Ascoli Capitale della Cultura 2024: dubbi e speranze in attesa del primo esame


Cresce l’attesa, con l’ottimismo del sindaco e dell’amministrazione comunale, per il primo banco di prova per la candidatura di Ascoli a Capitale della Cultura 2024: il 18 gennaio la commissione nominata dal ministro Franceschini sceglierà le 10 finaliste

E’ iniziato il conto alla rovescia per il primo momento della verità per quanto riguarda la candidatura di Ascoli a Capitale della Cultura 2024. Il prossimo 18 gennaio la commissione nominata nei giorni scorsi dal ministro alla cultura Franceschini, e presieduta dalla direttrice di Rai Cultura Silvia Calandrelli, sceglierà tra le 23 candidature presentate le 10 finaliste tra cui poi a marzo, dopo le successive audizioni, verrà scelta quella che otterrà l’ambito riconoscimento. Ed il sindaco Fioravanti e l’amministrazione comunale non sembrano avere dubbi che tra quelle 10 ci sarà anche Ascoli. La conferma è arrivata una decina di giorni prima di Natale quando, con determina n. 3897 del 10 dicembre, è stata ancora una volta prorogata (siamo alla sesta proroga, se non abbiamo contato male…) la scadenza per la presentazione della manifestazione d’interesse per diventare soci sostenitori e ordinari del Comitato a sostegno della candidatura del Comune di Ascoli.

Non servirebbe neppure sottolinearlo, ma è evidente che, se la scadenza viene spostata ad una decina di giorni dopo quel primo importante momento della verità, è perché in Comune non ci sono dubbi sul fatto che tra le 10 finaliste ci sarà anche Ascoli. Ciò non toglie che queste continue e ripetute proroghe fanno pensare e confermano le enormi difficoltà che ha avuto e continua ad avere il Comune nel trovare soci per il Comitato, a parte i “soliti noti” (cioè chi ha già rapporti organici con l’amministrazione comunale stessa). Per altro è decisamente singolare che dal luglio scorso (la scadenza originaria era stata fissata al 20 luglio, con la prima proroga per il 13 agosto, poi al 10 settembre, successivamente al 15 settembre, poi ancora a fine ottobre, divenuto poi il 31 novembre e ora siamo arrivati al 31 gennaio…) negli atti ufficiali con i quali viene prorogata la scadenza iniziale la giustificazione è sempre la stessa: “sono pervenute alcune richieste di chiarimenti e, quindi, al fine di consentire una più ampia partecipazione al Comitato di scopo si rendere necessario prorogare il termine” si legge in quelle delibere e determine comunali.

Dopo oltre 5 mesi, però, o chi chiede chiarimenti ha seri problemi di comprensione o chi dovrebbe fornirli non è in grado di farlo… Ironia a parte (è evidente che quella formula venga utilizzata per nascondere quello che in realtà è il vero problema, cioè l’enorme difficoltà nel trovare soci per il Comitato), al di là delle dichiarazioni di circostanza fatte nelle settimane scorse dal sindaco è inutile nascondere che appare scontato che Ascoli sarà tra le 10 candidate finali e  sarebbe un’enorme delusione ed un grandissimo smacco se non fosse così.

Una volta entrata a far parte delle 10 finaliste poi sarebbe praticamente impossibile fare qualsiasi previsione. Di candidature “forti” e ben strutturate ce ne sono diverse. Basterebbe pensare a Viareggio, con una serie impressionante di testimonial, ma anche a Siracusa, Vicenza, Grosseto, Chioggia, senza ovviamente dimentica Pesaro e sottovalutare Mesagne e Sestri Levante. E’ probabile che saranno queste le principali antagoniste del capoluogo piceno, che potrebbe avere il vantaggio di coinvolgere e interessare anche l’entroterra e, in particolare, un territorio duramente colpito dal terremoto del 2016. E, come abbiamo visto con la scelta di Bergamo e Brescia come capitali della cultura 2023 (scelte per rilanciare un territorio duramente colpito dalla pandemia), determinati fattori possono avere un certo peso al momento della scelta definitiva.

Naturalmente, non dovrebbe neppure esserci la necessità di sottolinearlo, è scontato che chiunque ha a cuore le sorti del capoluogo piceno non può che augurarsi che alla fine possa risultare vincitore. Sarebbe un’opportunità importante per la nostra città e per il nostro territorio, anche se poi sarebbe altrettanto fondamentale saperla sfruttare bene e non ripetere l’errore di alcuni anni fa quando la tanto decantata nomina a capitale europea dello sport (2014) si è poi rivelata concretamente un clamoroso flop.  Allo stesso tempo, però, il sincero tifo per le sorti della propria città non può far dimenticare e passare in secondo piano i tanti aspetti poco chiari che hanno caratterizzato e stanno caratterizzando la candidatura del capoluogo piceno.

