Disastro Regione, ritorno a scuola nel caos


Il presidente Acquaroli cambia nuovamente idea e anticipa il ritorno in classe per le superiori al 25 gennaio, annunciando anche un “pacchetto” di interventi per rientrare in sicurezza. Ma non ci sono certezze sui fondi stanziati e sui tempi di realizzazione

La telenovela, dai tratti sempre più simili ad una farsa, sulla riapertura delle scuole superiori nelle Marche si è arricchita questa settimana di nuove esilaranti puntate. Una comicità molto amara, per la verità, perché sono in ballo migliaia di ragazzi ma anche perché un tema fondamentale come la scuola andrebbe affrontato con ben altra serietà. Invece nella nostra regione si continua ad andare avanti nella più assoluta confusione, senza alcuna strategia e alcuna programmazione seria (non che nel resto del paese la situazione sia molto più rosea, a parte qualche eccezione), preoccupandosi solo di fare propaganda e demagogia a piene mani.

In tal senso l’apice è stato toccato lunedì 18 gennaio con la surreale conferenza stampa (e il conseguente comunicato stampa) per annunciare il cosiddetto “pacchetto scuola” che ha anticipato l’ordinanza di mercoledì 20 gennaio che, come scrive Acquaroli sui social, “anticipa al 25 gennaio il ritorno in classe delle scuole superiori in presenza al 50%, con la raccomandazione che questa percentuale sia calcolata in base al numero degli alunni delle singole classi e non soltanto dell’intero istituto scolastico”. Sorvolando sulla “genialata” del 50% degli studenti non in ogni istituto ma in ogni classe, non è da tutti cambiare in poco meno di un mese così tante volte idea.

Perché è giusto ricordare che il 23 dicembre scorso Acquaroli, come tutti gli altri presidenti di Regione, aveva sottoscritto l’intesa con il governo finalizzata al ritorno alla didattica in presenza dopo le festività natalizie. Solo che già nei primi giorni del 2021 il governatore marchigiano aveva cambiato idea, tanto che il 5 gennaio emanava l’ordinanza che prolungava la chiusura e la conseguente didattica a distanza nelle Marche fino al 31 gennaio, sulla base dei dati (nuovi positivi e ricoveri) della nostra regione considerati preoccupanti (peccato che per il governatore non erano più tali qualche giorno dopo, quando la cabina regia dell’Iss ha riportato la nostra regione in zona arancione).

Con il passare dei giorni (e con dati sulla stessa linea dei giorni precedenti), però, ecco maturare il nuovo cambio di idea, sfociato nella conferenza stampa di lunedì 18 gennaio e nell’ordinanza del mercoledì successivo. La confusione più assoluta che, a giudicare da quanto emerso in quella conferenza stampa e nel conseguente comunicato stampa, non riguarda e investe solo la decisione sull’apertura o meno delle scuole. Ma anche e soprattutto sull’entità dei fondi destinati dalla Regione al cosiddetto “pacchetto scuola”, con il comunicato stampa del 18 gennaio che sembrava ricalcare la famosa storiella sugli evangelisti (quella che recita: “i 4 evangelisti erano 3, Luca e Matteo”).

Gli interventi destinati alla scuola – si legge nelle prime righe del comunicato – sono finanziati dalla giunta con 5 milioni per sanificare gli ambienti e migliorare l’areazione di ogni scuola di ordine e grado e con 2 milioni per la Dad”. Complessivamente, quindi, l’investimento della Regione ammonterebbe a 7 milioni di euro. Non secondo l’assessora alla pubblica istruzione Latini che, sempre nel comunicato, spiega che “tramite il fondo sociale europeo abbiamo recuperato 3 milioni di euro per acquistare gli impianti di purificazione tecnologicamente avanzati per la sanificazione delle aule, che si aggiungono ai 2 milioni già a bilancio per la didattica a distanza”.

Dopo il taglio della Latini siamo, quindi, a 5 milioni di euro. Ma non è finita, perché alla fine del comunicato arrivano le dichiarazioni dell’assessore Baldelli che, dopo aver attaccato il governo che “sulla scuola non ha fornito alcun supporto concreto”, spiega che “stiamo recuperando 2 milioni di euro dal bilancio per finanziare un bando rivolto a Comuni e Province affinché dotino gli edifici scolastici di impianti di ventilazione meccanica controllata” (mentre restano 2 i milioni per la dad). Quindi non più 5 milioni ma, nella migliore delle ipotesi, solo 4 (2+2).

Sarebbe già abbastanza così ma, a rendere il tutto ancor più paradossale, ci ha pensato niente di meno che Giorgia Meloni che ha ben pensato di fare cifra tonda 10 milioni di euro e passa la paura… “Grazie a Fratelli d’Italia e al presidente Acquaroli nelle Marche – ha scritto sui social la leader di FdI – la Regione interviene dove il governo è incapace di arrivare e stanzia oltre 10 milioni di euro per il ritorno in classe in sicurezza degli studenti”.

