Balla col covid


Spuntano focolai di covid in diverse discoteche: 58 contagiati al Billionaire, 21 dipendenti positivi al Phil Beach, 91 ragazzi che hanno partecipato alla festa di ferragosto in una discoteca romagnola. Sullo sfondo le surreali vicende di Flavio Briatore e Daniela Santanchè

Tutta presa a discutere della surreale e sconcertante vicenda Briatore, l’opinione pubblica italiana in questi giorni ha completamente perso di vista un paio di fatti che, invece, a nostro avviso dovrebbero avere ben altra rilevanza e  che confermano in maniera inequivocabile quanto sia stato giusto chiuderle (anzi, quanto sarebbe stato opportuno non riaprirle per niente) le discoteche. E’ delle ore scorse, ad esempio, la notizia che al Phil Beach di Baja Sardinia sono ben 21 i dipendenti trovati positivi al coronavirus. Che si aggiungono ai 58 (più il proprietario Flavio Briatore) del Billionaire, in Costa Smeralda. Sempre di queste ore è la notizia che in una discoteca della provincia di Ravenna (Indie di Pinarella di Cervia) sono complessivamente risultati positivi 91 dei ragazzi che hanno partecipato alla festa di ferragosto. Sono numeri clamorosamente emblematici che dovrebbero far riflettere.

Di fronte a simili dati solo i cosiddetti “negazionisti”, cioè coloro che ritengono il covid semplicemente una montatura per chissà quali scopi, possono ancora discutere sull’opportunità del provvedimento adottato dal governo. Tutti gli altri dovrebbero applaudire, chiedendo al tempo stesso alle Regioni (che con le loro ordinanze hanno permesso di riaprire, fino al nuovo decreto del governo, le discoteche che l’esecutivo voleva invece mantenere chiuse) le ragioni di una simile inaccettabile superficialità.

L’altro aspetto ancor più rilevante, e per certi versi legato al primo, è che evidentemente in questo paese, non lo scopriamo certo ora, ci sono certe persone e determinate categorie a cui è consentito infischiarsene di regole e norme che valgono, invece, per i comuni cittadini. Abbiamo visto ovunque, ad esempio, foto e video delle feste di ferragosto in alcune discoteche, con centinaia di persone ammassate e senza mascherina, in pratica senza il benchè minimo rispetto delle norme. In queste settimane la cronaca ci ha raccontato nel nostro territorio e in tutto il paese di locali e bar sanzionati o addirittura fatti chiudere per molto meno, anche per piccoli assembramenti. Purtroppo sappiamo perfettamente che in questo paese la legge non è assolutamente uguale per tutti.

Ma il limite dell’indecenza si è superato in queste ore con la pubblicazione sui social della serata del 26 agosto che si è svolta al Twiga di Marina di Pietrasanta, i cui soci proprietari sono Flavio Briatore e Daniela Santanchè. Nel video si vede il cantante Nek, che secondo le cronache era nel locale a cena (ricordiamo che il provvedimento varato dal governo dopo ferragosto vieta il ballo ma consente alle discoteche che fanno ristorazione di restare aperte), che si esibisce in un pezzo del suo repertorio, con le persone presenti che si alzano dai tavoli e si ammassano vicino al cantante, tutti rigorosamente senza mascherine. Poi al termine dell’esibizione di Nek il dj del locale ha invitato tutti i presenti in pista a ballare, come se il divieto del governo non contasse nulla.

E’ bene specificarlo, io rispetto le regole e ogni sera nel mio locale faccio appelli in tal senso” aveva affermato Daniela Santanchè il 24 agosto nel corso della trasmissione televisiva “L’Aria che tira” (La7). Dichiarazioni simili, nella giornata di giovedì 27 agosto, ha rilasciato anche Briatore a “La Stampa”, ripetendo che “al Billionaire abbiamo sempre rispettato le regole, però i clienti volevano sempre stare appiccicati”. Quindi, secondo Briatore (e di fatto anche per la Santanchè), la colpa del focolaio sarebbe dei clienti. Foto e video di quei locali, in realtà, raccontano un’altra storia. Così come i freddi numeri, almeno per quanto riguarda il Billionaire, che evidenziano come sono i dipendenti del locale, praticamente quasi tutti, ad essere stati contagiati. Certo, per quanto riguarda i clienti del locale è difficile avere un quadro reale della situazione anche perché sembra che stia emergendo che molti di loro hanno fornito generalità false.

Al di là di questo aspetto sicuramente non secondario, resta il fatto che tanti altri locali per molto meno sono stati sanzionati e diversi proprietari denunciati. Per quale incomprensibile ragione stesso trattamento non viene riservato anche a Briatore, alla Santanchè e ai locali che gestiscono? Forse per loro non sono in vigore le norme che valgono per tutti i “normali” cittadini? Non è una novità, da sempre in Italia ci sono certi personaggi, certi politici che hanno l’arroganza di ritenersi al di sopra delle leggi, che eventuali restrizioni valgono per i cittadini comuni, non per i (presunti) vip e per i politici stessi.

