Il caos in centro e le solite “lacrime di coccodrillo”


Polemiche sui social per l’accoltellamento di sabato ma anche per gli assembramenti e il mancato rispetto delle regole sul distanziamento in diverse zone del centro cittadino. Un malvezzo che si ripete da settimane senza che nessuno abbia ritenuto opportuno intervenire

Non ce ne voglia l’assessora comunale Monica Acciarri, ma nel leggere il post che ha pubblicato sui social domenica 20 dicembre inevitabilmente ci ha fatto pensare ad “Alice nel paese delle meraviglie”. “Un fatto gravissimo – scrive la Acciarri – ieri (sabato 19 dicembre) sembrava una domenica di carnevale. Molti ragazzi su di giri, nessuna distanza, nessun rispetto delle regole. La pandemia sta mettendo a dura prova la tenuta psicologica di tutti noi per vari ordini di motivi. Primo tra tutti quello economico. Abbiamo però il dovere di tenere duro. Se ci sarà una ripresa dei contagi la somministrazione dei vaccini andrà a rilento e l’economia riprenderà più tardi. Per guardare al futuro con speranza dobbiamo fare ancora sacrifici”.

Probabilmente l’assessora era da settimane che non usciva di casa o che, comunque, non faceva un giro in centro. Perché è cosa nota che nel capoluogo piceno (così come nella vicina San Benedetto e, a giudicare dalle immagini, in tanti altri capoluoghi italiani) da tempo nel fine settimana sembra “una domenica di carnevale”, con ragazzi su di giri, assembramenti e mancato rispetto delle regole in diverse vie e piazze del centro cittadino e situazioni ben oltre il limite in diversi locali. Certo, nell’ultimo fine settimana c’è stato anche il grave accoltellamento di un ragazzo in pieno centro a rendere la situazione più sconcertante. Ma che dal venerdì alla domenica le norme per contrastare la diffusione del virus in larga parte non vengano rispettate purtroppo è ormai una costante.

La musica è sempre la stessa, ogni fine settimana in centro si ripetono determinate scene, ogni volta sui social vengono postate foto e immagini sin troppo eloquenti che scatenano infinite discussione, ogni volta arrivano gli appelli del sindaco o di qualche rappresentante istituzionale che invitano alla cautela e al massimo rispetto delle norme, annunciando al tempo stesso un’intensificazione dei controlli. Poi, puntualmente, come se nulla fosse il fine settimana successivo si ripetono le stesse identiche scene.

Allora, se non vuole davvero fare la parte di “Alice nel paese delle meraviglie”, l’assessora Acciarri dovrebbe innanzitutto incalzare il sindaco Fioravanti per spingerlo ad utilizzare i mezzi che ha a disposizione per evitare il continuo ripetersi di queste inaccettabili situazioni. Poi, insieme a tutta l’amministrazione comunale, dovrebbe fare forti pressioni su Prefetto, Questura e su tutte le forze dell’ordine affinché i controlli vengano fatti seriamente e con una maggiore intransigenza. Per quanto riguarda la concreta possibilità da parte del primo cittadino di intervenire, è bene ricordare che già da metà ottobre, in seguito ai vari Dpcm (ma poi anche dopo le ordinanze regionali), i sindaci hanno la facoltà di chiudere vie e piazze in caso di assembramenti o del mancato rispetto delle regole sul distanziamento. Ad ottobre, quando tale prerogativa è stata attribuita ai sindaci, il primo cittadino ascolano si era affrettato ad affermare che comunque nel capoluogo piceno non c’erano vie o piazze a rischio da chiudere.

La realtà, ben nota a chiunque frequenta o ha frequentato il centro cittadino nel fine settimana, è ben diversa ed è sotto gli occhi di tutti che ci sono diverse casi nei quali sarebbe, invece, necessario l’intervento del sindaco, oltre naturalmente ad un’azione più efficace e capillare da parte delle forze dell’ordine. Una delle situazioni più sconcertanti, ad esempio, è quella che si verifica (qualche volta anche durante la settimana) nello spiazzo di fronte alla chiesa di Santa Maria Intervineas, dove (lo abbiamo verificato di persona nelle ultime settimane) venerdì, sabato e anche la domenica a partire da metà pomeriggio si ritrovano decine e decine di adolescenti, molti di quali senza neppure indossare la mascherina e, naturalmente, senza minimamente preoccuparsi del necessario distanziamento.

