Migliaia di adesioni alla campagna di Vanity Fair a sostegno della legge contro l’omofobia


Testimonial della campagna #Diamociunamano l’attrice ascolana Alice Pagani che chiede che si approvi velocemente un disegno di legge che è contro la violenza e l’odio verso persone omosessuali, trans e disabili. Tra i sostenitori anche Alessandra Mussolini

Un vero e proprio diluvio di adesioni. In appena 48 ore sono arrivate oltre 5 mila adesioni alla campagna #Diamociunamano lanciata da Vanity Fair a sostegno del ddl Zan contro l’omotransfobia. Il periodico di cultura, costume, moda e politica, nato negli Stati Uniti nel 1983 e uscito per la prima volta nell’edizione italiana nel 2003, non è nuovo a questo genere di iniziative di carattere sociale. A fine del 2020, quando stavano partendo tra mille interrogativi le vaccinazioni, aveva lanciato la campagna #iomivaccino coinvolgendo tanti volti noti. Ora scende nuovamente in campo per spingere l’approvazione del ddl Zan,

E’ arrivato il momento di fermare l’odio – scrive il periodico nel lanciare la campagna – Qui e adesso. Per questo Vanity Fair scende in campo a favore del ddl Zan con una nuova copertina, che vede in prima linea l’attrice Alice Pagani, e lancia una Call to Action social che coinvolge personalità famose insieme alla grande community del brand”. “Vanity Fair – prosegue il lancio della campagna – prende posizione sui diritti civili e invita tutta la sua community a farlo. Mentre la cronaca ci racconta la storia di Malika, una ragazza di 22 anni di Firenze, cacciata di casa dai genitori dopo aver loro confessato che ama un’altra donna e mentre in Senato viene rinviata la discussione in Commissione Giustizia del ddl Zan, la proposta di legge contro l’omofobia, transfobia, misoginia e abilismo, il settimanale esce in edicola con in copertina un invito: #diamociunamano”.

Ed è un immenso piacere che come testimonial della campagna sia stata scelta la 23enne attrice ascolana Alice Pagani che sta vivendo un momento davvero esaltante, con l’uscita in questi giorni sulle piattaforme streaming del film che la vede come protagonista “Non mi uccidere” (tratto dall’omonimo libro) e l’annuncio, attraverso i suoi profili ufficiali, della pubblicazione dal prossimo 4 maggio del suo primo romanzo “Ophelia”.

A lanciare l’invito e la campagna – si legge ancora – Alice Pagani, 23 anni già protagonista della serie Netflix di successo Baby e del thriller romantico in uscita Non mi uccidere” Nell’intervista all’interno del periodico la giovane attrice ascolana si unisce al coro di voci che, dal mondo dello spettacolo a quello dell’imprenditoria (da Fedez-Ferragni a Carlo Cracco) chiede che si approvi velocemente un disegno di legge che è contro la violenza e l’odio verso persone omosessuali, trans e disabili e promuove il rispetto di tutti, al di là dell’orientamento sessuale e condizioni fisiche. Una posizione in linea con il sentimento della cosiddetta generazione Z, che vede un Paese molto più avanti della sua classe politica.

Molto significativo l’editoriale del direttore Simone Marchetti che risponde in maniera impeccabile all’affermazione, assolutamente strumentale, che non è il momento di parlare di questi temi ora che, durante la pandemia, ci sono persone che si ammalano, muoiono e perdono il lavoro. “Non è mai un momento buono per parlare dei diritti e del diritto di essere diversi dagli altri – scrive – è sempre il momento giusto. Un Paese civile, un Paese democratico tutela i diritti delle minoranze e dei più deboli, perché farlo non significa indebolire le maggioranze, ma rafforzare tutti”.

