Sempre più anziani e più poveri i pensionati marchigiani


Secondo i dati Istat elaborati dalla Uil Pensionati Ascoli gli importi pensionistici nelle Marche sono inferiori rispetto alla media nazionale di quasi 300 euro al mese . Aumenta la disparità di genere, con gli uomini che percepiscono oltre 500 euro al mese in più delle donne

Sono sempre più anziani e più poveri i pensionati marchigiani, due su tre con un importo mensile delle pensione sulla soglia di povertà. E’ questo il desolante quadro che emerge dai dati Inps sulle pensioni nelle Marche elaborati dalla Uil Pensionati Ascoli-Fermo. Numeri che confermano l’enorme difficoltà dei pensionati marchigiani che hanno pensioni basse che, per altro, vanno in quiescenza in età sempre più alta. Complessivamente nelle Marche, nel settore privato, l’Inps eroga oltre mezzo milione di prestazioni pensionistiche e assistenziali (543 mila per l’esattezza), di cui 299 mila sono pensioni di vecchiaia (54,9% del totale), 32 mila pensioni d’invalidità (8,9%), 116 mila pensioni ai superstiti (21,4%), 14 mila pensioni/assegni sociali (2,6%) e 83 mila prestazioni a invalidi civili (15,3%).

L’importo medio delle pensioni erogate è di 800 euro lordi, con punte di 1.035 euro per le pensioni di vecchiaia e 436 euro per le pensioni e assegni sociali. Emblematico è il dato sulle disparità di genere poiché gli uomini percepiscono 1.280 euro lordi e le donne giungono, a mala pena, a 738 ovvero quindi con una differenza mensile di 542 euro. E’ significativo il fatto che si tratta di importi pensionistici molto inferiori al dato nazionale, con una marcata differenza negli importi delle pensioni di vecchiaia che nelle Marche sono di 1.151 euro, ovvero 280 euro mensili meno del valore medio nazionale.

Approfondendo ulteriormente i dati del sistema pensionistico marchigiano c’è la conferma di come la situazione nella nostra regione sia peggiore rispetto al resto del paese, con il 64,2% delle 348 mila prestazioni pensionistiche inferiore ai 750 euro mensili rispetto al 59,6% della media nazionale. In pratica quasi due pensionati marchigiani su tre percepiscono un importo pensionistico sulla soglia di povertà. Inoltre anche in questo caso si conferma la disparità di genere che, anzi, addirittura si allarga ulteriormente, visto che addirittura il 78,5% delle donne marchigiane ha un pensioni fino a 750 euro rispetto al 45% degli uomini.

Va poi sottolineato come con la cosiddetta legge Fornero è aumentata l’età media dei pensionati, con quelli con meno di 65 anni che dal 2012 ad oggi sono passati dal 16,8 al 10,8% mentre è notevolmente cresciuta la percentuale degli over 80, passata dal 29,1% al 39,9%. Da segnalare, poi, come nei primi mesi del 2021 sono state liquidate 33 mila nuove pensioni, oltre 5 mila in meno rispetto allo scorso anno. Come anticipato i dati dell’Inps confermano le difficoltà dei pensionati marchigiani, soprattutto per le pensioni troppo basse.

Le pensioni non sono un lusso – commenta in una nota l’Uil Pensionati di Ascoli Piceno – e i pensionati meriterebbero il giusto riconoscimento economico dopo una vita di lavoro. I dati Istat confermano l’aumento della povertà in Italia. Quanto è sostenibile l’aumento delle disuguaglianze economiche e sanitarie? La sostenibilità sociale è un tema da affrontare insieme con quello della sostenibilità economica. Nessuno si fa carico della sostenibilità sociale dei pensionati con assegni sempre più bassi.  Occorre quindi una riforma del sistema previdenziale ricordando che con il 31 dicembre termina la sperimentazione di Quota 100Con il ritorno esclusivo al modello Fornero avremmo un salto anagrafico che per molti sarà di cinque anni (da 62 anni ai 67 anni nella pensione di vecchiaia)”.

E proprio partendo da queste considerazioni la Uil Pensionati ha presentato al governo Draghi alcune proposte che riguardano i pensionati, le donne ma anche i giovani. In particolare per quanto riguarda l’accesso alla pensione la proposta della Uil prevede che parta dai 62 anni o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età. Per quanto concerne le donne si chiede di riconoscere 12 mesi per ogni figlio per anticipare l’età dell’uscita oppure incrementare il coefficiente di calcolo della pensione. Infine uno sguardo ai giovani che, con il ritorno al modello Monti-Fornero, rischierebbero di andare in pensione a 70 anni.

Per questo la Uil rivendica una pensione di garanzia per loro, ovvero un minimo sotto al quale non può andare. “Questo può essere uno strumento di tutela contro i vuoti contributi nelle carriere spesso precarie dei giovani e non solo” si sottolinea della nota della Uil Pensionati. Che conclude evidenziando come restino aperte un paio di questioni: “la confusione tra spesa previdenziale e assistenziale che sono cose diverse; l’irpef che pesa principalmente sui redditi da lavoro dipendente e da pensione. Fra questi c’è una profonda differenza fiscale poiché, a parità di reddito, i pensionati pagano una quota maggiore di fisco. Ricordiamo che i pensionati italiani sono quelli che hanno il maggior carico fiscale in Europa”.

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