Ironia a parte, davvero un imbarazzante e indegno balletto di cifre, con annesso il solito indecoroso festival della propaganda, messo in campo forse nella convinzione che i cittadini marchigiani più di tanto non sono, magari hanno l’anello al naso e, quindi, “si bevono” come allocchi qualsiasi storiella. Perché non bisogna essere certo dei geni per comprendere che quello di lunedì 25 gennaio (ammesso che prima quella data Acquaroli non cambi nuovamente idea…) non sarà e non potrà in alcun modo essere un ritorno a scuola in sicurezza perché le misure annunciate in quella surreale conferenza stampa sono vuoti proclami o, nella migliore delle ipotesi, mere dichiarazioni di intenti.

Perché è bene sempre ricordare che ogni amministrazione, al di là delle dichiarazioni che lasciano il tempo che trovano, agisce con atti concreti. E in questo caso al momento non esiste alcun atto della Regione che mette “nero su bianco” l’investimento per la sanificazione delle scuole, sia che si tratti di 5, di 3, di 2 milioni o addirittura più come sostiene la Meloni. Senza contare il fatto che, con oltre 1.500 istituti scolastici in tutta la regione, è del tutto evidente che l’investimento necessario dovrebbe essere ben più consistente. Per altro anche un bambino comprende che in ogni caso l’intervento è a dir poco tardivo, non si capisce per quale dannata ragione non sia stato messo in campo all’inizio dell’anno scolastico o, in alternativa, nel periodo di chiusura delle scuole.

Ora, invece, anche ammesso che arrivino presto gli atti ufficiali che delineano nel dettaglio l’entità dello stanziamento e la procedura da seguire per acquistare i sanificatori e distribuirli in tutte le scuole marchigiane, i tempi saranno inevitabilmente lunghi. Di sicuro lunedì, quando gli studenti delle scuole superiori torneranno alla didattica in presenza (al 50%) non ci saranno certo le novità annunciate. Se possibile ancora più paradossale il riferimento ai tamponi rapidi per studenti e personale scolastico.

Per tornare in classe in sicurezza servono tamponi rapidi e vaccini” ha annunciato l’assessore regionale alla sanità Saltamartini, aggiungendo poi: “per questo abbiamo ampliato l’accesso gratuitamente e su base volontaria al servizio di screening, senza necessità di prenotazione, per cui basterà presentarsi ai punti dove è già in corso lo screening”. Già ma in tutte le Marche attualmente lo screening è in corso nei comuni più piccoli dell’entroterra, in nessuno dei capoluoghi di provincia e nei comuni più grandi dove si è svolto nelle settimane passate (e ovviamente non verrà ripetuto).

Quindi, per effettuare i tamponi rapidi, migliaia e migliaia di ragazzi marchigiani (e tutto il personale scolastico) dovrebbero andare in giro per la propria provincia alla ricerca del comune dove si sta svolgendo lo screening. Una follia, siamo di fronte all’ennesimo provvedimento annunciato ma che non verrà attuato se non in minima parte. E pensare che sin dal novembre scorso diversi consiglieri regionali dell’opposizione avevano avanzato la richiesta di effettuare i tamponi rapidi, da ripetere a distanza di 15 giorni, a tutti gli studenti delle scuole superiori. Però Acquaroli e la sua maggioranza avevano sempre risposto “picche”, non ritenendo utile farlo.

Di fronte ad un simile scenario ci vuole un’insuperabile “faccia tosta” per autoelogiarsi per quanto fatto per la scuola, accusando al tempo il governo di non aver fornito alcun supporto concreto. Ma se è vero che sulla scuola l’esecutivo ha fatto una discreta confusione, spesso accrescendo invece di risolvere i problemi, è altrettanto innegabile che ha investito e messo a disposizione di Comuni, Province e Regioni molti fondi e da diverso tempo. Sul sito della Camera dei Deputati (non del governo) sono elencati nel dettaglio tutti gli interventi messi in campo, con i relativi stanziamenti, per la ripresa dell’attività in presenza nelle scuole.

Per quanto concerne gli interventi annunciati dalla Regione nel cosiddetto “pacchetto scuola”, già nel marzo scorso (Decreto legge 18/2020) erano stati stanziati 75 milioni di euro per mettere a disposizione degli studenti meno abbienti dispositivi digitali individuali e 43,5 milioni di euro per l’acquisto di materiale per la sanificazione delle aule. Ulteriori 85 milioni di euro, sempre per l’acquisto di dispositivi digitali, sono stati messi a disposizione ad aprile con il D.L. n. 22. In vista del nuovo anno scolastico, poi, con decreto legge n. 108 del 28 agosto sono stati stanziati 331 milioni di euro per la sanificazione delle scuole e per i dispositivi digitali da mettere a disposizione degli studenti meno abbienti.

Nel complesso, quindi, quasi 600 milioni di euro a disposizione, prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, di Regioni, Province e Comuni. Sarebbe interessante sapere dal governatore Acquaroli per quale ragione non ha attinto, come avrebbe potuto, da quei fondi per realizzare nei tempi (cioè prima dell’inizio del nuovo anno scolastico) quegli interventi che sta pensando di attuare ora, praticamente a metà dell’anno scolastico…

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