In proposito è di queste ore un esempio sin troppo emblematico, la reazione stizzita e furibonda della Lega ed in particolare del suo leader Salvini per il pranzo “elettorale” che si doveva svolgere in un ristorante di Bagno a Ripoli (Fi), saltato perché il gestore del ristorante stesso ha ammesso di essere “nell’impossibilità di garantire il rispetto delle normative sanitarie anti covid-19”. Apriti cielo, ma cosa è saltato in mente al titolare di quel ristorante, come può ragionevolmente credere che certe norme valgono anche quando sono in ballo gli interessi (e la campagna elettorale) del primo partito (secondo i sondaggi) del paese e del suo leader?

Tornando al problema delle discoteche, per Briatore e la Santanchè c’è l’aggravante che nei giorni scorsi avevano duramente attaccato e sbeffeggiato esperti, virologi e infettivologi (e ovviamente anche il governo), definiti dal proprietario del Billionaire “i terroristi del covid”. “Sono tre mesi che sciorinano una serie di numeri che hanno evidenza zero, il coronavirus non esiste più, è l’assicurazione per questo governo” dichiarava qualche settimana fa lo stesso Briatore. “Secondo me comunque non è necessario chiudere le discoteche” rispondeva qualche giorno fa Daniela Santanchè al prof Crisanti che spiegava dal punto di vista scientifico le ragioni per cui il rischio contagio sia particolarmente alto in discoteca.

Ora i fatti e i dati sono lì a dimostrare che, guarda il caso, ovviamente avevano ragione i virologi. E quanto accaduto al Billionaire ne è la più evidente e clamorosa conferma. Per altro riguardo a quel locale più che sulla positività di Briatore (a cui ovviamente non si può che augurare una pronta guarigione) sarebbe stato molto più opportuno soffermarsi e riflettere su quella di gran parte del personale e, in particolare, di quel cuoco 60enne che si trova ora in gravi condizioni.

In ogni caso in un paese normale, di fronte all’evidenza dei fatti, Briatore e la Santanchè invece di continuare questa indecente manfrina, avrebbe da tempo chiesto scusa per l’imbarazzante “figuraccia” e di loro non se ne parlerebbe più da tempo. Invece in quel paradossale paese che è diventato l’Italia non solo si continua a dare spazio (e in alcuni casi credito) alle “baggianate” di simili soggetti ma c’è chi (una parte della stampa) ha addirittura la sfrontatezza di capovolgere completamente la realtà, cercando addirittura di far passare soprattutto Briatore come una povera vittima. Dell’odio che scaturirebbe da  ll’invidia per la sua ricchezza ma anche da una presunta ideologia politica.

Ed è sconfortante constatare che è stato sufficiente tirare fuori la parolina magica, comunisti, per irretire e ammaliare una parte dell’opinione pubblica. E’ il solito insulso giochetto della peggiore politica italiana, in qualsiasi vicenda c’è sempre e solo la contrapposizione tra destra e sinistra, o meglio tra fascisti e comunisti. Quelle definizioni così anacronistiche sono ormai diventate l’alibi perfetto per fare in modo che non si discuta mai in concreto di qualsiasi questione. E’ accaduto anche in questo caso, con alcuni giornalisti e alcuni giornali che, per difendere l’indifendibile Briatore, hanno tirato fuori la storia dei comunisti.

“La mentalità comunista dà il peggio su Briatore” titola un farneticante articolo pubblicato da Nicola Porro (firmato da Marco Gervasoni) in cui si vaneggia di una presunta mentalità comunista che avrebbe invaso il paese e della demonizzazione di Briatore solo perché ricco. Peggio ancora, però, in qualche altro quotidiano di destra nel quale per difendere il proprietario del Billionaire da questo presunto attacco comunista si fa riferimento alla vicenda relativa alla positività di Zingaretti, sostenendo che all’epoca nessuno si era sognato di attaccare il segretario del Pd. Siamo davvero alla follia, non ci si fa alcuno scrupolo di stravolgere la realtà pur di provare a dare concretezza a tesi palesemente campate per aria. Non sarebbe neppure necessario ricordare che all’epoca, al di là delle giuste e più che legittime critiche (e ironie), il segretario del Pd è stato al centro di una violentissima (dal punto di vista verbale) campagna mediatica su giornali e social.

Al di là di ogni altra considerazione, la realtà è molto semplice, almeno per chi la vuole vedere. Parafrasando lo slogan simbolo della marcia degli arbitri della Nba contro il razzismo, qui non c’entrano niente fascismo e comunismo, non si tratta di destra contro sinistra. Si tratta banalmente di giusto contro sbagliato. Il resto è spazzatura…

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