Dal Parlamento ai social fino alle piazze: un nuovo pericoloso virus si diffonde nel paese


Tra chi parla di privazione della libertà e chi evoca lo spettro del regime nazista ormai si è passato ogni limite della decenza. E mentre sabato a Roma è in programma un’inquietante manifestazione, questa settimana l’hastag “dittatura sanitaria” risulta il più utilizzato sui social

C’è un limite a tutto. E quando si leggono le “baggianate” di chi parla di dittatura sanitaria (e privazione della libertà) o, peggio ancora, di misure per tutelare i bambini “degne del peggiore regime nazista” è del tutto evidente che quel limite sia stato ampiamente superato. E l’ulteriore dimostrazione viene dal fatto che, proprio mentre il numero dei contagi nel nostro paese lievita in maniera a dir poco preoccupante (e, purtroppo, inevitabilmente con esso crescono anche ricoveri, terapie intensive e decessi), nel fine settimana a Roma va in scena una delirante “Marcia della liberazione” che, tra le altre cose, auspica una sorta di “liberi tutti” che non bisogna certo essere dei geni per comprendere che devastanti conseguenze determinerebbe.

E’ imbarazzante anche solo doversi occupare di simili farneticazioni ma è purtroppo necessario farlo per alcune importanti ragioni. Innanzitutto perché non è in alcun modo accettabile la crudeltà, l’insensibilità, la mancanza di rispetto nei confronti di chi non c’è più a causa del covid, delle migliaia e migliaia di famiglie che hanno sofferto per la perdita di un loro congiunto ma anche per chi ha sofferto e lottato per settimane per sopravvivere, per altro molti dei quali portano ancora e porteranno ancora a lungo sul proprio fisico debilitato le conseguenze del virus. Rispetto per il dolore, per chi non c’è più, anche le teorie e le tesi più allucinanti e assurde che propongono determinati soggetti sarebbero meno fastidiose (pur se comunque prive di qualsiasi fondamento) senza il corollario di crudeltà che le accompagna.

Non si possono accettare autentiche bestialità lette e ascoltate in questi giorni come “tanto con il covid muore solo chi comunque dovrebbe morire” (a parte il fatto che non è propriamente così, di questo passo tra un po’ qualcuno magari proporrà anche di guadagnare tempo, eliminando anziani e coloro che, con determinate patologie, sono a grave rischio…). O, peggio ancora, coloro (purtroppo numerosi) che per tentare di dare un minimo di fondamento alle proprie strampalate tesi ripetono con disumana superficialità “ma dove sarebbero tutti questi morti per il coronavirus?”, come se oltre 36 mila morti (solo nel nostro paese) fossero un dato insignificante.

Certo, poi di fronte ad un simile dato c’è sempre chi tira fuori l’ulteriore baggianata della distinzione tra morti per e morti con coronavirus, una dicotomia che, come ben sanno gli esperti, è discutibile scientificamente e irrealizzabile nella pratica (solo in pochissimi casi si può fare, quelli che riguardano i decessi di persone giovani e senza altre gravi patologie). E, comunque, anche seguendo questa “distorsione mentale” i dati parlano chiaro, in un caso (morti per) o nell’altro (morti con) siamo di fronte ad un numero di decessi 4-5 volte superiore a quelli determinati dall’influenza stagionale. Per non parlare, poi, dei dati ufficiali istat sulla mortalità che da fine febbraio a fine aprile hanno fatto segnare in tutto il paese un incremento clamoroso, con punte fino al 500-600% in più in determinate zone (Bergamo, Brescia ma anche Pesaro).

A queste inaccettabili forme di mancanza di rispetto, ora se ne è aggiunta un’altra, per certi versi ancora più odiosa e inaccettabile, grazie alle nuove farneticanti dichiarazioni rilasciate dalla parlamentare Sara Cunial, non a caso una delle star della manifestazione in programma sabato a Roma (con Rosita Celentano, Enrico Montesano, Diego Fusaro, in pratica alcuni tra i più esilaranti comici italiani…). Logica vorrebbe che, di fronte al crescente numero di casi che si stanno verificando nelle scuole (con intere classi e interi istituti costretti a sospendere le lezioni), si prendesse atto di come certe misure (distanziamento, misurazione della temperatura, limitazione alla frequentazione di spazi comuni) per quanto “odiose” siano comunque da considerare inevitabili, con l’unica seria alternativa che sarebbe quella di chiudere definitivamente le scuole e tornare alla didattica on line.

