Morti sul lavoro: la provincia di Ascoli “maglia nera” delle Marche e tra le peggiori d’Italia


Secondo i dati dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vaga Engineering, relativi ai primi 10 mesi del 2022, in Italia si sono registrati ben 909 morti e 595.569 infortuni sul lavoro. Le Marche (9 posto), Ascoli nella top ten e in zona rossa, con un tasso di incidenza di 64

Alla fine una classifica nella quale la provincia di Ascoli è al primo posto nelle Marche e, addirittura, ai vertici nazionali è venuta fuori. Peccato, però, che si tratti di un primato di cui non si può certo andare fieri, anzi. Perché riguarda il dramma delle morti sul lavoro, una tragica emergenza del nostro Paese che continua ad essere inaccettabilmente sottovalutata, che purtroppo vede il territorio piceno tra i più colpiti nel corso di questo 2022.

E’ quanto emerge dall’annuale indagine dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vaga Engineering che nei giorni scorsi ha diffuso i dati relativi ai primi 10 mesi dell’anno (gennaio-ottobre 2022), complessivi e suddivisi per regioni e per province. Ed in quadro complessivamente davvero fosco e drammaticamente preoccupante, la situazione complessiva delle Marche è in peggioramento, in particolare proprio a causa della provincia di Ascoli. Sulla base dell’incidenza degli infortuni mortali (l’indice dell’incidenza è determinato dal numero di infortuni morali ogni milione di abitante) l’Osservatorio definisce la zonizzazione del rischio di morto per i lavoratori del nostro Paese, dividendo l’Italia a colori alla stregua di quanto avveniva con la pandemia: rosso massima incidenza, arancione alta incidenza, gialla incidenza bassa, bianca incidenza praticamente nulla.

Per quanto riguarda le Marche passano dalla zona gialla del 2021 a quella arancione dell’anno in corso, con complessivamente 20 morti sul lavoro (diretti, senza contare i casi mortali in itinere) ed un indice di incidenza sugli occupati pari al 32,4, superiore alla media nazionale (29,2). Anche in questo specifico campo, però, come del resto in quasi tutti i settori, la nostra regione risulta divisa in due e, come al soli, il nord delle Marche presenta una situazione decisamente migliore rispetto al sud della regione. Infatti le province di Pesaro sono agli ultimi posti della graduatoria nazionale, rispettivamente all’80° e 87° posto, con un indice di incidenza decisamente al di sotto della media nazionale, rispettivamente di 19,6 (3 morti sul lavoro su 162.655 occupati) e di 15,7 (3 morti sul lavoro su 191.638 occupati).

Invece Fermo, Macerata e Ascoli sono tutte e tre province “rosse2 con un indice di incidenza di gran lunga superiore alla media nazionale. La provincia di Fermo con 3 morti sul lavoro su 70.168 occupati si colloca al 28° posto con un indice di incidenza di 42,8, quella di Macerata è al 19 posto con un indice di incidenza di 49,2 e 6 morti su 122.027 occupati. Entra addirittura nella top ten la provincia di Ascoli con 5 morti sul lavoro su 79.389 occupati ed un indice di incidenza di 63, addirittura il doppio rispetto a quello regionale. In altre parole siamo la provincia marchigiana con la percentuale più elevata di disoccupati e, al tempo stesso, con la più alta incidenza di morti sul lavoro. Con una sintesi un po’ forzata e per certi versi brutale, si potrebbe dire che nella provincia di Ascoli trovare lavoro è difficile e, al tempo stesso, rischioso.

Tornando all’indagine dell’Osservatorio purtroppo il quadro complessivo che emerge è davvero sconfortante. Siamo di fronte ad una vera e propria strage, con l’agghiacciante media di 3 morti al giorno e ben 90 vittime al mese. Una media davvero terrificante, siamo a ben 909 morti sul lavoro nei primi 10 mesi del 2022. E se è vero che rispetto allo stesso periodo del 2021, quando i decessi sul lavoro erano stati 1017, in effetti si registra una leggera diminuzione, bisogna comunque sottolineare come lo scorso anno quel dato era comunque condizionato dalle vittime covid che rappresentavano un quarto dei morti complessivi (282 su 1017), nell’anno in corso sono quasi scomparse, appena 10 su 909. Questo significa che, al netto del problema del covid, i morti sul lavoro sono aumentati del 22%, passando dai 735 del 2021 agli 899 del 2022. Dato quest’ultimo che è praticamente analogo a quello del 2019, cioè epoca pre covid, a dimostrazione di come il tragico fenomeno delle morti sul lavoro è purtroppo una costante per il nostro paese.

Per quello – afferma il presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro, Mauro Rossato – non esistono vaccini ma solo la prevenzione attraverso la formazione e l’aggiornamento di tutte le figure coinvolte nell’organizzazione aziendale: dal datore di lavoro ai dirigenti, fino ai preposti e ovviamente ai lavoratori”. In paurosa crescita anche il numero degli incidenti sul lavoro, ben 595.569, con una crescita del 33% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Questo significa che in media in Italia si verificano poco meno di 60 mila incidenti sul lavoro al mese, quasi 2 mila al giorno. Sono numeri e dati impressionanti e inaccettabili per un paese civile.

Come anticipato l’Osservatorio ha diviso l’Italia a colori, sulla base dell’incidenza degli infortuni mortali. Complessivamente sono 5 le regioni in zona rossa (Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Umbria, Calabria e Basilicata) che, ovviamente, sono anche le prime 5 nella graduatoria. In zona arancioni ci sono, invece, 8 regioni (Puglia, Campania, Sicilia, Marche, Toscana, Molise, Veneto e Piemonte), mentre in zona gialla, cioè sotto la media nazionale ci sono 5 regioni: Abruzzo, Lazio, Emilia Romagna, Lombardia e Sardegna. In zona bianca, ciè con indice di incidenza molto al di sotto la media nazionale, ci sono Liguria e Friuli Venezia Giulia. Da un punto di vista strettamente numerico la regione nella quale si registra il maggior numero di morti sul lavoro è la Lombardia con 107.

Per quanto riguarda le province le tre peggiori sono nell’ordine Aosta (indice di incidenza 113,8), Matera (89,7) e Frosinone (83,2). Complessivamente in zona rossa ci sono 36 province, mentre in zona arancione ce ne sono 12, con 19 in zona gialla e ben 40 province in zona bianca. Da segnalare che sono 7 le province (Biella, Gorizia, Isernia, Massa Carrara, Pordenone, Sud Sardegna e Trieste) nelle quali fino a fine ottobre non si sono registrati morti sul lavoro.

Siamo convinti che la diffusione della cultura della sicurezza sul lavoro anche attraverso le nostre elaborazioni possa rappresentare uno strumento efficace di prevenzione degli infortuni – conclude Rossato – Il nostro obiettivo, infatti, è quello di spingere tutti coloro che si occupano di tutelare la salute dei lavoratori a riflettere e a rispondere quanto prima in modo efficace a questa strage. Un invito che ci auguriamo possa essere colto e accolto concretamente anche e soprattutto dal nuovo Governo”.

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