La scuola ai tempi del covid, l’Unesco promuove l’Italia


Secondo i dati raccolti dall’organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione l’Italia è tra i paesi europei che ha più tenuto aperte le scuole in questa seconda fase della pandemia. Ma già a fine 2020 un rapporto dell’Ecdc aveva fornito risultati identici…

Altro che fanalino di coda, l’Italia è tra i paesi europei che più di ogni altro ha tenuto aperto le scuole in questa seconda fase di pandemia. E’ quanto emerge dal grafico pubblicato dall’Unesco sulla chiusura degli istituti scolastici in Europa da settembre 2020 a gennaio 2021, con i relativi dati diffusi dall’organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura. Una notizia accolta con un certo stupore dai media ma che, a ben vedere, non dovrebbe invece essere così sorprendente. Perché già a fine 2020 un rapporto pubblicato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), che si occupava del rapporto tra scuole e contagi ma anche di chiusure e riaperture delle scuole primarie e secondarie in 31 paesi europei, aveva fornito risultati non molto differenti.

Il problema è che in questo paese i dati, la realtà che emerge inequivocabile dai numeri conta poco o nulla, sovrastata dalla propaganda continua ed incessante di chi, per ovvi motivi di ritorno elettorale, è costantemente impegnato a distorcere la realtà, a costruire un mondo parallelo virtuale nel quale tutto procede nel peggiore dei modi. La cosa oltre modo singolare è che questo genere di atteggiamento in Italia attualmente più che l’opposizione ce l’ha qualche forza che fa (faceva) parte della maggioranza e che, quindi, in teoria (e anche in pratica…) sarebbe comunque direttamente responsabile delle scelte operate dal governo in tema di scuola. E che, secondo logica, dovrebbe accogliere molto positivamente determinate notizie. Come, appunto, quella che ha fornito l’Unesco secondo cui, tra settembre e gennaio 2021, l’Italia è tra i paesi che più di ogni altro ha tenuto aperte le scuole.

Le statistiche, incontestabili, parlano più della propaganda e dimostrano che, per quanto riguarda il blocco in modo totale dell’attività scolastica in presenza, a parte la Francia (secondo l’indagine Unesco con le scuole sempre aperte) l’Italia è la nazione che ha più tenuto aperte le scuole, mentre le peggiori in tal senso risultano Germania, Olanda e Regno Unito. D’altra parte basterebbe ricordare che l’anno scolastico in corso nel nostro paese, nonostante già la seconda fase della pandemia avesse ripreso vigore, è ripartito in presenza, cosa che non è avvenuta in tutti gli altri paesi europei. Non solo, malgrado tutte le difficoltà sostanzialmente il sistema ha retto, anche con la didattica a distanza, mentre per elementari e medie con la didattica in presenza a cui il governo non ha mai rinunciato, anche nei giorni quando la situazione (in riferimento ai dati sui contagi) era oggettivamente molto pesante.

Per altro i dati dell’Unesco sono oltremodo significativi anche per il fatto che, in quel monitoraggio, si considera chiusura parziale anche se solo una Regione su 20 adotta la didattica a distanza. Paradossalmente a contestare i dati dell’Unesco sulla scuola, sostanzialmente positivi per quanto riguarda il nostro paese, non è la Lega o Fratelli d’Italia, cioè le forze dell’opposizione, ma Italia dei Valori, in teoria uno dei partiti che, essendo nella maggioranza che sostiene il governo, ha concorso a determinare quella situazione. Lo fa con una nota a tratti surreale, perché più che contestare i dati in se (evidentemente poco contestabili) ma proponendo quello che viene definito un altro punto di vista.

Non si lasci ingannare il lettore dal discrimine pretestuoso tra chiusura totale e parziale – si legge nella nota – perché la parzialità del nostro paese è dovuta al fatto che da noi la didattica in presenza è stata esclusa solo per gli studenti delle scuole superiori e quelli del secondo e terzo anno delle medie per i periodi di zona rossa. Per non parlare degli studenti più sfortunati che abitano in regioni dove anche le scuole primarie sono state a lungo chiuse da ordinanze dei loro presidenti, peraltro quasi sempre cancellate dai Tar. E’ il solito problema: dipende sempre dal punto di vista. Se la scuola la raccontiamo dal punto di vista del sistema la chiusura è stata parziale, è vero. Ma se la guardiamo da quello degli studenti delle superiori o del secondo e terzo anno delle medie di gran parte d’Italia è stata totale per un periodo molto più lungo di quello dei coetanei tedeschi, olandesi o inglesi”.

Ci vuole una dose notevole di “spocchia” per definire i criteri adottati dall’Unesco, che da decenni si occupa di monitorare la situazione dell’istruzione nel mondo, “pretestuosi”. Quanto ai differenti punti di vista, è sicuramente interessante vedere le stesse cose da diverse angolazioni. Ma, per onestà intellettuale, partendo dal fatto che i dati restano quelli, da qualsiasi punto di vista li si vogliano vedere. E dicono chiaramente, in maniera assolutamente inconfutabile, che in Italia le scuole sono rimaste aperte più che in quasi tutti gli altri paesi europei. D’altra parte, però, il tentativo di arrampicarsi sugli specchi da parte di Italia Viva bisogna comprenderlo, non più tardi di qualche settimana fa uno dei suoi deputati più noti, Luigi Marattin, nel tentare di spiegare le ragioni che avevano spinto il suo partito ad aprire la crisi di governo al primo posto aveva messo proprio la scuola e la gestione delle chiusure degli istituti scolastici.

L’Italia è l’unico paese europeo che non manda i ragazzi a scuola da quasi un anno” accusava Marattin, clamorosamente smentito, però, dal fact checking di “Pagella politica”. Che, sulla base del citato rapporto dell’Ecdc, aveva dimostrato come, per quanto riguarda elementari e medie, la maggior parte dei paesi europei hanno “chiuso” molto più dell’Italia, mentre per quanto riguarda le scuole superiori il nostro paese è in linea con gli altri paesi europei. In altre parole i dati dell’Ecdc somigliano in maniera impressionanti a quelli dell’Unesco. Chissà se saranno basati anche questi su un “discrimine pretestuoso”… In realtà neppure sarebbe servito il fact checking di “Pagella Poliitica” e il rapporto Ecdc per smentire Marattin.

Perchè è oltre modo paradossale che, nel momento in cui il deputato di Italia Viva lanciava la sua accusa, in Italia da qualche giorno erano tornate in presenza (dopo la pausa per le festività natalizie) le scuole elementari e medie e, in alcune regioni, anche le scuole superiori (al 50%), mentre in paesi come Germania e Inghilterra le scuole di ogni ordine e grado da giorni erano chiuse (e lo saranno almeno fino a metà febbraio). Naturalmente questo non significa affatto che tutto funzioni alla perfezione e che non ci siano problemi che andrebbero affrontati in ben altra maniera dal governo centrale (ma anche dalle Regioni).

Però se si potesse discutere, confrontarsi e anche criticare partendo da dati reali e dalla realtà inconfutabile, invece che ricorrere a menzogne e forzature utili solo alla propaganda, sarebbe sicuramente un importante passo in avanti.

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