La tragedia di Cutro e il profondo solco tra l’Italia di Mattarella e il paese di Meloni, Salvini, Piantedosi


“Ogni vita persa così è un fallimento” recita un cartello appeso ai cancelli del Palamilione di Crotone. E in questo caso il fallimento è dello Stato e del governo, tra i “deliri” di Piantedosi e l’assenza della Meloni, è solo parzialmente attenuato dalla presenza di Mattarella

La tragedia di Cutro e tutto ciò che ne sta conseguendo ci restituisce l’immagine di un’Italia in cui convivono, molto a fatica, due paesi completamente differenti. C’è un’Italia solidale e sensibile, per la quale il valore di ogni singola vita umana è sacro, sempre pronta ad aiutare e supportare i più deboli, i più indifesi, chi rischia di non avere un futuro, che si identifica ed è rappresentata al meglio dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Da quella immagine che resterà nella storia che lo ritrae al Palamilione di Crotone, dove è stata allestita la camera ardente, di fronte alle 67 bare. Ma anche da quella folla che lo ha applaudito e accolto chiedendo a gran voce giustizia per quei morti, dalla processione continua di persone, di intere scolaresche che hanno adornato i cancelli di quel palazzetto con fiori, giocattoli, candele, pelouche, messaggi e tantissimi cartelli. “Le persone in balia del mare si salvano. Assassini” si legge in uno di questi. “Ogni vita persa così è un fallimento. Torniamo ad essere umani” è scritto in un altro.

Un fallimento che è anche e soprattutto dello Stato, assente quando doveva intervenire per provare a salvare quei poveri disperati, quasi completamente assente anche adesso, nel momento del dolore e della solidarietà, sol parzialmente attenuato dalla presenza di Mattarella che ha anche portato regali ai bimbi superstiti ricoverati in ospedale e ha promesso ad alcuni cittadini afgani di aiutarli nel rimpatrio delle bare dei loro cari.

Ci siamo sentiti abbandonati perché da domenica ci sono stati 4 giorni in cui, a parte la presenza del ministro Piantedosi, non si è visto nessuno – ha dichiarato il sindaco di Crotone Vincenzo Voce – è un fatto grave perché si parla di non lasciarci da soli, di affrontare queste problematiche tutti insieme ma se già in partenza viene a mancare lo Stato allora c’è qualcosa che non va. Per questo oggi la presenza del presidente Mattarella è stata fondamentale, in questi giorni ci siamo sentiti abbandonati dal governo”.

In effetti è gravissimo che né la presidente del Consiglio né alcun altro ministro (e neppure i presidenti di Camera e Senato) si siano sentiti in dovere di andare a Crotone, per portare la solidarietà e la vicinanza dell’intero paese, così come invece ha fatto la nuova segretaria del Pd Elly Schlein. Non l’hanno fatto, non si sono presentati semplicemente perché la Meloni e il suo governo fanno organicamente parte dell’altra parte del paese, quella cinica, insensibile, molto spesso arrogante e strafottente con i più deboli, per la quale il rispetto della vita umana non rappresenta affatto un valore o, quanto meno, lo considera tranquillamente sacrificabile all’interesse di parte, alle ragioni della propaganda, che non si vergogna neppure di irridere e sbeffeggiare i morti.

E’ il paese rappresentato alla perfezione dal ministro Piantedosi , con le sue allucinanti affermazioni poche ore dopo la tragedia, con i cadaveri ancora in mare. Ma anche e soprattutto da un indecente Vittorio Feltri che si permette di fare vomitevole ironia su quei morti con quel “partire è un po’ morire” che dovrebbe fare impallidire di vergogna chi gli ha concesso l’opportunità di far parte di un’istituzione, pur se regionale (Consiglio regionale della Lombardia), e ancora più chi addirittura qualche anno fa lo aveva proposto come presidente della Repubblica. Sappiamo bene che la presidente Meloni e il resto del governo (Piantedosi escluso) non sono sprofondati così in basso.

Ma il non aver proferito parola in proposito, non aver condannato quei deliri, non aver immediatamente rimosso Piantedosi e, al tempo stesso, non aver chiesto con decisione a Feltri di dimettersi all’istante dal consigliere regionale rendono la Meloni stessa e tutto il governo pienamente organici di questa parte deteriore del paese (che, onde evitare strumentalizzazioni, non comprende tutti quelli che sostengono e che votano la destra). Ancor più li rendono tali il non aver sentito il dovere di portare la loro solidarietà ai familiari delle vittime, ai superstiti del naufragio. D’altra parte, però, la stessa Meloni, e prima di lei Salvini, sono cresciuti e sono politicamente “esplosi” cavalcando e alimentando a loro volta i sentimenti più beceri e discriminatori che sono il fondamento di quella parte del paese.

