Il caso Morra tra ipocrisia e la solita becera speculazione politica


Il presidente della Commissione antimafia definito “moralmente indegno” da chi solo qualche giorno prima aveva difeso e giustificato il governatore della Liguria che aveva definito “non indispensabili allo sforzo produttivo del paese” gli anziani morti per covid…

Partiamo da un presupposto: Nicola Morra ha sbagliato, nell’ormai famosa e discussa intervista a Radio Capital, a citare la defunta Jole Santelli. Chi ha ascoltato direttamente (o anche la registrazione) quell’intervista, e quindi non si basa sui racconti “di parte” di giornalisti e politici, sa perfettamente che il presidente della Commissione antimafia non ha in alcun modo insultato la Santelli (ha detto che la rispettava umanamente ma politicamente erano agli antipodi, dove sarebbe l’offesa?) né tanto meno ha in qualche modo insultato i malati oncologici (“chi asserisce il contrario o è scemo o è intellettualmente disonestissimo” ha giustamente sottolineato Andrea Scanzi).

Ciò non toglie che avrebbe potuto e dovuto evitare di fare qualsiasi riferimento alla presidente calabrese scomparsa da qualche mese, in assoluto per quella massima forma di rispetto che, secondo un principio di semplice umanità, si deve nei confronti di chi non c’è più. Che, però, non significa certo dover incensare o rivalutare a prescindere chi è morto, anche chi in vita si è macchiato di comportamenti deprecabili (non è certo il caso della Santelli, è bene chiarirlo per evitare ogni ulteriore speculazione), come invece è un malvezzo tipicamente italico. Ma, più specificamente, per il fatto che quel riferimento ha finito per far passare in secondo piano i concetti ben più importanti che lo stesso Morra ha espresso nel corso di quell’intervista sui quali, come vedremo, non si può non essere d’accordo.

Forse in un paese ben più civile del nostro, nel quale ci fosse la massima attenzione e il rispetto “talebano” di certi principi comuni, condivisi a prescindere dall’appartenenza a questa o quella parte politica, sarebbe lecito aprire una discussione sull’opportunità o meno che chi ha pronunciato quelle frasi inopportune (non offensive) possa continuare a rivestire un incarico comunque così importante. Ma che ciò avvenga nell’Italia attuale, dove non esistono più principi condivisi, dove gli insulti e le più becere speculazioni sono le armi quotidiane di una certa politica, soprattutto dove chi si è macchiato di affermazioni realmente offensive ben più gravi di quelle pronunciate da Morra, non solo non si è dimesso, ma addirittura è stato difeso, giustificato e osannato proprio da quelli che oggi hanno il coraggio di definire “moralmente indegno” il senatore grillino, è semplicemente ridicolo, è l’ennesima dimostrazione di come l’ipocrisia e l’incoerenza siano ormai ben radicati in questo paese.

Ma se il presidente della Commissione antimafia è “moralmente indegno”, allora come bisognerebbe etichettare chi ha deliberatamente offeso migliaia e migliaia di anziani che hanno perso la vita a causa del covid? O, peggio ancora, chi per mesi ha offeso, dileggiato la senatrice grillina Bogo Deledda, ironizzando sulla sua grave malattia che, purtroppo, poi ha provocato la sua scomparsa? L’esempio più imbarazzante di questa dilagante ipocrisia è proprio il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, quello che qualche settimana fa ha definito gli anziani morti per covid “persone non indispensabili per lo sforzo produttivo del Paese”.

E che ora ha il coraggio di rivolgersi a Morra sostenendo che “. dopo aver pronunciato certe frasi vergognose ti dovresti immediatamente scusare e poi dimettere perché non puoi ricoprire un ruolo istituzionale e presiedere la Commissione antimafia”. Chi ha insultato in quel modo gli anziani morti per covid (ma più in generale tutti gli anziani) in assoluto non avrebbe il diritto di chiedere alcunché ad altri esponenti politici. Se poi, nonostante quelle atroci affermazioni, è ancora saldamente incollato alla sua poltrona da governatore, allora siamo davvero al paradosso, come si suol dire davvero Toti “non conosce vergogna”.

Non meno ipocrita e inaccettabile è la campagna anti Morra portata avanti, con toni sguaiati e insulti di ogni genere nei confronti del presidente della Commissione antimafia, da quello stuolo di “cani rabbiosi” (esponenti politici, giornali e giornalisti) che, però, solo qualche settimana fa non solo non aveva chiesto a Toti di farsi da parte (per altro alcuni di quei partiti avrebbero avuto la possibilità di sfiduciarlo in Consiglio regionale) ma, addirittura, si erano prodigati in ogni modo per difenderlo, provando a minimizzare e a giustificare ciò che era palesemente ingiustificabile.

