L’ultima “vergogna” di Confindustria


“Ci aspetta un Natale molto magro perché addirittura stanno pensando di restringere ulteriormente. Io penso che le persone sono stanche, vorrebbero alla fine venirne fuori, se qualcuno morirà pazienza” ha dichiarato il presidente di Confindustria Macerata Domenico Guzzini

Bisogna riaprire, anche se qualcuno morirà pazienza”. Erano da poco passate le 17 di lunedì 14 dicembre quando, nel corso dell’evento online “Made for Italy per la Moda” (trasmesso in streaming sui canali social e Youtube) il presidente di Confindustria Macerata, Domenico Guzzini, ha espresso questo terrificante concetto, un’autentica bestialità che definire indegna è riduttivo. Lo ha fatto nel corso di una diretta online alla quale hanno partecipato anche il neo eletto sindaco di Macerata, Sandro Parcaroli, e il presidente della Regione, Francesco Acquaroli. Che, a quanto risulta (e naturalmente saremmo ben lieti di essere smentiti) non hanno proferito parola di fronte a questa ignobile affermazione, non hanno ritenuto opportuno stigmatizzare l’assurdità pronunciata da Guzzini che, per altro, avrebbe meritato una ben decisa presa di posizione, anche l’abbandono in forma di protesta di quell’incontro.

Siamo stati colpiti da questa crisi di covid – ha affermato Guzzini – ma siamo duri a morire, siamo resilienti come oggi si suol dire. Soprattutto noi marchigiani perché ne abbiamo affrontate tante, dal terremoto alla crisi di Banca delle Marche, adesso il covid, Ma siamo sempre tenaci, duri a morire. Ci sono dei comparti che sono stati colpiti più duramente da questa crisi, come il settore della moda, ma in primis quello del turismo che è il settore che è stato maggiormente colpito perché ovviamente il turismo è stato bloccato dalla decisione del nostro governo, in modo particolare dal nostro premier che ha bloccato tutti i ristoranti, tutti gli hotel.

Come sapete ci aspetta un Natale molto magro perché addirittura stanno pensando di restringere ulteriormente e questo significa andare a bloccare un retail che si stava rialzando per la seconda volta da una crisi e lo stanno mettendo nuovamente in ginocchio. Io penso che le persone sono un po’ stanche di questa situazione, vorrebbero alla fine venirne fuori, se qualcuno morirà pazienza. Così diventa una situazione impossibile, impossibile per tutti”.

E’ stato addirittura ottimista, alla luce delle farneticazioni del presidente di Confindustria Macerata, il direttore scientifico dello Spallanzani di Roma, Giuseppe Ippolito, che quasi nello stesse ore denunciava che “da novembre in Italia muoiono 600 persone al giorno ma sembra che non interessi a nessuno”. Più che non interessare quello di Guzzini è spietato menefreghismo, per il presidente maceratese di Confindustria l’importante è riaprire. Poi se i morti dovessero raddoppiare o addirittura triplicare (come sarebbe più che probabile), pazienza, cosa mai saranno più di mille morti al giorno. Quale paese folle, insensibile e che ha perso ogni minimo senso della comunità ha in mente Guzzini, in quale delirante società si potrebbe festeggiare e bisbocciare a ristorante e in hotel mentre ogni giorno muoiono migliaia di persone.

Quale folle governante potrebbe anche solo pensare di dare il via libera a viaggi e turismo senza alcuna limitazione in una simile situazione? Solo qualche giorno fa ha emozionato tutto il mondo l’accorato discorso con il quale la cancelliera Angela Merkel annunciava il lockdown di Natale in Germania. “Aperture, misure meno severe? Se il prezzo da pagare è 590 morti al giorno allora non è accettabile” ha affermato la Merkel. E tra quel “non è accettabile” e il “pazienza” di Guzzini c’è un mondo di differenza, c’è la distanza che separa quel che resta di umanità dalla più cinica e più sconfortante insensibilità che considera qualche centinaio giornaliero di morti un particolare irrilevante, secondario di fronte al primario interesse di far ripartire subito determinate attività.

Al di là di tutto, comunque si vogliano vedere le affermazioni di Guzzini sono inaccettabili  e gravi. Ma ancora più grave è il fatto che i vertici marchigiani e nazionali di Confindustria non si siano sentiti in dovere di prendere le distanze da simili deliranti dichiarazioni, come se in fondo la posizione del presidente di Macerata in fondo sia ampiamente condivisa. Un sospetto più che lecito, anche in considerazione del comportamento tenuto già nel corso della prima fase della pandemia da Confindustria stessa. Che, ad esempio, si è adoperata e ha fatto forte pressioni sulla Regione Lombardia per evitare la zona rossa in alcune zone lombarde, particolarmente colpite dal virus nel marzo scorso.

Il no alle zone rosse nella Bergamasca era la nostra posizione sin dall’inizio e abbiamo fatto in modo che fosse condivisa e fatta propria dalla Regione Lombardia” rivendicava con orgoglio, in un’intervista al “Fatto Quotidiano”, il presidente lombardo di Confindustria Marco Bonometti. E, come direbbe Guzzini, pazienza se anche a causa di quella decisione sono morti centinaia e centinaia di bergamaschi… Il problema è che questa farneticante concezione, che mette l’aspetto economico al primo posto e non ha alcun rispetto della vita umana, è sempre più diffusa e si ha sempre meno pudore di affermarla e rivendicarla. E, quel che è peggio, certe bestialità non provocano più neppure troppo sdegno, soprattutto non producono più alcuna conseguenza.

Basterebbe pensare che il governatore della Liguria Giovanni Toti, che ha definito gli anziani morti per covid “persone non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese”, è tranquillamente rimasto al suo posto, non si è in alcun modo sentito in dovere di farsi da parte, non ha avuto neppure la dignità di dimettersi e, d’altra parte, nessuno della sua parte politica si è neppure azzardato di chiederlo sommessamente. Ed è del tutto evidente che sostanzialmente non c’è differenza tra il “pazienza” di Guzzini e il “non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese” di Toti.

Il concetto è semplice e, allo stesso tempo, agghiacciante, la vita umana non è più considerata un valore in sé, da rispettare e tutelare prioritariamente, prima di ogni altra cosa. E’ fondamentale e importante solo fin quando è funzionale allo “sforzo produttivo”, solo fino a quando genera un qualche tipo di ritorno economico. In caso contrario è irrilevante, sacrificabile. Ora il punto è cercare di capire quale sarebbe, per questi signori, il limite, fino a che punto si può arrivare, quante vite umane si posso tranquillamente sacrificare in nome della produttività e dell’arricchimento. Di fronte alle oltre 65 mila vittime nel paese e alle quasi 1.500 delle Marche Guzzini non trova di meglio che dire “pazienza”. Fino a che quota di morti bisognerà arrivare per il presidente maceratese di Confindustria? Quante vite pensa che si possano sacrificare pur di far ripartire turismo, ristoranti, alberghi? Centomila saranno sufficienti? Oppure bisogna almeno arrivare a 150-200 mila?

E’ inutile sottolineare che, per quanto ci riguarda, Guzzini (così come Toti) non dovrebbe rimanere un minuto in più in quel ruolo, in un mondo “normale” dopo una simile bestialità l’unica alternativa sarebbero le immediate dimissioni. Ma siamo pienamente consapevoli che, così come per il governatore ligure, ciò non avverrà. Anche perché è del tutto evidente che sostanzialmente Confindustria condivide la posizione del presidente maceratese. Perché in caso contrario si sarebbe affrettata quanto meno a prenderne le distanze. Nulla di particolarmente sorprendente, purtroppo.

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