Io sono Giorgia, sono una donna, sono una mamma, sono una cristiana” urlava (forse sarebbe più corretto dire strepitava) l’attuale presidente del Consiglio nel 2019 in un comizio a piazza San Giovanni, con quello slogan che poi sarebbe diventato un suo tratto distintivo, identitario. Ma quale donna e, soprattutto, quale mamma potrebbe rimanere così indifferente di fronte ad una tragedia che ha coinvolto anche tantissimi bambini? E con che coraggio si evocano radici e principi cristiani mentre si mettono in pratica politiche sono in perfetta antitesi proprio con quei principi?

Mai come in questo caso emerge con ancora più forza e chiarezza la profonda e insopportabile ipocrisia di quelli che si proclamano i difensori dei principi cristiani. Da sbandierare sempre e con estrema violenza quando si tratta di portare avanti anacronistiche crociate contro l’inesistente pericolo gender, contro le sacrosante rivendicazioni inclusive del mondo Lgbt. Ma che poi, misteriosamente, non contano più nulla di fronte a drammi come questi e in tutte le tragiche vicende che riguardano l’accoglienza e il sostegno nei confronti dei migranti.

Al di là di questa evidente e insopportabile ipocrisia, c’è un aspetto non evidenziato ma, a nostro avviso, per certi versi ancora più sconcertante e imbarazzante: la fretta con la quale il governo, e in particolare i ministri direttamente interessati (Salvini e Giorgetti, in rappresentanza delle due forze militari coinvolte, guardia di finanza e guardia costiera), tentano di archiviare la tragedia come un fatale incidente, senza alcuna possibile responsabilità di nessuno. In realtà nelle ore scorse la procura ha aperto un’inchiesta sui soccorsi arrivati solo a tragedia compiuta.

Di certo che qualcosa non è andato come doveva emerge comunque già dalle relazioni sull’accaduto delle due forze militari, l’una in contrasto con l’altra. E’ serio e opportuno, però, non andare oltre e aspettare le risultanze dell’inchiesta E’, invece, doveroso soffermarsi e riflettere sulle parole pronunciate dall’ammiraglio in congedo delle capitanerie di porto, Vittorio Alessandro.

L’attività della mia guardia costiera – ha affermato – è stata fortunata, salvavamo centinaia di migliaia d vite umane e per tutti noi era un vanto, un orgoglio, portare a terra ogni persona. Ci arrivava la stima e il riconoscimento di un Paese intero. Era un arricchimento per tutta l’Italia, poter dire che hai salvato una vita, hai salvato il mondo. Poi con il governo Conte 1 sono cambiate le regole d’ingaggio, le nostre motovedette venivano chiamate taxi del mare”. Con i decreti sicurezza, fortemente voluti dal leader della Lega e allora ministro dell’interno Salvini, ma difesi anche dal M5S e dal presidente del Consiglio Conte, è cambiato tutto, si è innestata una distorsione istituzionale, una sorta di vizio istituzionale per cui il fenomeno migratorio, prima che un caso umanitario, è considerato un caso di polizia su cui indagare anche in mare, a dispetto di quello che dicono tutte le convenzioni internazionali secondo cui è sempre e comunque prioritario salvare le persone.

Da allora i soccorsi devono essere sottoposti alla supervisione della polizia. In tal modo vengono annullate una grande risorsa, la qualità e l’esperienza della nostra guardia costiera” aggiunge Alessandro che, poi, con un perfetto paragone spiega in concreto le conseguenze. “E’ come se di fronte ad un incendio che sta divorando case e persone si invia la polizia per indentificare il piromane invece che chiamare i vigili del fuoco per salvare le vite” afferma. In altre parole la tragedia di Cutro in qualche misura è anche frutto delle folli norme in tema di soccorso che ha partorito una delle due parti del paese.

All’altra, invece, non resta che ringraziare comunque il presidente Mattarella per quella immagine in cui, come sottolinea Fabio Salamida “c’è tantissimo. Nel silenzio, o peggio il volgare rumore, del governo una grande lezione su come si comporta chi ha il compito di rappresentare le istituzioni

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