Olimpiadi Rai: di tutto, di meno…


La Rai ha acquisito i diritti in chiaro delle Olimpiadi ma,  pur disponendo di una decina di canali. ha deciso di utilizzarne uno solo (Raidue). Fornendo ai suoi abbonati un servizio pessimo, tra scelte a dir poco discutibili e cronisti incapaci di fornire le adeguate informazioni

Peccato, ha subito il waza ari”. “Potrebbe essere assegnato uno shido”. “Per fortuna è arrivato il matte”. “Stanno valutando al video se si tratta di un ippon”. Chi era sintonizzato sugli schermi di Raidue sabato 24 luglio all’ora di pranzo, ascoltando quelle esclamazioni avrà pensato che il cronista Rai stava commentando i manga o qualche altro cartone animato giapponese piuttosto. Invece era la cronaca di un incontro di judo delle Olimpiadi di Tokyo che vedeva in pedana l’italiana Francesca Milani. Situazione identica qualche ora dopo nel corso della finale di taekwondo che ha regalato il primo oro all’Italia (con Vito Dell’Acqua), con il cronista Rai che ripeteva termini tecnici che, esattamente come quelli del judo, ad essere ottimisti erano sconosciuti al 95% degli spettatori.

Lo straordinario fascino delle Olimpiadi è anche e soprattutto questo, emozionarsi e appassionarsi per discipline sportive quasi sconosciute, che solitamente non hanno visibilità in tv. Ma perché ciò avvenga è indispensabile che chi assiste sia messo nella condizione di comprendere cosa sta accadendo, di conoscere almeno le regole elementari e il sistema di punteggio e valutazione di quella disciplina sportiva. E’ una delle prime e più basilari regole che si insegnano a chi vuole intraprendere la carriera giornalistica, essere consapevoli che tra chi legge o chi ascolta ci possa essere chi è completamente digiuno della materia in questione (nel caso del judo e del taekwondo la grande maggioranza) e, quindi, fare in modo di fornirgli le informazioni adeguate perché possa comprendere sufficientemente raccontato.

In altre parole, nei casi citati il primo e più importante compito dei due cronisti Rai doveva essere quello di fornire le giuste informazioni su regole e attribuzione del punteggio per permettere a chi per la prima volta seguiva quelle discipline sportive di poter capire cosa stesse accadendo. E’ quello che, ad esempio, fa ad ogni evento della scherma (sciabola, spada, fioretto) Stefano Pantano, l’ex campione di spada (seconda voce Rai) che all’inizio di ogni collegamento ricorda le regole principali e come si attribuiscono punteggi dell’arma che è in pedana. Quella della scherma, però, è una delle poche eccezioni positive, insieme al ciclismo su strada e al nuoto.

Nelle altre discipline, anche quelle più conosciute e seguite (come pallavolo e basket), ci si continua a rivolgere al pubblico televisivo come se fossero tutti esperti e, soprattutto, senza fornire indicazioni concrete su nulla. Emblematico, a tal proposito, quanto accaduto nel primo giorno di gare del canottaggio, con i cronisti Rai che, nella prima batteria in cui era presente un equipaggio azzurro, hanno più volte ripetuto che era fondamentale vincere la propria batteria, facendo quindi immaginare a chi stava guardando che il primo posto fosse necessario per accedere al turno successivo senza ripescaggi.

Ai 1500 dei 2000 metri previsti per la gara, però, è stato chiaro che l’imbarcazione azzurra non avrebbe potuto vincere la sua batteria (l’equipaggio dell’Australia aveva un vantaggio incolmabile) e nel finale è addirittura finita al terzo posto. Per la delusione degli spettatori, convinti che così gli azzurri non fossero qualificati per la semifinale. Solo diversi minuti dopo, però, i due cronisti Rai hanno svelato che in semifinale passavano i primi tre qualificati di ogni batteria, quindi anche l’Italia. A prescindere dalla qualità e dalla competenza dei vari cronisti, la prima settimana di Olimpiadi ha confermato che per gli spettatori italiani il fatto che i diritti (per la trasmissione in chiaro) siano stati acquisiti dalla Rai ha rappresentato una vera e propria sciagura.

Perché, come si temeva, la tv di stato non ha né la capacità, né la competenza ma neppure la voglia di fornire ai telespettatori un servizio quanto meno decente. Soprattutto sembra che la Rai sia rimasta ai primi anni ’70, quando la tv di stato era in regime di monopolio ed aveva solamente due canali, quindi in occasione di eventi del genere inevitabilmente doveva scegliere cosa trasmettere. Oggi invece sono una decina i canali a disposizione di viale Mazzini e ci sarebbe l’opportunità, in occasione delle Olimpiadi, di utilizzarne almeno 2-3 per trasmettere gli eventi, quanto meno quando in contemporanea si svolgono eventi di rilievo che vedono impegnati atleti o squadre azzurre. Invece, inspiegabilmente, la Rai ha scelto di utilizzare un unico canale per trasmettere tutti gli eventi delle Olimpiadi (Raidue), con tutto quello che inevitabilmente ne consegue.

