Ascoli capitale degli “scorfani”


C’è solo l’imbarazzo della scelta per lo storico premio indetto dall’associazione “Ascoli Nostra” per denunciare con ironia gli obbrobri della città. Ben 37 “brutture” in lizza e vittoria ex aequo per la fontana di viale de Gasperi e per il Ponte di Cecco

Chissà se l’assessore regionale Guido Castelli, sindaco di Ascoli dal 2009 al 2019, avrà accolto con un pizzico di orgoglio la notizia relativa al vincitore dello “Scorfano d’Oro 2022”. Perché per almeno uno dei due vincitori (quest’anno si è registrato un primo posto ex aequo che è sin troppo emblematico…), la nuova fontana di viale De Gasperi, il merito deve essere attribuito quasi esclusivamente a lui e alla sua amministrazione. Perché non è da tutti riuscire a sostituire quella che era una delle più belle fontane della città con un simile obbrobrio, inguardabile a da “Scorfano d’Oro” anche prima che venisse spenta e lasciata nello stato di abbandono in cui si trova ora.

Non solo, per realizzare quell’inguardabile “Scorfano” l’allora sindaco Castelli ha speso anche diverse migliaia di euro (l’intero intervento di riqualificazione di quella zona di viale De Gasperi è costato 250 mila euro), ovviamente non suoi ma dei cittadini ascolani. Non meno significativo è il fatto che i vincitori sono due, con il Ponte di Cecco così pubblicizzato ma da anni incredibilmente non visitabile e sempre più in preda al degrado, sotto forma di erbacce che crescono ovunque. Subito dietro i due vincitori il palazzo che fa angolo tra piazza del Popolo e corso Mazzini, da tempo in condizioni disastrose, con l’intonaco che cade, una “bella” cartolina di presentazione per chi arriva per la prima volta nella nostra splendida piazza.

Sul terzo gradino del podio le colonnine della chiesa di San Francesco, una volta famose per il suono che emettevano, ora per l’imbarazzante stato di degrado in cui versano, annerite e deteriorate. In realtà per la giuria chiamata a stabilire a chi assegnare lo “Scorfano d’Oro” il compito non è stato per nulla facile. Perché quest’anno per lo storico premio indetto dall’associazione “Ascoli Nostra”, per denunciare con ironia le brutture della città, suggerendo spunti per migliorare, in lizza c’erano ben 37 brutture.

Un numero particolarmente elevato che non fa certo onore al capoluogo piceno e che già così lascia ben capire quanto questa splendida città soffra ancora per il degrado e l’incuria generalizzate in cui versa. Oltre alle quattro finite sul podio, tra le tante brutture pubbliche e private segnalate ce ne erano alcune “storiche”, come la deteriorata loggia dei mercanti, l’area dell’Annunziata, le bacheche turistiche, le fontane abbandonate, le rue del centro trasformate in latrine, i cartelloni in viale de Gasperi, via Manila, a cui si sono aggiunte alcune importanti new entry come la porta scardinata da tempo della torre del Cucco e il portone di via dei Bonaccorsi con la famosa scritta “Sigismundus”. E i due vincitori rappresentano l’emblema di quello che purtroppo è il capoluogo piceno, una città dall’incredibile fascino, potenzialmente un vero e proprio gioiello che però paga a caro prezzo l’incapacità dei propri amministratori non solo di valorizzarla ma anche solamente di preservare in maniera adeguata le proprie bellezze.

Perché la fontana di viale de Gasperi e il Ponte di Cecco potrebbero essere delle “gemme”, dovrebbero essere un vanto da esporre a turisti e visitatori e, invece, grazie all’insipienza dell’amministrazione comunale, quella passata e quella attuale, sono diventati degli “scorfani” tali da meritarsi addirittura il titolo di “Scorfano d’Oro”. Della fontana di viale de Gasperi in parte abbiamo già detto, c’è da aggiungere che l’obbrobrio attuale è il risultato di anni di abbandono e della “follia” e della presunzione di un sindaco, l’attuale assessore regionale Castelli, che invece che seguire la strada più logica e più ovvia, cioè riportare la fontana agli antichi fasti, ha voluto improvvisare e sperimentare, regalando così alla città uno dei più imbarazzanti obbrobri che mai si ricordassero.

