Il covid meno letale dell’influenza stagionale, l’ultima farneticazione dei no vax


L’ultimo report dell’Iss evidenzia come nel 93,6% dei casi la causa principale dei decessi è una complicanza del covid e conferma la validità dei vaccini. Eppure i soliti mistificatori  utilizzano quel report per rilanciare la tesi che il covid ha fatto meno morti dell’influenza…

Il covid ha fatto meno morti dell’influenza stagionale. E’ questa l’ultima follia dello squinternato mondo dei no vax di casa nostra che, quasi 2 anni dopo l’inizio dell’incubo pandemia, nei giorni scorsi ha deciso di ripotarci indietro, praticamente al momento in cui tutto è incominciato. Quando c’era chi, nonostante già allora gli esperti e la scienza non avesse dubbi in proposito, riteneva che in fondo il covid non fosse poi così pericoloso, qualcosa di non molto differente dall’influenza stagionale. Allora quell’ignoranza e quella superficialità in parte potevano anche essere giustificate.

Ora però, di fronte ai 5 milioni di morti in tutto in mondo (ed oltre 130 mila nel nostro paese), riproporre simili idiozie è semplicemente folle e irrispettoso. Invece è quanto è accaduto e sta accadendo in questi giorni, per altro con un copione già ampiamente visto. Che fotografa in maniera sconfortante come la galassia dei no vax e dei no pass di casa nostra venga costantemente alimentata dalla più profonda ignoranza e da una sconcertante mistificazione della realtà, con la complicità di una parte della stampa e della politica.

Basta vedere ciò che è accaduto e che sta accadendo in merito alla pubblicazione dell’ultimo report sui decessi covid dell’Istituto Superiore della Sanità (Iss) che in concreto è l’ennesima conferma, numeri alla mano, di come il vaccino sia l’unica arma che abbiamo a disposizione per uscire fuori dall’incubo. Invece i soliti professionisti della mistificazione, che chiamare giornalisti è un insulto alla professione, hanno pensato bene di stravolgere completamente il significato e la realtà di quel report, inventandosi un improbabile clamoroso scoop che non esiste, offrendo così sponda a chi continua a rincorrere surreali tesi complottiste.

In sintesi, quel report conferma come il rischio decesso per chi non è vaccinato è 23 volte superiore rispetto a chi ha completato il ciclo vaccinale ed evidenzia come i pochi decessi che si sono verificati tra i vaccinati (3,7% tra febbraio ed ottobre 2021) abbiano tutti riguardato soggetti molto anziani e con numerose patologie preesistenti. Vengono, poi, riportati i risultati dell’analisi delle cartelle cliniche di 7.910 deceduti per covid secondo i quali in 7.404 casi (93,6%) è stata riscontrata una complicanza della malattia respiratoria acuta da Sars Cov -2 (l’insufficienza respiratoria acuta), che quindi risulta la causa principale che ha provocato il decesso.

Da quell’analisi emerge, poi, come il 3% dei deceduti non aveva altre patologie. Non bisogna neppure essere dei grandi esperti in materia per comprendere che il dato fondamentale e più importante è il primo (con l’insufficienza respiratoria acuta provocata dal covid causa principale del 93,6% dei decessi). Invece c’è chi, fingendo di ignorare quel dato fondamentale (e anche quanto già stabilito nei precedenti report dell’Iss), ha ben pensato di utilizzare in maniera vergognosa quel dato sui deceduti senza altre patologie per rilanciare la “bufala” che in realtà il covid avrebbe fatto meno morti dell’influenza.

Gran pasticcio nel rapporto sui decessi. Per l’Iss gran parte dei morti non li ha provocati il covid” titola a tutta pagina “Il Tempo”.  “Iss, rapporto choc: il covid ha ucciso molto meno di una normale influenza. I dati aggiornati” rilancia nel suo blog Gianluigi Paragone. Come loro a rilanciare questa colossale “bufala” anche “Il Giornale”, “Libero”, “La Verità”. Titoli indecenti e volutamente mistificatori, seguiti poi da articoli semplicemente vergognosi, nei quali, per cercare di dare sostanza a quelle “panzane”, si riportano affermazioni che l’Iss non si è mai sognata e mai si sognerebbe di fare, per altro in totale contrasto con quanto più volte sancito nei precedenti report.

Secondo il nuovo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità – scrive Franco Bechis su “Il Tempo” – il virus che ha messo in ginocchio il mondo avrebbe ucciso meno di una comune influenza. Sembra un’affermazione strampalata e da no vax, ma secondo il campione statistico di cartelle cliniche raccolte dall’istituto solo il 2,9% dei decessi registrati dalla fine del mese di febbraio sarebbe dovuto al covid 19. Quindi dei 130.468 decessi registrati dalle statistiche ufficiali al momento della preparazione del nuovo rapporto solo 3.783 sarebbero dovuti alla potenza del virus in sé. Perché tutti gli altri italiani che hanno perso la vita avevano da una a cinque malattie che secondo l’Iss dunque lasciavano già loro poca speranza”.

Su questa autentica menzogna Bechis insiste molto, tanto che poi aggiunge che quasi 126 mila italiani erano “destinati comunque ad andarsene se anche non fosse mai esistito il coronavirus in poco tempo”. Chiunque ha anche una minima conoscenza dei report dell’Iss sa perfettamente che mai, anche se quei dati e quelle considerazioni fossero reali (e non lo sono…), l’Istituto Superiore della Sanità potrebbe scrivere una simile boiata.  “Anche questa cosa, modestamente, si è tentata di dirla fin dal principio – sostiene invece Paragone – nella tragedia delle tante persone che sono venute a mancare con lo scoppio della pandemia, dicevamo che sarebbe stato bene dividere i morti per covid dai morti con covid. E infatti adesso, a distanza di più di un anno, i dati ci danno ragione”.

