Promesse non mantenute dalla Regione e Piceno sempre più penalizzato, sanità nel caos


A vuoto “tentativo di raffreddamento”, l’Asur Marche riconosce la correttezza delle rivendicazioni avanzate dalle organizzazioni sindacali ma, al tempo stesso, confessa di non essere in grado di ottemperare agli impegni assunti. Prosegue lo stato di agitazione

Non si fermano le proteste dei lavoratori del comporto sanità dell’Area Vasta 5. Si è risolto in un nulla di fatto l’incontro che si è svolto martedì 15 novembre presso la Prefettura di Ascoli (tecnicamente “tentativo di raffreddamento”) tra le sigle sindacali che hanno aderito alla proposta di provare a trovare un accordo (Fp Cigl, Cisl Fp, Uil Fpl, Fials, Ugl Salute) e i vertici dell’Asur Marche (nelle persone della direttrice generale dott.ssa Storti e del direttore amministrativo dott. Gigliucci) e dell’Area Vasta 5 (il direttore dott. Esposito e il dirigente del personale dott. Liberati). Più che un nulla di fatto, praticamente l’incontro si è risolto nell’ennesima beffa per il personale sanitario perché i vertici dell’Asur Marche hanno riconosciuto l’assoluta fondatezza di tutte le rivendicazioni avanzate, affermando però di non essere in grado di rispettare gli impegni presi nei mesi precedenti.

In particolare di non poter mantenere le promesse fatte dai politici regionali (a partire dal presidente Acquaroli, passando attraverso l’ex assessore regionale e ora senatore Castelli) nei mesi scorsi, guarda il caso prima delle elezioni. Come diceva sempre Andreotti, “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”. Calati in massa quando era fondamentale “raccattare” più voti possibili, chissà perché ora che è il momento della verità, che bisogna mettere la faccia sulla penosa “marcia indietro”, sul mancato rispetto di quelle rassicurazioni, nessuno dei politici e degli esponenti della giunta regionale si sono visti, lasciando l’incombenza ai vertici dell’Asur.

All’incontro non hanno invece partecipato i rappresentanti di Usb, Nursind e Nursing Up che già da settimane avevano adottato la linea dura (e ovviamente ora è sin troppo facile sostenere che non avevano certo tutti i torti). Come riporta il comunicato delle organizzazioni sindacali che hanno partecipato, all’incontro  “si è dapprima proceduto ad esporre le ragioni che hanno indotto le suddette rappresentanze sindacali ad indire lo stato di agitazione del personale dipendente del comparto sanità, in particolare, per l’iniqua ripartizione delle risorse del salario accessorio tra i dipendenti dell’ASUR Marche a danno dei lavoratori dell’Area Vasta 5; per la mancata restituzione, entro il 31/10/2022 dei € 495.000 del fondo per l’anno 2021 nonché per l’omessa implementazione strutturale e permanente del fondo stesso.

In tale circostanza è stata altresì evidenziata la problematica della sottodimensionata dotazione organica e del personale precario in scadenza al 31/12/2022 che metterà in crisi il sistema sanitario pubblico piceno”. “La direzione dell’Asur – prosegue il comunicato – dopo aver riconosciuto la bontà e la correttezza delle rivendicazioni avanzate, confermando che per anni la stessa Asur avrebbe retribuito diversamente i suoi stessi dipendenti, ha tuttavia dichiarato di non essere ad oggi in grado di ottemperare agli impegni assunti sino a quando non si concretizzerà il programmato stanziamento di nuove risorse a livello nazionale a seguito della ripartizione totale del fondo sanitario e previa direttiva della giunta regionale”.

In altre parole si è avuta la conferma di quello che qualcuno (in realtà più di uno…) aveva già ampiamente capito e previsto, cioè che quelle fatte nei mesi scorsi erano solamente le solite promesse elettorali. Questo significa non solo che il personale sanitario del territorio piceno continuerà ad essere pesantemente penalizzato e non otterrà quello che gli spetta (e che la Regione aveva promesso di restituire), ma anche che il futuro della sanità locale pubblica è se possibile ancora più nero di un presente già disarmante. Inevitabile conseguenza del nulla di fatto, prosegue lo stato di agitazione.

Lo stesso rappresentante del governo che ha presieduto all’incontro nella persona del vicario del prefetto di Ascoli Piceno – conclude la nota – ha convenuto con la liceità delle nostre rivendicazioni tanto da richiedere ai rappresentanti Asur di farsi parte diligente nei confronti della Regione affinché le problematiche rappresentate vengano immediatamente affrontate e risolte nell’interesse dei lavoratori dell’Area Vasta 5 e della collettività picena. In definitiva, non avendo ricevuto alcun tipo di garanzia circa l’esecuzione dell’accordo del fondo 2021 né tantomeno impegni con scadenze certe da parte di Asur Marche, abbiamo dichiarato l’indisponibilità a conciliare il tavolo ed abbiamo confermato lo stato di agitazione dei lavoratori dell’Area Vasta 5. Pertanto, in coerenza con il mandato dei lavoratori della Sanità Picena, le stesse Organizzazioni Sindacali e la RSU avvieranno una serie di iniziative di mobilitazione per restituire dignità e salario ai dipendenti dell’Area Vasta 5”.

Al di là dei sacrosanti diritti dei lavoratori del comparto che la Regione continua a negare in maniera inaccettabile, la situazione per la sanità picena è sempre più esplosiva. “Siamo al fianco dei lavoratori del comparto – afferma il segretario provinciale del Pd Ameli – è notizia di queste ore che, dopo mesi di prese in giro con tanto di teatrino per le elezioni politiche e di accordi firmati ma poi rinnegati, i sindacati continueranno lo stato di agitazione con la previsione di una mobilitazione, come già avvenuto nei giorni scorsi. Dal canto nostro ci siamo attivati per suonare la sveglia sia ad Acquaroli che a Fioravanti che sembrano aver perso la parola in tema di sanità e di difesa dei lavoratori. Lo abbiamo fatto in Consiglio comunale con un’interrogazione a mia prima firma e in Consiglio regionale con un’interrogazione del Pd a prima firma di Anna Casini nata dall’ascolto delle istanze dei lavoratori”.

Dopo aver chiesto alla Regione di rispettare gli impegni presi con i lavoratori del comparto sanità del Piceno, Ameli lancia poi l’allarme per il futuro della nostra sanità. “Il rischio palese – afferma – è che con la nuova riforma sanitaria regionale salti tutto il sistema sanitario pubblico Piceno dato che sono a rischio quasi 200 posti di lavoro tra infermieri OSS e personale sanitario attualmente in servizio a tempo determinato nei due ospedali di Ascoli e San Benedetto del Tronto”.

Servirebbe come il pane un sindaco con gli attributi che alzi la voce con decisione contro le inaccettabili penalizzazioni che sta continuando ad imporre alla nostra sanità la Regione e che abbia davvero la forza e il coraggio di tutelare concretamente i propri cittadini. Già, servirebbe proprio. Peccato, però, che il primo cittadino di Ascoli sembra aver scelto di tutelare e mettere al primo posto gli interessi del suo partito e della sua parte politica piuttosto che quelli degli ascolani…

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