Tutti quei principi in nome dei quali ora si scatenano contro il senatore grillino solo pochi giorni prima non avevano alcun valore, non contavano nulla. Così come non avevano alcuna importanza quando la povera Bogo Deledda (marzo 2020), dopo una lunga lotta contro un brutto male, è purtroppo deceduta. Negli ultimi mesi di vita la 53enne senatrice sarda aveva anche dovuto sopportare le accuse, gli sberleffi, l’ironia, le offese di giornali ed esponenti del centrodestra che addirittura mettevano in dubbio la sua stessa malattia.

Come non ricordare, ad esempio, un ignobile post contro di lei pubblicato sui social nell’aprile 2018 dalla Lega, in seguito ad un servizio ancora più vergognoso mandato in onda da “Le Iene”. Nessuno di quegli esponenti politici, nessuno di quei giornalisti ha avuto la dignità non tanto di dimettersi ma neppure di chiedere scusa. Ed oggi hanno l’arrogante faccia tosta di sbraitare contro Morra. Di fronte a questa insopportabile ipocrisia e all’ancora più inaccettabile becera speculazione politica, che non si ferma di fronte a nulla, allora deve essere chiaro un punto: se non si è dimesso Toti, se non si sono dimessi gli esponenti politici e quei giornalisti che hanno sbeffeggiato e offeso Boga Deledda, allora è bene che abolire definitivamente l’istituto delle dimissioni in questo paese.

Con la fondamentale sottolineatura aggiuntiva che è bene sapere che chi urla e strepita solo ora contro il presidente della Commissione antimafia, non lo fa perché paladino di certi principi che dovrebbero essere universalmente condivisi (in quel caso dovrebbe essere ancora più intransigente con gli esponenti della propria parte politica) ma, molto più semplicemente, per speculazione politica e della peggior specie.

Per altro, come anticipato, la colpa più grave di Morra, con quell’inopportuno riferimento alla Santelli, è di aver così dato il pretesto a chi ne aveva bisogno di far passare in secondo piano il vero nocciolo della questione, la parte sicuramente più importante delle affermazioni del presidente della Commissione antimafia: l’arresto del presidente del Consiglio regionale calabro Tallini, il suo presunto rapporto con la ‘ndrangheta che speculava e lucrava sui farmaci antitumorali, la drammatica situazione della sanità calabrese. Morra ha ricordato come Tallini (Forza Italia), prima delle elezioni regionali in Calabria, era stato indicato dalla Commissione antimafia tra i candidati “impresentabili” (sulla base della legge Severino e del codice di autoregolamentazione approvato e sottoscritto da tutti partiti).

Nonostante tutto Forza Italia e il centrodestra non hanno ritenuto opportuno di non candidarlo. E, soprattutto, nonostante tutto lo stesso Tallini è risultato il candidato più votato a Catanzaro. Non solo, addirittura è stato premiato con uno dei ruoli istituzionali più prestigiosi a livello regionale, quello di presidente del Consiglio regionale. Una vergogna che, è bene ricordarlo, Morra aveva denunciato prima delle elezioni, prima della scomparsa della Santelli, venendo per questo duramente attaccato proprio da molti di quei personaggi che oggi lo accusano di essere “moralmente indegno”. Indegno è chi ha permesso ad un simile soggetto di candidarsi, ancor più indegno è chi gli ha affidato un simile ruolo.

Morra ha sottolineato tutto ciò (in una successiva intervista ha evidenziato come “Tallini ha continuato a fare quello che già si sapeva che stava facendo”), aggiungendo che la responsabilità è anche di quanti lo hanno votato, pur sapendo che era stato inserito tra i candidati impresentabili. Come non essere d’accordo, quanto “malato” è un paese nel quale si continua a discutere e a ritenere più grave un’affermazione inopportuna piuttosto che della grave vicenda a cui essa fa riferimento, cioè l’arresto di uno dei principali rappresentanti istituzionali della Regione Calabria perché accusato in qualche modo di favore la ‘ndrangheta che lucrava sui farmaci antitumorali.

Questa si che è la vera grave offesa perpetrata ai danni dei malati oncologici calabresi, non certo le affermazioni di Morra. A completare il quadro ci ha poi pensato “mamma Rai” che ha impedito al presidente della Commissione Antimafia di partecipare ad un programma di approfondimento al quale era da tempo stato invitato.

Siamo davvero all’assurdo, la Rai non si è fatta scrupoli di ospitar in tv terroristi rossi e neri che si sono macchiati dei più atroci crimini, non si è minimamente chiesta se era lecito ospitare in tv i vari Buzzi, i Casamonica, il figlio di Riina però censura Morra. Ma non Toti, ad esempio, che aveva insultato migliaia di anziani deceduti. Una vergogna…

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