Fioravanti “sull’altare”, Acquaroli “nella polvere”: anatomia di un successo e di una debacle


L’annuale sondaggio sul gradimento di sindaci e governatori regionali de “Il Sole 24 Ore” premia i sindaci marchigiani, e in particolare Fioravanti secondo con il 65% di consensi, ma boccia impietosamente il presidente Acquaroli che perde consensi e scivola al 13° posto

Festeggiano i sindaci marchigiani, con Marco Fioravanti in trionfo, addirittura al secondo posto dietro il prima cittadino di Venezia Brugnaro. Mastica amaro, invece, il governatore marchigiano Francesco Acquaroli che subisce una pesante debacle. E’ questo, in sintesi, il bilancio, per quanto riguarda le Marche, del tradizionale Governance Poll de “Il Sole 24 Ore”, l’annuale sondaggio per valutare il gradimento dei sindaci e dei presidenti di Regione. E quello del primo cittadino ascolano è davvero altissimo, al 64%, in crescita rispetto allo scorso anno e addirittura inferiore solamente a quello del sindaco di Venezia Brugnaro (centrodestra) che, con il 65% e un +11% rispetto al 2021, risulta il sindaco più apprezzato d’Italia. Dietro di loro un poker di sindaci del centrosinistra, Decaro (Bari), Sala (Milano), Manfredi (Napoli) e Lepore (Bologna), poi il primo cittadino di Fermo, Calcinaro (lista civica), che rispetto al 2021 perde consensi (-12%) ma mantiene un gradimento piuttosto alto, di poco sotto il 60%.

Nei primi 10 della classifica c’è ancora un po’ di Marche, con il decimo posto del sindaco di Ancona Valeria Mancinelli (centrosinistra) che si ferma al 58%. Più indietro ma comunque con un gradimento superiore al 50% il sindaco di Macerata Porcaroli (centrodestra)  e quello di Pesaro Ricci (centrosinistra). Nel complesso, quindi, i marchigiani risultano piuttosto soddisfatti dell’operato dei sindaci e degli amministratori comunali, almeno a giudicare da questo sondaggio.

Molto meno, invece, del presidente della Regione Acquaroli che perde ulteriormente consensi (-4% rispetto al 2021) e con un gradimento del 45% scende al 13° posto, in una classifica che vede in testa il governatore del Veneto Zaia (centrodestra), seguito da quello del Friuli Fedriga (centrodestra) e quello dell’Emilia Bonacini (centrosinistra). Come abbiamo sempre sottolineato, i sondaggi vanno presi con le dovute precauzioni, più che altro forniscono un’indicazione di massima sul cosiddetto “sentiment” dei cittadini nei confronti dei propri amministratori locali. E quello dei marchigiani è sin troppo chiaro: molto soddisfatti dei rispettivi sindaci, decisamente delusi dal governatore Acquaroli e dalla giunta regionale.

Un risultato che, per quanto riguarda il presidente della Regione, di certo non stupisce. Anzi, per certi versi semmai sorprende che non si sia registrato un crollo più consistente del gradimento. Perché gli ultimi 12 mesi della giunta regionale sono stati davvero disastrosi, soprattutto per quanto riguarda i temi che sono al centro dell’attività politica regionale, sanità e ricostruzione post terremoto. In campo sanitario, al di là della discutibile (per usare un eufemismo) gestione della pandemia, si sta verificando esattamente il contrario di quanto aveva promesso Acquaroli, sono clamorosamente e notevolmente aumentate le distanze tra nord e sud della regione, con la sanità marchigiana che, se possibile, ora è ancor più “Anconacentrica”.

Lo confermano innanzitutto i numeri, con una sproporzione imbarazzante di investimenti tra il nord (Pesaro e soprattutto Ancona) e il sud (Ascoli). Ma anche e soprattutto per quanto concerne strutture, attrezzature, personale medico e sanitario e, conseguentemente, per i servizi forniti ai cittadini la forbice, già decisamente ampia, si è ulteriormente allargata. Come più volte sottolineato, la fotografia più emblematica della situazione è purtroppo rappresentata dalla provincia di Ascoli che, nonostante le promesse elettorali, è sempre più (e in misura notevolmente accentuata) la “Cenerentola delle Marche”.

