Le Marche come la Lombardia della prima fase, Acquaroli-Saltamartini sulle orme di Fontana e Gallera


Quattro province su 5 in rosso, ospedali al collasso e il caso Marche al centro dell’attenzione nazionale. Ma Acquaroli, sempre più “Alice nel paese delle meraviglie”, professa ottimismo  e spera in buone notizie, mentre l’assessore alla sanità continua “a dare i numeri” sui vaccini

Il sospetto c’era già da diverso tempo ma ormai non ci sono più dubbi: le Marche, in questa seconda fase della pandemia, sono la “nuova Lombardia”. E non solo per la gravità della situazione che stiamo vivendo nella nostra regione, quanto per l’imbarazzante inadeguatezza dimostrata dagli amministratori regionali, per la loro surreale incapacità di rendersi conto di quello che sta accadendo, che poi determina l’ulteriore incapacità nell’adottare i provvedimenti tempestivi e necessari per tamponare la situazione. Il tutto condito con un autentico stillicidio di dichiarazioni fuori luogo e del tutto campate per aria, tra “figuracce”, “panzane” e numeri e dati sparati a caso, per nulla rispondenti alla realtà.

C’è di che essere più che preoccupati, mentre la regione sta andando a picco siamo nelle mani di chi non comprende la gravità della situazione e non ha la più pallida idea di come affrontarla. Chi avesse ancora dubbi in proposito può leggere le ultime dichiarazioni del governatore Acquaroli. Che, nonostante dati terrificanti, sia in termini di contagio che di pressione sulle strutture sanitarie, con quella perenne aria da “Alice nel paese delle meraviglie” riesce incredibilmente a parlare di dati positivi, di situazione in miglioramento, assicurando addirittura che “non ci saranno ulteriori limitazioni” anzi, “spero che nel fine settimana ci siano anche delle buone notizie”. Sembra incredibile, quasi da non crederci, purtroppo è tutto vero e non è neppure una novità.

Lo stesso Acquaroli il 27 febbraio scorso, nella settimana in cui nelle Marche i casi di covid erano praticamente raddoppiati, con l’incidenza per 100 mila abitanti che schizzava da 191 a 292, mentre la provincia di Ancona era già in una situazione drammatica e da giorni da più parti si invocavano immediate restrizioni, parlava di nuove aperture per ristoranti e locali, anche nelle ore serali, di riaperture di piscine, palestre, cinema, teatri, parchi, centri commerciali, impianti sciistici. Poi, qualche giorno dopo, in colpevole ritardo, ha adottato quell’ordinanza farsa (divieto di entrare e uscire dalla provincia di Ancona ma con una serie di eccezioni che, di fatto, quasi azzeravano il divieto stesso, nessuna restrizione all’interno della provincia stessa) che ha dato il colpo di grazia a tutto il territorio regionale. Nella provincia di Ancona la situazione è sensibilmente peggiorata, mentre anche le province di Pesaro, Macerata e Fermo hanno raggiunto dati da rendere indispensabile l’istituzione della zona rossa.

Solo la provincia di Ascoli è rimasta arancione, anche se in alcune zone i dati sono a dir poco preoccupanti. E mentre il governatore marchigiano professa un insensato ottimismo, le Marche sono addirittura finite al centro dell’attenzione nazionale. Nella giornata di martedì 9 marzo “Il Fatto Quotidiano” ha descritto un quadro della sanità marchigiana quasi drammatico, parlando di “ambulanze bloccate al pronto soccorso fino a sei ore per smaltire i casi covid e catena del 118 che rischia di bloccarsi”.

Il sistema sanitario marchigiano – si legge nell’articolo – è a un passo dal collasso, con le terapie intensive ormai piene (103 ricoverati a quella data, ora sono saliti a 107) e gli altri reparti altrettanto congestionati (755 posti letto occupati, sempre al 9 marzo, ora sono 760)”. “Il Fatto Quotidiano” riporta anche le presunte testimonianze di operatori sanitari marchigiani che sosterrebbero che si è già al punto che si è costretti a scegliere e si ricoverano solo i più giovani.

Ovviamente non possiamo che sperare che quelle citate siano delle esagerazioni (chiaramente se corrispondessero alla realtà sarebbe gravissimo e inaccettabile), nelle ore successive alla pubblicazione di quell’articolo abbiamo atteso e sperato inutilmente che arrivasse una secca smentita ufficiale da parte della Regione o dei vertici sanitari. Quello che, però, è certo è che la situazione degli ospedali marchigiani è davvero molto critica, sia per il numero elevato di casi e di ricoveri, sia anche per le scelte “nefaste” della giunta regionale. Proprio nelle ore scorse il consigliere regionale Anna Casini ha denunciato la chiusura di reparti e la sospensione dell’attività medica negli ospedali di San Benedetto e Ascoli.

Sono mesi che in tutte le sedi possibili chiedo alla giunta di applicare il piano pandemico della nostra area vasta prevedendo quindi una chiara separazione dei percorsi e delle strutture tra Ascoli e San Benedetto in “Covid” e “No Covid” in modo da avere massima continuità e appropriatezza delle prestazioni sanitarie – scrive l’ex vicepresidente regionale – leggo ora dalla stampa che la Regione ha deciso di sospendere l’attività medica al fine di non sporcare i reparti “puliti” e ha deciso di chiudere il reparto di Pediatria portando i ricoverati ad Ascoli. Se fossero stati ascoltati i miei consigli probabilmente non saremmo giunti a questo punto, soprattutto perché la pandemia nel Piceno non ha i numeri preoccupanti di Ancona. Invece ora contemporaneamente sia il Mazzoni che il Madonna del Soccorso chiudono gli ambulatori, sospendono l’attività medica programmata e gli interventi chirurgici saranno eseguiti solo se urgenti”.