Per altro appena terminato l’intervento di riqualificazione la nuova fontana (anche se definirla tale è un affronto…) aveva subito sollevato commenti pesantemente negativi e durissime proteste, sfociate in una petizione (che in pochi giorni aveva portato più di un migliaio di cittadini a sottoscriverla) che chiedeva il ripristino della vecchia e suggestiva fontana. Quasi superfluo sottolineare che l’allora primo cittadino ha completamente ignorato quella petizione (e il buon senso che suggeriva un doveroso passo indietro), con il suo successore (Fioravanti) che come al solito non ha avuto il coraggio di sconfessare il suo compagno di partito, non trovando niente di meglio da fare che chiudere e spegnere quell’orribile fontana, favorendo in tal modo anche il degrado l’abbandono di quell’obbrobrio che ha ampiamente meritato lo “Scorfano d’0ro”.

Non meno significativa è la storia del Ponte di Cecco, il più antico della città che leggenda popolare vuole che sia stato realizzato in una sola notte da Cecco d’Ascoli, con l’aiuto del diavolo. Un ponte splendido, sopra cui si staglia il forte Malatesta, che però da anni non è più visitabile e percorribile e sempre più in preda alle erbacce, con le amministrazioni comunali che si sono succedute che hanno sempre promesso la riapertura ma, poi, in concreto non hanno fatto nulla per trasformare la promessa in realtà.

Una vera e propria vergogna che sconfina nel paradossale se si pensa che proprio il Ponte di Cecco da mesi è spesso citato ed è al centro della campagna promozionale per far conoscere la città. “Ad Ascoli Piceno il Ponte di Cecco, oggetto di suggestive leggende, è un monumento da non perdere, da visitare” si legge sul portale VisitAscoli così fortemente voluto dall’amministrazione comunale.

Ed a proposito di quel portale, sarebbe quanto meno opportuno aggiornarlo correttamente, visto che nella pagina iniziale ancora si parla della candidatura di Ascoli a Capitale della Cultura 2024 (addirittura nell’articolo a centro pagina, dal titolo un po’ datato “Ascoli Piceno si candida a Capitale della Cultura 2024”, si parla di “novella candidata”…), con tanto di intervista ad Ossini che sostiene quella candidatura. Qualcuno dovrebbe avvisarli che è già stata fatta la scelta e che Ascoli non ha ottenuto l’ambito riconoscimento. Chissà, magari quella di VisitAscoli era una strategia, un tentativo di conquistare il titolo di “Scorfano d’Oro” che, in effetti, su questa base probabilmente meriterebbe pure.

Tornando al Ponte di Cecco, sempre su quel sito viene dato spazio a “Scopriamo Ascoli”, la serie di video con i quali l’influencer (o “regina di Tik Tok” che dir si voglia) Melissa Massetti racconta (non si è ancora capito a chi…) le bellezze della città, per la modica cifra di poco meno di 20 mila euro. E uno di quei video è dedicato proprio al Ponte di Cecco, giustamente decantato, senza però che venga minimamente citato il particolare, non propriamente irrilevante, che da anni non è visitabile. “Il ponte è un mezzo per oltrepassare ostacoli difficilmente superabili e soltanto con una costruzione soprannaturale si possono unire il mondo terreno e quello celeste” afferma la Massetti, facendo riferimento alla famosa leggenda relativa alla costruzione del ponte.

Chissà, magari bisognerà attendere qualche altro intervento soprannaturale per vederlo finalmente di nuovo fruibile e visitabile…

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