Contratti di Sviluppo per le zone del sisma: Regione nel caos, Piceno ancora penalizzato


Alla provincia di Ascoli appena 17 dei 160 milioni disponibili, quattro volte meno rispetto alla provincia di Macerata. Non finanziato il progetto di riqualificazione dell’ex Carbon, bocciati tanti altri progetti del Comune di Ascoli, sotto accusa le procedure adottate dalla Regione

Il Piceno mai più Cenerentola delle Marche” era stato dei principali slogan, e probabilmente quello che ha fatto più presa nella nostra provincia, degli esponenti del centrodestra ascolano alle elezioni regionali di settembre 2020. In particolare l’ex sindaco di Ascoli Guido Castelli (FdI) e l’ex assessore alla cultura Andrea Maria Antonini hanno conquistato voti promettendo parì dignità e pari opportunità per il nostro territorio, rispetto al resto della regione. Come sempre gli slogan e le promesse elettorali andrebbero prese molto più che con cautela, con la consapevolezza che poi tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo… un oceano.

In questo caso si potrebbe aggiungere anche che chi faceva quelle promesse da amministratore aveva in realtà già dimostrato di non essere poi in grado di mantenerle. Per questo non stupisce più di tanto che, praticamente ad un anno dall’insediamento della nuova giunta regionale di centrodestra (guidata dal presidente Acquaroli), il territorio piceno non solo non ha visto reali miglioramenti ma, anzi, fino ad ora è quello che indiscutibilmente è stato più pesantemente penalizzato dal nuovo governo regionale.

Basterebbe pensare a quello che era stato il tema più caro della campagna elettorale, la sanità, che se possibile ha visto ulteriormente ampliarsi il divario con le altre province marchigiane, con la prospettiva che nei prossimi anni la situazione non può che peggiorare, visto che, accantonato dal centrodestra il progetto per l’ospedale unico del Piceno, la nostra provincia rischia concretamente di essere l’unica a non veder sorgere nuove strutture ospedaliere, con due “mezzi ospedali” che, anche messi insieme, non ne hanno fatto neppure uno che si avvicini ad essere decente.

Nei giorni scorsi, poi, l’ennesima conferma, l’ennesima pesante penalizzazione per il territorio piceno e per la provincia di Ascoli. Che, pur essendo quella che ha pagato il prezzo più caro in termini di vittime (almeno nelle Marche) e che indiscutibilmente insieme a quella di Macerata ha subito i danni più gravi in occasione della sequenza sismica del 2016, ha avuto poco più che le briciole dai Contratti di Sviluppo (Cis) per le zone colpite dal terremoto. Sui 160 milioni disponibili, solamente 17 sono stati assegnati ai Comuni della provincia di Ascoli. Solo il progetto integrato di sviluppo del Comune di Sarnano (a cui partecipa in minima parte anche il Comune di Montefortino) ha ottenuto quasi il doppio, poco meno di 30 milioni, la provincia di Macerata ha ottenuto più del quadruplo dei fondi ottenuti da Ascoli (circa 70 milioni di euro).

Per altro tra i progetti per il momento bocciati (o che comunque non hanno ottenuto i fondi dei Contratti di Sviluppo) c’è anche quello per la riqualificazione dell’ex Carbon per il quale era stato chiesto un finanziamento di 8 milioni di euro (sui 28 complessivi). Ma per quanto riguarda il capoluogo piceno il conto finale è semplicemente disastroso, visto che sono stati bocciati anche i progetti (presentati dal Comune) per la riqualificazione di Villa Tofani, dell’asse viario di Monticelli, della Caserma delle vergini, il parco intergenerazionale solidale, gli ostelli a San Pietro in Castello e Palazzetto longobardo e anche il progetto della Provincia di Ascoli per la pista ciclopedonale sul Castellano. Ha invece ottenuto 5 milioni di euro il progetto per i nuovi impianti dei Monti Gemelli, mentre poco meno di 4,5 milioni sono andati al Comune di Montalto Marche per la realizzazione di un polo agroalimentare nella Valle dell’Aso.