Un riferimento identico, a sostegno della necessità di approvare al più presto il ddl Zan, l’aveva fatto alcuni giorni fa la deputata del Pd ed ex presidente della Camera Laura Boldrini sottolineando che tutti grandi Paesi dell’Unione europea (e non solo) hanno norme specifiche per contrastare l’omotransfobia. La Francia, in particolare, ha introdotto specifiche norme per prevenire e contrastare sin dagli inizi degli anni Duemila. In particolare dal 2002 nell’elenco delle discriminazioni che, sulla base dell’articolo 225 del codice penale, possono portare alla condanna con il reato di discriminazione è stato inserito l’orientamento sessuale, mentre dal 2012 è stato aggiunto anche l’identità di genere (in sintesi, il sesso fa riferimento all’anatomia di una persona, il genere indica la percezione che ogni persona ha di sé).

Non solo, il codice penale francese punisce anche il reato di provocazione alla discriminazione, all’odio e alla violenza commesso sulla base di discriminazioni sull’orientamento sessuale o l’identità di genere. Norme simili e specifiche sono presenti anche in Spagna, mentre interviene in maniera un po’ meno esplicita la Germania che, comunque, fa rientrare le discriminazioni per l’orientamento sessuale e l’identità di genere in quelle punite secondo l’art. 130 del codice penale. Per non parlare, poi, dell’Inghilterra dove la legge contro l’omofobia è in vigore dal 2010 e da qualche tempo anche nelle scuole vengono fatte concrete campagne per la promozione dei diritti Lgbt.

Solo in un paese come l’Italia, invece, poteva accadere quello che sta succedendo intorno all’approvazione definitiva del ddl Zan che, ricordiamo, è stato approvato dalla Camera ed ora è in attesa di essere discusso anche in Senato. Come abbiamo visto la mobilitazione in tutto il paese fortunatamente è sempre più massiccia, sono tantissimi i personaggi pubblici, gli attori, i cantanti, i modelli e i personaggi della cultura, oltre naturalmente ai politici, che hanno aderito alla campagna di Vanity Fair: Martina Colombari, Rocco Siffredi, Donatella Versace, Orietta Berti Patty Pravo, Loredana Bertè, Alessio Boni, Maria Grazia Cucinotta, Benedetta e Cristina Parodi, Malika Ayane, Syria, Jo Squillo, Marca Carta, Rossella Brescia, Nina Soldano, Vladimir Luxuria, Cristina D’Avena.

Tra i primi a sostenere la campagna del periodico italiano anche il sindaco di Milano Beppe Sala, così come il sindaco di Pesaro Matteo Ricci. Ma sono tantissimi i politici che hanno aderito, tra cui un po’ a sorpresa anche Alessandra Mussolini che con coraggio ci ha messo la faccia. Definitivamente smascherate le bugie e le mistificazioni di chi, per giustificare l’ingiustificabile ostracismo, ha provato a far credere che l’approvazione del ddl Zan avrebbe posto una seria limitazione alla libertà di opinione (la legge non si occupa delle opinioni e per non lasciare dubbi c’è l’art. 4 che è stato definito “la clausola salva idee”), davvero ora non ci sono più scuse e giustificazioni che tengano.

Martedì 20 aprile è in programma la nuova riunione dell’ufficio di presidenza della commissione Giustizia del Senato, con all’ordine del giorno nuovamente la richiesta di calendarizzazione della discussione della proposta di legge Zan. Per altro è stato superato anche il presunto problema tecnico sollevato dal presidente leghista Ostellari per provare ad allungare ulteriormente i tempi, basato sul fatto che in Senato era depositati altri 4 disegni di legge contro l’omotransfobia e, quindi, secondo il presidente dovevano essere esaminati congiuntamente (ma c’era il problema che il ddl Zan era stato assegnato alla commissione in sede referente mentre gli altri 4 in sede redigente).

Problema ora risolto dalla presidente del Senato Casellati che il 13 aprile ha rimandato in commissione i 5 provvedimenti tutti in sede referente. Quindi non ci sono più scuse che reggano, un ulteriore rinvio sarebbe un atto gravissimo che contribuirebbe a svilire ed umiliare ulteriormente un’importante carica istituzionale che richiede ben altro tipo di rispetto e ben altro tipo di comportamento.

bookmark icon