Vaccini prodotti nelle Marche, l’ultima “perla” dell’assessore Saltamartini


“Ho proposto di avviare i processi di produzione nella nostra regione, se avremo tutti i vaccini a disposizione entro maggio acquisiremo l’immunità di gregge” sostiene l’assessore alla sanità che guarda allo stabilimento Pfizer di Ascoli per produrre autonomamente i vaccini…

E’ una competizione incerta e con nuovi colpi di scena quasi ogni giorno quella che ormai da settimane si è scatenata all’interno della giunta regionale delle Marche (e della Lega, visto che entrambi sono del Carroccio, tra l’assessora alla cultura e alla pubblica istruzione Giorgia Latini e l’assessore alla sanità Filippo Saltamartini, a chi spara la “panzana” più grossa e suggestiva. Lunedì era stata la volta della Latini che, con il suo sconclusionato e imbarazzante intervento sui social sulla vicenda delle Olimpiadi a rischio, sembrava davvero irraggiungibile. Invece sono bastate meno di 24 ore all’ineffabile assessore (per caso) alla sanità per riprendersi prepotentemente la scena, prima con una performance semplicemente sconfortante in Consiglio regionale, poi con quella che è già stata definita una vera e propria “perla”, che si candida già autorevolmente tra le più grosse “panzane” del 2021: la proposta di produrre in vaccino contro il covid nelle Marche.

Un vero e proprio show che avrebbe fatto impallidire anche il mitico assessore lombardo alla sanità, quel Giulio Gallera che negli ultimi 12 mesi ne ha combinate più di Bertoldo… Nel Consiglio regionale che si è svolto martedì 26 gennaio, l’assessore Saltamartini è stato chiamato a rispondere all’interrogazione del Pd sui vaccini, in particolare in merito ai dati pubblicati sul sito dell’Aifa e aggiornati al 12 gennaio dai quali risultava che nelle Marche erano state effettuate 14.489 vaccinazioni, di cui ben 1.888 a personale non sanitario e solo 145 agli ospiti di strutture sanitarie. Proprio questi ultimi due dati, in particolare, erano al centro della discussione, insieme alla richiesta di una maggiore trasparenza.

Per essere più chiari, il numero di non sanitari vaccinati è molto alto ed il sospetto (non solo nelle Marche, anche nel resto del paese) che siano stati somministrati vaccini a chi non rientra nelle categorie identificate per la prima somministrazione è inevitabile (lo stesso sottosegretario Sileri ha chiesto all’autorità di verificare se ci sono stati eventuali abusi. “Non ci sono notizie circa eventuali abusi – ha risposto Saltamartini – i vaccinati marchigiani che non rientrano nel personale sanitario sono volontari operanti nell’emergenza di urgenza, i dipendenti delle ditte con servizi di appalto che operano all’interno delle strutture, guardie giurate e così via”.

No, non è uno scherzo o una forzatura, quella è davvero la risposta fornita dall’assessore alla sanità in Consiglio regionale e in quel “così via” c’è tutta l’inadeguatezza di Saltamartini a rivestire quel ruolo, ancor più in un momento così delicato come quello che stiamo vivendo a causa della pandemia, come se certi interrogativi dovrebbe essere rivolti a qualcun altro, non certo a lui che è assessore (alla sanità) per caso.

Probabilmente Saltamartini neppure si rende conto di quanto importante sia la campagna di vaccinazione che andrebbe affrontata con ben altro atteggiamento, soprattutto con ben altro tipo di rispetto nei confronti dei cittadini marchigiani che hanno tutto il diritto di essere informati adeguatamente, nel dettaglio, con dati certi, aggiornati e dettagliati, non con un offensivo “così via”. Già, ma cosa ci si può aspettare da un assessore che, poche ore prima, aveva lanciato la proposta di produrre i vaccini direttamente nelle Marche, in modo di averli subito a disposizione e raggiungere l’immunità di gregge entro maggio.