Per quanto riguarda la ricostruzione post terremoto, Acquaroli e la sua giunta stanno constando sulla propria pelle quanto sia facile fare propaganda ma terribilmente più difficile tradurre in azioni concrete le tante promesse fatte. L’auspicata e tanto proclamata accelerazione non c’è stata anzi, la delusione di chi aveva dato credito alle promesse elettorali di fronte alla cruda realtà è inevitabilmente maggiore. A complicare ulteriormente le cose per il governatore marchigiano, c’è poi il comportamento della sua squinternata giunta, un’autentica “Armata Brancaleone”.

Impalpabili e praticamente non pervenuti alcuni assessori, troppo impegnato ad auto promuoversi sui social, per potersi occupare delle reali esigenze dei marchigiani, l’assessore Castelli (un convinto “fancazzista”…), il “dramma” per Acquaroli è che gli assessori che hanno maggiormente visibilità sono proprio quelli che invece andrebbero tenuti nascosti il più possibile, Giorgia Latini e Filippo Saltamartini, un’involontaria e surreale coppia di comici che potrebbe competere con le coppie storiche della comicità italiana, come Totò e Peppino, Gianni e Pinotto, Cochi e Renato, protagonisti di una serie interminabile di gaffes e “figuracce” storiche.

Se a livello regionale il centrodestra è in evidente difficoltà, ad Ascoli invece può esultare e festeggiare il risultato ottenuto da Fioravanti, addirittura al secondo nella classifica sul gradimento dei sindaci italiani. Quello di Ascoli, però, è un caso per certi versi unico nel panorama nazionale, che andrebbe studiato. Basterebbe pensare che nel capoluogo piceno, nonostante una situazione complessiva sempre più allarmante, di fatto è stata abolita la parola “alternanza”, da più di 20 anni governano sempre gli stessi. E, per quanto assurdo possa sembrare, più le cose vanno male, più la situazione peggiora in tutti gli aspetti, più si solidifica e si rafforza il gruppo di potere che governa la città.

In questo senso il successo (almeno secondo il sondaggio) di Fioravanti è quanto mai emblematico perché il primo cittadino non è stato certo trainato da qualche importante risultato ottenuto e, anzi, il suo exploit arriva in quello che invece dovrebbe essere il suo momento peggiore, il più delicato per il sindaco e la sua giunta che negli ultimi mesi hanno inanellato una serie impressionante di debacle (Capitale della Cultura, dati ufficiali sul turismo, ritardi e rinvii in importanti lavori come viale Trieste, il campo di Monticelli, il ponte di San Filippo, le scuole, ecc.). Ben mimetizzati, in realtà, da un’efficace e massiccia campagna propagandistica, aiutata da una stampa locale che da tempo ormai si limita a fare da megafono ai proclami del Comune, che quanto meno riesce a confondere le acque, a mascherare determinate gravi mancanze.

Al di là di questo aspetto, però, a Fioravanti va riconosciuta l’intelligenza e l’umiltà (che è un grande pregio per chiunque, ancor più per chi riveste determinati ruoli istituzionali) di non aver mutato il suo atteggiamento, di essere rimasto una persona “semplice” (nel senso più positivo del termine), di non essersi “montato la testa”. Questo fa si che la maggior parte dei cittadini ascolani lo sente molto vicino, come uno di loro, sempre disponibile ad ascoltarli. Il lungo e difficile periodo del lockdown e dell’emergenza covid, poi, hanno ulteriormente amplificato questa sensazione, in quei momenti così duri i cittadini ascolani hanno percepito la vicinanza del sindaco, lo hanno sentito partecipe delle loro difficoltà e in qualche modo l’hanno visto come un importante punto di riferimento. E questo ha fornito a Fioravanti una sorta di bonus che gli consente di ammortizzare, praticamente di annullare, gli effetti negativi di un così elevato numero di insuccessi.

La logica porterebbe a pensare che questo scudo non potrà durare all’infinito, che alla fine inevitabilmente il primo cittadino verrà giudicato sulla base dei fatti concreti. Ma nel meraviglioso regno di “Ugualos” (il modo ironico con il quale i giovani ascolani, ispirandosi ad una famosa scena del film “Non ci resta che piangere”, a metà anni ’80 avevano rinominato il capoluogo piceno) ci vuole poco a ribaltare e stravolgere anche la logica… Certo, se poi Fioravanti trovasse anche il coraggio di far sentire la sua voce in Regione contro le ripetute umiliazioni subite in campo sanitario, ricordandosi che come sindaco dovrebbe anteporre gli interessi dei suoi cittadini a quelli del suo partito, allora il suo gradimento potrebbe schizzare ulteriormente in alto…

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