Al di là del fatto che i dati non danno assolutamente ragione alle farneticazioni di Paragone, l’ex leghista ed ex grillino parla di cose che evidentemente non conosce perché da oltre un anno è stata definitivamente chiarita e archiviata come considerazione inutile e priva di alcun fondamento la presunta distinzione di morti per e morti con covid. In realtà non servirebbe neppure tornare indietro e rileggersi precedenti report e studi scientifici, lo stesso report dell’Iss impropriamente citato da quei giornali dice esattamente l’opposto, come dimostra il fatto che nel 93,6% delle cartelle analizzate il decesso è stato determinato da una complicanza della malattia respiratoria acuta da Sars Cov -2 (l’insufficienza respiratoria acuta).

Per chi ancora non avesse capito o fingesse di non capire, quel dato Iss è l’ulteriore conferma che non ha senso e non si può parlare di morti per o con covid 19 perché, in presenza dell’infezione, il 93,6% dei decessi sono stati causati da una complicazione del quadro respiratorio effetto diretto della patologia causata dal contagio da coronavirus. Questo significa, se vogliamo tradurre in numeri, che 123.552 degli attuali 132.000 decessi sono stati direttamente causati dal covid, da una complicazione provocata dall’infezione da coronavirus (e per gli altri 8.448 decessi non si è potuto risalire alla causa principale del decesso). A prescindere dal fatto che la persona deceduta avesse una, più o nessuna patologia pregressa.

In realtà già nei precedenti report l’Iss ha sempre riportato questo dato, ha sempre evidenziato come il covid fosse la causa principale di morte in oltre il 90% dei decessi. Per altro a confermare gli effetti devastanti del covid ci aveva pensato l’annuale rapporto Iss e Istat relativo al 2020 che evidenziava un aumento del 15,6% della mortalità nel nostro paese, che saliva addirittura al 21% nel periodo da marzo (inizio pandemia) a dicembre, con oltre 100 mila morti in più rispetto alla media degli anni precedenti ed un numero di decessi che non si registrava dai tempi della seconda guerra mondiale. E dati simili, in alcuni casi addirittura peggiori, sono stati rilevati nel resto d’Europa e in gran parte del mondo.

E’ quindi inaccettabile e incomprensibile che ci sia chi, come in un surreale gioco dell’oca, dopo un anno e mezzo voglia ritornare al via e, mistificando dati che dicono esattamente l’opposto, provi a riproporre impresentabili tesi complottistiche. Ancora peggio, però, è che nel farlo si inventino di sana pianta considerazioni di tipo medico scientifico a dir poco surreali, senza rispetto del dolore di chi ha perso la vita (e dei suoi familiari) ma anche senza sprezzo del ridicolo. Ribadito che l’Iss non hai mai detto o scritto qualcosa del genere, scrivere, come fa Bechis, che tanto gli italiani che avevano da 1 a 5 patologie erano “destinati comunque ad andarsene se anche non fosse mai esistito il coronavirus in poco tempo” è una bestialità inaccettabile.

E sin troppo facilmente confutabile, partendo dal fatto che nel report Iss si evidenzia come, tra le patologie più ricorrenti, nel 65% dei casi c’è l’ipertensione. Di cui soffrono, cifre ufficiali alla mano, oltre 15 milioni di italiani che, secondo le farneticazioni di Bechis, sarebbero destinati ad andarsene entro poco tempo (in pratica una carneficina…). “Abbiamo un agente selettivo all’opera che aumenta il rischio morte di certi pazienti – spiega il professore della Temple University Enrico Bucci, esperto nella revisione di studi scientifici – questo è in profondo disaccordo con l’idea che il virus si trovi di passaggio su quei soggetti in cui la malattia avrebbe fatto il suo naturale corso. In realtà è evidente che un agente attivo ne causa il peggioramento selettivo, per cui muoiono molto più dell’atteso o prima, il che è lo stesso”.

Per altro ci sono diversi studi e analisi che confermano come ci sia un onere considerevole di anni persi a causa del covid. “Quelle patologie sono condizioni croniche estremamente comuni, in genere tenute sotto controllo con qualche farmaco per molto tempo – spiega il professor Ettore Meccia senior scientist presso l’Iss – la maggior parte di queste 130 mila persone senza il covid sarebbero vissute tranquillamente per anni, anche nelle loro condizioni. Queste persone non sono morte per l’età, per il diabete, per la pressione alta con cui convivevano da anni, ma per le conseguenze di un’infezione virale”. Superfluo aggiungere che, nelle ore scorse, l’Iss in una nota ha confermato (anche se in realtà non ce ne era bisogno) la più assoluta infondatezza di quelle surreali interpretazioni.

Che, però, intanto da giorni vengono sbandierate, ad ipotetica testimonianza di chissà quale mega complotto planetario, da parte dei no vax e dei no pass che ora stanno facendo di quel report la loro bandiera. Ignorando che in realtà i dati dell’Iss sono l’ennesimo colpo mortale inferto alle loro farneticazioni perché dimostra che i vaccini funzionano, che sono l’unica arma sicura che abbiamo al momento a disposizione, spiegando tra l’altro che “quelle persone molto fragili e con una risposta immunitaria ridotta (il 3,7% di vaccinati deceduti) sono quelle che possono maggiormente beneficiare di un’ampia copertura vaccinale dell’intera popolazione, in quanto ciò riduce ulteriormente il rischio di infezione. Ridurre la circolazione del virus è il miglior modo per proteggerli”.

bookmark icon