C’è da chiedersi per quale ragione il sindaco Fioravanti non abbia ritenuto opportuno adottare il provvedimento di chiusura di quella zona, pensato e previsto proprio per situazioni come quella. Ma discorso analogo può essere fatto per altre zone del centro cittadino che, soprattutto nel fine settimana, sono una sorta di zona franca, dove assembramenti e mancato rispetto delle norme sul distanziamento sono la prassi. Parliamo, ad esempio, di del Chiostro di San Francesco ma anche di piazza Roma e, in alcuni casi, della Loggia dei mercanti. In quei luoghi nel pomeriggio-sera di venerdì, sabato e domenica si verificano esattamente quelle situazioni per cui è stata pensata e attribuita ai sindaci la facoltà di chiudere vie e piazze.

Un provvedimento del genere, limitatamente al fine settimana, sarebbe stato quanto mai opportuno. Invece il sindaco Fioravanti non ha avuto il coraggio di attuarlo come, invece, hanno fatto alcuni suoi colleghi di altre città (la Raggi a Roma, Decaro a Bari, Sala a Milano, Sboarina a Verona solo per citare alcuni esempi). Per altro stupisce anche il fatto che in quelle zone, che chiunque frequenti anche solo saltuariamente il centro cittadino nei fine settimana è a conoscenza di cosa avviene, non vengano effettuati controlli assidui e rigorosi.

A tal proposito sin troppo emblematico è l’episodio al quale abbiamo assistito sabato 12 dicembre, sempre nel centro cittadino. Erano da poco passate le 18 (orario di chiusura per bar e locali che, però, possono dopo quell’ora continuare ad effettuare il servizio di asporto) quando in uno dei locali della zona è entrata una coppia di anziani, appunto per usufruire del servizio in questione. Quasi contemporaneamente nel locale stesso sono entrati due agenti della polizia, per verificare che tutto avvenisse nel rispetto delle norme. Usciti dal locale, i due agenti sono transitati di fronte al Chiostro di San Francesco che in quel momento presentava una situazione a dir poco sconcertante, con assembramenti e gruppi di ragazzi ovunque, in molti casi senza mascherina e senza alcun rispetto delle norme sul distanziamento.Eppure quegli agenti, così solerti nel controllare quanto accadeva nel locale, in questo caso hanno dato uno sguardo ma poi hanno proseguito come se nulla fosse.

Di esempi del genere, in realtà, ne potremmo citare moltissimi, quello che ci preme sottolineare è che non ci si può stupire solo ora, alla luce del clamore che ha suscitato il brutto episodio di sabato scorso, di quanto purtroppo sta avvenendo da settimane. E a proposito dell’accoltellamento di sabato sera, la ricostruzione di quanto avvenuto dovrebbe far riflettere su un paio di aspetti di assoluto rilievo. Da quanto riportano tutti i giornali, sulla base delle ricostruzioni effettuate dagli inquirenti, la lite sarebbe iniziata tra corso Mazzini e via Sacconi, all’altezza della Fontana dei cani, e sarebbe proseguita fino a piazza Arringo.

Allora è inevitabile chiedersi come tutto ciò sia potuto accadere senza che nessuno intervenisse, da settimane ci sentiamo raccontare (anche nei comunicati ufficiali di Prefettura e Questura) degli assidui controlli e dei servizi di pattugliamento capillare che avvengono nel fine settimana e poi accade che un sabato sera, in pieno centro, da corso Mazzini a piazza Arringo accadono determinati fatti senza che nessuno se ne accorga, senza che neppure per caso ci si imbatta in una pattuglia di polizia, carabinieri o vigili urbani. Ma, allo stesso modo, è opportuno interrogarsi sulla funzione e sull’utilità delle telecamere per la videosorveglianza che sono state installate per tutto il centro storico, forse in determinati giorni e in determinati orari sarebbe opportuno che ci sia qualcuno a controllare per consentire, in situazioni come questa, di intervenire immediatamente.

Più in generale, sarebbe opportuno che i rappresentanti istituzionali, invece di stupirsi sempre dopo che determinati fatti sono accaduti, si impegnassero concretamente prima, con gli strumenti che indubbiamente hanno a disposizione, per tentare di evitare il verificarsi di determinate situazioni.

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