia­mo fin­ta che tut­to va ben” ri­pe­te­va il ri­tor­nel­lo di una notissima can­zo­ne di Om­bret­ta Col­li, nel 1975 si­gla del­la se­gui­tis­si­ma se­rie tv “Gian­do­me­ni­co Frac­chia”. Quel­la can­zo­ne, che iro­niz­za­va sul fat­to che spes­so è mol­to più co­mo­do far fin­ta che le cose va­da­no bene quan­do in­ve­ce è vero l’e­sat­to con­tra­rio, do­vreb­be di­ven­ta­re l’in­no uf­fi­cia­le del Co­mu­ne di Asco­li e del sin­da­co Fio­ra­van­ti. Che, in perfetta continuità con il suo predecessore Castelli, racconta un capoluogo virtuale che eccelle e primeggia in ogni ambito, dove tutto o quasi funziona a meraviglia, dove dalla cultura al turismo, passando per lo sport e per la scuola, si ottengono sempre risultati straordinari.

Peccato che nel mondo reale accade esattamente l’opposto, come dimostrano i fatti e i dati degli ultimi mesi (ma anche degli anni precedenti) che fotografano una situazione che definire allarmante è decisamente riduttivo, con il capoluogo piceno che arranca in grave difficoltà sotto ogni punto di vista, sempre più fanalino di coda e “pecora nera” delle Marche. Il flop dell’università e la fuga degli universitari, l’emorragia di residenti e di giovani, la bocciatura di importanti progetti culturali, la sanità a rotoli, il turismo che non decolla, cantieri e lavori che si prolungano oltre ogni ragionevole attesa e che contribuiscono a creare ulteriore caos, le classifiche sulla qualità della vita che pongono quasi sempre Ascoli e il territorio piceno all’ultimo posto della regione (e spesso dell’intero centro Italia).

La disarmante realtà è sotto gli occhi di tutti, eppure chi amministra la città da anni, da decenni, finge di non vedere, racconta una storia irreale, fatta di propaganda e annunci, disegna un quadro che non ha alcuna attinenza con la triste e difficile realtà che vive da tempo il capoluogo piceno. Però l’incessante propaganda e il surreale racconto del sindaco e dell’amministrazione hanno finito per irretire la sempre più sonnolenta opinione pubblica cittadina, grazie anche al supporto (più o meno volontario…) di un’informazione locale che, in larghissima parte, da tempo non svolge più il proprio ruolo primario e fondamentale, cioè raccontare i fatti, ma si limita a fare da cassa di risonanza ai proclami del Comune, senza mai preoccuparsi di verificare.

Le grandi illusioni svanite: Ascoli città universitaria e dello sport

Così non c’è da stupirsi se si arriva al surreale paradosso che sui social si discuta e si litighi sul fatto se sia giusto o meno che sia un’artista ucraina a dipingere il palio della Quintana (senza parole…) invece che dei recenti dati sull’università o su quelli dei residenti o, ancora, sull’ennesima bocciatura di un progetto culturale del Comune. Partendo proprio dall’Università, nei giorni scorsi i dati ufficiali hanno certificato quello che in realtà era già evidente. Non solo continuano a diminuire gli iscritti nelle università del Piceno (2.164 rispetto ai 2.429 dell’anno precedente), ma addirittura San Benedetto ha superato Ascoli come numero di iscritti (1.150 a 1.114). Qualche mese fa era già arrivata la “doccia fredda” della perdita (dal prossimo anno) del corso di laurea in tecnologie innovative per i beni culturali.

Nel disinteresse dell’amministrazione comunale (che non è stata capace di mettere a disposizione le strutture adeguate) ma anche della città, sta definitivamente naufragando il sogno di “Ascoli città universitaria”, senza che nessuno si interroghi non solo sulle ragioni di questo flop, ma anche e soprattutto su che senso abbia continuare a tenere in piedi una struttura come il Consorzio universitario che, è del tutto evidente, ha miseramente fallito, non è riuscito in alcun modo ad incidere.

E’, invece, già fallito e naufragato da tempo il sogno di “Ascoli città dello sport”, nato dall’esaltazione per la nomina a città europea dello sport nel 2014 che, secondo i proclami dell’allora sindaco Castelli, avrebbe dovuto portare fondi e nuove strutture. Dieci anni dopo, però, il quadro è semplicemente sconfortante. Si è praticamente dimezzato il numero di associazioni e società sportive cittadine, sono andate completamente perse alcune storiche discipline con una certa tradizione nella città (baseball, softball, pallanuoto), anche e soprattutto per la storica carenza e inadeguatezza degli impianti sportivi cittadini.

Il Comune ha speso e spenderà decine di milioni per il Del Duca (tra interventi approssimativi e senza una seria programmazione trasformato in uno stadio caricatura), programma investimenti per costruire nuovi campi di padel ma non investe adeguatamente per le strutture sportive al servizio delle società cittadine. E quando lo fa si copre di ridicolo. Come nel caso del presunto “Pala Volley”, in realtà un vecchio campo di tennis e calcetto sotto un pallone riadattato a campo di pallavolo, ma senza neppure due gradoni per ospitare gli spettatori, inaugurato in “pompa magna” due anni fa e dopo poco più di 12 mesi di fatto inutilizzabile.