A partire dal fatto che ci sono e ci saranno eventi, anche di grandissima importanza, in contemporanea, con quindi la necessità di fare una scelta. E in questa prima settimana di Olimpiadi in queste circostanze la redazione sportiva della Rai ha dimostrato tutta la propria incapacità, facendo scelte a dir poco discutibili e combinandone davvero di “tutti i colori”. Di esempi se ne potrebbero fare tantissimi, il più clamoroso è quello di martedì 27 luglio quando era in corso la partita di pallanuoto maschile Italia – Grecia, decisiva per le sorti del “settebello”, e poco dopo è iniziata la partita Italia-Turchia di pallavolo femminile, non meno importante per la corsa delle ragazze di Mazzanti al primo posto del girone.

Per i ragazzi del settebello la sfida non era iniziata bene, con un micidiale parziale di 0-4 la Grecia si era portata avanti 2-6. Poi è iniziata la rimonta, 4-6 a 3 minuti dalla fine, con l’attacco per arrivare al -1. Ma, con un autentico colpo di genio, la Rai ha deciso di staccare il collegamento proprio in quel momento. E non per andare dalle azzurre del volley, bensì al kayak dove, in attesa della discesa dell’atleta dell’Italia, per 20 minuti abbiamo assistito alle discese, per altro poco significative per la classifica, di atlete di altre nazioni. Poi, una volta scesa l’atleta italiana e lontana dalle posizioni da podio, ancora altre discese fino al termine della gara. Nel frattempo ovviamente Italia-Grecia di pallanuoto è terminata, con gli azzurri che hanno completato la rimonta conquistando un preziosissimo 6-6.

Nella pallavolo l’Italia, dopo aver vinto il primo set, stava giocando le fasi finali del secondo set in totale equilibrio. Ma i “geni” della Rai hanno deciso di mandare in differita le immagini degli ultimi minuti di Italia – Grecia di pallanuoto, il cui risultato ovviamente era ampiamente noto a tutti, invece che i momenti decisivi del secondo set della pallavolo (che poi si aggiudica la Turchia). Finita la replica, poi, un bel treno di pubblicità, poi finalmente da Italia-Turchia che stanno giocando un decisivo ed equilibratissimo terzo set? Neanche per sogno, per la Rai è più importante mandare le previsioni del tempo, poi il tg di mezza mattinata e poi il tg olimpico, con il riassunto di quanto accaduto fino a quel momento.

Solo allora si va finalmente al volley femminile, quando l’Italia, che intanto ha vinto un appassionante terzo set, è ormai nettamente avanti anche nel quarto. Le previsioni del tempo e il tg di mezza mattinata evidentemente per i vertici Rai non possono essere spostati neppure di qualche minuto, visto che la scena si ripete in termini addirittura peggiori giovedì 29 luglio, mentre è in corso la finale per il bronzo nel fioretto femminile a squadre tra Italia e Stati Uniti. La sfida è in perfetto equilibrio, 12-12, quando il collegamento viene interrotto, appunto per le previsioni del tempo e per il tg.

Quando torna il collegamento la sfida è ormai decisa, con l’Italia che ha operato il break decisivo… nel corso delle previsioni del tempo! Per altro qualcuno dovrebbe spiegare alla redazione sportiva Rai che non siamo più negli anni ’70-’80 quando non c’erano internet e i social e, quindi, per avere aggiornamenti sui risultati bisognava attendere i tg Rai. In quel contesto poteva anche avere senso mandare in differita le immagini di determinati eventi, oggi con i siti internet e i social che aggiornano ogni risultato in tempo reale è semplicemente ridicolo farlo. Come è accaduto anche venerdì 30 luglio con la partita di pallavolo maschile Italia-Iran, decisiva per i ragazzi di Blengini, a cui la Rai ha inizialmente preferito, giustamente, la diretta della finale per il bronzo del tiro con l’arco femminile (con l’italiana Boari) ma poi anche altri eventi senza italiani.

Poi, a partita terminata e con il risultato finale ampiamente noto (3-1 per l’Italia), ha trasmesso in differita la gara. Sempre a proposito di eventi mandati in onda in differita, il vero capolavoro la Rai l’ha compiuto con la gara di sollevamento pesi che ha visto la bravissima Giorgia Bordignon conquistare l’argento. Mandata in onda quando già era ampiamente terminata (e con siti internet e social che avevano dato ampio risalto al risultato della Bordignon) ma incredibilmente spacciata per diretta. Per fortuna chi ha voglia di seguire in maniera adeguata le Olimpiadi può farlo in streaming su Discovery+, pagando un abbonamento accessibile di 8,99 euro.

Resta, però, inaccettabile e incomprensibile il comportamento della Rai che, se non è in grado e non ha la volontà di fornire un servizio decente, allora avrebbe dovuto lasciare i diritti in chiaro a qualcun altro (La7, Mediaset, ecc.) che avrebbe sicuramente coperto in maniera più adeguata un evento simile.

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