A partire da un dossier che, almeno per come è stato riassunto (con una serie di slides) nel sito istituzionale e per come è stato presentato alla stampa e al pubblico, appare molto generico e indefinito, con tanti slogan e proclami (magari anche ad effetto) che, però, poi andrebbero riempiti con contenuti concreti che in realtà non si vedono. E, soprattutto, che presenta molti lati oscuri sui quali sarebbe opportuno fare prima possibile chiarezza. Per non parlare, poi, del solito sgradevole sospetto che anche un appuntamento così importante venga utilizzato dall’amministrazione comunale per favorire, volutamente o casualmente, sempre i soliti noti…

Nel comunicato di presentazione della candidatura e nelle slides inserite nel sito comunale dedicato ad “Ascoli Capitale della Cultura 2024”, dopo aver presentato il claim scelto per “la valorizzazione della città e del territorio” (“La cultura muove le montagne”), si spiega che sono 5 i temi sui quali si snoda il palinsesto culturale composto da 61 iniziative, “tutte animate da un approccio humane centred e site specific” (sorvoliamo per decenza su questo “pacchiano” ricorso a termini inglesi magari di impatto ma così clamorosamente generici e per nulla esemplificativi…): esploratori del limite (“scoprendo il connubio originale che lega cultura e scienza”), costruttori di bellezza (“ricercando l’inedito, il bello e l’utile, nell’operosità dell’ingegno e delle mani”), ricercatori di senso (“indagando noi stessi, la nostra identità, consapevoli che essa è sempre plurale e in divenire”), custodi di futuro (“alimentando una rinnovata etica della cultura, che faccia risuonare il territorio all’unisono con i Goal 2030, il Green Deal, il New European Bauhaus”), complici di vita (“sperimentando un nuovo modello di welfare culturale”).

In nessun passaggio delle slide e nel corso delle varie presentazioni fatte alla stampa e ai cittadini, però, ci si è preoccupati di dare forma e concretezza a quegli slogan, a quei proclami che, così come vengono declamati, fanno venire in mente i famosi sproloqui privi di senso di trapattoniana memoria (resi celebri da “Mai dire gol”) o, peggio ancora, la mitica “supercazzola” della saga cinematografica “Amici miei”. In concreto, ci si è guardati bene anche solo dall’accennare in che cosa consisterebbe il “nuovo modello di welfare culturale” che si vuole proporre o tanto meno di spiegare in che modo si intendono perseguire gli ambiziosissimi obiettivi del “Goal 2030” (sconfiggere la povertà, sconfiggere la fame, assicurare salute e benessere a tutti, raggiungere l’uguaglianza di genere…).

Per ognuno dei 5 temi in cui si snoda il palinsesto culturale ci si limita solo ad elencare in maniera generica il numero di eventi previsti (sono stati concretamente resi noti solo gli eventi di lancio e di chiusura e il cosiddetto “main event”). Per altro quello dei numeri citati a caso e senza alcun riscontro concreto è una caratteristica peculiare del dossier, almeno per come è stato presentato a stampa e cittadini. Per quanto riguarda il cosiddetto “percorso co-generativo” vengono, ad esempio, citate 173 organizzazioni coinvolte senza ovviamente specificare quali siano (ma siamo sicuri che nel territorio esistono 173 organizzazioni?), mentre si parla di ben 79 incontri di progettazione partecipata di cui francamente in questi mesi non si è avuto notizia (forse erano una sorta di incontri segreti, quasi “carbonari”…).

A proposito di numeri, però, quelli che fanno maggiormente scalpore e destano le maggiori perplessità sono relativi agli “investimenti programmati”. Secondo l’amministrazione comunale, infatti, per “Ascoli Capitale della Cultura 2024” sono previsti 131 milioni di euro per nuovi interventi, più 15 milioni di euro di completamento, ma, soprattutto, sono stati già concessi finanziamenti per 119 milioni di euro, mentre altri 27 milioni di euro sono in fase di valutazione. Da dove proverrebbero tutti quei milioni di euro e, soprattutto, dove e in che modo sono stati investiti (o verranno investiti)? Difficile, praticamente impossibile, non pensare a numeri sparati a caso, solo per impressionare, se non vengono specificati nel dettaglio fonti di finanziamento e ambiti di intervento. Anche perché si tratta di circa 300 milioni di euro, una somma che, per la cultura, nel capoluogo piceno complessivamente non è stata investita neppure considerando gli ultimi 100 anni…

Grandi perplessità ed interrogativi, poi, suscita anche la scelta dei cosiddetti “ambassador”. Abbiamo già ampiamente parlato di quanto discutibile sia stata la scelta della figlia del presidente dell’Ente Quintana, oltre che del sempre presente Ossini, a cui ora si è aggiunto anche Franco Arminio. Poteva essere l’opportunità di coinvolgere ed utilizzare le professionalità presenti nel territorio, era l’occasione migliore per utilizzare quella straordinaria risorsa che abbiamo la fortuna di avere nel capoluogo, il Liceo Artistico “Licini”. Invece si è preferito rivolgersi ai “soliti noti”… Si potrebbe andare avanti ancora a lungo, ci sarebbero tantissimi aspetti ancora da chiarire. Naturalmente, poi, come è fisiologico se, come tutti si augurano, Ascoli dovesse ottenere quel prestigioso riconoscimento, praticamente più nessuno si ricorderà di quelle perplessità e di tutti quegli aspetti poco chiari…

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