I giovani se ne vanno, i turisti non arrivano

Non solo gli universitari, anche gli ascolani e, soprattutto, i più giovani se ne vanno. L’emorragia di residenti, che in misura minore riguarda tutto il territorio, non si placa e ormai da qualche tempo San Benedetto ha sorpassato e distanziato Ascoli. Che a fine febbraio è sceso a 45.503 residenti (46.983 a San Benedetto) e che sta diventando sempre più una città di anziani, dalla quale i più giovani non possono che non andarsene perché per loro non ci sono prospettive. E non è certo sufficiente organizzare qualche serata danzante in piazza del Popolo (ben vengano iniziative del genere, anche se si potrebbe discutere su location alternative che non mancano) per poter millantare un qualche interesse nei confronti dei più giovani. Se vanno gli universitari, se ne vanno i più giovani, la città perde residenti e, di contro, non arrivano neppure i tanto attesi turisti.

Il copione è sempre lo stesso, da anni. Dopo ogni festa e dopo ogni fine settimana nel quale in centro appare qualche comitiva di turisti, arrivano i comunicati stampa celebrativi del Comune, con sindaco e assessori che esultano per un’invasione di turisti che, purtroppo, è solo nei loro sogni. Poi, come sempre, quando arrivano i dati ufficiali evidenziano esattamente il contrario, anno dopo anno confermano che Ascoli è di gran lunga il peggiore tra i capoluoghi di provincia delle Marche, dietro anche tantissimi comuni molto più piccoli. I dati ufficiali completi del 2022 non sono stati ancora resi noti, ma quelli relativi ai primi 9 mesi evidenziano che, come ovvio (in considerazione della pandemia che ha condizionato gli anni precedenti) anche nel capoluogo piceno si registra una crescita di arrivi e presenze ma molto più contenuta rispetto al resto delle Marche.

E, soprattutto, il capoluogo piceno continua ad essere il fanalino di coda della nostra regione. “Ascoli è una città splendida” ripetono come un mantra gli amministratori e i loro più “ciechi” sostenitori. Ne siamo orgogliosamente consapevoli, così come, però, lo siamo che non basta avere una “città splendida”, ricca di uno straordinario patrimonio storico-architettonico, per attrarre turisti. Perché il Belpaese è pieno di piccole e medie città di grandissimo fascino e di straordinaria bellezza e, quindi, a fare la differenza è la capacità di saper valorizzare e promuovere le proprie bellezze. E qui, purtroppo, Ascoli continua ad essere terribilmente indietro. Basti pensare che, in tutte le Marche, il capoluogo piceno è l’unico che lungo l’autostrada A14, invece del suo straordinario patrimonio, promuove “Ascoli Piceno terra delle olive ascolane”.

Qualita’ della vita, cultura, sanita’: ascoli cenerentola delle marche

Un’occasione unica e irripetibile per una clamorosa promozione “a costo zero” era il titolo di “Capitale italiana della cultura 2024”, opportunità sfumata per l’incapacità dell’amministrazione comunale di presentare un progetto serio e credibile. Semplicemente imbarazzante il confronto che gli altri 9 Comuni in competizione, disarmante l’audizione con la giuria, patetico il tentativo di giustificare il clamoroso flop con un ipotetico complotto per ragioni politiche. Nelle settimane scorse è arrivata una nuova bocciatura per i progetti culturali (Polo Sant’Agostino e Casa della gioventù) da finanziare con il Pnrr, questa volta con governo e Regione di destra, quindi senza neppure più potersi appellare al presunto complotto politico…

Ad ulteriore testimonianza della reale situazione di Ascoli e del suo territorio, per quanto indicative e da prendere con le dovute precauzioni, a differenza di quello che ha sostenuto in passato il sindaco in Consiglio comunale, tutte le graduatorie sulla qualità della vita non lasciano dubbi sul fatto che Ascoli sia ampiamente il fanalino di coda delle Marche, sia quando si tratta dell’intera provincia, sia quando si tratta solamente del capoluogo provincia, per altro con un sensibile peggioramento di anno in anno (come l’ultima di Legambiente e Il Sole 24 Ore che vede Ascoli perdere posizioni e scivolare al 71° posto, con gli altri capoluoghi marchigiani nelle prime 40 posizioni.

Potremmo proseguire a lungo, parlando ad esempio della drammatica situazione della sanità locale, di quella surreale delle scuole, delle sconcertanti telenovele sul ponte di San Filippo, su via Trieste e sullo stadio. Il nocciolo della questione, però, è tutto qui: mentre le varie amministrazioni comunali che si susseguono continuano a ripetere che “va tutto bene”, la realtà è purtroppo completamente differente. Naturalmente si può continuare a fingere di non vedere e di non capire. Ma, inevitabilmente, in tal modo la situazione non può che peggiorare…

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