Invece la Cunial, proprio sulla base di quelle misure, sostiene che “quello che si sta perpetuando ai danni bambini è un atto criminale degno del peggior regime nazista”. Visto il livello culturale della parlamentare è del tutto evidente che non conosca minimamente la storia. Perché se solo avesse studiato un po’ si vergognerebbe dell’indecente paragone fatto con un regime che non imponeva certo il distanziamento o la misurazione della temperatura ai bambini, semplicemente quelli figli di persone indesiderabili o pericolose, quelli con handicap fisici e mentali e quelli di razze ritenute inferiori semplicemente li sterminava (si calcola che i nazisti hanno ucciso circa un milione e mezzo di bambini) o, nella migliore delle ipotesi, li rinchiudeva nei lager.

Discorso e disgusto simili anche per quanto riguarda questo continuo ricorrere a termini come “dittatura sanitaria”, “privazione della libertà” che, per altro, sono alla base della manifestazione in programma a Roma. “La dittatura sanitaria come sistema di governo” titola un articolo di (molto presunto) approfondimento pubblicato sul sito “la marcia della liberazione” che organizza l’evento di sabato prossimo. Nel quale si denuncia, ovviamente senza alcun supporto concreto (in pratica su fiducia…), il grave sopruso che il governo starebbe perpetuando semplicemente con la proroga dello stato di emergenza. Per altro in quell’articolo, che risale al luglio scorso, ci si fa beffe delle preoccupazioni di un ritorno del virus in autunno, di un possibile nuovo aumento dei contagi, cose che puntualmente si sono verificate ma che allora venivano considerate assolutamente improbabili.

Non ci sarebbe neppure da perdere tempo con chi propina simili amenità se non fosse per il fatto che la comprensibile stanchezza che produce questa lunga emergenza, unita all’angoscia che provoca il perdurare della pandemia, inevitabilmente determina una condizione di inquietudine in tantissime persone, con la conseguente difficoltà ad accettare la realtà che stiamo vivendo. Ed è del tutto evidente che, in un simile contesto, certe deliri “negazionisti” (quanto meno sulla pericolosità del virus e l’attenzione che conseguentemente richiede) rischiano di fare breccia. Significativo, a tal proposito, che proprio in questa settimana in cui si è verificata la preoccupante impennata di contagi (con tutto il corollario che segue) l’hastag più utilizzato sui social è proprio “dittatura sanitaria”.

E se è vero che molti account utilizzano quell’hastag in maniera canzonatoria, è altrettanto innegabile che nella maggior parte dei casi si tratta invece di una vera e propria denuncia di un presunto stato dispotico che toglie la libertà ai propri cittadini, imponendogli l’utilizzo delle mascherine, il distanziamento sociale e la massima igiene delle mani. Viene da ridere anche solo a ripetere una simile sciocchezza eppure quel dato è davvero scoraggiante. E lo è anche perché questa autentica e insensata follia viene incoraggiata e alimentata da personaggi (che per qualche strana motivazione comunque godono di un seppure contenuto seguito e di un’insospettabile credibilità), parlamentari e politici vari, che vivono della provocazione paradossale e surreale, ripetuta e continua, e che quindi sfruttano al meglio questa ghiotta occasione.

Parliamo non solo di Laura Cunial ma anche di Vittorio Sgarbi, del “comunista” (a dimostrazione che la follia è purtroppo bipartisan) Marco Rizzo, del filosofo-tuttologo Diego Fusaro, del consigliere regionale Barillari. Insieme ad altri singolari personaggi sabato a Roma daranno vita ad una delle manifestazioni più inquietanti e paradossali degli ultimi decenni.

Con che coraggio usiamo l’hastag #dittatura sanitaria” scrive Gianmichele Laino denunciando “l’utilizzo delirante dei social”. Il problema è che il delirio non si ferma ai social, ma a quanto pare è arrivato nelle piazze, in Parlamento e in una parte della cosiddetta società civile. Con tutte le pesanti conseguenze che ciò può determinare…

 

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