La Traviata censurata, cronache surreali dal Medioevo


Grande successo a Fano nell’anteprima per gli studenti de “La Traviata” con Violetta transgender che non ha creato alcun disorientamento tra i ragazzi come invece temevano le amministrazioni medievali di Ascoli e Fermo. “Censura avvilente” commenta il regista Luca Baracchini

La prima e più importante notizia è che gli studenti fanesi non sono stati “traviati” dalla Violetta transgender de “La Traviata” di Luca Baracchini. Giovedì sera, in un teatro Fortuna di Fano pieno di ragazzi, è andata in scena l’anteprima per gli studenti che, stando almeno alle cronache di tutti i quotidiani locali, non ha creato alcun disorientamento come invece temevano le amministrazioni medievali di Ascoli e Fermo. Anzi, dalle reazioni della platea e dai commenti raccolti all’uscita dal teatro sembrerebbe proprio che i ragazzi hanno apprezzato notevolmente, come dimostrano gli oltre 10 minuti di applausi scroscianti. In realtà nulla di strano, tutto come ampiamente previsto, solo pensare che i ragazzi di oggi (che su queste tematiche sono, fortunatamente, avanti “anni luce” rispetto alla nostra generazione) potessero in qualche modo essere turbati dalla Violetta transgender dimostra quanto i nostri amministratori sono disperatamente lontani non dal capire, ma anche semplicemente da immaginare il mondo dei giovani di oggi.

La seconda notizia, decisamente meno consolante (perché mai come in questo caso “mal comune” non fa certo “mezzo gaudio”) è che a Fermo gli amministratori locali probabilmente sono ancora più arretrati e medievali di quelli ascolani. “Voglio capire come un’opera vietata ai minori sia stata proposta alle scuole” avrebbe affermato, secondo quanto riporta un quotidiano locale, il sindaco di Fermo Calcinaro. Quanto meno sindaco e assessori ascolani hanno avuto la decenza (e c’è solo da sperare che continuino ad averla) di non commentare, di rimanere in silenzio. Magra, anzi magrissima, consolazione, è già comunque sufficientemente deprimente quello che è avvenuto, censurare la cultura è qualcosa che va oltre il medioevo.

Lo avevamo già sottolineato nel precedente articolo (“La Traviata censurata, quando la toppa è peggio del buco”) ed è quanto mai opportuno ribadirlo, spiace terribilmente dirlo ma questa brutta pagina è la conferma di quanto sia stato legittimo non scegliere Ascoli come Capitale Italiana della Cultura 2024, sarebbe stata una tremenda beffa se la città insignita di un simile importante titolo si fosse resa protagonista di un inaccettabile episodio di censura. Sappiamo bene di attirarci così gli strali di chi ha i paraocchi, ma è fondamentale ribadire che la cultura è inclusione, apertura mentale, non può e non potrà mai essere censura. La terza notizia è, invece, quella più surreale e sconcertante che, se mai ce ne fosse stato bisogno, contribuisce ad accentuare dubbi e perplessità, non solo sul fatto in se, ma anche su tutta la gestione degli eventi.

Dopo il trambusto che è seguito alla notizia della censura da parte di Ascoli e Fermo, è intervenuto su un quotidiano locale anche il presidente della Fondazione lirica delle Marche, l’avvocato ascolano Francesco Ciabattoni, a spiegare quanto è accaduto. “Dell’allestimento con queste caratteristiche – avrebbe dichiarato Ciabattoni a quel quotidiano – anche noi della Rete lirica lo abbiamo saputo tardi. Quando poi abbiamo letto le recensioni delle rappresentazioni che erano già state fatte al nord Italia, dove si evinceva una certa divisione del pubblico, ci siamo sentiti con le amministrazioni comunali di riferimento che successivamente hanno preso, ciascuna, le proprie decisioni in merito. Il Comune di Ascoli ha ritenuto di fare la scelta della sola versione concertistica per le scuole e l’abbiamo rispettata. Noi, come consiglio direttivo, abbiamo un’altra funzione. C’è poi un direttore che abbiamo demandato per fare le scelte tecniche e di qualità dei titoli”.

Come direbbe Antonio Lubrano, la domanda sorge spontanea. Ma nella Rete lirica delle Marche ci sarà un direttore/direttrice artistico che conosce le opere che propone al pubblico marchigiano e che è un minimo informato in proposito? Perché il regista Luca Baracchini ha vinto il bando per la selezione del progetto di regia dell’opera ad aprile 2022, quindi c’era tutto il tempo per conoscere il suo allestimento. Senza dimenticare che già a novembre sui quotidiani e sui siti internet lombardi si parlava di questo “trasgressivo” allestimento de “La Traviata” in scena nei teatri lombardi ad inizio dicembre. In ogni caso la discussione su come e quando si è scoperto il presunto “malefatto” è del tutto fuori luogo e oltremodo deprimente, non conta il come e il quando, conta che Ascoli e Fermo hanno messo in atto un’inaccettabile forma di censura.

Censurare a priori uno spettacolo significa anestetizzare, se non addirittura negare e contraddire il ruolo dell’arte e della scuola. Censurare significa nascondere, temere, creare un problema là dove la libera comprensione e la riflessione lo sciolgono. Imporre La Traviata in forma di concerto per i giovani e le scuole è offendere Verdi, gli artisti, l’intelligenza e la dignità del pubblico” scrive Roberta Pedrotti, giornalista e stimatissima e qualificatissima critico musicale. Il suo articolo su questa vicenda (“Niente sesso, siamo marchigiani”) sarebbe da far leggere a quanti hanno deciso di porre questa vergognosa censura (poi naturalmente bisognerebbe sperare che lo capiscano…). E mentre il regista Luca Baracchini si limita ad un “censura avvilente”, chi non risparmia feroci critiche è Francesco Ameli come consigliere comunale ma anche come chi per anni ha collaborato con molti enti lirici ed è salito sul palco come corista.

Ancora una volta Ascoli ha scelto di farsi riconoscere per il suo bigottismo in termini culturali – afferma – ma non è sola, è ben accompagnata da Fermo, un’altra città che sta mettendo a pieno i valori oscurantistici della destra”. Paradossale se si pensa che quest’opera ha vinto un concorso nel 2021 proprio per under 35! Senza capire minimamente l’essenza stessa dell’opera e della regia, ancora una volta ci siamo fatti riconoscere. Ed ancora c’è qualcuno che si chiede perché Ascoli non è riuscita ad assolvere al ruolo di capitale della cultura mentre Pesaro si. Sapete perché? Perché a Fano (e Brescia prima, anche lei capitale della cultura quest’anno!) la Traviata è stata messa in scena normalmente per gli under 30 e tutti i ragazzi ne sono entusiasti!

Ma l’ipocrisia è evidente quando si censura la cultura e non si attivano percorsi a tutela degli adolescenti che scoprono la sessualità in età spesso pre-adolescenziale, o navigano senza filtri h24 sulla rete, o gestiscono rapporti interpersonali in maniera spesso sbagliata senza la supervisione dei genitori. Insomma, mi sarei aspettato dall’amministrazione un dibattito stimolante, anche critico, ma purtroppo si è scelta una bigotta censura”. D’altra parte, però, è molto più semplice censurare quando non si riesce a capire…

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