“Cene nostalgiche” e sindrome di Tafazzi, elezioni da incubo nelle Marche


Anche Mentana con un post su facebook “stronca” la candidatura di Acquaroli: “il candidato del centrodestra per la presidenza della Regione Marche è impresentabile”. Ma il solito autolesionismo del centrosinistra e della sinistra aiutano il parlamentare di Fratelli d’Italia

II candidato del centrodestra per la presidenza della Regione Marche, Francesco Acquaroli, è impresentabile”. Questa volta non l’ha certo mandate a dire e non l’ha “toccata piana” il direttore del Tg di la7 Enrico Mentana. Che, d’altra parte, aveva già manifestato in maniera chiarissima il proprio pensiero sulla vergognosa “cena nostalgica” dell’ottobre scorso ad Acquasanta e sui suoi partecipanti, chiedendo senza esitazioni le dimissioni del sindaco di Ascoli Marco Fioravanti (“Facciamola breve: costituiva per forma e sostanza un’apologia del fascismo. Ma soprattutto è inconcepibile che vi abbia partecipato il sindaco della città, per poi tentare di negarlo in modo patetico” aveva scritto su Open).

Avevo linkato questo articolo (https://www.open.online/2019/10/30/quella-cena-fascista-e-illegale-e-il-sindaco-deve-dimettersi/?fbclid=IwAR2Rs87PQx-9SbSa4INKJsmqcyDyAGqgB1eqRjLvjrqCQk4CAuPq6ZkBKwE) nell’ottobre scorso – scrive Mentana su facebook – Uno dei principali invitati a quella cena è ora il candidato unico del centro destra per la presidenza della Regione Marche. Non è accettabile. Proprio sulle montagne sopra Ascoli, nella fase finale della seconda guerra mondiale, rimase nascosta per oltre un anno in un fienile insieme ai genitori e alla sorellina una ragazzina che aveva la colpa di essere ebrea, destinata quindi nelle intenzioni dei nazisti e dei loro vassalli fascisti al campo di sterminio. Dieci anni dopo quella donna mi mise al mondo. Non sarei degno del suo amore se oggi non dicessi che quel candidato è semplicemente impresentabile”.

Al di là del riferimento alla vicenda personale, Mentana non fa altro che farsi interprete del sentimento che dovrebbe appartenere a chiunque ha un briciolo di buon senso, a chiunque ha rispetto della nostra storia, a chiunque ama davvero (e non solo per bieca propaganda politica) il nostro paese. E non è una questione di sinistra, centro, destra, la memoria storica dovrebbe essere patrimonio comune di tutte le forze politiche, così come ancor più certi valori, che per altro sono alla base stessa della nostra Costituzione e della nostra democrazia, dovrebbero essere condivisi.

Per questo quella candidatura è un insulto al buon senso, una grave mancanza di rispetto nei confronti del territorio regionale in generale ma, ancor più, del territorio piceno che ha pagato un prezzo carissimo alla ferocia dei nazisti e dei loro codardi vassalli fascisti. Scontatissima e prevedibile la replica al post di Mentana da parte dello stesso Acquaroli all’insegna del più classico “a mia insaputa”.

Un “evergreen” in questo stranissimo paese nel quale, dai tempi della prima Repubblica e poi anche nel corso della seconda (e della terza Repubblica, ammesso che sia mai iniziata), ai politici  di casa nostra accadono “a loro insaputa” le cose più strane e singolari di questa terra: chi si incontra e va a cena con capi mafiosi, chi partecipa a cene e festini a “luci rosse” ovviamente non sapendo (neppure dopo che vi ha partecipato…) che cosa accade in quelle stesse cene, chi addirittura si ritrova intestata una lussuosissima casa, naturalmente senza spere come e neppure chi ha concesso questo gentile omaggio.

Ora, in occasione della vergognosa vicenda di Acquasanta, abbiamo una schiera di politici che non sapevano e non hanno neppure capito che genere di cena fosse, nonostante certe immagini sui menù e in sala non lasciassero molto spazio all’immaginazione. Senza ritornare al patetico spettacolo offerto nei giorni successivi, tra improbabili giustificazioni e spiegazioni imbarazzate e imbarazzanti, spesso in palese contraddizione, da parte di rappresentanti istituzionali, il paravento del “a mia insaputa” oltre ad Acquaroli l’hanno utilizzato anche il sindaco di Ascoli Fioravanti e il vicesindaco Silvestri.

