Dall’Ordinanza “Ascoli” sulle scuole duro atto di accusa contro il Comune


Verifiche di vulnerabilità sismica in ritardo, gli interventi post terremoto insufficienti per garantire la sicurezza, rischio ancora altissimo per studenti e personale scolastico: l’Ordinanza e la Relazione Istruttoria bocciano la passata e la presente amministrazione comunale

C’è da sperare che il sindaco Fioravanti e, soprattutto, l’assessore regionale Castelli non abbiano letto l’Ordinanza speciale n. 3 del 6 maggio 2021 (“Interventi di ricostruzione delle scuole del Comune di Ascoli”) e tutti gli atti ad essa allegati. Perché in caso contrario le dichiarazioni con le quali si sono auto incensati, vantandosi per un atto che invece costituisce la più grave umiliazione subita dal Comune, rappresenterebbero una gravissima offesa e un’inaccettabile presa in giro nei confronti dei cittadini ascolani. Certo non che sarebbe molto più edificante dover ammettere di aver parlato “a vanvera”, senza prima aver letto attentamente quei documenti di fronte ai quali, invece di vantarsi, dovrebbero impallidire per la vergogna.

Perché basta leggere con attenzione la stessa Ordinanza n. 3, così come la Relazione Istruttoria e gli altri documenti ad essa allegati (le comunicazioni esito Cir delle varie scuole oggetto dell’Ordinanza), per comprendere come l’amministrazione comunale, precedente e attualmente in carica, esce a dir poco “a pezzi”. Quegli atti ufficiali, infatti, oltre a sgretolare inequivocabilmente tutte le fantasiose ricostruzioni che il sindaco e l’assessore regionale hanno fatto intorno a quell’Ordinanza, rappresentano il più clamoroso ed imbarazzante atto di accusa nei confronti dell’attuale primo cittadino e, soprattutto, dell’allora sindaco Castelli e delle sue “dissennate” scelte sul tema della sicurezza delle scuole.

A completare un quadro a dir poco desolante c’è poi l’amara constatazione che quell’Ordinanza nasce con un pesante handicap determinato dal fatto che è già certo ed inequivocabile che il Comune di Ascoli non è in alcun modo in grado di rispettare il cronoprogramma previsto nella Relazione istruttoria. In altre parole, se non è del tutto inutile, poco ci manca… Come abbiamo sempre sottolineato, le parole contano ed hanno un peso specifico, soprattutto quando vengono usate (o non usate…) in atti ufficiali.

E’ quindi oltremodo significativo che nei 9 articoli e nelle 24 pagine che compongono l’Ordinanza, così come nelle 18 pagine della Relazione Istruttoria, non ci sia alcuna parola, alcun termine che faccia riferimento alla cosiddetta “burocrazia” che, invece, è da sempre l’appiglio a cui si aggrappano Castelli e Fioravanti per giustificare l’inaccettabile ritardo nell’avviare gli interventi nelle scuole, con la conseguente necessità di ricorrere all’Ordinanza. Necessità che invece, come è scritto a chiare lettere nell’Ordinanza e nella Relazione, nasce dalla situazione critica delle scuole ascolane, dai gravi rischi a cui sono esposti i ragazzi che le frequentano (e ovviamente il personale scolastico) e dal troppo tempo trascorso senza i necessari interventi dopo la sequenza sismica iniziata nell’agosto 2016.

E proprio a proposito del troppo tempo perso, c’è, in particolare, un passaggio dell’Ordinanza che cancella ogni possibile dubbio in proposito: “gli ultimi dati sulla vulnerabilità sismica – si legge nell’Ordinanza stessa – sono stati resi disponibili solo dal mese di marzo 2021 e pertanto non è stato finora possibile provvedere alla ricostruzione pianificata del complesso delle scuole”. Per anni il Comitato Scuole Sicure e i nostri articoli hanno chiesto all’amministrazione comunale di effettuare immediatamente quelle verifiche, senza le quali non si poteva programmare alcun intervento. Castelli prima e Fioravanti poi, anche per aver voluto perseguire la strada impraticabile del project financing, hanno sempre rimandato. Ora quell’Ordinanza che tanto incensano li inchioda irrimediabilmente alle proprie responsabilità.

L’urgenza è oggettiva – si legge nella Relazione – perché dipende solo dal tempo, un’attività è tanto più urgente quanto più si approssima la scadenza fissata per il suo completamento. Le scuole di Ascoli sono state, in parte, tutte messe in ripristino grazie ad interventi locali e a volte temporanei, consentendo la continuità della didattica senza interruzioni degne di nota. L’urgenza è legata alla necessità di aumentare il livello di sicurezza sismica degli edifici scolastici in un ragionevole lasso di tempo, verrebbe da dire nel più breve tempo possibile”.

In altri passaggi della Relazione e dell’Ordinanza si evidenzia quanto grave e allarmante sia la situazione, ironia della sorte utilizzando le stesse argomentazioni usate in questi anni in tanti articoli che abbiamo pubblicato sul tema della sicurezza e nelle denunce del Comitato Scuole Sicure. “Gli edifici pubblici oggetto di processo di ricostruzione sono, nella maggior parte dei casi, mantenuti in stato di sicurezza attraverso interventi di messa in sicurezza provvisionale con conseguente rischio di rovina degli edifici e pericolo per la pubblica incolumità” si legge nell’Ordinanza.