Non possiamo aspettare la produzione olandese quando abbiamo la possibilità di farlo nelle Marche – ha dichiarato l’assessore regionale alla sanità – ho proposto di avviare i processi di produzione nella nostra regione che annovera imprese farmaceutiche di primo piano a livello internazionale, compresa la Pfizer. Se avremo a disposizione tutti i vaccini come prestabilito, entro maggio saremo in grado di vaccinare un milione di marchigiani e acquisire l’immunità di gregge”.

Da non crederci, sembra impossibile che simili atrocità le abbia pronunciate un assessore regionale alla sanità, non qualche buontempone che voleva solo spararla grossa. Si resterebbe allibiti di fronte a simili “baggianate” se non avessimo, in questi pochi mesi, imparato a conoscere Saltamartini. A cui qualcuno dovrebbe innanzitutto spiegare che la produzione Pfizer in Europa è in Belgio, non in Olanda. E, magari, poi anche che, se dei 42 stabilimenti che la Pfizer ha in tutto il mondo, solo 4 al momento sono impegnati nella produzione del vaccino (3 negli Stati uniti ed 1 in Belgio, cui se ne aggiunge uno di BionTech in Germania) una ragione ci dovrà pur essere.

Probabilmente sarebbe troppo pretendere che l’assessore regionale alla sanità sappia cosa si produce nello stabilimento di Ascoli, che in quella struttura non si producono prodotti in fiala e che servirebbero una serie di importanti interventi, per utilizzarlo per i vaccini, che, se anche l’azienda decidesse di effettuarli, non consentirebbero certo di fare molto presto. Al di là della tecnologia, servono infatti infrastrutture come spazi sterili iniettabili, è fondamentale la gestione della catena del freddo, in altre parole infrastrutture inesistenti e non facilmente convertibili. Non a caso, quando nelle settimane scorse si era ipotizzato di aumentare il numero di stabilimenti che producessero il vaccino, per l’Italia la Pfizer aveva pensato a quello di Catania, non a quello di Ascoli.

Ma al di là di questo, che non è certamente secondario, è oltremodo ridicolo (per usare un eufemismo) che l’assessore alla sanità pensi che una Regione (in questo caso le Marche) possa fregarsene di accordi internazionali presi da tempo dall’Europa e dall’Italia con la Pfizer che prevedono contingenti di vaccini programmati per ogni singolo paese, dimenticando tra l’altro che le Marche fanno parte di un sistema sanitario nazionale e, di conseguenza, non può certo infischiarsene del principio del rispetto della distribuzione tra le varie regioni italiane.

A meno che Saltamartini, rispolverando un vecchio “cavallo di battaglia” della Lega quando non era così legata al concetto di patria come invece vuole far credere ora Salvini, non abbia in mente la secessione della nostra regione dall’Italia e dall’Europa, magari per creare la Repubblica indipendente delle Marche in guerra contro il resto del mondo e in grado di poter essere autosufficiente in qualsiasi settore, a partire da quello sanitario.

La domanda spontanea all’assessore è se è consapevole di ciò che dice e dell’assurdità di quanto affermato – chiede ironicamente l’ex sindaco di Macerata Romano Carancini – il dramma della pandemia impone ad un serio amministratore di non illudere i cittadini e in questo momento le parole dell’assessore sono irresponsabili. Saltamartini dovrebbe capire che rappresenta una regione intera e che la reputazione di una comunità come quella delle Marche passa attraverso una credibilità di competenza e non di propaganda comunicativa”.

Il problema è che questa amministrazione regionale non ha neppure la più pallida idea di cosa significhi il termine competenza. Altrimenti non avrebbe certo affidato una delega così importante come quella della sanità a chi, appunto, non ha alcuna competenza in proposito. E che, da quando si è insediato, non smette di dimostrarlo ad ogni occasione…

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