Un errore imperdonabile che ha prodotto e continua a produrre conseguenze pesantissime. Impossibile, a tal proposito, non ripensare alle spiegazioni fornite in proposito, nel corso di un’intervista con una tv locale, dall’assessore regionale Castelli secondo cui gli ospedali non venivano separati proprio per garantire gli interventi che, secondo il suo parere, con i percorsi ospedalieri separati non sarebbero stati possibili. Ma a proposito di dichiarazioni inopportune e completamente fuori luogo, impossibile non citare quelle, ormai quasi quotidiane, dell’assessore alla sanità Saltamartini in tema di vaccini Che martedì 9 marzo ha nuovamente parlato della possibilità di raggiungere l’immunità di gregge nelle Marche entro giugno, poi il giorno successivo ha ammesso che la vaccinazione dei più fragili si completerà solo a maggio (quindi figuriamoci se a giugno potrà essere raggiunto l’immunità di gregge).

Poi non passa giorno senza che citi dati a caso, numeri improbabili, sfidando le più elementari norme matematiche, sempre in merito ai vaccini stessi. Quando è partita la campagna di vaccinazione degli over 80 l’assessore regionale (insieme ad Acquaroli) aveva fissato in maniera chiara l’obiettivo: in 21 giorni (quindi entro il 12 marzo) la prima dose almeno al 70% degli anziani (quindi circa 90 mila sui 124 mila totali, senza contare i 9 mila che sono nelle Rsa), poi nei successivi 21 giorni la seconda dose. Il giorno prima dell’avvio della vaccinazione degli over 80 aveva confermato quel ruolino di marcia, annunciando con entusiasmo che già si erano prenotati 80 mila anziani.

Martedì scorso (9 marzo), poi, ha sostenuto che, se arriveranno le dosi, le Marche sono pronte ad effettuare 5-6 mila vaccinazioni al giorno. Venendo, però, scavalcato da una sua collega di partita, la consigliera comunale ascolana Petracci che, lo stesso giorno, su facebook ha sostenuto che già le Marche somministrano 5-6 mila dosi al giorno e che sono pronte ad arrivare anche a 10 mila al giorno. Sbugiardando, di fatto, il “suo” sindaco Fioravanti che qualche giorno prima aveva rivendicato per il punto vaccinazioni di Ascoli il primato regionale con 180-190 dosi al giorno (e, con un totale di 15 punti di vaccinazione in tutte le Marche, se davvero fossero 5-6 mila le dosi somministrate al giorno, quello di Ascoli sarebbe tra i peggiori, altro che migliore…).

Al di là dei, sempre più penosi proclami, i dati ufficiali parlano chiaro e dimostrano come in realtà la nostra regione sia indietro sotto ogni punto di vista (nella fotogallery al centro dell’articolo le slide con alcuni dati ufficiali). Complessivamente fino a mercoledì 10 marzo (dati dal sito del ministero) nelle Marche sono state somministrate poco meno di 155 mila dosi (154.734 per la precisione), con poco meno di 40 mila marchigiani che hanno già ricevuto entrambe le dosi. In rapporto alla popolazione residente (1.518.400) siamo rispettivamente all’undicesimo posto per la prima dose (con una percentuale del 10,48%) e al dodicesimo posto (2,58%) per il ciclo completo. Per raggiungere la cosiddetta immunità di gregge (70% della popolazione, pari a 1.062.800 marchigiani) è necessario somministrare all’incirca altre 1,7-1,8 milioni di dosi.

Per arrivarci a giugno, come ha più volte paventato Saltamartini, bisognerebbe viaggiare alla media di quasi 20 mila dosi al giorno. Per farlo bisognerebbe quanto meno quintuplicare il numero dei punti di vaccinazione. Ancora, in questa fase si stanno vaccinando over 80, personale scolastico e forze dell’ordine. I dati regionali dicono che per gli over 80 siamo a 49.473 dosi, per il personale scolastico 7.614 e per le forze dell’ordine 4.709. In altre parole si viaggia ad una media di 3.500 dosi al giorno ed è ovviamente scontato che entro il 12 marzo non si raggiungerà assolutamente (e non di poco…) il target della prima dose al 70% degli over 80. Sempre i dati ufficiali dicono, poi, che siamo in coda (12° posto) per percentuale di personale scolastico che ha ricevuto la prima dose e ter’ultimi come percentuale di over 80 che hanno già ricevuto il ciclo completo (peggio hanno fatto solo Abruzzo e Sardegna).

Come se non bastasse permangono i problemi e i ritardi nella vaccinazione di anziani non autosufficienti e disabili, senza considerare che nella maggior parte delle altre regioni da mercoledì 10 marzo sono iniziate anche le prenotazioni per la vaccinazione degli over 70 (e addirittura nel Lazio, modello quasi perfetto di organizzazione, sono stati stabiliti giorni specifici di prenotazione per le differenti fasce di età, sempre all’interno degli over 70), mentre ovviamente nelle Marche non si hanno notizie su quando inizieranno le prenotazioni stesse. Lo abbiamo già sottolineato, il governo dovrebbe avere il coraggio di commissariare la Regione per la gestione della pandemia e dei vaccini.

Sappiamo bene che non quel coraggio il nuovo esecutivo non ce l’avrà mai ed il rischio che non ci risolleveremo tanto presto è più che concreto…

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