Il sisma – si legge nella Relazione – ha messo in luce l’alta vulnerabilità degli edifici che ospitavano le scuole richiamate in premessa, tutte inagibili. L’elevata distanza dagli epicentri e l’istante di accadimento del “mainshock” hanno evitato una tragedia, tant’è che gli edifici si sono comunque danneggiati”. Sempre secondo quanto scrive il sub commissario, ing. Gianluca Loffredo, il grave rischio che incombe sulle scuole cittadine è, però, tutt’altro che passato.

Perché, sulla base di alcune considerazioni storiche e di carattere tecnico, ad Ascoli “la probabilità che si verifichi un sisma di intensità ben maggiore di quelle risentite durante la sequenza del 2016/2017, come si evince dalle mappe di scuotimento dell’Ingv, è assolutamente non trascurabile, anzi rilevante”. Il sindaco Fioravanti appena 2 mesi fa, dopo un articolo nel quale si sollevavano esattamente le stesse questioni, aveva parlato di “speculazioni” ed “inutile e ingiustificato allarmismo”.

Ma il vero campione di ipocrisia è, per distacco, l’assessore regionale Castelli. Che quando era sindaco di Ascoli rispondeva sprezzante agli allarmi lanciati dal locale Comitato Scuole Sicure. Come dimenticare, ad esempio, quando all’inviata de “Le Iene”, la compianta Nadia Toffa, spiegava che “le scuole di Ascoli hanno resistito alla crisi sismica in modo eccellente come dimostra il fatto che metà delle stesse non hanno subito alcun danno e l’altra metà solo danni lievi già riparati”.

O, ancora, la surreale lettera inviata alla dirigente della scuola Luciani nella quale affermava che “lo sciame tellurico ha rappresentato un vero e proprio collaudo per le scuole della nostra Città, brillantemente superato”. Ora, di fronte a quella Ordinanza e all’allegata Relazione che confermano impietosamente l’assoluta infondatezza di quelle affermazioni, invece di chiedere umilmente scusa ai cittadini ascolani e all’intera città (e magari, con un gesto di dignità, dimettersi immediatamente), Castelli ha addirittura l’incredibile sfrontatezza di dichiarare che “si tratta di un risultato straordinario, per il quale mi sono speso senza risparmio”. Più che altro senza vergogna sarebbe più giusto affermare.

Così come è davvero “senza vergogna” il sindaco Fioravanti quando ha addirittura il coraggio di esaltare l’inesistente cronoprogramma dei lavori redatto dal Comune “preso come modello da esportare in altri Comuni”. In realtà l’unico cronoprogramma presente nell’Ordinanza (per l’esattezza nelle Relazione allegata) è quello predisposto dal sub commissario ing. Gianluca Loffredo. Ma, ironia della sorte, di fatto è un cronoprogramma completamente inutile perché in realtà è già completamente disatteso.

Per quanto riguarda la scuola media Don Giussani di Monticelli, ad esempio, secondo quel cronoprogramma tutto il ciclo della commessa (dall’inizio dell’iter fino al termine dei lavori) dovrebbe durare 22 mesi mentre, in realtà, siamo già quasi a 3 anni. Non solo, sempre per quel cronoprogramma i lavori complessivamente dovrebbero durare 5 mesi (150 giorni), mentre nell’avviso pubblico predisposto dal Comune (a fine aprile) per acquisire manifestazioni di interesse di operatori economici da invitare alla procedura negoziata telematica, in base alla quale si determinerà l’affidamento, viene stabilito che “il tempo utile per ultimare tutti lavori compresi nell’appalto è fissato in giorni 540 naturali consecutivi decorrenti dalla data del verbale di consegna dei lavori”.

In altre parole “appena” 400 giorni di differenza… Ancora, sempre secondo il cronoprogramma presente nella Relazione allegata all’Ordinanza per quanto riguarda l’affidamento dei servizi tecnici dovrebbe avvenire in 30 giorni e la successiva predisposizione del progetto di fattibilità e definitivo in ulteriori 70 giorni. Nella realtà, però, dall’indizione della gara per l’affidamento della progettazione dei lavori sono già trascorsi 8 mesi (240 giorni) e ancora non si è arrivati ad alcun affidamento. Discorso analogo per le scuole D’Azeglio e Don Bosco, sono passati 69 giorni dall’indizione della gara per l’affidamento dell’incarico per la relative progettazioni, già ben 39 in più rispetto a quelli previsti nel cronoprogramma inserito nella Relazione.

Per altro nel disciplinare di gara è previsto che l’aggiudicatario avrà 120 giorni di tempo per presentare il progetto definitivo, mentre il cronoprogramma prevede rispettivamente 70 giorni per la D’Azeglio e 60 per la Don Bosco. In altre parole, quel cronoprogramma era già completamente inattendibile prima ancora di essere presentato. E se un’Ordinanza che dovrebbe avere come principale scopo quello di accelerare i tempi si basa un cronoprogramma di fatto assolutamente inaffidabile, allora è inevitabile porsi qualche serio interrogativo sulla sua reale utilità…

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