Sono stato invitato a una cena in quel comune e come sempre ho fatto del mio meglio per essere presente – spiega Acquaroli – ma dovendo conciliare questo evento con altri sono passato quando la cena non era ancora iniziata, ho parlato velocemente di infrastrutture e ricostruzione e sono andato via. Mentre la fatidica cena era in corso mi trovavo a oltre un’ora e mezza di distanza. Non essendomi mai seduto, non ho visto il ridicolo menu che qualche residuato fuori dal tempo aveva deciso di mettere sul tavolo, ma una volta appresa la notizia ho immediatamente preso le distanze”.

Senza perderci dietro particolari non così rilevanti (le testimonianze e alcune dichiarazioni di allora non collimano del tutto con quanto afferma ora il candidato governatore del centrodestra, ma non è così importante), ci sarebbe innanzitutto da chiedersi come è possibile fidarsi di amministratori (il sindaco e il vicesindaco di Ascoli, se dovesse vincere il nuovo governatore regionale) così sprovveduti che non si accorgono e non si rendono conto di nulla, che sono ciechi anche di fronte alle più clamorose evidenze. E che, per altro, ignorano totalmente la storia del paese in cui vivono, visto che anche un bambino è a conoscenza del significato della data del 28 ottobre (giorno in cui si è svolta la cena incriminata).

Quanto al “prendere le distanze”, Fratelli d’Italia aveva un modo semplicissimo per dimostrare realmente, e non solo a parole, di non voler avere niente a che fare con certe vergognose “nostalgie”, avrebbe potuto e dovuto espellere dal proprio partito tutti coloro che hanno partecipato a quella cena. Al di là delle beghe di partito, è davvero sconcertante che il centrodestra, che per altro viene indicato dai sondaggi come quasi certo vincitore, tra i tanti possibili candidati alla presidenza della Regione abbia scelto proprio chi ha partecipato (naturalmente a sua insaputa…) a quella vergognosa cena.

Aveva solo l’imbarazzo della scelta, anche considerando che, sulla base degli accordi siglati a Roma, nelle Marche bisognava comunque puntare su un candidato espressione di FdI, non mancavano certo le alternative nel partito della Meloni. Non siamo certo sospettabili di avere simpatie politiche e di aver mostrato apprezzamento per Guido Castelli, ma anche l’ex sindaco di Ascoli sarebbe stato candidato sicuramente molto più degno e presentabile rispetto ad Acquaroli (che, per altro, è anche un “riciclato”, visto che era stato già candidato governatore, con pochissima fortuna, nel 2015).

Come diceva sempre Andreotti, “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”, il sospetto (molto forte) è che il centrodestra sia passato sopra ogni principio per cercare, con un candidato simile, di strizzare l’occhio e di attirare il voto di quella fetta di elettorato di destra (estrema destra) che non si riconosce troppo nei valori del centrodestra ma che potrebbe essere tentato di dare il proprio voto a chi, anche se “a sua insaputa”, in qualche modo ha onorato quella ricorrenza. Di fronte ad un simile vergognoso comportamento del centrodestra marchigiano, la risposta da parte di chi crede in determinati valori e li considera concretamente (non a parole) principi fondamentali della nostra stessa Costituzione, dovrebbe essere scontata.

Chi si riconosce in quei valori democratici dovrebbe necessariamente fare fronte comune di fronte ad un simile schiaffo, di fronte ad una simile mancanza di rispetto e ad un simile affronto al territorio regionale. Invece, al di là del M5S che nelle Marche non si capisce più cosa sia diventato (e per certi versi addirittura se ancora esiste), il centrosinistra e la sinistra si guardano bene dal fare fronte comune e, in perfetto stile “Tafazzi” tipico della sinistra italiana, non solo si presentano divisi ma si preoccupano soprattutto di demolirsi e di gettarsi fango l’uno sull’altro. Pienamente legittimo, per carità, e come detto assolutamente in linea con la storia autolesionistica del centrosinistra e della sinistra italiana.

Però, per decenza e per coerenza, sarebbe opportuno che quei soggetti e quei partiti non facessero più menzione della “cena nostalgica” in merito ad Acquaroli. Perché se credono davvero che non sia accettabile che chi ha partecipato a quella cena possa guidare la Regione devono semplicemente comportarsi di conseguenza e mettere al primo posto, più di ogni altra cosa, il rispetto di questo fondamentale principio. Altrimenti siamo di fronte a vuoti slogan propagandistici, all’antifascismo brandito esclusivamente in maniera strumentale e per bieche convenzione politiche…

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