Ricorso al Tar e annullamento in autotutela, torna in discussione il piano rifiuti dello scandalo


Mentre Appignano, Castel di Lama e Cstignano presentano ricorso al Tar, il nuovo presidente della Provincia Loggi raccoglie l’appello della Moreschini e si impegna ad “adottare politiche orientate a nuove linee di indirizzo e al superamento degli impianti di Relluce e del Bretta

Un po’ a sorpresa (ma neanche troppo) in poco meno di 2 mesi è cambiato lo scenario. E il Piceno potrebbe non diventare più l’immondezzaio delle Marche, non certo per merito del Comune di Ascoli e del sindaco Fioravanti. Che, nonostante le proteste di comitati e associazioni del territorio e nonostante i soliti roboanti proclami (come quello postato sui social prima dell’assemblea pubblica nel quale scriveva: “diciamo no a mega impianti, a interessi privati, ai rifiuti pericolosi, al passaggio di camion, all’aumento della tari, alla bonifica dell’ex Ipgi, si alla gestione pubblica dei rifiuti”), di fatto aveva prima votato e poi difeso un piano d’ambito che prevedeva esattamente gran parte di quelle cose a cui lo stesso Fioravanti aveva annunciato di voler dire di no. In questo breve lasso di tempo, però, sono cambiate diverse cose.

Innanzitutto il sindaco a San Benedetto, dove non è stato rieletto Piunti, che insieme allo stesso Fioravanti aveva deciso di puntare sui mega impianti (la famosa lettera del 9 agosto nella quale di due sindaci concordavano di puntare sulla vasca 0 di Geta, in corso di approvazione, da oltre 900 mila tonnellate) ma Spazzafumo. Poi, anzi soprattutto, il presidente della Provincia, con il sindaco di Monteprandone Loggi che ha preso il posto del criticatissimo Fabiani il cui comportamento aveva lasciato molto a desiderare ed era stato pesantemente criticato dai sindaci di Appignano, Castel di Lama e Castignano. E non solo per il fatto che, quando aveva presieduto l’assemblea che ha preso quelle discutibili decisioni di fatto era già decaduto, ma anche perché secondo quei sindaci non avrebbe mantenuto le promesse.

E’ un presidente inesistente – affermava allora la sindaca di Appignano Sara Moreschini – non ha mantenuto la parola, scrisse che Relluce chiudeva, non è stato corretto”. Proprio la discutibile posizione dell’allora presidente Fabiani e ciò che è accaduto a San Benedetto è alla base del ricorso al Tar che, come per altro ampiamente annunciato, hanno presentato quei tre Comuni. Secondo i quali Fabiani, non essendo più sindaco di Montegallo (quindi di fatto decaduto), non poteva convocare, presiedere e votare in assemblea. Per quanto riguarda la situazione del Comune di San Benedetto, quando si è svolta la contestata assemblea dell’Ata (il 12 ottobre) era in attesa che si svolgesse il ballottaggio tra il sindaco uscente Piunti e lo sfidante (poi risultato vincitore) Spazzafumo.

Al di là del fatto che, per correttezza, sarebbe stato opportuno un atteggiamento differente da parte dello stesso Piunti, come sottolinea la Moreschini “le norme prevedono che in queste circostanze possono essere prese decisioni di ordinaria amministrazione e non legate ad una pianificazione d’ambito”. In realtà, però, la speranza è che non si debba attendere l’intervento del Tar per cancellare le discutibili decisioni di quell’assemblea. Sin da quando era emersa la posizione discutibile dell’allora presidente Fabiani, Moreschini, Bochicchio e Polini aveva chiesto l’annullamento in autotutela degli atti di quell’assemblea. Possibilità che sembra diventare concreta con il cambio di presidenza, con l’arrivo di Loggi.

Lo abbiamo votato solo perché sui rifiuti ha scelto una visione differente rispetto a prima” afferma la Moreschini. Che, per altro, il giorno delle elezioni provinciali aveva sottolineato di aver “a lungo riflettuto riguardo il voto e parlato più volte con il candidato presidente Sergio Loggi. Abbiamo chiesto un formale impegno politico sul tema dei rifiuti e del piano d’ambito del nostro territorio, visti i voti in assemblea Ata di agosto e ottobre che hanno portato all’adozione di un piano d’ambito sovrastimato e iniquo”. Impegno che era arrivato con tanto di documento ufficiale nel quale lo stesso Loggi sosteneva che “tale azione investirà anche il ciclo dei rifiuti, adottando politiche orientate lungo nuove linee di indirizzo che prevedano impianti dimensionati esclusivamente alle necessità dell’ambito di pertinenza relativo all’Ata 5. Un piano d’ambito, dunque, che radichi una spiccata coscienza ambientale, che incentivi la riduzione della produzione dei rifiuti e che possa superare definitivamente gli impianti di Relluce e del Bretta”.

Ad onor del vero va comunque ricordato che lo stesso Loggi, in qualità di sindaco di Monteprandone, sia ad agosto che ad ottobre votò a favore del discusso piano d’ambito. “Adesso però rappresentò un intero territorio e non più un Comune”. Così ha cercato di motivare l’inversione di rotta il nuovo presidente, in realtà suscitando comunque qualche perplessità. Quel che è certo, però, è che la posizione ufficialità da Loggi in quel documento è assolutamente in contrapposizione con quanto previsto dal piano d’ambito approvato ad ottobre e, quindi, il primo ed inevitabile passo che il nuovo presidente della Provincia dovrà fare è proprio quello di convocare al più presto una nuova assemblea per proporre l’annullamento in autotutela. Naturalmente, poi, dovranno essere i sindaci a votare in quella direzione, non basterà certo la volontà di Loggi.

E in tal caso sarebbe interessante vedere come voterebbe il sindaco di Ascoli Fioravanti che, senza più la sponda del Comune di San Benedetto, dovrebbe caricarsi sulle proprie spalle gran parte della responsabilità nel portare avanti un piano che, come da più parti sottolineato, rischierebbe concretamente di trasformare il Piceno nell’immondezzaio delle Marche (e non solo…). Non una situazione facile, anche perché presto dovrebbe scendere il velo anche su un altro imbarazzante bluff, sempre in tema di rifiuti, provato dal primo cittadino ascolano.

Nei giorni scorsi si è, infatti, svolta l’ultima conferenza dei servizi che si doveva preoccupare dell’impianto anaerobico per la produzione di biometano ed ammendante organico a Relluce presentato da Ascoli servizi comunali. E, come sottolinea ancora Sara Moreschini, “nel quadro economico non c’’è traccia di quanto annunciato nelle settimane scorse dal sindaco Fioravanti in merito ad un ipotetico progetto di bioparco”. In realtà nulla di particolarmente sorprendente, solo pochi “boccoloni” potevano davvero credere alle “favolette” di Fioravanti sul bioparco…

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