Per i Comuni della provincia di Ascoli Piceno solo 17 milioni di euro assegnati su 160 disponibili. Altro che Cenerentola, siamo diventati le briciole per i topini. Complimenti all’assessore competente! (proprio Castelli)” commenta amaramente la consigliera regionale ed ex assessore regionale Anna Casini. Che, più in generale, parla di vero e proprio pasticcio della giunta regionale sui Cis per le zone colpite dal terremoto, “uno di quei pasticci che non sai se è peggio che sia fatto per noncuranza oppure per qualcosa di poco chiaro dietro”.

Il problema è che il comportamento della Regione è stato a dir poco incomprensibile sin dall’inizio, quando, a differenza delle altre Regioni coinvolte, non ha adottato alcun criterio di selezione, trasmettendo così ad Invitalia, per il finanziamento, tutti i progetti pervenuti. Che complessivamente ammontavano quasi ad un miliardo di euro (più di 900 milioni). Inevitabilmente, perciò, il ministero competente ha rimandato tutto in Regione, chiedendo alla giunta di formulare le sue proposte di finanziamento sulla base di determinati criteri.

Come la questione è andata avanti poi – continua la Casini – è perfino peggio. Ignorando gli appelli dell’Anci Marche affinché fosse possibile approfondire l’esito dell’istruttoria e soprattutto violando ogni elementare principio di trasparenza, l’operato della giunta regionale, da allora, si è caratterizzato esclusivamente per la ossessionata fretta di portare a termine la procedura. Basti pensare che il suo Nucleo di Valutazione, costituito appositamente a luglio, avrebbe valutato in un solo mese ben 130 progetti per quasi un miliardo di euro. Cosa che, come ben sa chi conosce i meccanismi della pubblica amministrazione, è praticamente impossibile.

Ma non solo, dopo il richiamo del Ministero, la giunta ha introdotto criteri aggiuntivi che fanno affiorare un evidente profilo di illegittimità sulla selezione operata: gli stessi criteri sarebbero stati individuati dopo la presentazione dei progetti e quindi potenzialmente calibrati per operare decisioni opache a favore di un intervento piuttosto che un altro”.

Dubbi e sospetti – conclude Anna Casini – si rafforzano poi alla luce dei punti deboli che emergono a un’analisi più approfondita dei progetti approvati: la gigantesca sproporzione delle risorse assegnate ad alcuni comuni rispetto ad altri, il finanziamento di interventi ancora tutti da progettare e privi dei necessari co-finanziamenti, la costituzione di inspiegabili e illogici partenariati tra amministrazioni comunali, la mancata chiarezza sulla suddivisione delle risorse nelle collaborazioni tra il pubblico e il privato. Perché tanta fretta? Perché tanta opacità? Perché così poca partecipazione? Perché una così squilibrata distribuzione delle risorse che ha lasciato indietro tante realtà? Sono interrogativi a oggi senza risposta, su cui il gruppo assembleare del Partito Democratico tenterà di far luce nei prossimi giorni presentando un’interrogazione alla giunta regionale”.

Una vicenda davvero imbarazzante che, per altro, ha varcato i confini regionali, visto che è stata presentata, dai parlamentari Morani e Morgoni, anche un’interrogazione al ministro per il sud e la coesione territoriale Mara Carfagna per sapere se “abbia proceduto al controllo delle scelte effettuate dalla Regione Marche sul Cis per i territori del sisma 2016-2017 e se non intenda sospendere la procedura in corso al fine di effettuare una puntuale verifica in merito ai criteri utilizzati e ai progetti selezionati dalla Regione stessa”.

Nell’interrogazione si  sottolinea come la Regione Marche, per quanto riguarda le richieste da parte dei Comuni, a differenza di Abruzzo, Lazio e Umbria (che hanno correttamente previsto procedure di partecipazione degli enti coinvolti), non ha esercitato alcuna azione di orientamento e di coordinamento degli stessi. Inoltre si evidenzia che non risultano noti i criteri utilizzati né il soggetto incaricato ad effettuare la selezione “anche alla luce del fatto che alcuni progetti non appaiono effettivamente cantierabili, che sono stati ammessi progetti co-finanziati ma privi degli atti amministrativi che concretamente prevedono il co-finanziamento”.

In altre parole un pasticcio a dir poco imbarazzante, oltre all’incomprensibile penalizzazione del Piceno. Nel più classico “mal comune” che, però, in questo caso non fa certo “mezzo gaudio”…

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